
Sono stati diversi i momenti in cui abbiamo avuto l'occasione di parlare di dati, di come elaborarli e di come sono sempre più indispensabili. In questa puntata continuiamo a parlare di dati, ma sotto un punto di vista completamente diverso: vogliamo infatti fare un viaggio nel tempo nei sistemi di archiviazione e comunicazione dell'informazione, che ha inizio dalle origini dell'umanità, fino ad arrivare al nostro più remoto futuro, immaginando una società che avrà superato i limiti del pianeta Terra e avrà colonizzato altri pianeti del Sistema Solare e, perché no, anche oltre, e che dovrà affrontare una serie di nuove sfide.
Nella sezione delle notizie parliamo di uno studio che ha permesso di sviluppare un’app per trovare i disturbi agli occhi nei neonati, di un concept di smart glasses AR di Xiaomi e infine dell’Antonov An-225 che tornerà a volare su Microsoft Flight Simulator e non solo.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Alibi by Distrion (ft. Heleen)
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi ripercorreremo la storia per vedere come è cambiato nel tempo il modo di memorizzare i dati e se l'uomo diventerà mai una specie multiplanetaria, quali sfide dovrà superare per riuscire a comunicare.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Abbiamo imparato quanto sia fondamentale in medicina la prevenzione e l'individuazione di malattie e disturbi con largo anticipo, se possibile già nei primi anni di vita.
E proprio su questo aspetto si è soffermato uno studio dell'università Sun Yat Sen, che ha addestrato un'intelligenza artificiale per rilevare 16 diversi disturbi oftalmici, ossia riguardanti gli occhi.
La ricerca, in particolare, si è basata sulla raccolta di video di 3.652 bambini sani e affetti dai disturbi, registrati durante la visione di cartoni animati.
In particolare, quindi, sono stati raccolti quasi i 26 milioni di frame, che sono stati usati per addestrare un modello di machine learning che ha ottenuto risultati straordinari.
L'algoritmo, infatti, è in grado di diagnosticare un disturbo agli occhi con una precisione superiore al 90%, semplicemente partendo da un video del bambino mentre riceve precisi stimoli e analizzando nello sguardo e le reazioni.
Lo studio, però, non si è fermato qui.
I ricercatori hanno infatti sviluppato un'app per rendere questo processo accessibile a tutti grazie ad un semplice smartphone.
In questo modo i neo-genitori possono autonomamente scoprire se il proprio figlio ha o meno disturbi oftalmici e in caso positivo allarmarsi e confermare con una vera e propria diagnosi medica.
Va infatti ricordato che nessuna app al momento può ancora sostituire un medico, ma sicuramente essere utile nella prevenzione delle malattie.
Questa settimana si è tenuto a Barcellona il Convegno del World Mobile Congress, nel quale insieme a numerosi annunci relativi al settore della telefonia mobile non sono mancate novità nell'ambito della realtà aumentata.
A destare parecchio interesse è stato in particolare la presentazione dei nuovi Wireless AR Glass Discovery Edition di Xiaomi, ovvero un concept di occhiali AR particolarmente innovativi e ricchi di tecnologie all'avanguardia.
Il primo aspetto degno di nota è sicuramente l'introduzione per la prima volta nel settore del display Retina realizzato con pannelli micro-OLED in grado di adattare la luminosità alle condizioni di luce ambientali, fino a un massimo di 1200 nits.
Essendo basati completamente sulla tecnologia wireless, i nuovi AR Glass dispongono di un sistema di comunicazione a bassa latenza che garantisce un ritardo di appena 3 milisecondi nella connessione tra occhiali e smartphone, e fino a 50 milisecondi nello scambio di dati completo.
Un valore molto simile a quello garantito da un cavo.
Ma il vero punto di forza del nuovo concept di Xiaomi è il nuovo sistema di gesture studiato appositamente per fornire all'utente un controllo preciso, anche con un'unica mano, nella gestione di applicazioni, pagine web e persino della scrittura.
Con la presentazione dei Wireless AR Glass Discovery Edition, Xiaomi ha platealmente dichiarato ai principali competitors del mercato di voler diventare un leader nel settore e, viste le potenziali implicazioni di questa tecnologia anche nel mondo del metaverso, sarà lecito aspettarsi nei prossimi anni parecchie novità nel mondo della realtà aumentata.
