
Un'analisi sul rapporto tra Italia e digitale, dalla televisione alla pubblica amministrazione.


Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Never Get Old by Steve Hartz
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Quella di oggi sarà una puntata abbastanza tecnica, nel senso che parleremo di due argomenti che riguardano il processo di digitalizzazione in Italia.
La nuova versione del digitale terrestre e la digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Prima di cominciare voglio ringraziare Matteo Gallo e Luca Martinelli che si sono occupati di scrivere i due blocchi del podcast.
E vi ricordo che per domande, richieste o opinioni potete raggiungerci tramite mail a redazioneinsider@gmail.com Il digitale terrestre, come noi tutti lo conosciamo, sta per arrivare al capolinea.
Si sente spesso parlare sui giornali, ai notiziari e in rete di questo switch off, ormai sempre più vicino.
Ma vediamo di fare un po' di chiarezza sulla questione.
Il governo italiano, per adeguarsi ai nuovi standard imposti dall'Unione Europea, ha deciso di passare la banda a 700 MHz, un terzo delle frequenze televisive, alla telefonia 5G, a causa della continua crescita della domanda di traffico dati in relazione alla stabilità della domanda televisiva.
Cambiando quindi sistema di trasmissione e modalità di codifica, si dovranno far stare tutti i canali sulle frequenze residue.
Questo switch off verrà distribuito nel corso dei prossimi due anni, arrivando fino al 30 giugno 2022, giorno in cui si passerà definitivamente al nuovo sistema.
Il primo step di questo cambiamento è stato fissato per il 18 dicembre 2019, data in cui verrà reso disponibile, a tutte le famiglie, con un ISEE, uguale o inferiore a 20.000 euro, un bonus di 50 euro, fruibile attraverso un modulo fornito dall'Agenzia delle Entrate.
Ma perché lo Stato ha deciso di offrire un vantaggio di questo tipo? Il bonus TV non è altro che un incentivo per spingere quella parte della popolazione che possiede ancora una TV di vecchia generazione, a comprarne una più recente.
In poche parole, compatibile con i nuovi standard futuri.
Ebbene sì, molte persone dovranno cambiare televisione. Non esistono altre vie d'uscita.
O meglio, esistono ma ne parleremo più avanti nel corso della puntata.
La funzione del bonus TV, disponibile fino ad esaurimento fondi, serve proprio per evitare che le persone si trovino all'ultimo minuto per cambiare il televisore, andando quindi ad elevare eccessivamente la domanda di mercato rispetto all'offerta.
Un po' come quello che si sta verificando ora con la commercializzazione dei Nutella Biscuits.
Il concetto è lo stesso.
Ritornando ora al discorso di partenza, quello che lo Stato sta semplicemente cercando di fare è di distribuire nel corso dei prossimi anni l'acquisto dei nuovi TV.
Ovviamente non tutti avranno questa necessità, altrimenti la situazione diverrebbe problematica.
Quello che bisogna fare è quindi controllare sul retro del proprio dispositivo che vi sia il tuner DVB-T2 e il codec HEVC a 10 bit, in grado di supportare le trasmissioni in HDR, feature necessarie per adeguarsi ai nuovi standard futuri.
Il nuovo codec, molto più efficiente dell'attuale standard DVB-T MPEG-2 e del nuovo standard DVB-T2 MPEG-4, che come vedremo tra poco avrà vita molto breve, è caratterizzato da una migliore capacità di compressione dei dati senza pregiudicare la qualità.
L'altro strumento invece per controllare la compatibilità sarà attivato contestualmente al rilascio del bonus TV, ovvero un canale test per la verifica della compatibilità o meno del proprio apparecchio televisivo, presumibilmente sui canali 100 e 200, nel quale comparirà un cartello visibile solo sui televisori compatibili con il sistema DVB-T2.
Fatto ciò, se il dispositivo non soddisfa i suddetti requisiti, l'utente a questo punto non può far altro che cambiare la televisione.
