
In 1984 di George Orwell la società libera è stata totalmente e definitivamente assoggettata da uno sfrenato utilizzo della tecnologia, la stessa tecnologia che oggi viene impiegata per garantire la sicurezza di tutti noi, o almeno così sembra. Spyware forniti a vari governi per sorvegliare gli smartphone di giornalisti, attivisti e politici o sistemi di riconoscimento facciale in grado di controllare gli spostamenti dei cittadini sono le tecnologie che analizziamo in questa puntata, allo scopo di fare una panoramica di un fenomeno sempre più presente in quegli Stati in cui si tengono meno in considerazione i diritti umani.
Nella sezione delle notizie parliamo di un nuovo trend che sta rendendo sempre più facile riparare gli smartphone, della forza navale americana che sta testando armi laser e infine dell’inizio della posa del cavo marino 2Africa per fornire più banda al continente africano.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi cercheremo di capire come la tecnologia che ci circonda, se usata in modo eticamente scorretto, può avvicinare la nostra realtà al romanzo distopico 1984 di George Orwell.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Dopo Apple che ne ha dato l'annuncio qualche mese fa, anche Samsung e Google stanno per adeguarsi nel garantire il diritto alla riparazione.
Samsung infatti utilizzerà componenti riciclati e ricondizionati, dimezzando i costi di riparazione, rendendo questa opzione più accessibile e preferibile all'acquisto di un nuovo smartphone, soprattutto in un periodo in cui si cerca di sprecare sempre meno e far fronte alle diverse crisi tra cui quell'ambientale e dei microprocessori.
Samsung inoltre collaborerà con iFixit, piattaforma che già da anni promuove la riparazione degli smartphone dalla realizzazione di guide alla vendita di kit per la riparazione.
Allo stesso modo, Google, entro l'anno, attiverà un programma per riparare gli smartphone dal Pixel 2 in poi, sempre attraverso iFixit, ma anche offrendo la possibilità di rivolgersi a centri certificati.
Il diritto alla riparazione, tra l'altro, è un tema che sia Stati Uniti e Unione Europea stanno sempre più affrontando tramite normative o soluzioni per favorire la vendita di smartphone, più facilmente riparabili.
Non è un caso, quindi, che queste aziende non vogliano trovarsi impreparate e si stiano attivando per garantire il diritto alla riparazione.
E perché no? Essere sempre più sostenibili.
Durante il mese di febbraio, la Marina Militare Americana ha testato un sistema laser in grado di sparare un raggio invisibile ad occhio nudo.
Il test è stato condotto su un drone che, per la prima volta, è stato colpito da un raggio ad alta energia completamente elettrico.
Il sistema, conosciuto come Layered Laser Defense, LLD, è stato progettato e costruito da Lockheed Martin per fungere da sistema dimostrativo in grado di contrastare i sistemi aerei senza pilota e le barche da attacco rapido con un laser ad alta potenza.
E in grado di utilizzare anche il suo sistema elettroottico per tracciare le minacere in arrivo.
Questi test dimostrano uno sforzo ampio da parte della comunità di ricerca e sviluppo navale per maturare tecnologie e mettere in campo armi laser in grado di affrontare molteplici minacce.
Le armi laser forniscono una nuova precisione velocità di ingaggio per le unità della Marina Americana, offrendo anche una logistica semplificata, più sicura per le navi e i loro equipaggi, poiché i laser non dipendono dai tradizionali propellenti o dagli ordigni a base di polvere da sparo che si trovano normalmente sulle navi.
Lo scorso martedì a Genova è iniziata la posa del cavo marino 2Africa, che diventerà nel 2023 anno in cui terminerà la stesura il più lungo mai realizzato, con una lunghezza pari a 45.000 km.
Il progetto è stato proposto dal consorzio 2Africa, di cui fanno parte anche Vodafone e The Queenix, ovvero i principali responsabili della realizzazione del cantiere che ha dato il via alla posa della prima parte di cavo sottomarino a Genova.
L'obiettivo di questo progetto è di ampliare ulteriormente la rete internet tra il continente europeo, asiatico e soprattutto africano, dal momento che il cavo stesso andrà a circunnavigare le coste dell'Africa, arrivando fino alla Gran Bretagna.
Una volta arrivato, 2Africa fornirà a oltre 3 miliardi di persone, circa il 36% della popolazione mondiale, una maggiore capacità e stabilità della connessione ad internet, promovendo così l'ulteriore crescita della connettività di quarta e quinta generazione e delle reti a banda larga.
È il 1984.
Il mondo è diviso in tre grandi superpotenze.
Da una parte troviamo l'Eurasia, composta dall'ex Europa e Russia, dall'altra l'Estasia, formata dall'Unione del Sud-Est Asiatico, e infine l'Oceania, un enorme super-stato che comprende fra le varie nazioni anche le Americhe e la Gran Bretagna.
In questa realtà, gli assetti geopolitici si sono definiti con la conclusione della Terza Guerra Mondiale.
In ognuno di essi regna un regime totalitario assoluto, tra i quali spicca in questa storia il Socing dell'Oceania.