Microsoft Flight Simulator, uno dei simulatori di volo più apprezzati e realistici, introdurrà entro fine marzo l'Antonov AN-225 alla lista degli aerei pilotabili.
Questo gigante dell'aviazione, che detiene il primato mondiale per lunghezza e apertura alare, è disponibile come aggiunta a pagamento per il gioco.
Il prezzo per acquistarlo è di circa 20 euro, ma la somma verrà interamente devoluta a una raccolta fondi per la ricostruzione del secondo esemplare.
Infatti durante l'invasione ucraina le forze armate russe distrussero l'aereo e solo alcune parti rimasero intatte.
L'Antonov AN-225 nasce negli anni 80 come aereo per il trasporto spaziale, ma nel 2001 ricevette la certificazione per svolgere servizi commerciali.
In seguito durante la pandemia di Covid-19 fu impiegato per il trasporto di materiale sanitario.
Il livello di dettaglio dell'aereo riprodotto sia all'interno che all'esterno è elevatissimo e il suo movimento in versione digitale risulta molto realistico grazie all'aiuto del vero capitano dell'equipaggio dell'Antonov e degli ingegneri ucraini che hanno collaborato con il team di sviluppo di Flight Simulator.
Sono stati diversi i momenti in cui, durante questo podcast, abbiamo avuto l'occasione di parlare di dati, big data, di come elaborarli, di come sono sempre più indispensabili, soprattutto per fornire servizi sempre più personalizzati e migliori, ma anche come possono essere usati per gestire un'azienda o un paese.
Argomento, tra l'altro, che abbiamo trattato proprio la scorsa settimana con Istat.
E oggi continuiamo a parlare di dati, ma sotto un punto di vista completamente diverso.
Questa puntata vuole infatti essere un viaggio nel tempo, nel sistema di archiviazione e comunicazione dell'informazione, che è inizio dalle origini dell'umanità fino ad arrivare al nostro più remoto futuro, immaginando una società che avrà superato i limiti del pianeta Terra e avrà colonizzato altri pianeti del sistema solare e, perché no, anche oltre.
Le prime testimonianze storiche che possiamo paragonare a primitive forme di archiviazione e comunicazione sono sicuramente le famose pitture rupestri, che tutti abbiamo studiato sui libri di scuola.
Ad oggi la più antica opera d'arte raffigurativa, di cui siamo a conoscenza, si trova in Indonesia e risale a ben 45.500 anni fa, durante il Paleolitico e ben prima dell'inizio della storia.
Si possono dunque facilmente attribuire a queste opere i primi veri e propri tentativi intenzionali dell'essere umano di lasciare una sorta di traccia del suo passaggio, dei messaggi per le generazioni future.
E di conseguenza questi possono considerarsi i primi, tra virgolette, “dati generati dall'uomo” che ne descrivevano lo stile di vita, le scene della sua quotidianità, la cultura, i pensieri. Dati che sono arrivati a noi in minima parte, mentre la maggioranza di queste informazioni sono state cancellate dal tempo.
Ed è e sarà proprio il tempo il nemico principale e ricorrente di questa puntata.
La vera svolta, però, come tutti sappiamo, è quella che ha messo fine alla preistoria per dare inizio alla storia, e cioè l'invenzione della scrittura.
E da questo momento in poi che l'uomo ha potuto lasciare delle vere e proprie testimonianze scritte e comunicare con un linguaggio diverso da quello verbale, organizzarsi in società sempre più complesse e tramandare la conoscenza nei secoli.
Insomma, il primo vero e proprio sistema di archiviazione della storia che è arrivato integro fino ai nostri giorni.
Quello che nel corso dei millenni sono cambiati radicalmente sono invece i supporti su cui salvare le informazioni o, in questo caso, su cui scrivere, che da una parte sono migliorati permettendo una crescita esponenziale dei documenti prodotti, grazie a minori costi, maggiore flessibilità e comodità, ma che dall'altra spesso sono diventati più fragili, e non sono stati in grado di resistere all'inesorabile scorrere del tempo.