Ricordo a tutti gli ascoltatori che i dispositivi in grado di supportare il nuovo tuner sono tutti quelli rilasciati per legge a partire dal 1 gennaio 2017.
In termini di cifre, secondo DDay, i dispositivi che saranno da sostituire nel corso dei prossimi due anni saranno circa 30 milioni, di cui si prevede che 10 milioni tra questi non verranno aggiornati dall'utenza.
Chi quindi non deciderà di cambiare televisore dovrà optare per dei sistemi alternativi al digitale.
E qui il collegamento alla scorsa puntata di INSiDER è d'obbligo.
Per chi avesse ascoltato l'episodio, si ricorderà certamente dell'oggetto trattato come argomento principale, ovvero "Society as a Service", la società dei servizi, e di quanto questa sia sempre più parte integrante della nostra vita quotidiana.
Statisticamente dunque, con l'introduzione del nuovo digitale terrestre, il numero dell'utenza attiva nel mondo dei servizi a pagamento crescerà ulteriormente, insoddisfatta in relazione alle nuove specifiche richieste dal passaggio dal vecchio al nuovo digitale terrestre.
Ricordo infatti che per molte persone è più conveniente sostenere costi uniformi e distribuiti nel tempo, piuttosto che comprare un dispositivo o un servizio a prezzo pieno in una sola volta.
Anzi, i servizi mensili che potrebbero corrispondere alle piattaforme di intrattenimento come Netflix, Infinity e la nuova Disney+ sono in grado di offrire maggiori contenuti rispetto ad un bene comprato singolarmente.
Ma questi temi sono già stati trattati nella scorsa puntata che vi invito a riascoltare in caso.
In sostanza, con l'ulteriore diffusione della banda larga, diverse persone abbandoneranno la televisione come la conosciamo noi oggi per passare a nuove interfacce proprietarie offerte dai servizi.
Appurato ciò, veniamo ora alla seconda data nella quale avverrà il primo e vero cambiamento sui nostri televisori.
Per noi utenti di per sé non cambierà nulla.
Infatti, il vero problema verrà essenzialmente gestito dai broadcaster, i quali per impostare le fondamenta del primo switch off dovranno spostare alcuni canali su altre frequenze.
Dunque, al televisore dello spettatore non accadrà nulla.
Quello che dovrà fare, ma che nella maggior parte dei casi avviene in automatico, sarà una banale risintonizzazione dei canali TV.
Per effettuare questa operazione l'Italia è stata divisa in quattro macro aree, nelle quali i movimenti di frequenza necessari per il "rimappaggio" avverranno in tempistiche diverse.
Si partirà dalle aree 2 e 3, in pratica tutto il nord Italia, per poi passare alle restanti zone entro e non oltre il 20 giugno 2022.
Data entro la quale avverranno continui spostamenti di frequenze con conseguente liberazione della banda 700 MHz.
Ma questo è niente, i veri cambiamenti avverranno tutti insieme per tutto il territorio nazionale e per tutte le emittenti televisive il giorno 1 settembre 2021.
In questa data, infatti, i canali trasmessi in MPEG2, codifica per i canali standard definition, quindi non HD, verranno passati a tipo MPEG4, restando sempre in tecnica DVB-T.
Per farla semplice, i TV non in grado di sintonizzare i canali HD non saranno più in grado di ricevere il segnale del digitale terrestre.
Proseguendo nella roadmap, arriviamo finalmente alla conclusione di questo percorso, fissato appunto per la settimana tra il 21 e il 30 giugno 2022, nel quale si passerà effettivamente al sistema DVB-T2 con codifica HEVC, ovvero un altro sistema di trasporto del segnale più efficiente in grado di contenere più dati sulla stessa frequenza,
guadagnando quindi più spazio grazie alla maggior compressione del segnale.
In realtà è probabile che lo scenario del passaggio del DVB-T al DVB-T2 per il giugno del 2022, slitti più avanti in quanto uno switch off così ravvicinato, 9 mesi per la precisione, potrebbe essere particolarmente dannoso per emittenti televisivi come Rai, Mediaset e La7, dato che la perdita di ascoltatori prevista è praticamente certa.
