
Quando si parla di digitalizzazione e innovazione la strategia vincente sembra essere quella di unire il più possibile le forze per creare prodotti e servizi nel modo più semplice e sicuro possibile. Lo stiamo vedendo in parte per quanto riguarda la nostra Pubblica Amministrazione e di recente lo abbiamo visto con il certificato COVID digitale dell’Unione Europea. Per capire quali sono le strategie comuni per tutti gli Stati sul digitale, che adotterà l’Unione nei prossimi 10 anni, abbiamo intervistato Fabrizia Benini, capo dell’Unità “Digital Economy, Recovery Plan and Skills” e vicedirettore per la trasformazione digitale presso la DG CONNECT della Commissione europea.
Nella sezione delle notizie parleremo invece di cosa sta facendo Google per combattere il negazionismo sul cambiamento climatico e di Apple che dovrà tagliare la produzione di dispositivi a causa della crisi dei microprocessori.



Brani
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La pandemia ha fatto emergere tutta una serie di sfide particolarmente complesse che richiedono una visione comune e in questo spirito la commissione ha proposto un decennio digitale.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo con la Commissione Europea di quali sono le prospettive e i programmi sulle tematiche del digitale per i prossimi 10 anni, cercando di capire perché è fondamentale un coordinamento e una strategia comune tra gli Stati dell'Unione.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Scorso giovedì Google ha annunciato che a partire dal prossimo mese tutti coloro che diffonderanno contenuti contro i cambiamenti climatici non potranno guadagnare dalle inserzioni pubblicitarie e da tutti gli altri servizi di ricavo offerti dall'azienda ai produttori di contenuti.
Il colosso di Mountain View ha infatti specificato in una nota di aggiornamento delle politiche di monetizzazione che non saranno più tollerati i contenuti che categorizzano i cambiamenti climatici come truffe e bufale, le affermazioni che negano l'aumento della temperatura media del pianeta, oppure tutte quelle dichiarazioni che respingono l'idea che l'attività umana e le relative emissioni di gas serra contribuiscono al cambiamento climatico.
Google ha infine ribadito che tale decisione è stata presa dopo che diversi inserzionisti hanno espresso preoccupazione per il fatto che i propri annunci sulla piattaforma fossero pubblicati insieme a contenuti con teorie negazioniste sui cambiamenti climatici.
Anche Apple, una delle aziende più influenti nel settore dei microprocessori, si alla fine scontrata con la crisi mondiale dei chip.
L'azienda di Cupertino ha infatti annunciato che dovrà tagliare la produzione di iPhone 13 e 13 Pro riducendola di almeno 10 milioni di unità rispetto ai 90 previsti entro la fine del 2021, rimandando la consegna degli ordini da ottobre a novembre.
La crisi dei microprocessori in particolare è nata nel corso del 2020 a causa di una temporanea chiusura delle industrie di chip dovuta alla pandemia e contemporaneamente la domanda di processori è esplosa.
Il motivo principale è la sempre maggiore complessità nella tecnologia utilizzata nel settore automobilistico, che ormai richiede un'enorme quantità di componenti elettrici in particolar modo per le auto a guida autonoma.
A ciò si è aggiunta la crescente richiesta di computer, notebook, console e altri dispositivi che sono diventati necessari durante i mesi di lockdown ma anche la diffusione della rete 5G.
Unendo tutti questi fattori alla presenza di poche fabbriche di microchip attiva al mondo, tutto il settore è quindi entrato in una crisi mondiale senza precedenti, causando ritardi nelle consegne, aumenti nei costi, rallentamenti o blocchi nelle produzioni, con una reazione a catena che durerà probabilmente ancora per tutto il 2022.
Quando si parla di digitalizzazione e innovazione, la strategia vincente sembra essere quella di unire il più possibile le forze per creare prodotti e servizi nel modo più semplice e sicuro possibile.
Lo stiamo vedendo in parte per quanto riguarda la nostra pubblica amministrazione e di recente lo abbiamo visto con il certificato COVID-digitale dell'Unione Europea.
E per spiegarci il ruolo determinante che ha proprio l'Unione, nell'elaborare delle strategie sulle nuove tecnologie comuni per tutti gli Stati, è con noi Fabrizia Benini, Capo dell’Unità “Digital Economy, Recovery Plan and Skills” e vicedirettore per la trasformazione digitale presso la DG CONNECT della Commissione europea.
Benvenuta Fabrizia.
Grazie per l'invito e buongiorno a tutti.
All'interno della Commissione Europea, chi si occupa di elaborare poi attuare le politiche sulla tecnologia informatica e di innovazione digitale e quali sono i vantaggi di definire una strategia comune a livello dell'intera unione?
