
A pochi giorni da quello che sarebbe dovuto essere l’inizio delle Olimpiadi di Tokyo 2020 è interessante fare il punto della situazione su come gli atleti italiani, in questi ultimi anni si siano allenati per migliorare ulteriormente le loro performance e lo abbiano fatto anche grazie a sensori, stanze speciali e nuove scoperte in ambito neurologico. Insomma, la tecnologia in questo campo si è dimostrata fondamentale.
Nella prima parte della puntata dedicata alle notizie invece parleremo di un malware in grado di bruciare gli smartphone, della presentazione di OnePlus Nord e del nuovo decreto semplificazioni che non rende più possibile limitare l’installazione di antenne 5G.




Brani
• Harmonia by Peyruis
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di come la tecnologia può aiutare sportivi, ma soprattutto atleti, per migliorare le proprie performance.
Fra l'altro questa è l'ultima puntata prima della pausa estiva.
Infatti durante il mese di agosto pubblicheremo alcuni estratti inediti.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a chiocciola dentro La Tecnologia e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
I caricabatterie veloci attualmente in commercio riescono a dialogare con il dispositivo in carica stabilendo i volt da erogare.
L'attacco BadPower, ossia un attacco hacker elaborato da dei ricercatori del colosso cinese Tencent che interviene a livello firmware sul caricabatterie cambiando alcuni parametri del sistema di ricarica, blocca intenzionalmente tale scambio di informazioni, convogliando maggiormente tensione verso il device che rischia così di fondere i circuiti o, nei casi più gravi, di prendere letteralmente fuoco.
Il malware può essere trasmesso direttamente da smartphone, tablet o PC al caricabatterie una volta collegato, mettendo a rischio tutti i device connessi successivamente.
Dei 35 caricabatterie testati dal laboratorio, 18 sono risultati vulnerabili dall'attacco BadPower.
Inoltre, il sistema adottato da tali dispositivi di ricarica non consente allo stato attuale un aggiornamento del firmware, rendendo in questo modo irreversibile il problema.
I ricercatori hanno inviato un report dettagliato dei test eseguiti ai produttori coinvolti, oltre ad avere aggiornato il database relativo alle vulnerabilità informatiche, al fine di aumentare la protezione dei device e soprattutto degli utenti nei confronti di attacchi come questo.
Dopo mesi di rumors, anticipazioni e notizie, OnePlus ha finalmente presentato il suo secondo dispositivo di fascia media, OnePlus Nord.
L'aumento dei prezzi degli smartphone di fascia alta, come OnePlus 8 e 8 Pro, infatti aveva sollevato non poche lamentele da parte della community, che causava l'azienda di essersi allontanata dalla filosofia che l'ha sempre accompagnata di realizzare telefoni con il più potente hardware a prezzi contenuti.
Con la serie Nord, dunque, OnePlus vuole tornare a quelle origini, presentando un telefono col miglior rapporto qualità-prezzo possibile.
Pur non essendo un telefono di fascia alta, infatti questo dispositivo è dotato di un'ottima qualità costruttiva, un display AMOLED da 90 Hz, 8 GB di RAM e 128 GB di memoria interna, e con lo stesso comparto fotografico del fratello maggiore OnePlus 8.
Il processore è uno Snapdragon 765G, che promette ottime prestazioni a un prezzo inferiore rispetto alla versione 865, che viene montato sugli smartphone top di gamma.
Ovviamente non mancano i compromessi, come l'assenza della ricarica wireless, dell'audio stereo o delle certificazioni contro acqua e polvere.
Il prezzo? 399 euro.
Una piccola curiosità, la presentazione è stata la prima effettuata in realtà aumentata, che grazie all'app realizzata per l'occasione, permetteva di vedere durante la presentazione il telefono in 3D nelle proprie mani.
Lo scorso 16 luglio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un nuovo emendamento del decreto semplificazioni, che di fatto mette finalmente un freno alla possibilità di bloccare l'installazione delle antenne 5G nei comuni italiani.
La nuova normativa va a sostituire l'articolo 8 della legge numero 36 del 2001, che permetteva ai primi cittadini di bloccare o minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi magnetici generati da stazioni di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia.
Con la nuova disposizione, invece, i sindaci potranno comunque individuare regolamenti per ridurre l'esposizione della popolazione sui campi elettromagnetici, ma non potranno più bloccare in nessun caso l'installazione fisica delle antenne di telecomunicazioni sul proprio territorio.
Anche perché rallentare una tecnologia che può effettivamente rivoluzionare settori come quello dei servizi pubblici, della medicina, dei trasporti o qualsiasi altro aspetto del quotidiano non ha nessun senso, soprattutto se attualmente prove certe della dannosità delle reti 5G non esistono ancora.
Oltretutto, al di là delle evidenti bufale sui rapporti tra rete 5G e diffusione del coronavirus che hanno di fatto screditato ulteriormente la nuova tecnologia, la battaglia sulla nocività o meno delle onde elettromagnetiche va avanti da diversi anni, è interessato anche i più attuali e diffusi 4G e Wi-Fi.
Negli sport a livello agonistico, migliorare un tempo di qualche centesimo di secondo o spingersi pochi centimetri più in là può rilevarsi fondamentale ai fini di vincere una competizione o segnare un nuovo record.
A pochi giorni da quello che sarebbe dovuto essere l'inizio delle Olimpiadi di Tokyo, è interessante fare il punto della situazione su come gli atleti italiani, in questi ultimi anni con impegno, costanza e numerosi sacrifici, si siano allenati per migliorare ulteriormente le loro performance.