Passiamo dai primi supporti, in pietra, metallo, ceramica o anche ossa di animali, dove si dovevano incidere le parole o simboli nel caso della scrittura geroglifica all'argilla che andava cotta o essiccata dopo l'incisione.
Chiaramente non il massimo della comodità, dove per scrivere servivano diverse ore.
Se però non distrutte dall'erosione o in altri modi, queste testimonianze sono giunte fino a noi, e in certi casi sono state anche fondamentali per la comprensione della lingua dell'epoca.
Pensiamo ad esempio alla famosa Stele di Rosetta, che, realizzata nel 196 a.C.
da una pietra di granito nero, con inciso un decreto delle tre lingue dell'epoca, geroglifici, demotico e greco antico, è stata la chiave per comprendere la lingua egizia antica, e quindi tradurre quei simboli prima sconosciuti in informazioni per scoprire gli segreti di quel popolo.
In seguito, l'avvento di supporti più facili da usare e trasportare, e soprattutto archiviare, oltre ad una sempre più diffusa alfabetizzazione con la nascita di scrivi e altri lavori dedicati proprio alla conservazione della conoscenza, i documenti prodotti dall'uomo si sono moltiplicati a vista d'occhio.
Alcuni di questi supporti sono le pergamene, usati principalmente in Egitto, o il papiro, che è stato utilizzato regolarmente fino alla caduta dell'impero romano d'Occidente, e in seguito dalla curia romana fino addirittura al X secolo.
Interessante anche l'uso della cera d'api, che veniva utilizzata per conservare note o appunti temporanei, essendo facilmente cancellabile.
Altri supporti erano anche la pelle o il cuoio, usati nell'antico Egitto, in Oriente e in Grecia.
Dall'altra parte del mondo, in Asia, si utilizzava invece il bambù o la palma, ed è proprio qui che poi è nata nel primo secolo una grande rivoluzione nei supporti fisici, ossia la carta.
Ma ciò che più sorprende era la volontà, già dal III secolo a.C., quasi 2300 anni fa, di realizzare enormi biblioteche che possiamo paragonare ai più moderni datacenter, dove contenere tutta la conoscenza dell'epoca, fatta da più di 500.000 rotoli, e renderla accessibile a chiunque un po come oggi Internet.
Stiamo chiaramente parlando della Biblioteca d'Alessandria, andata come sappiamo distrutta e con lei la maggior parte della conoscenza in essa contenuta.
Forse è proprio da qui che abbiamo capito l'importanza dei backup e dell'avere più copie identiche in luoghi diversi.
Certo, oggi è tutto sommato facile, ma prima della nascita dell'informatica non era affatto semplice ricopiare a mano centinaia di migliaia di documenti, pratica portata avanti con grande precisione e professionalità per secoli dai monaci amanuensi durante il Medioevo.
Poi un'altra rivoluzione: in Cina nel 1041 e in Europa nel 1455 viene inventata la stampa, che ha cambiato per sempre l'accesso all'informazione, abbassando decisamente i costi di produzione e permettendo a sempre più persone di leggere e conservare libri, giornali e altri documenti, che in questo modo sono riusciti ad aggiungere fino ai giorni nostri.
Se in un orologio potessimo segnare tutte queste rivoluzioni, dalle prime pitture rupestri fino ai giorni nostri, ci accorgeremo di quanto i processi creativi e l'invenzione di nuovi strumenti e nuove tecnologie siano con il tempo accelerati esponenzialmente.
Se le prime tracce create dall'uomo si posizionassero qualche secondo dopo la mezzanotte, ecco che l'invenzione della scrittura sarebbe alle 21.20, quella della carta alle 23, quella della stampa alle 23.30, fino a arrivare alle 23.55 con l'invenzione delle prime schede perforate, di cui parleremo fra poco e di internet alle 23.59.
Conseguentemente all'avvento del digitale, quindi nei pochissimi minuti finali della nostra storia fino ad oggi, l'archiviazione, l'accesso e la produzione dei dati è cambiata come non ha mai fatto prima.
Se i primi calcolatori utilizzavano programmi e dati usando delle schede perforate, ossia delle schede metalliche o di altri materiali dove diversi buchi rappresentavano specifici caratteri o segnali, solo qualche anno dopo, nel 1948, è stato per la prima volta presentato il concetto di Bit, come unità fondamentale dell'informazione che ha iniziato l'era del digitale.
