
Oggi la nostra identità si forma non solo nei rapporti sociali nella vita reale ma anche sul web, specialmente sui social network, dove la nostra presenza è ormai costante. Ma come possiamo difendere la nostra reputazione online quando questa viene ingiustamente macchiata e quali diritti ha il cittadino per tutelare la propria immagine? Lo abbiamo chiesto a Sveva Antonini e Gabriele Gallassi, fondatori di Tutela Digitale, una startup che fornisce un pacchetto di strumenti per creare, monitorare e proteggere la nostra identità digitale.
All’inizio dell’episodio invece parleremo dell’evento Apple dello scorso martedì, in cui sono stati presentati i nuovi Apple Watch 6 e SE, un unico abbonamento per tutti i servizi Apple e i nuovi iPad e iPad Air. Infine anche di un progetto di data center subacqueo di Microsoft.



Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato e nel quale la nostra reputazione si forma anche su internet.
Ma quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per difendere la nostra immagine? Ne parleremo oggi con tutela digitale.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Lo scorso martedì, Apple ha tenuto un evento nel quale inaspettatamente non ha presentato i nuovi iPhone.
Ad esordire è stato Apple Watch serie 6, che oltre ad includere nuovi sensori tra cui un pulsossimetro, di cui avevamo parlato in una notizia nell'episodio Siamo quello che facciamo su internet, sarà disponibile in diversi materiali e colorazioni.
È stato presentato anche un modello Apple Watch SE, più economico e senza display Always On, ovvero sempre acceso, che punterà a rendere più ampio il pubblico di questi dispositivi indossabili focalizzati sulla salute e su cui Apple sta fortemente puntando.
È stato presentato anche un nuovo servizio, Apple Fitness Plus, che però non sarà per ora disponibile in Italia e tramite un abbonamento mensile o annuale permetterà a tutti i possessori di Apple Watch di seguire dei corsi di allenamento di varie tipologie sul proprio iPhone, iPad o Apple TV.
Il focus principale di questi corsi sarà il battito cardiaco, in modo da poter scegliere quelli che più si avvicinano alle proprie possibilità fisiche.
Sempre in tema di servizi sono stati presentati tre pacchetti che racchiudono diverse iscrizioni agli ormai tanti servizi che l'azienda di Cupertino fornisce.
È stato poi rivisto il design di iPad Air che ora si allinea ai modelli Pro, anche se il Face ID è stato sostituito da un Touch ID sul tasto di accensione e spegnimento.
Infine è stato aggiornato anche iPad, cioè il modello più economico e quello che sicuramente avrà un impatto maggiore sul mercato e che a un prezzo di 389 euro riuscirà a fornire prestazioni molto più elevate dei PC di pari fascia, diventando così un ottimo dispositivo soprattutto per i più piccoli che si affacciano sul mondo del digitale.
Microsoft ha annunciato di aver terminato un esperimento nato nel 2018 denominato Project Natick.
Si è trattato di posizionare un piccolo datacenter a 35 metri di profondità nelle acque del mare del nord, al largo delle isole scozzesi Orcadi.
Il container sottomarino, realizzato in collaborazione con l'azienda Naval Group, è stato costantemente monitorato ed è emerso che l'affidabilità di questa soluzione è 8 volte superiore rispetto a quella di un normale datacenter sulla terraferma.
L'atmosfera nella capsula è infatti composta totalmente da azoto, meno corrosivo dell'ossigeno e il raffreddamento è affidato alla fredda acqua che circonda il sottomarino.
Inoltre, all'interno non potevano essere presenti persone a manomettere o urtare i centinaia di server installati.
Infine tutto l'impianto è alimentato al 100% da energie rinnovabili, passo fondamentale per raggiungere il traguardo del Carbon Free nel 2030.
Insomma, l'esperimento è stato un vero successo e Microsoft è intenzionata a replicare questa tecnologia installando altri di questi datacenter sottomarini e garantendo così una maggiore efficienza e affidabilità ai loro servizi.
Con l'avvento di internet, ma soprattutto dei social network, la nostra identità digitale ha guadagnato un'importanza sempre maggiore, tanto da poter essere ad esempio un fattore decisivo che un datore di lavoro tiene in considerazione per assumere un lavoratore.
Per parlare di questo e di come salvaguardare la propria reputazione online, oggi siamo in compagnia di Sveva Antonini e di Gabriele Gallassi, fondatori di Tutela Digitale.
Benvenuti.
Buongiorno Davide, grazie per l'invito.
Grazie mille, benvenuti a tutti.
Innanzitutto Sveva, che cosa si intende per identità digitale e perché è diventata così importante oggi nella nostra società?
Quando si parla di identità digitale bisogna tenere in considerazione due tipi di identità.