Dunque all'interno della Commissione è la Direzione Generale delle Reti di Comunicazione, dei contenuti e delle tecnologie il servizio responsabile.
Però non lavoriamo da soli, lavoriamo con tutti i servizi della Commissione perché il digitale è parte importante in ogni politica sia nazionale che europeo.
Come sapete il ruolo del digitale è cresciuto e abbiamo visto i risultati durante la pandemia.
Lei ha citato per esempio un certificato digitale europeo COVID che è stato sviluppato in tempi record e questo certificato ha permesso di far ripartire gli spostamenti e l'economia negli nostri Stati membri.
Ha dato fiducia ai cittadini che hanno potuto viaggiare in sicurezza e ha facilitato i controlli.
Questo è una vittoria, è un successo di tutti quanti, 400 milioni di certificati, è un risultato di uno sforzo congiunto in prima parte e in grande parte degli Stati membri.
Ok e quali sono, ampliando poi questa prospettiva, i principali ambiti sui quali vi state concentrando attualmente in tema di digitalizzazione?
Dunque come dicevo prima la pandemia ha fatto emergere tutta una serie di sfide particolarmente complesse che richiedono una visione comune perché questa trasformazione avvenga nel rispetto dei diritti che l'Europa che sono i nostri a cui teniamo moltissimo e in questo spirito la commissione ha proposto
a marzo un decennio digitale ovvero una visione della digitalizzazione al 2030 con target specifici che oggi è sottoposta all'autorizzazione del consiglio e del parlamento che dovranno approvarla e poi attuarla.
Quindi la strategia, la visione comune esiste, la strategia è stata proposta, adesso si tratta di tradurla infatti.
Certo e cambiando leggermente argomento, negli ultimi anni ci siamo resi conto che esistono delle aziende private anche se in realtà mi riferisco principalmente a social network ma non solo che hanno acquisito un ruolo determinante sulle persone e sulla società ma allo stesso tempo data la velocissima escalation di queste realtà non esistono delle norme di diritto in grado di imputare ad un social network
una determinata responsabilità per esempio il primo tema che mi viene in mente adesso che conosciamo molto bene tutti è quello delle fake news e quindi come si sta muovendo la commissione europea per regolare questi aspetti e per lo meno per provare a porre rimedio a queste situazioni?
La commissione riconosce il ruolo sempre più importante che è svolto dalle piattaforme online e ciò vale in particolare per le piattaforme online di dimensioni molto grandi che hanno dimostrato di avere un ruolo sistemico sia per le imprese, per i privati, per i cittadini, per le nostre democrazie.
Nel dicembre del 2020 la commissione ha proposto all'approvazione del Parlamento e degli Stati membri un regolamento orizzontale, il Digital Services Act, l'italiano ha la legge sui servizi digitali e questa proposta di regolamento ha diversi obiettivi.
Prima di tutto proteggere meglio i consumatori e i loro diritti fondamentali online, istituire un quadro chiaro e efficace in materia di trasparenza e responsabilità e promuovere l'innovazione, la crescita e la competitività all'interno del nostro mercato unico con un'attenzione particolare alle piccole aziende, ovvero le PMI e le startup.
Adesso questo quadro stabilisce che la responsabilità delle piattaforme online nel considerare i contenuti illeciti e in rischi per la società e proteggere e non ledere i diritti fondamentali, per esempio, introduce degli obblighi precisi per garantire un'efficace segnalazione di contenuti illegale da parte delle autorità nazionali, degli utenti e dei segnalatori, che sono poi gli utenti, diciamo, più attenti.
Al tempo stesso la proposta di regolamento mette l'accento sulla protezione dei diritti fondamentali, rafforzando la capacità degli utenti di contestare decisioni prese dalle piattaforme, per esempio degli object indipendenti sugli algoritmi, la possibilità per autorità e ricercatori abilitati di avere accesso a determinati dati, in sostanza maggiore trasparenza, misure per garantire che i rischi e l'impatto sulle società possano essere valutati in modo indipendente.
Nel complesso stiamo agendo su più fronti, non è soltanto questa proposta legislativa, ci sono altre iniziative che affiancano, per esempio, il codice di buone pratiche dell'Unione Europea sulla disinformazione, che attualmente in fase di revisione da parte dei firmatari e sulla base degli orientamenti della commissione.
Certo, è un tema che vedremo svilupparsi tantissimo in futuro.
Invece un altro tema importante è quello della della cybersicurezza, la sicurezza informatica e quindi quanto è cruciale adottare una strategia comune anche nell'ambito degli attacchi informatici in un periodo storico in cui questi attacchi stanno aumentando sempre più, addirittura da essere ormai una notizia che sentiamo molto di frequente, se non una volta anche quotidianamente.