Dopo le schede perforate, infatti, passiamo ai nastri magnetici, in certi contesti utilizzati ancora oggi, dal momento che riescono a memorizzare un'enorme quantità di dati.
Le ultime versioni, ad esempio, hanno una capacità di 185TB per un singolo nastro.
Se all'inizio, quindi, venivano usate per memorizzare tracce audio o video con l'avvento del digitale e delle tecniche di codifica e di compressione, che potranno essere approfondite in una puntata dedicata, abbiamo potuto sfruttare questa tecnologia per conservare migliaia di dati e documenti in spazi sempre più piccoli, garantendo che questi rimangano memorizzati a lungo senza problemi.
Problemi che, però, sorgono nel momento in cui si cerca di accedere a questi dati.
I nastri magnetici sono infatti dischi molto lenti e dunque incompatibili con le esigenze moderne, se non come backup o archivi a cui accedere raramente.
Ci sono poi i CD e i DVD, che hanno segnato diverse generazioni, ma che ormai, da qualche anno, sono giunti al capolinea, ampiamente superati proprio dalle chiavette USB e poi dal cloud.
Sistemi di archiviazione più moderni sono gli Hard Drive Disk, o comunemente chiamati Hard Disk, che possiamo vedere come un compromesso tra i dischi magnetici, data la loro alta capacità di immagazzinare i dati e i costi per realizzarli, e gli SSD o dischi allo stato solido, che hanno dalla loro un'altissima velocità di lettura e scrittura, ma sono molto costosi e si possono danneggiare facilmente.
E qui siamo ormai arrivati ai giorni nostri, con tecnologie che utilizziamo tutti i giorni e sono da anni diventate parte della normalità e della quotidianità.
Grazie a queste tecnologie, a internet soprattutto e agli enormi datacenter che sono stati costruiti negli anni, siamo riusciti a produrre e immagazzinare miliardi e miliardi di dati, mai quanto prima nella storia dell'umanità.
Per dare un riferimento, uno studio di IBM del 2015 sostiene che il 90% dei dati disponibili nel mondo sono stati prodotti solo nei due anni precedenti, destinati a crescere esponenzialmente di anno in anno e così è stato.
Social media, siti web, programmi, PC, console di videogame, telefoni, TV, dispositivi IoT e ad oggi anche orologi e occhiali.
Tutte queste tecnologie, ogni secondo, raccolgono, elaborano e salvano enormi quantità di informazioni che vengono archiviate al sicuro nel cloud, di cui abbiamo ampiamente parlato qualche puntata fa.
Insomma, con l'avvento del digitale, oggi chiunque può accedere a creare informazioni, cosa che fino a qualche secolo fa era prerogativa solo di alcuni pochi individui.
Ed è nostro compito conservare questi dati per le generazioni future, preservare le memorie passate, archiviandole e digitalizzandole per essere accessibili a tutti.
Ma in questa puntata vogliamo fare un passo ulteriore.
Vogliamo superare la mezzanotte dell'orologio, della storia umana e guardare i minuti e alle ore di domani del nostro futuro.
Immaginiamo per un istante una società che è riuscita, ad esempio, a colonizzare pianeti oltre la Terra, come il vicino Marte, che ad oggi è il più papabile, ma magari anche pianeti di altri sistemi stellari.
Quali sono le sfide a cui una società interplanetaria andrebbe incontro? Come farà preservare le memorie dell'umanità o a comunicare con gli abitanti degli altri pianeti? Forse é ancora abbastanza presto per affrontare questi problemi, ma può essere sicuramente interessante provare a immaginare, con la tecnologia di oggi, quali possono essere queste possibili soluzioni.
E qualche esempio fortunatamente ce lo abbiamo già.
Uno, se non il più importante problema che forse non sarà mai affrontabile definitivamente è quello delle telecomunicazioni.
Al momento, grazie alla rete in fibra ottica, possiamo ottenere il massimo livello di prestazioni possibile, trasmettendo enormi quantità di dati a velocità prossime a quelle della luce.
Ed è proprio questo il limite.
