
Con l’avvento dei social network e la diffusione di questi grazie alle nuove tecnologie, Internet è ormai a tutti gli effetti un’estensione della realtà che ci circonda ed è quindi determinante prestare attenzione a quello che succede al suo interno. In merito al mondo dell’informazione, mentre in una pubblicazione scientifica o un articolo di giornale vi è, nella maggior parte dei casi, un processo di revisione e approvazione per stabilire se ciò che si scrive corrisponde alla realtà dei fatti, questo sul web non avviene e il rischio di incappare nelle fake news è molto alto. Ma cos’è e come si può debellare la falsa informazione digitale?
Nello spazio dedicato alle notizie parleremo invece degli avatar Neon di Samsung, della prima missione di recupero di un rifiuto spaziale da parte di ESA e infine dell’iniziativa cashless Italia.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Idyll by Peyruis
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
In questo episodio approfondiremo il problema delle fake news, cercando di capire quali sono gli strumenti più efficaci per combatterle.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Verso Natale Samsung presenterà gli Avatar Neon, risultato del progetto Artificial Human.
Questi Avatar sono persone virtuali, animate dall'intelligenza artificiale, grazie alla quale potranno provare, o per meglio dire simulare, emozioni e ricordi.
Per realizzarli Samsung ha destrato l'intelligenza artificiale utilizzando video di persone reali a parlare, compiere azioni, memorizzare e assumere espressioni autonomamente.
Come già detto, questi Avatar non sono dei robot, ma si interfacceranno con il mondo attraverso un monitor o il proprio smartphone.
Inizialmente inoltre saranno disponibili solamente per le aziende, grazie a delle API che potranno essere integrate in app e servizi web.
In un futuro prossimo Samsung conta di proporre dei neon in grado di svolgere diversi lavori, come specialista delle vendite, insegnante, ambasciatore di un marchio di un'azienda o per migliorare il servizio clienti.
Dei veri e propri lavoratori, ma con il pregio di essere instancabili e sempre disponibili.
La tecnologia ha già in parte sostituito l'essere umano nei lavori fisici.
Potrà sostituirlo anche in altri settori, a quanto pare lo scopriremo a breve.
Da quando l'uomo ha iniziato ad esplorare lo spazio, uno tra i principali problemi che non è mai stato in grado di risolvere è quello dei rifiuti spaziali.
Ad oggi il numero dei detriti rimasti in orbita attorno alla Terra, provenienti principalmente da satelliti in disuso, frammenti di razzi, navicelle o attrezzature, è arrivato a quasi 8.000 tonnellate.
Tra tutti questi rifiuti la maggior parte è purtroppo irrecuperabile a causa delle ridotte dimensioni.
Per fortuna però una discreta parte di questi frammenti è abbastanza grande da poter essere considerata come recuperabile.
L'ultimo progetto dell'Agenzia Spaziale Europea sarà proprio tentare in questa impresa, intercettare a 800 chilometri di altezza un grosso modulo spaziale in orbita intorno al nostro pianeta.
Grazie a un accordo di 86 milioni di euro raggiunto con la startup ClearSpace, ESA sarà dunque l'Agenzia Spaziale incaricata di riportare sulla Terra il primo rifiuto orbitante, un modulo di 112 chili di un grosso razzo rimasto in orbita ancora dal 2013.
Il governo ha messo a punto un piano denominato Italia Cashless per incentivare l'uso di carte di credito, di debito e di app di pagamento per favorire lo sviluppo di un sistema più digitale e trasparente.
Inoltre anche per far fronte a questa pandemia è stato ideato un ulteriore incentivo, il Cashback di Natale, che dall'8 al 31 dicembre e con almeno 10 transazioni in un negozio fisico con metodi di pagamento digitale si riceverà un rimborso del 10% fino a 150 euro, che verranno poi accreditati a inizio 2021 sul proprio IBAN.
Dal 1 gennaio 2021 poi per acquisti presso bar, ristoranti, supermercati, grande distribuzione e artigiani, ogni 6 mesi se si effettua un minimo di 50 pagamenti si riceverà il 10% dell'importo speso fino ad un massimo di 150 euro di rimborso complessivo.
Per aderire a questa iniziativa è necessario scaricare l'app IO, di cui avevamo parlato nella puntata del 2 maggio, accedervi con SPID o la propria carta di identità elettronica e infine registrare le proprie carte di pagamento.
Siamo veramente certi che internet sia un posto sicuro? Viviamo in un'epoca in cui il web non è più un'alternativa alla vita sociale o un semplice luogo dove cercare informazioni o video divertenti.
Con l'avvento soprattutto dei social network e la diffusione di questi grazie anche alle nuove tecnologie e in particolar modo agli smartphone, internet è ormai a tutti gli effetti un'estensione della realtà che ci circonda e come tale l'una può influenzare e modificare l'altra.
