
Tra i settori travolti dall’emergenza Coronavirus vi è certamente il mondo della scuola; dopo un primo tentennamento, il governo ha infatti disposto la sospensione delle attività didattiche fino al prossimo 3 aprile, salvo ormai sicure, ulteriori proroghe. Ma l’attuale smart schooling è una valida alternativa? La scuola in rete per definizione rompe il gruppo classe o crea almeno una barriera spaziale tra gli allievi e docenti, che non è per nulla neutrale. Introdurre queste tecniche senza contestualmente ripensare le forme della didattica cooperativa crea nuove criticità. Non tutte le tecnologie disponibili sono in grado di risolvere i problemi complessi del processo di insegnamento/apprendimento.
Nella prima parte della puntata parleremo peró di Disney+, della privacy policy di Zoom e infine delle nuove abitudini nei pagamenti online.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Questa settimana continueremo la nostra serie di puntate sul mondo della tecnologia che ci sta aiutando pian piano ad uscire da questo contesto emergenziale.
Parleremo però anche di altro, infatti la prima notizia riguarderà il nuovo servizio di streaming Targato Disney.
Prima di cominciare vi ricordo che potete ascoltarci in un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Dal 24 marzo è online la nuova piattaforma dedicata ai film e alle serie tv in streaming di Disney.
È ufficialmente aperta quella che potrebbe essere definita la guerra dello streaming.
Disney entra in un mercato ormai dominato da Netflix e Amazon Prime Video con un prezzo mensile di soli 6,99 euro oppure 70 euro per chi intendesse sottoscrivere un abbonamento annuale.
Ovviamente Disney ha reso possibile la condivisione degli account dunque per chi volesse è possibile suddividere un unico abbonamento in 7 profili di cui solo 4 possono essere utilizzati contemporaneamente.
Alle forme di abbonamento si aggiungono anche le qualità tecniche.
In base al film o alla serie tv avviata ci sarà la possibilità di riprodurre i contenuti in 4k HDR con audio Dolby Atmos.
Per quanto riguarda il catalogo offerto dal nuovo servizio, esso comprende le sottosezioni più conosciute tra cui i principali prodotti Disney, Pixar, Marvel, Star Wars e diversi documentari di National Geographic, accessibili attraverso una homepage intuitiva suddivisa in categorie molto simili a quelle di Netflix.
Nonostante il prezzo dell'abbonamento mensile decisamente inferiore a quello di Netflix, ma che attualmente vanta comunque il catalogo più vasto sul mercato, non sono venute a mancare le prime critiche dopo il lancio.
Essendo una piattaforma family friendly, Disney con il lancio del nuovo servizio streaming ha deciso di puntare ad un pubblico composto principalmente da famiglie con bambini, andando quindi a censurare intere scene presenti nei classici più famosi o nelle serie tv proposte, soprattutto dei Simpson.
In certi casi molti film sono stati addirittura omessi dal catalogo e molto probabilmente non sbarcheranno mai sulla piattaforma.
Ovviamente si tratta dei film Fox acquisiti recentemente, quindi non prodotti direttamente da Disney come Logan, degli X-Men e Deadpool 1 e 2, giustamente considerati troppo violenti per essere proposti ad un pubblico composto da ragazzi.
Negli Stati Uniti è presente la possibilità di ampliare ulteriormente la piattaforma con diversi contenuti dedicati esclusivamente ad un pubblico adulto provenienti ad esempio da Hulu, e questo a 12,99 euro al mese.
Al momento questa opzione non è ancora prevista in Europa, ma si pensa che l'arrivo o meno di queste ulteriori piattaforme satellite possa dipendere dall'eventuale successo di Disney Plus in Italia e nel resto del mondo.
Con le recenti disposizioni emesse dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte molte aziende, come abbiamo visto la scorsa settimana e molte scuole, come vedremo nella seconda metà di questa puntata, si sono dovute adattare a modalità di lavoro e studio online.
Una tra le applicazioni che ha visto una crescita esponenziale è l'ormai famosa Zoom, famosa ma non fino a qualche mese fa, quando il programma ideato per effettuare videoconferenze non valeva minimamente gli attuali 37,2 miliardi di euro.