Da un lato l'identità, quella che possiamo chiamare controllata, ovvero che è determinata da noi.
Quindi sono ad esempio i contenuti che noi stessi inseriamo nel web, immaginiamo un nostro blog, un nostro sito personale, i commenti che facciamo a un post sui vari social network, quelli sono tutti contenuti che sono inseriti da noi e che in teoria dovrebbero essere controllati da noi.
Nella realtà dei fatti moltissimi clienti poi vengono presto, richiedono i nostri servizi per poi eliminare dei contenuti che sono stati immessi nella rete da loro stessi.
Questo perché magari è passato molto tempo e si sono pentiti di quello che hanno messo, oppure per varie altre ragioni.
L'altra identità, insomma quella controllata, che dovrebbe essere quella determinata dai contenuti che noi mettiamo nella rete, è l'identità che chiamiamo imposta, ovvero quella identità che viene creata da terzi, quindi articoli, testate giornalistiche che parlano di noi, blog che parlano di noi, social network che pubblicano contenuti che riguardano noi, terzi che pubblicano nostri video e nostri foto sul web.
Tutto questo fuoriesce dal nostro controllo, però soprattutto poi sulla base dell'indicizzazione che viene data a questi contenuti, viene a creare una nostra identità digitale online.
Fondamentale sono le prime tre pagine di Google, è certificato che oltre il 70% delle persone non va oltre la prima pagina di Google nei momenti in cui sta facendo una ricerca su una persona o su un'azienda, quindi è chiaro che se dei contenuti che fuoriescono dal nostro controllo e magari sono negativi, sono in prima pagina, questo può ledere gravemente la nostra reputazione online.
E quali sono i diritti che il cittadino può porre in essere per vedere la propria immagine tutelata?
Tra i diritti che il cittadino ha a disposizione per tutelare la propria immagine, sicuramente c'è il diritto all'oblio, ovvero il diritto di essere dimenticati dal web, diritto all'oblio di cui si sente parlare dal 2014 con la sentenza della Corte di Giustizia Europea, adesso con GDPR è diventato un articolo di legge, in particolar modo l'articolo 17, ovvero il diritto di essere cancellati dalla rete quando il fatto di cui siamo oggetto non è più di interesse pubblico e quindi è giusto che appunto Google non diventi una agogna perenne e che la persona possa essere dimenticata dalla rete.
Altri diritti che ha a disposizione il cittadino sono sicuramente il diritto alla privacy, il diritto all'immagine, quindi tutto ciò che riguarda poi video e foto che vengono pubblicati sul web senza l'autorizzazione di terzi o senza che non si siano comunque firmati accordi relativi a vari social network in cui si autorizza preventivamente l'utilizzo della propria foto e poi sicuramente anche il diritto di vedere rispettato la propria proprietà intellettuale nel web, quindi ci capitano anche tantissimi casi di violazione del diritto d'autore, quindi del marchio sul web, casi diritti a cui tra l'altro ci interpelliamo anche per tutelare diritti diversi come ad esempio diritto alla persona di non vedersi diffamato nel web.
Infatti la proprietà intellettuale, cioè nei momenti in cui si può agire nel web eliminando fotografie o video o marchi che vengono utilizzati impropriamente nella rete, si riescono a risolvere anche altre problematiche sottostanti.
Quindi Gabriele, può capitare che alcuni dei contenuti pubblicati online possano danneggiare la nostra immagine o l'immagine di un'azienda o di un brand.
Per rimuovere questi contenuti avete realizzato il servizio chiamato LinkKiller.
Questo servizio come funziona e qual è nello specifico il processo dietro all'eliminazione di un contenuto dal web?
Sì esatto, allora quello che noi abbiamo cercato di fare è di creare un portello online per le richieste degli utenti.
Cosa succede? Il cliente può scaricare l'applicazione LinkKiller dai principali store online e una volta scaricata questa applicazione può segnalare un contenuto che ritiene sgradito.
Quindi parliamo di foto, di video, di articoli di giornale o di altri contenuti lesivi dei diritti di cui abbiamo parlato prima.
C'è una breve analisi da parte nostra una volta ricevuta la segnalazione, a quel punto viene ad essere fornita la username e la password all'utente il quale poi monitorerà dall'applicazione mobile l'andamento della fase di eliminazione.
Per sintetizzarti i punti di LinkKiller sono quattro, innanzitutto LinkKiller è composto da un database di oltre 10.000 fonti, tra quelle che sono testate giornalistiche, webmaster, inter server provider, questo a livello mondiale.