Tornando alla domanda iniziale, dunque, invece di chiedersi se internet è un luogo sicuro, forse dovremmo chiederci se il mondo che ci circonda lo è, o meglio se lo sono i nostri diritti e la nostra libertà.
Ma andiamo con ordine.
Al giorno d'oggi, per la maggior parte di noi, viene naturale usare un computer, un telefono o un tablet per socializzare, messaggiare con gli amici, guardare un film e più di tutte informarsi.
Per dare un'idea, in media quasi metà degli italiani utilizza abitualmente testate online, blog, Youtube, Facebook o app di messaggistica come principale fonte di informazione.
La maggior parte, come è prevedibile, sono giovani, ma anche tra le altre fasce d'età la percentuale aumenta di anno in anno, a discapito dei tradizionali quotidiani cartacei o dei telegiornali, che comunque rimangono ancora al primo posto come mezzo di informazione.
Ed è qui che iniziano i problemi.
La più importante caratteristica che ha reso così popolare Internet e i social network è che qualsiasi persona può esprimere la propria idea, scrivere articoli e ottenere un blog.
E mentre in una pubblicazione scientifica o in un articolo di giornale vi è dietro un processo di revisione e approvazione per stabilire se ciò che si scrive corrisponde alla realtà dei fatti, questo sul web non avviene e giungiamo quindi al fulcro principale di questa puntata, le fake news.
Ultimamente ne abbiamo parlato più volte e da diversi punti di vista.
Nella puntata dedicata ai deep fake, i pericoli e le potenzialità dei deep fake, attraverso i quali è possibile diffondere falsa informazione, è sempre più realistica e sempre più facilmente.
O nella puntata dedicata al voto elettronico intitolata la democrazia in pericolo, tra voto elettronico e fake news, dove la fake news viene vista come un modo, per così dire, per accettare il sistema di voto attraverso gli stessi elettori.
Ne sono stati chiari esempi le elezioni americane del 2016, con il caso di Cambridge Analytica, quelle del 2020 e la pandemia di covid-19.
Per colpa di questi eventi la disinformazione online è esplosa, manipolando l'opinione pubblica, l'elettorato e in generale la visione del mondo che ci circonda, in modo molto più marcato rispetto agli anni passati.
Le conseguenze ovviamente le paghiamo tutti, azioni di violenze ingiustificate, disordini sociali, rivolte basate su verità infondate o create ad hoc per smuovere le masse.
Ma non solo, piazze piene contro l'installazione di antenne 5G o contro gli obblighi di indossare mascherine, gridando al complotto e alla dittatura.
Gli esempi purtroppo sono molti.
Chiariamoci, le fake news sono sempre esistite anche molto prima di internet e su queste si sono basate ad esempio le dittature del secolo scorso, di cui tutti conosciamo il triste epilogo.
La rivoluzione della comunicazione non ha fatto altro che amplificare pochi casi isolati che si sono a sua volta moltiplicati fino a diventare un serio pericolo per tutti noi.
E a complicare le cose sono gli stessi social network che per attirare a sé più utenti hanno adottato o almeno lo hanno fatto fino a poco fa sistemi per proporre il post giusto all'utente giusto.
In poche parole, se pubblico e condivido notizie sul terrapiettismo ecco che nel mio feed compariranno sempre più gruppi o utenti che come me sono contro il famigerato modello sferico della terra.
E se a questo aggiungiamo l'incapacità per molti di approcciarsi alla tecnologia senza essere in grado di comprendere ciò che leggono o ancora peggio di limitarsi a guardare il titolo e condividerlo, il danno è presto fatto.
Veniamo finalmente al nocciolo di questa puntata.
Abbiamo visto anche negli scorsi episodi come e perché la disinformazione è così pericolosa e di come la tecnologia sia la principale causa di questa piaga sociale del ventunesimo secolo.
Per nostra fortuna, però, la stessa tecnologia può essere anche di grande aiuto per combattere le fake news o almeno limitarne la diffusione.
Vediamo come.
Facebook, Twitter e i principali social è da ormai qualche anno che si stanno muovendo per limitare la diffusione di false notizie sulle loro piattaforme.
Al momento i post che vengono segnalati da altri utenti o direttamente dal social come bufala vengono etichettati come tagli o direttamente eliminati.
Talvolta viene anche inserito un link per verificare la notizia da una fonte autorevole.
Un chiaro esempio di questo approccio sono state le ultime elezioni americane, dove sotto il post di Donald Trump, che dichiarava la sua vittoria, Twitter e Facebook suggerivano di controllare il risultato su altri siti, dove il presidente americano uscente veniva bellamente smentito.
Finché si tratta di personaggi pubblici, la questione ovviamente è semplice, ma gestire e controllare i post di miliardi di utenti ogni giorno è decisamente una sfida non da poco.
Per questo i social hanno adottato altri strumenti per evitare la diffusione esponenziale e troppo veloce dei contenuti e avere così il tempo per controllarli o costringere gli utenti ad aprire un link prima di poterlo condividere.