Il valore azionario di Zoom è lievitato molto rispetto alle prime settimane di marzo di circa il 50%, e ora vista l'attuale popolarità dell'applicazione, a diverse persone sta sorgendo qualche dubbio riguardo i protocolli sulla privacy policy.
Una tra le peculiarità che caratterizza questa applicazione rispetto ai competitors è la possibilità di partecipare ad un meeting anche senza essere effettivamente registrati alla piattaforma.
E quindi oltre che a raccogliere informazioni da account registrati, Zoom ha la possibilità di recuperare i dati riguardanti sia la rete che il dispositivo in uso anche di persone con un profilo ospite.
Questo punto è ovviamente ben specificato sulla pagina che descrive la politica sulla privacy di Zoom, dove l'azienda dichiara che vengono raccolte diverse informazioni sul dispositivo usato, la rete e i vari dati che solitamente vengono inseriti durante la registrazione, come nome, cognome, indirizzo email e numero di telefono.
E questo anche degli utenti non registrati.
Zoom smentisce la possibilità che questi dati siano condivisi ad aziende di terze parti, anche se l'applicazione stessa, facendo uso di strumenti pubblicitari come Google Ads e Google Analytics, potrebbe condividere indirettamente queste informazioni ad aziende esterne per il miglioramento dei propri servizi pubblicitari.
Le abitudini degli italiani a fronte della situazione di emergenza in cui ci stiamo trovando sono indubbiamente cambiate.
A tale proposito MyBank si è focalizzata sul settore dei pagamenti online nel periodo che va tra il 9 e il 22 marzo, fornendo dei confronti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
In particolare, come è prevedibile, il settore dei viaggi, degli eventi e dell'automobilistico ha registrato un forte calo, fino al 70%.
L'adozione dello smart working e della teledidati che invece ha portato ad un forte aumento nel settore dell'elettronica di consumo, addirittura del 90%.
Anche il mondo dell'editoria, del giardinaggio e del consumo legato ai farmaci hanno avuto incrementi significativi rispettivamente del 110, del 70 e del 55%.
Infine, nell'ambito della pubblica amministrazione, sempre più italiani, il 105% in più rispetto allo scorso anno, iniziano ad adottare il metodo di pagamento, PagoPA.
In breve questo servizio permette in modo facile e comodo di effettuare tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione, senza dover attendere ora in fila alle poste.
Oltre a PagoPA, il nostro Paese negli ultimi anni ha investito su molti altri servizi digitali, che possono semplificare enormemente il rapporto con il sistema burocratico, servizi che avevamo ampiamente approfondito nella puntata Italia Digitale che se non l'avete ancora fatto vi invito ad ascoltare.
Tra i settori travolti dall'emergenza coronavirus vi è certamente il mondo della scuola.
Dopo un primo tentennamento il governo ha infatti disposto la sospensione delle attività didattiche fino al prossimo 3 aprile, salvo ormai sicure ulteriori proroghe.
La sospensione dell'attività didattica tuttavia, contrariamente a quanto possa pensarsi, non vuole dire chiusura delle scuole, che come gli altri uffici pubblici sono ancora pienamente operative per quanto concerne l'attività amministrativa.
I dirigenti scolastici, i direttori dei servizi generali amministrativi nonché il personale ATA sono infatti regolarmente in servizio nonostante le proteste delle organizzazioni sindacali di comparto.
I docenti, sebbene non debbano recarsi a scuola, non sono esenti dal servizio, essendo state attivate diverse iniziative per lo svolgimento della didattica a distanza, con lo stanziamento nel decreto legge del 17 marzo di 85 milioni di euro.
Queste risorse in particolare serviranno ad agevolare il lavoro delle istituzioni scolastiche che si stanno dotando di piattaforme e di strumenti digitali per l'apprendimento a distanza o che stanno potenziando gli strumenti che avevano già a loro disposizione, e per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l'utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla rete.