E importantissimo.
Gli attacchi, come dici tu giustamente, aumentano e siamo sempre più vulnerabili.
Tra il 2019 e 2020 abbiamo registrato un aumento del 72% negli incidenti in settori critici, quali sanità, finanza, trasporti ed energia.
Abbiamo tutti sentito parlare degli attacchi al sistema sanitario irlandese.
Al portale della regione Lazio ha chiesto un altro attacco e ricordo anche quello molto famoso dell'attacco ai grandi oleodotti statunitensi.
I criminali informatici hanno approfittato della pandemia per lanciare attacchi al di là dei settori critici.
Gli attacchi di phishing sono aumentati enormemente del 667%, queste sono cifre assolutamente allucinanti e si riferiscono soltanto al primo mese del lockdown dell'anno scorso.
La natura degli attacchi è in continua evoluzione, è un trend che arriva a colpire e ha il potenziale di colpire la nostra democrazia.
La commissione quindi si impegna al fianco degli stati membri a garantire che tutti i cittadini possono essere protetti sia online che offline di minacce e incidenti informatici che hanno un potere molto forte di incidere sulla nostra vita quotidiana.
Dal momento che le risorse sono scarse dobbiamo per forza unire le forze, un stato singolo non sarà sufficiente per far fronte.
Nel nuovo discorso sullo stato dell'unione, in questo settembre scorso, la presidente Ursula von der Leyen ha stabilito un obiettivo e ha detto che l'Europa deve assumere un ruolo di leadership nell'ambito della sicurezza informatica.
Bisogna adesso tradurre questa ambizione, per questo motivo abbiamo bisogno di una politica europea di cyber difesa che comprenda della legislazione delle normi comuni in un quadro di un nuovo atto europeo sulla resilienza informatica.
Questo quadro andrà a completare la strategia europea della cyber security che è stata presentata il scorso dicembre.
Per farla breve si tratta di unire le forze e lavorare tutti insieme per una sfida che è colossale.
Molto interessante questo aspetto che hai sottolineato ovvero si tratta di temi così importanti e impegnativi e soprattutto dispendiosi anche da un punto di vista economico che un singolo stato non potrebbe affrontarli in modo autonomo o lo farebbe non certo con con la stessa efficienza.
E quindi alla fine come in conclusione ti chiedo a proposito di trasformazione digitale come vi immaginate l'unione europea tra 10 anni come cambierà l'Europa dal punto di vista digitale?
Dunque se forse ricordi all'inizio della nostra chiacchierata ti ho parlato della proposta per la digital decade ovvero per il prossimo decennio, una proposta che vede svilupparsi una idea dell'Europa al 2030 intorno a quattro punti cardinali.
Prima una popolazione in possesso di competenze digitali e professionali altamente qualificanti, delle infrastrutture che siano al servizio di cittadini, imprese e stato sicure, efficienti e sostenibili e dietro una di queste parole c'è un mondo di azioni da raggiungere, una trasformazione del digitale dell'impresa e della digitalizzazione dei pubblici servizi.
Ora per darti degli esempi questa proposta è concretizzata in una serie di obiettivi che i Stati e il Parlamento devono accettare, autorizzare e poi attuare.
Per darti degli esempi vogliamo che l'80% della popolazione abbia competenze digitali almeno di base al 2030 e vogliamo che il nostro pool di esperti digitali cresca fino a raggiungere 20 milioni di lavoratori che hanno queste competenze.
Vogliamo garantire che le imprese traggano un vantaggio alla trasformazione digitale e che il 75% di loro utilizzi tecnologie digitali quali cloud, big data, intelligenza artificiale.
Vogliamo puntare ad assumere un ruolo di leadership nell'area delle tecnologie avanzate come il quantum computing, raddoppiare la quota dell'Unione, la riproduzione mondiale di semiconduttori, tutti abbiamo letto ultimamente quanto questo sia un freno a delle industrie dall'automobile e tante altre, fino a raggiungere la quota del 20% della produzione globale e vogliamo evidentemente avere una connettività gigabit per ogni ufficio, per ogni famiglia in Europa e una copertura 5G di tutte le zone più popolate della nostra Unione.
Allora come raggiungere questi obiettivi ti spiegavo prima, stiamo discutendo con gli Stati membri e speriamo nel prossimo anno di poter avere un accordo per poi cominciare il vero lavoro di attuazione.
Sì e questo conferma proprio quello che dicevamo prima una serie di obiettivi che possono essere realizzati solo attraverso una grande e complessa cooperazione.
Va bene Fabrizia, grazie per averci illustrato la direzione che probabilmente intraprenderemo nei prossimi anni.
Buon lavoro e a presto.
Grazie a voi e buon lavoro a tutti.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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