Abbiamo creato un sistema di De-feed automatizzate nel senso che LinkKiller gestisce in via automatizzata l'invio di numero massivo di De-feed a appunto quello che ti ho citato prima, testate webmaster e inter server provider e la caratteristica di questa applicazione mobile è che al suo interno ha un algoritmo reputazionale che calcola le percentuali di successo con cui i contenuti lesivi possono essere eliminati.
Come ultimo aspetto la forza del nostro servizio è legata alle collaborazioni che abbiamo istaurato con alcune delle piattaforme e alcune degli inter server provider per velocizzare soprattutto le procedure di eliminazione.
Ed è sempre possibile rimuovere dal web un contenuto che ci danneggia o ci sono Sveva dei casi in cui questo diritto viene meno?
No, chiaramente non è possibile eliminare sempre qualsiasi genere di contenuto perché altrimenti saremo hacker e invece la nostra società è basata, è composta da legali da una parte, da esperti del web dall'altra.
Quando è che non si possono eliminare dei contenuti? Innanzitutto quando c'è il diritto di cronaca, è chiaro che se un cliente viene da noi per eliminare dei contenuti di un fatto che è appena accaduto o di un processo che è appena iniziato o che è in corso, quello sarà il diritto di cronaca e ovviamente il diritto di cronaca vince il diritto all'oblio.
Altri casi in cui non si può andare a eliminare dei contenuti è il caso del diritto di critica, moltissimi soggetti ci chiamano, moltissimi clienti ci chiamano chiedendo di eliminare commenti diffamatori.
Il commento diffamatorio innanzitutto noi rimuoviamo il commento palesemente diffamatorio, cioè nei momenti in cui vengono utilizzate parole forti sul web, quelle possono essere chiaramente eliminate.
Nei momenti in cui però io critico un ristorante, un prodotto dicendo che non mi piace per questa e questa tra ragione, oppure che non funziona, oppure avviso gli altri consumatori di non comprarlo, quello rientra nel diritto di critica e come tale è riconosciuto e noi non possiamo intervenire quindi giustamente nella remozione di quel tipo di contenuto.
Si può dire che in LinKiller comunque il servizio che fornite voi è in grado in un certo senso di sopperire alla lentezza che sappiamo esserci nel nostro sistema giudiziario.
Beh in parte sì, ma questo non lo dico per vanità nei confronti di LinKiller, ma semplicemente perché tutti sanno quali sono i tempi della giustizia italiana e si consideri che una causa di primo grado può durare dai 3 ai 5 anni, quindi è chiaro che se io ho un contenuto sul web che danneggi la mia reputazione e lo voglio eliminare anche a considerare un provvedimento d'urgenza che dovrebbe sicuramente metterci meno tempo, però si parla sempre di mesi.
LinKiller agisce nei momenti in cui iniziamo a lavorare un contenuto e il contenuto può essere eliminato dai 5 minuti ai 10 giorni, questo è il tempo nostro stimato di media.
Direttamente collegato a LinKiller c'è un altro vostro servizio, Link Monitor, che permette di raccogliere in tempo reale tutte le informazioni online riguardanti un determinato soggetto.
Anche in questo caso Gabriele, come funziona questo servizio e quali sono i casi in cui può avere un impatto veramente rilevante?
Allora sì, hai detto bene, diciamo che i tre fratelli, così che noi li chiamiamo, sono LinKiller, Link Monitor e Link Better.
Link Monitor è un software, una piattaforma con database di 150 milioni di fonti tra testate giornalistiche, blog, social network.
Cosa fa? Monitora tutte queste fonti al fine di andare a riscontrare ogni volta che viene citato il nome di una persona, il nome di un prodotto, il nome di un marchio, di un'azienda.
A quel punto noi riceviamo i dati da questa piattaforma, li analizziamo, diamo un valore positivo, negativo o neutro a quelli che sono i dati raccolti che possono essere anche i commenti sui social network e nel caso in cui ci sia la possibilità di andare a eliminare o d'indicizzare, la palla passa alla piattaforma LinKiller.
Nel caso invece che la maggioranza dei casi magari sono notizie positive o neutre o negative che non si possono eliminare, a quel punto diamo al cliente la possibilità comunque di evincere in real time quello che viene detto sul proprio marchio, sulla propria persona.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, è sicuramente utile per un'azienda per monitorare la reputazione che ha i brand su web, per un privato per accendere un occhio vigile sulla reputazione, su quello che viene scritto su di lui, in particolare sui social network.
E poi come citavi nella risposta, il vostro ultimo servizio che conclude il pacchetto dei vostri servizi è LinkBetter, di fatto con il quale andate a ricostruire l'identità digitale di una persona, giusto?
Partiamo dal concetto che non tutte le persone hanno una capacità di gestirsi sul web, nel senso di far corrispondere quella che è l'identità reale all'identità digitale.