Un'altra tecnica efficace che i social hanno adottato per limitare la diffusione delle fake news è attraverso la famosa spunta blu, ovvero quell'icona vicino al nome della pagina che dimostra che l'account è ufficiale e quindi dovrebbe pubblicare notizie verificate.
Dovrebbe perché come abbiamo visto nell'esempio di Donald Trump può comunque non essere così scontato.
Per quanto riguarda invece i gruppi, sia privati sia pubblici, anche in questo caso i vari social si prendono la libertà di chiudere quelli esplicitamente dedicati alla discussione e alla diffusione di post di disinformazione.
C'è da dire inoltre che tutti questi provvedimenti sono spesso economicamente controproducenti per gli stessi social che, limitando la viralità dei post o scegliendo di non pubblicizzare campagne politiche, rinunciano a grandi profitti economici.
E non solo, già di per sé limitare e controllare ogni post si traduce in un rallentamento generale del sistema e a un ingente investimento di risorse e quindi denaro per migliorare e modificare gli algoritmi che animano il social.
Un altro importante fronte su cui combattere la disinformazione è quello della diffusione delle notizie attraverso i motori di ricerca come Google.
Chi più di altri infatti ha il potere di decidere a quali siti le persone possono o non possono facilmente accedere? E anche Google ha infatti investito parecchio per migliorare il posizionamento delle pagine, ponendo tra i primi risultati i siti ritenuti più affidabili o vietando alcuni annunci.
Per fare un esempio, con le nuove politiche del motore di ricerca non è più possibile sponsorizzare annunci relativi al coronavirus, mostrando invece in primo piano tra i risultati le informazioni dei siti ministeriali e governativi.
Un altro esempio, YouTube, di proprietà di Google, sta eliminando contenuti relativi alle cospirazioni legate al 5G.
Sempre questo big del web sta cercando di portare gli utenti a usufruire di strumenti come Google News, un raccoglitore delle principali notizie, verificate, controllate e raggruppate per argomenti.
A livello di messaggistica, invece, WhatsApp non permette di inoltrare catene di Sant'Antonio, immagini o link non ritenuti affidabili e in qualsiasi caso affiancando al messaggio un piccolo pulsante per poter verificare che l'informazione sia corretta o meno.
Come già ribadito, tuttavia, questi processi sono molto difficili e costosi, in quanto si tratta di analizzare e confrontare miliardi e miliardi di pagine e di articoli.
E forse proprio questa grande quantità di dati disponibili potrebbe essere la risposta.
Come? Ovviamente con l'intelligenza artificiale.
Da un lato abbiamo visto nella puntata sui deep fake che su questa tecnologia si basa alla creazione di video falsi che potrebbero rendere le fake news ancora più realistiche.
Dall'altro lato, però, l'intelligenza artificiale ha talmente tanti ambiti di applicazione che può essere adoperata per addestrare i computer a riconoscere le notizie false da quelle vere.
Vediamo qualche esempio.
Recentemente l'azienda The B Partisan Press ha sviluppato un software in grado di riconoscere l'orientamento politico delle notizie.
Dovrebbe essere noto, infatti, che molte testate giornalistiche non sono totalmente imparziali, ma anzi hanno uno schieramento politico e raccontano spesso fatti, sì reali, ma con una visione leggermente distorta o mettendo magari alcuni dettagli.
Bene, attraverso il sito web The B Partisan Press è possibile inserire il link di una notizia e verificare subito se l'opinione politica vira più verso un orientamento di destra o di sinistra.
Purtroppo per ora l'algoritmo funziona solo con la lingua inglese, ma già questo può dimostrare quanto l'intelligenza artificiale può essere utile contro la lotta alla disinformazione.
Un altro strumento si chiama NewsGuard ed è un'estensione per Google Chrome in grado di avvisarci se una pagina web è affidabile o meno, base agli articoli passati pubblicati su quel sito.
Internet dunque non è più la piazza neutrale che era all'inizio, un luogo in grado di dare la stessa importanza e la stessa voce a tutti.
Come ogni aspetto della società è stato necessario con il tempo introdurre delle regole, dei limiti o delle strategie per garantire a tutti gli utenti un accesso semplice e corretto alle informazioni e alla verità.
Tuttavia ancora potrebbe non essere abbastanza.
Come detto a inizio puntata, il web si può considerare un'estensione della realtà e non una via di fuga, un'alternativa.
La vera differenza in questo caso non la potrà mai fare la tecnologia, che si potrà solo limitare a dare una mano.
La cultura, l'istruzione e di conseguenza la capacità di saper criticare e analizzare ciò che ci troviamo davanti andando a informarsi anche su diverse fonti.
Questa è la vera chiave per combattere una volta per tutte la disinformazione e il dilagare delle fake news.
E la prossima volta cerchiamo di spendere un po più di tempo per verificare ciò che leggiamo prima di condividerlo con il resto del mondo.
In gioco infatti potrebbe esserci la nostra libertà personale o quella di chi verrà dopo di noi.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.