E tra sensori, stanze speciali e nuove scoperte in ambito neurologico, la tecnologia in questo campo si è dimostrata fondamentale.
Partendo dal nuoto, gli atleti durante gli allenamenti indossano dei sensori che permettono di misurare la forza e la pressione impressa per ogni bracciata.
I dati ottenuti vengono analizzati dall'allenatore per poi migliorare anche di pochi millimetri i movimenti dei nuotatori.
Minuscole correzioni che a livelli olimpionici possono rappresentare il record o la medaglia.
Rimanendo in piscina, i tuffatori vengono applicati in alcuni punti chiave del corpo delle piccole sfere riflettenti.
Grazie a una serie di telecamere infrarossi è possibile tracciare l'intero movimento del tuffo, visualizzato sul computer come una figura stilizzata in tre dimensioni.
Anche in questo caso è l'allenatore, confrontandosi con l'atleta e lo staff, che deve trovare e testare e consigliare i pochi punti migliorabili, dall'angolo e dalla spinta con cui esce dal trampolino, al movimento delle gambe, alle tempistiche in cui effettuare i movimenti.
Ma la sfida più complessa forse è sul lago, con i campioni in carica di vela, cui infatti entrano in gioco numerosi fattori come l'assetto del catamarano, il coordinamento degli atleti, ma anche le condizioni di vento e di corrente, che sono ovviamente variabili e imprevedibili.
Il quartetto azzurro, la squadra dei ciclisti su pista già vincitrice di numerosi campionati mondiali, effettua invece i propri allenamenti nella Galleria del vento messa a disposizione da Fiat a Torino.
In questo sport, dove i ciclisti raggiungono velocità di 60 km orari, circa il 90% delle energia viene sprecata per combattere la resistenza dell'aria.
E dunque è fondamentale trovare e mantenere le giuste posizioni per avere un comportamento più aerodinamico possibile.
La Galleria del vento permette dunque di misurare gli effetti che hanno le diverse configurazioni sui ciclisti.
Infatti non solo la posizione tenuta durante la gara, ma anche l'utilizzo di caschi o manubri di differenti forme o materiali giocano un ruolo importante sul risultato.
Anche i velocisti cercano di migliorare il gesto atletico grazie alla tecnologia.
La pista infatti viene accessoriata con delle speciali fotocellule, con le quali si può focalizzare l'attenzione su aspetti che ad occhio nudo sarebbe impossibile notare.
In particolare ciò che si vuole migliorare in questo caso sono i due movimenti principali della corsa, ovvero la fase di contatto con la pista e la successiva fase di volo, dove nessuno dei due piedi è a terra.
Grazie a questi dati è possibile valutare anche la condizione atletica del velocista.
Disparità tra le due fasi infatti possono indicare eventuali squilibri muscolari che possono essere successivamente corretti.
Un'enorme quantità di sensori sono utilizzati anche nella preparazione atletica di beach volley.
Qui infatti non si vogliono misurare solo velocità, direzioni e accelerazioni dei movimenti, ma si acquisiscono dati anche sul metabolismo attraverso la rilevazione della frequenza cardiaca, del ritmo e del gas della respirazione.
Fino ad ora abbiamo parlato solamente di preparazioni a livello fisico, ma ultimamente ci si è accorti che un ruolo fondamentale nell'efficienza del corpo lo gioca il cervello.
È infatti il cervello che in piccole frazioni di secondo riesce a controllare, prevedere e correggere i gesti atletici in modo da migliorare le prestazioni.
Ma come è possibile per così dire allenare il cervello a compiere queste operazioni? Nei principali istituti di ricerca si stanno studiando delle tecniche di neuro doping.
Nonostante il nome possa essere fuorviante, il neuro doping è completamente legale, non può essere rilevato in alcun modo e non ha nessun effetto collaterale o dannoso sull'organismo.
Quello che si va a fare, infatti, è modulare e aumentare l'attività celebrale attraverso tecniche di neurostimolazione.
In breve si applicano, attraverso degli elettrodi, dei campi magnetici per brevi periodi di tempo che interferiscono con la normale attività del sistema nervoso.
Per ogni obiettivo ovviamente vanno stimolate diverse zone del cervello, sia la corteccia motoria sia la corteccia prefrontale, ad esempio permettendo all'atleta di sentire meno la fatica dell'attività migliorando di gran lunga le proprie performance.
Grazie alla neurostimolazione si è visto che anche la coordinazione tra occhi e mano migliora fino a quasi raddoppiare.
Va infine detto che la tecnica di neuro doping non è ancora regolamentata a livello professionale e per questo spesso viene abusata utilizzata in modo improprio.
Esistono infatti neurostimolatori portatili a basso costo o fai da te, che se utilizzati nel modo sbagliato potrebbero causare dei danni sia al corpo che alla mente.
Gli studi in questo campo sono infatti ancora agli inizi e non si conoscono ancora bene le potenzialità e i rischi che l'uso di questo tipo di tecnologia possa comportare.
Effetti simili possono essere indotti anche involontariamente dallo stesso cervello.
Molti atleti hanno dei gesti scaramantici, delle musiche da ascoltare o delle attività da fare prima della competizione.
Quello che fanno indirettamente non è altro che preparare il proprio cervello a lavorare al massimo delle capacità e con assoluta concentrazione per quei pochi minuti che separano l'atleta dalla vittoria o meno della agognata medaglia o dal segnare un nuovo record mondiale.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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