Secondo alcuni giornalisti, la gestione generale di questo switch off non è stata tra le migliori.
Il rilascio di un comunicato ufficiale con tanto di date prestabilite può non essere stata la scelta vincente da parte del Ministero dello Sviluppo.
Forse sarebbe stato meglio evitare di fissare nero su bianco un riferimento temporale così chiaro.
Fatto sta che come è già accaduto nel primo passaggio di standard televisivo, quello dall'analogico al digitale terrestre, il cambio richiese un iter di 8 anni, dal 2004 al 2012.
Ora si afferma l'idea di fare due switch off in sequenza, a 9 mesi l'uno dall'altro e in data unica a livello nazionale.
Forse il nostro governo ha optato per una via troppo ambiziosa per i propri standard attuali.
In questa seconda parte della puntata invece parliamo di pubblica amministrazione e il rapporto della pubblica amministrazione con il digitale.
Negli ultimi anni il governo, sollecitato dall'Unione Europea, ha investito molto nella digitalizzazione della pubblica amministrazione, adeguandosi pian piano ai livelli degli altri paesi e, in alcuni casi, addirittura superandoli.
Se però, da un lato, l'AgID, ovvero l'Agenzia per l'Italia Digitale e il Team per la Trasformazione Digitale, nato nel 2018, stanno spingendo per accelerare questo processo, dall'altro ci sono ancora molti che non si sono conformati alle nuove normative.
Dopo questa premessa ha senso elencare le novità introdotte negli ultimi anni per semplificare la gestione e l'accesso a tutto ciò che riguarda la pubblica amministrazione.
Partirei da Spid, che forse più rappresenta la voglia dell'Italia di investire e crescere in questo settore.
Spid è il sistema pubblico di identità digitale nato nel 2014, ma che ha visto la sua diffusione nel 2016 con 18app e che permette a cittadini e imprese di accedere con un unico account ai servizi online di pubblica amministrazione e alle imprese aderenti.
Questo sta favorendo la diffusione dei servizi online e l'agevolazione al loro utilizzo da parte dei cittadini.
Ogni cittadino può fare affidamento ad un gestore che può essere scelto da diverse compagnie accreditate dall'AgID, come Poste Italiane, Tim o Aruba, che fornisce servizi di identità digitale.
Una volta effettuata la registrazione di persona online attraverso carta di identità elettronica, firma digitale o via web, si può utilizzare il proprio account Speed per accedere a tutti i servizi governativi, ad aziende o alle università.
Ho nominato la carta di identità elettronica, la CIE, altro pilastro della digitalizzazione italiana.
Dall'anno scorso, infatti, al posto del documento cartaceo viene consegnata una tessera dalle dimensioni di una carta di credito, con stampati le foto, i dati del cittadino ed elementi di sicurezza.
La carta è inoltre dotata di un microprocessore che protegge dalla contraffazione i dati anagrafici, la foto e le impronte digitali del titolare e contemporaneamente consente l'autenticazione da parte dei cittadini nelle operazioni di pubblica amministrazione, la creazione di uno Spid o l'accesso ad ulteriori servizi a livello non solo italiano ma anche e ovviamente europeo.
Grazie all'interfaccia NFC, con questa carta sarà possibile effettuare procedure di registrazione o check-in in maniera facile e sicura, accedere ai mezzi di trasporto sostituendo i titoli di viaggio e abbonamenti, accedere a eventi, musei, manifestazioni sportive o concerti in sostituzione dei biglietti
e accedere ai luoghi di lavoro al posto del badge identificativo sia per il controllo accessi che per la registrazione delle presenze.
Nonostante la spinta che viene dall'alto, però, ci sono ancora alcuni comuni che non si sono equipaggiati per il rilascio della carta d'identità elettronica e sono ancora moltissimi i cittadini che possiedono o preferiscono il documento cartaceo.
Fra l'altro poche imprese aderiscono al metodo Entra con CIE, software con cui è possibile implementare gli scenari di cui ho appena parlato.