A capo di questo super-stato vi è il Grande Fratello, un partito unico che controlla ogni cittadino dell'Oceania attraverso una serie di telecamere disposte in ogni angolo del paese, anche nelle case delle stesse persone.
Ogni forma di privacy è annullata, tant'è che addirittura la televisione viene usata come strumento per individuare irregolarità anche e semplicemente espressive nel comportamento delle persone.
E chi disobbedisce o lascia a percepire dissensi al partito unico, viene severamente punito dalla psicopolizia anche con la morte o con il lavaggio del cervello.
Con la storia del celebre romanzo 1984, scritto da George Orwell ben 36 anni prima dei fatti accaduti nel libro, l'autore ha palesemente voluto criticare attraverso una finzione letteraria spinta più che mai verso il distopismo assoluto tutte le declinazioni del concetto di regime totalitario, che sul finire degli anni 40 appartenevano ad alcuni paesi quanto a forma e modalità di governo.
A quel tempo e in quelle nazioni la libertà di espressione era certamente ostacolata, ma solamente fino a un certo punto, proprio per via della mancanza di tecnologie che consentivano alle autorità di sorvegliare massivamente la popolazione.
Nel mondo di George Orwell, invece, la società libera è stata totalmente e definitivamente assoggettata a uno sfrenato utilizzo della tecnologia, la stessa tecnologia che oggi viene impiegata per garantire la sicurezza di tutti noi.
O al meno così sembra.
Sia chiaro, anche solamente pensare al fatto di arrivare un giorno ad una situazione lontanamente paragonabile al 1984 di George Orwell è abbastanza improbabile.
Eppure, al di là degli scenari fantascientifici, sentiamo ogni giorno parlare di tecnologie che sfuggono, per così dire, al controllo umano.
Esattamente come quanto avvenuto con l'inchiesta del progetto Pegasus, che ha portato al dibattito pubblico l'utilizzo dell'omonimo spyware prodotto da un'azienda israeliana e fornito a vari governi per sorvegliare gli smartphone e le vite di giornalisti, attivisti, politici e dei loro familiari.
Ma se da una parte i virus informatici come lo spyware Pegasus hanno bisogno di appoggiarsi ad altri dispositivi elettronici per sorvegliare e monitorare le azioni di qualcuno, dall'altra vi sono tecnologie emerse solamente negli ultimi anni che consentirebbero di estendere il controllo a potenzialmente tutta la popolazione globale.
Da diverso tempo, infatti, non si fa altro che parlare delle tecnologie di riconoscimento facciale con le quali è possibile identificare una persona a partire dall'immagine del suo volto attraverso complessi algoritmi.
Il ricorso a queste tecnologie risulta sempre più diffuso grazie all'utilizzo di strumenti di rilevazione, sempre più miniaturizzati e quindi potenzialmente nascosti, in grado di raccogliere immagini senza che l'interessato ne sia consapevole.
Ma ci ritorneremo tra poco.
L'acquisizione dei dati di una o più persone oggigiorno, poi, non avviene esclusivamente attraverso il riconoscimento biometrico.
Infatti, per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo tornare indietro di un paio di anni, quando le restrizioni da Covid-19 iniziarono ad essere implementate dai vari governi di tutto il mondo.
Governi che, come ben sappiamo, non hanno adottato le stesse misure cautelari.
Perché se in Europa il regolamento generale sulla protezione dei dati, ha posto dei limiti all'invasività dei sistemi di tracciamento del virus, in altri stati come la Corea del Sud o la Cina, la situazione è andata e sta andando molto diversamente.
Mentre infatti in Italia gridavamo al complotto quando il governo decideva di adottare un sistema decentralizzato, basato sulla raccolta di codici casuali e anonimi attraverso il Bluetooth, in alcuni paesi asiatici la situazione in quel momento stava prendendo un verso completamente opposto.
La Corea del Sud, ad esempio, è stato uno dei paesi che è riuscito a contenere meglio la diffusione da Covid, e questo non perché il virus fosse meno contagioso rispetto a quello in Italia, ma perché il governo, attraverso alcune misure particolarmente invasive in fatto di privacy, è riuscito a ridurre drasticamente il numero di contagi che sarebbero altrimenti sfuggiti al tracciamento.
Oltre ad un efficiente sistema di test rapidi, la Corea del Sud ha deciso di far circolare in maniera del tutto trasparente le informazioni riguardanti i pazienti infetti ottenute tramite siti web, mappe interattive, pagamenti elettronici e varie applicazioni per smartphone, grazie alle quali è stato possibile risalire in tempo reale a tutti gli spostamenti che i cittadini infetti hanno compiuto prima di essere diagnosticati.
Per quanto riguarda invece il riconoscimento facciale, sempre la Corea del Sud pare stia per introdurre un vero e proprio grande fratello nella città di Bucheon, in grado di tracciare e persino riconoscere fino a 10 persone simultaneamente in meno di 10 minuti.