Quello che però sta succedendo nelle scuole italiane è un approccio a macchia di leopardo.
Alcune scuole già informatizzate e digitali hanno avviato la formazione a distanza coinvolgendo gli studenti con questo nuovo approccio, docenti e ragazzi connessi nelle varie piattaforme come Zoom, Google Meet o JITS con lezioni interattive, ma la maggior parte delle scuole si è attrezzata con metodi più tradizionali, compiti inviati nelle chat di Whatsapp o nel migliore dei casi via mail, pagine e pagine da studiare o esorcizi da fare in assoluta autonomia e senza interazione con gli insegnanti.
La lezione che impariamo è che le scuole come per le aziende con lo smart working dovrebbero utilizzare regolarmente i sistemi di smart schooling per essere pronte ad utilizzare questa nuova modalità, non solo in caso di emergenza ma anche come strumento innovativo di apprendimento diverso da quello tradizionale, che è rimasto immutato da decenni.
Se però la didattica a distanza è una risorsa valida per gli studenti, allo stesso tempo non possiamo accettare questa esaltazione dell'uso delle tecnologie, come una nuova techno utopia capace di risolvere ogni problema.
La scuola in rete per definizione rompe il gruppo classe o crea almeno una barriera spaziale tra gli allievi e i docenti, che non è per nulla neutrale.
Introdurre queste tecniche senza contestualmente ripensare le forme della didattica cooperativa crea nuove criticità.
Non tutte le tecnologie disponibili sono in grado di risolvere i problemi complessi del processo di insegnamento apprendimento.
Pensiamo ad esempio ai bambini della scuola primaria oppure a quelli con particolari bisogni educativi speciali.
Un uso non attento di alcune tecniche rischia di negare di fatto l'accesso alla scuola ad alcune fasce.
Pensiamo invece ai ragazzi che vivono in situazioni di svantaggio socio-economico, che magari non possiedono dispositivi informatici adeguati o hanno uno scarso accesso alla rete.
Come si fa con loro? Come si fa davvero ad assicurargli la scuola? La didattica in rete presuppone anche un diverso coinvolgimento delle famiglie nei tempi di formazione, soprattutto nella scuola primaria e alle medie.
Ma non tutte le famiglie sono in grado di seguire i figli allo stesso modo, sia perché molti non hanno l'alfabetizzazione necessaria per usare le tecnologie, sia perché questo sovraccarico di lavoro di cura sulle famiglie mal si coniuga con le misure che il governo sta prendendo per i lavoratori, dallo smart working alla continuità della produzione in molti settori.
Ancora una volta quindi non si può trascurare che l'introduzione confusa dell'e-school rischia di avere notevoli effetti di classe, amplificando i fenomeni di diseguaglianza sociale nell'accesso al diritto allo studio.
Non bisogna poi negare che la gran parte dei docenti italiani è impreparata all'uso delle piattaforme didattiche, perché non è mai stata dedicata a loro una formazione specialistica adeguata e perché anche le scuole, come dicevo prima, sono in larga parte impreparate, nonostante il Piano Nazionale Scuola Digitale sia stato ampiamente dedicato ai problemi del digital divide, concludendo quindi anche facendo riferimento al titolo di questa puntata sicuramente un po provocatorio alla scuola del futuro oggi.
Dopo tutto quello che ho detto è evidente che la semplice implementazione della tecnologia nell'attuale sistema scolastico, come l'ultimo mese ha dimostrato, non è una valida alternativa al tradizionale metodo di insegnamento, ma sarà necessario, forti anche di questa esperienza, pensare a come poter migliorare il rapporto tra la scuola e il digitale.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Su Instagram abbiamo pubblicato un post con le piattaforme più utilizzate in questo momento da docenti e studenti, quindi vi invito a darci un'occhiata.
Vi anticipo già che la prossima settimana parleremo di e-commerce e come sia nell'attuale nostro stile di vita, emergenza o meno, una modalità di acquisto sempre più scelta dai consumatori.
Io ringrazio come sempre la redazione che ogni sabato mattina ci permette di pubblicare un nuovo episodio.
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