Oltre questa velocità non possiamo andare, e non potremo mai andare, rendendo impossibili comunicazioni nello spazio in tempo reale.
Pensiamo solo alla Stazione Spaziale Internazionale.
Seppur la connessione riesca a raggiungere anche i 300 megabit al secondo, la latenza è di circa 500 millisecondi, mezzo secondo, e chi gioca online sa benissimo quanto questo possa essere insostenibile.
E per Marte la situazione è chiaramente peggiore.
Per compiere la distanza media che ci separa dal pianeta rosso, la luce impiega circa 13 minuti, che scendono solo a 3 nel momento in cui questo è il più vicino possibile alla Terra.
Attualmente quindi le agenzie spaziali comunicano con i rover su Marte inviando un blocco di comandi e le azioni da eseguire con largo anticipo, di fatto operando in differita.
Constatata l'impossibilità delle comunicazioni in tempo reale, però, rimangono ancora delle questioni in sospeso, ossia l'accesso e l'immagazzinamento ai dati e alle informazioni.
Sul pianeta di destinazione sarebbe prima di tutto necessaria un'infrastruttura Internet locale, in grado di trasportare le informazioni tra i cittadini in modo rapido e istantaneo, così come avviene sulla Terra.
Assieme all'infrastruttura, poi, sono sicuramente necessari dei datacenter dove immagazzinare l'informazione e i dati prodotti, presenti e passati.
L'idea, infatti, può essere quella di avere un'esatta copia dei dati su tutti i vari pianeti abitati, da trasferire in massa in un primo momento e in seguito inviando di volta in volta le modifiche per tenere aggiornate tutte le varie copie, o inviando enormi quantità di dati tramite sonde spaziali.
I sistemi di archiviazione sono sempre in costante sviluppo, e può essere tranquillamente possibile disporre di sistemi in grado di immagazzinare enorme quantità di dati in uno spazio minuscolo.
Un esempio possiamo già averlo con i dischi 5D, di cui abbiamo parlato nella puntata “Quale sarà il futuro dei nostri ricordi digitali?” .
Se in un futuro, poi, riuscissimo a viaggiare nello spazio sfruttando i wormhole, come quelli che abbiamo visto nel film Interstellar, si potrebbe veramente pensare di avere un accesso all'informazione condivisa e in tempo quasi reale, magari giornaliero, tra tutti i pianeti abitati.
Ma siamo chiaramente nella più lontana fantascienza.
Infine, c'è un altro problema che però riguarda anche il futuro più prossimo, ed è quello dell'obsolescenza della tecnologia.
Abbiamo parlato di CD, di DVD e di come questi ormai non siano più utilizzati e accessibili dai più recenti computer, così come le musicassette o altri supporti nel tempo abbandonati.
Ma così anche come i formati di file, che con nuovi software e nuovi standard rischiano di essere persi per sempre.
La capacità di tenersi sempre aggiornati per conservare non solo i ricordi del presente, ma preservare anche quelli passati, è fondamentale ed è anche un problema che tutti noi dobbiamo fin da subito tenere in considerazione, per tramandare il più possibile la nostra storia alle generazioni future.
Per ora queste sono tutte ipotesi, se vogliamo piccoli esercizi di immaginazione per cercare di capire come potrà essere l'accesso all'informazione in una società divisa su più pianeti.
Ma semmai raggiungeremo questi livelli, e come affronteremo questi problemi, solamente i nostri lontani discendenti lo sapranno.
Un piccolo passo lo stiamo facendo con le missioni Artemis, che riporteranno l'uomo sulla Luna, e creeranno una base lunare, e con i primi passi per tradurre in realtà i viaggi con equipaggio umano sul pianeta rosso.
E mentre noi immaginiamo ed ipotizziamo problemi e soluzioni, ricordiamoci che c'è una piccola sonda, la Voyager 1, che da decenni ormai sta viaggiando nello spazio, ed è da poco riuscita ad uscire dal sistema solare, che porta con sé un piccolo disco d'oro, che chissà magari un giorno raggiungerà altri pianeti e altre civiltà, trasmettendo una piccola parte della memoria dell'umanità, dei nostri aspetti migliori, e che potrà essere una testimonianza per dirgli che nemmeno loro sono soli in questo vasto, vastissimo universo.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.