Per i funzionari di Bucheon, la flotta di 10.000 telecamere sparse per la città non costituirà un elemento di pericolo in fatto di privacy, per via appunto della capacità del sistema di oscurare i volti di chiunque non sia un soggetto sottoposto a tracciamento da covid.
Tuttavia alcuni attivisti interni al paese sostengono che il tracciamento del virus sia solamente un pretesto per ampliare la sorveglianza dei propri cittadini, benché l'autorità sudcoreana di controllo e prevenzione abbia garantito che il sistema di video riconoscimento verrà utilizzato esclusivamente per contenere la pandemia.
Tornando ora al 2022, dopo aver aperto la puntata citando il Grande Fratello del romanzo 1984, non possiamo non analizzare il caso dello stato che in effetti più si avvicina a questo modello di totalitarismo orwelliano.
Come ben noto ormai, la popolazione russa al giorno d'oggi non sta ricevendo alcuna informazione imparziale a proposito del conflitto, dal momento che alla televisione di Stato non vengono mai mostrate immagini di bombardamenti sulle zone residenziali ucraine, di conseguenza le autorità continuano a garantire che ad essere colpiti siano soltanto gli obiettivi militari.
E in Russia chi afferma il contrario rischia fino a 15 anni di prigione.
Ad una condanna simile, poi, si può arrivare anche pubblicando sui social network post che contraddicono le decisioni prese dal governo, come nel caso di una cittadina moscovita di 27 anni, che una settimana dopo la pubblicazione e l'immediata cancellazione di un post su Twitter, ancora prima di essere oscurato, è stata arrestata mentre scendeva dalla metropolitana.
La sfortunata ragazza, infatti dopo essere stata identificata per la pubblicazione del tweet, è entrata a far parte del database Sphere, un potente sistema di riconoscimento facciale presente in molti dei mezzi pubblici di Mosca, tra cui appunto la metropolitana.
Il sistema è in realtà operativo da quasi un paio d'anni ed è in grado di trasformare il volto di un passeggero in una vera e propria impronta biometrica alla quale può essere associato appunto un tweet considerato incriminante.
Parallelamente a Sphere, nel 2020 un'azienda russa nel campo delle tecnologie biometriche ha lanciato insieme al Dipartimento Tecnologico della Capitale il progetto Safe City, che prevede una massiccia installazione di videocamere per riconoscimento facciale in 10 città russe oltre a Mosca, sempre con il presunto obiettivo di tutelare l'incolumità pubblica partendo proprio dal Covid.
Anche in questo caso l'opposizione, per quanto possa essere definita tale, continua a chiedere una moratoria sull'uso di queste tecnologie, ma nonostante ciò la città di Mosca e il ministero dell'interno continuano a perseguire, ha detta loro, la strada della sicurezza arrivando a collegare oltre 100.000 telecamere cittadine a questo sistema.
In ogni caso chiedersi come abbia potuto l'uomo iniziare a sfruttare una tecnologia così controversa e vulnerabile, pur di mantenere un certo livello di sicurezza all'interno della propria nazione, è alquanto lecito, anche perché negli ultimi anni la tecnologia di riconoscimento facciale si è dovuta scontrare con una notevole forza d'opposizione, a fronte anche di un aumento dell'utilizzo di tale tecnologia da parte delle autorità e dei conseguenti casi di identificazioni sbagliate.
Un dibattito quest'ultimo che sta prendendo piede anche in Europa, allarmato anche dalla recente decisione di rimodernare un vecchio sistema di condivisione dati in uso tra alcuni stati membri dell'Unione avviato ancora nel 2005.
PRUM2, ovvero l'evoluzione del primo strumento identificativo, sarà secondo la consulente politica dell'European Digital Rights la più estesa infrastruttura di sorveglianza biometrica mai vista al mondo, dal momento che implementerà il database di informazioni personali anche la tecnologia di riconoscimento facciale.
Tra l'altro le proposte della Commissione Europea prevedono anche di fornire alle forze dell'ordine un maggior accesso automatizzato alle informazioni già condivise, il che porterà probabilmente a un'ancora più stretta cooperazione tra gli organi di polizia di tutta Europa.
In realtà tutto ciò non si tradurrà poi in un maggior rischio di fuga dei nostri dati, anche perché dal 2018 è entrato in vigore il General Data Protection Regulation, o GDPR, il quale oltre a marcare nettamente il confine tra Europa e Oriente quanto a trattamento dei dati personali, si è anche posto come una risposta necessaria e urgente alle sfide sorte con lo sviluppo tecnologico e con i nuovi modelli di crescita economica, tenendo conto soprattutto delle esigenze di tutela dei dati personali sempre più avvertite dai cittadini UE.
Nonostante ciò, tra le normali polemiche sorte con l'annuncio di PRUM2, in grado di raccogliere diverse milioni di foto di volti, vi è anche la preoccupazione che questi nuovi sistemi possano in futuro normalizzare l'utilizzo del riconoscimento facciale, arrivando ad eludere i principi etici e morali che hanno caratterizzato la specie umana sin dall'antichità e dagli anni successivi all'immaginario futuro ipotizzato da George Orwell per il 1984.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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