Rimanendo in tema di dati del cittadino, nel 2013 è stata realizzata l'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, o ANPR.
Nell'ANPR confluiranno progressivamente tutte le anagrafi comunali.
Al momento i comuni aderenti sono 4827, per un totale di quasi 40 milioni di cittadini.
Questo sistema consente ai comuni di svolgere i servizi anagrafici e di consultare o estrarre dati, monitorare le attività e effettuare statistiche.
Diventa inoltre un punto di riferimento unico per tutti coloro che sono interessati ai dati anagrafici, in particolare i gestori di pubblici servizi.
Questo permette dal sito dei comuni aderenti di accedere ai propri dati, dopo aver effettuato il login tramite Spid.
In materia di pagamenti, Pago.PA è un sistema di pagamenti elettronici realizzato per rendere più semplice, più sicuro e trasparente qualsiasi pagamento verso la pubblica amministrazione, come contributi, tasse, bolli, quote associative, orette scolastiche e universitarie.
Ogni cittadino potrà pagare semplicemente attraverso i normali canali di pagamento come home banking, sportelli ATM o uffici postali.
Dall'inizio di quest'anno, inoltre, è diventato obbligatorio per le aziende dotate di partita IVA fornire la fatturazione elettronica.
Le fatture vengono firmate in modo digitale e poi trasmesse telematicamente all'Agenzia dell'Entrate che, dopo i dovuti controlli, provvederà a inoltrarla ai destinatari attraverso il sistema di interscambio.
Passiamo ora all'ambito sanitario, dove 18 regioni hanno attivato l'FSE, acronimo di fascicolo sanitario elettronico.
Attraverso questo servizio un paziente può accedere a dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi.
In Veneto, ad esempio, si può attivare attraverso il proprio medico di base il servizio Sanità Km0, che permette di accedere online ai propri documenti, mentre dall'app sarà possibile richiedere e visualizzare le ricette mediche.
Nelle farmacie, dunque, per ritirare i farmaci non ci sarà più bisogno del supporto cartaceo, ma basterà la propria tessera sanitaria.
Infine, è in fase di sviluppo il progetto IO, che uscirà dalla fase di closed beta nel 2020, ma che sarà completato nel 2022.
EO è un progetto open source realizzato dal team per la trasformazione digitale in collaborazione con l'AgID per lo sviluppo di un'applicazione che permetterà ai cittadini di gestire direttamente dal proprio smartphone i rapporti con la pubblica amministrazione e l'accesso ai servizi pubblici.
Questa applicazione consentirà ai cittadini di chiedere e conservare documenti e certificati, ricevere bonus, pagare rette e tributi, ricevere comunicazioni e messaggi.
Infatti, il problema principale che si può riscontrare ora è probabilmente la difficoltà nell'accedere e attivare tutti i vari servizi digitali che l'Italia offre.
E questo rallenta molto il processo di allineamento del nostro paese a livello europeo.
Il progetto in questione, quindi, promette di unificare in una sola app tutti i servizi riguardanti la pubblica amministrazione, avvicinandosi ai cittadini e quindi semplificando e accelerando il processo di digitalizzazione.
A tale proposito, altro obiettivo dell'AgID è quello di facilitare l'adozione da parte dello Stato delle tecnologie basate sull'intelligenza artificiale per migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese, dando così un impulso decisivo all'innovazione, al buon funzionamento dell'economia e, più in generale, al progresso nella vita quotidiana.
E così si conclude anche questa nuova puntata di INSiDER, abbiamo parlato di digitale terrestre e di pubblica amministrazione, o forse è meglio dire di Italia digitale nel senso più amministrativo possibile del termine.
Dalle prossime puntate ritorneranno le interviste, le tanto richieste interviste, che non vedo l'ora di realizzare anch'io. Se volete comunicare con noi scriveteci a redazioneinsider@gmail.com.
Io vi ringrazio nuovamente per essere arrivati fino alla fine della sesta puntata, vi auguro buon proseguimento di settimana e noi ci sentiamo settimana prossima.