Ci sono soprattutto casi di persone che non sono nativi digitali, quindi parliamo di età, di facili età, magari un po più elevata, per cui hanno magari o contenuti negativi o se non hanno contenuti negativi comunque non esistono sul web.
Quello che noi facciamo attraverso il servizio di LinkBetter è migliorare la reputazione o comunque l'identità sul web attraverso la creazione di contenitori online, quindi siti web, account social e blog, e contenuti online, quindi la creazione di articoli post giornalieri in modo che vengano ad essere evincibili nei risultati di Google i contenuti che danno ai creati.
Nel caso quindi non si possa ad esempio eliminare dei contenuti negativi, quello che noi facciamo è creare un'identità reale attraverso la costruzione di questi contenitori e contenuti.
Quindi è un servizio che non solo serve a ricostruire l'identità di una persona, ma può anche costruirla da zero, può crearla.
Esatto, hai detto benissimo nel senso che questo servizio lo utilizziamo nei casi magari di crisi reputazionali sempre di aziende o anche di persone, ma anche indipendentemente se non c'è un contenuto negativo, quello che si può fare è creare appunto una identità digitale secondo naturalmente le indicazioni dei clienti in modo da far rispecchiare quella che è la realtà fuori dagli schermi e dentro gli schermi.
Quindi sì, esattamente come hai detto tu.
Per concludere che cosa consiglieresti per ottenere un corretto comportamento online soprattutto sui social per poi non doversi pentire nel futuro del proprio passato digitale?
Ti rispondo come dicevo, uno slogan di una vecchia pubblicità è meglio prevenire che curare.
Nel senso che è difficile pensare ogni volta che noi postiamo una foto, un video o scriviamo un commento, ci sono due tipi di pensare al futuro, ma è quello che dobbiamo fare nel senso che ci sono capitati dei casi di ragazzini che magari avevano postato video su YouTube e viene ad essersi indicizzato il loro nome su Google come hai detto tu all'inizio della trasmissione.
Quindi una carriera lavorativa potrebbe essere compromessa per questi ragazzi?
Esattamente, oppure una foto magari o se ho la foto in situazioni sbagliate, quindi sicuramente è meglio pensare prima di agire, anche perché questa compulsività che adesso noi abbiamo nel postare continuamente foto non passa da un ragionamento o meglio da una fase razionale a mio parere che deve essere invece ponderata.
Quelle che possono essere invece le modalità successive, come risolvere il danno a quel punto al di là di usufruire di tutela digitale come aiuto, quello che noi consigliamo ad esempio è di mettere a degli alert come possono essere ad esempio in Google Alert in modo da monitorare sempre se viene citato il proprio nome su web.
È logico che ad esempio Google ha un nome che in Google Alert ha delle falle, nel senso che non riesce ad andare magari a controllare proprio tutto e in generale comunque semplicemente anche andare a monitorare proprio nome su Google perché cambia a volte e ci indicizzano delle pagine per cui è sempre meglio andare a fare piccole cose ma importanti.
Sì, diciamo quindi che è importante anche la prontezza, la velocità con cui si interviene per per rimuovere un proprio contenuto online quindi quando è già stato caricato quindi l'errore è commesso e prima si agisce e migliora il risultato.
E poi hai parlato di caricamento di propri contenuti online ma un altro grande problema è quello del caricamento da parte dei genitori di contenuti dei propri figli che poi vogliono rimuoverli.
Guarda, hai detto benissimo e sono tutti i casi che ci capitano tutti, non dico tutti i giorni ma spesso di ragazzi magari che hanno raggiunto un'età adulta fra virgolette quindi non più piccolissimi che ci richiedono la rimozione di foto video magari avvenuta dai propri genitori.
Quindi al di là del rispetto che dobbiamo comunque avere verso il genere umano quindi anche da genitori verso i figli pensiamo al loro futuro e anche alla loro libertà di scelta di non essere ripresi, di non essere messi sul web senza il loro consenso.
Tutto si può fare, tutto si può eliminare come hai detto tu giustamente dipende dalla velocità di reazione quindi nel momento in cui una foto diventa virale è difficile poi andarla a controllare.
Quello che noi ad esempio facciamo è andare a eliminare tutto quello che è sul web ma nel momento che una foto finisce ad esempio su whatsapp, un esempio banalissimo, è difficile poi andare a poterla eliminare.
Questo non vuol dire che si possa controllare quindi prevenire e risolvere nel momento in cui il danno è fatto.
C'è sempre una speranza.
Grazie Gabriele e grazie Sveva per questo interessantissimo intervento, alla prossima.
Grazie a te.
Grazie Davide, grazie a te veramente di averci dato questa opportunità e buona giornata.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia, io ringrazio come sempre la redazione che ogni sabato mattina ci permette di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.



