
I linguaggi di programmazione si sono nel tempo semplificati notevolmente, tanto da permettere la creazione di software sempre più complessi. Grazie infatti al fatto che gli sviluppatori non devono più occuparsi di realizzare ogni componente da zero, utilizzando le fondamenta poste da altri, possono concentrarsi solo ed esclusivamente sulla realizzazione dell'idea. L'espressione massima di questa semplificazione l’abbiamo con la diffusione del "no code" e del "low code". Ma cosa sono questi due nuovi approcci? In questa puntata cerchiamo di rispondere a questa domanda, capendo anche a chi sono rivolti, come progrediranno, ma anche se saranno un pericolo per molti sviluppatori.
Nella sezione delle notizie parliamo dell’Italia che vieta la produzione e la vendita di carne artificiale, del lancio Kickstarter di Eidos, un progetto che ripensa il mondo dei giochi da tavolo e infine della scoperta un nuovo buco nero ultramassiccio.




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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di programmazione di siti web, app e videogiochi e di come due nuovi approcci, chiamati nocode e lowcode, stanno cambiando questo mondo.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Dopo aver provato a imporre un limite di 60 euro per agevolare i commercianti a non accettare i pagamenti elettronici, con un recente disegno di legge il governo sta ora tentando di vietare la produzione e la vendita di carne sintetica o più correttamente coltivata, includendo sanzioni che andrebbero dai 10.000 ai 60.000 euro oppure fino al 10% del fatturato annuale.
Dunque invece di occuparsi dei gravi problemi del settore agricolo legati soprattutto alla siccità e delle precarie condizioni della rete idrica nazionale, il Ministero dell'Agricoltura con il supporto di Coldiretti ha deciso di concentrare le proprie energie per legiferare su qualcosa che non esisterà nel mercato europeo ancora per qualche anno e che se e quando sarà introdotto verrà regolamentato da normative che si collocheranno al di sopra di quelle italiane.
Perciò se in questo lasso di tempo i diversi protocolli alimentari legati al consumo di carne coltivata dovessero essere autorizzati dall'autorità europea per la sicurezza alimentare, l'Italia si potrebbe trovare nella situazione di dover da una parte impedire la produzione e la commercializzazione di prodotti di carne coltivata in Italia, ma dall'altra consentire invece quelli prodotti da aziende europee, vanificando così potenziali investimenti in ricerca e startup nazionali.
Luca, uno degli autori di questo podcast, ha da poco lanciato un progetto su Kickstarter chiamato Eidos, con l'obiettivo di ripensare il mondo dei giochi da tavolo.
Soprattutto chi è appassionato di giochi da tavolo sa bene infatti come sia difficile provare a scoprire nuovi giochi o semplicemente portarli con sé per le serate con gli amici.
Eidos cerca di risolvere questo problema attraverso un hub, dove sarà possibile cercare e avviare giochi direttamente dal proprio browser.
La particolarità sta però nel voler mantenere l'interazione fisica tipica dei giochi in scatola, combinando il meglio del mondo fisico e virtuale.
Nel progetto sono infatti inclusi un tappetino su cui proiettare il gioco e delle pedine che vengono riconosciute grazie ad una speciale camera infrarossi, che ne determina la posizione, la rotazione e il lato, permettendo così di interagire fisicamente in modo naturale con i giochi, che essendo digitali potranno permettere una maggiore personalizzazione, interattività e coinvolgimento.
Se ritenete l'idea interessante, o anche solo per scoprire di più su questo funzionamento, vi invitiamo ad andare sul sito apairons.app dove potrete trovare tutte le informazioni sul progetto.
Un nuovo studio guidato dall'Università di Durham, nel Regno Unito, ha portato alla scoperta di uno dei più grandi buchi neri mai individuati, con una massa di oltre 30 miliardi di volte quella del sole.
Gli scienziati hanno utilizzato la tecnica della lente gravitazionale per ingrandire e studiare in dettaglio la luce di una galassia più lontana, distorta dalla gravità di una galassia posta in primo piano.
Grazie all'utilizzo del supercomputer della struttura DiRAC HPC, i ricercatori hanno simulato diverse condizioni, replicando il percorso effettivo della luce e della galassia lontana, confermando così l'esistenza del buco nero ultramassiccio.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, potrebbe portare a nuove comprensioni sull'evoluzione dei buchi neri e sull'universo stesso, aprendo la strada a ulteriori studi sulla formazione e sulla crescita di questi oggetti cosmici.
Oggigiorno, merito anche della sempre più radicata digitalizzazione ed espansione della rete internet, vediamo crescere esponenzialmente la quantità di siti web, applicazioni, software, giochi che si possono scaricare o acquistare.
Avere un proprio sito internet per qualsiasi tipo di impresa, dalle piccolissime attività alle grandi multinazionali, è praticamente d'obbligo, in quanto è una finestra sul mondo per farsi conoscere e attirare nuovi clienti.
Ma anche tra i comuni cittadini cresce l'interesse, per molti, nell'avere un proprio sito, magari per tenere un blog dove scrivere le proprie idee o i propri pensieri.
Ed è proprio dalle idee che inizia questa puntata.
Come ben sappiamo, infatti, non basta solo l'idea per realizzare un progetto, ma serve la capacità e l'esperienza per analizzarla, progettarla e svilupparla.
E chissà quant'è migliaia, milioni di idee, anche valide, sono scomparse nel nulla, andando in fumo, solamente perché non c'erano gli strumenti per renderle realtà.
Fortunatamente, però, almeno nel mondo dello sviluppo di software o siti web, sono stati fatti dei passi da gigante, per fornire sempre più strumenti in grado di rendere accessibili a chiunque, anche ai non-programmatori, la possibilità di creare una propria applicazione o un proprio sito.
E se pensiamo che quella che è considerata la prima programmatrice della storia, Ada Lovelace, proponeva l'uso di schede perforate per la scrittura degli algoritmi, passando per il linguaggio macchina a C, C++, Java o Python e così via fino ai giorni nostri, i linguaggi di programmazione si sono nel tempo semplificati notevolmente, tanto da permettere la creazione di software sempre più complessi, grazie proprio al fatto che gli sviluppatori non devono più occuparsi di realizzare ogni componente da zero, ma utilizzando le fondamenta poste da altri possono concentrarsi solo ed esclusivamente sulla realizzazione dell'idea.
E l'espressione massima di questa linea di pensiero di semplificazione la stiamo raggiungendo in questi ultimi anni, con la diffusione e l'evoluzione del nocode e del lowcode, soprattutto in ambito web e app mobile, dove il mercato sta crescendo a dismisura.
Ma cosa sono questi due nuovi approcci alla programmazione? In questa puntata cercheremo di rispondere proprio a questa domanda, cercando di capire anche a chi sono rivolti, come progrediranno, ma anche se saranno un, tra virgolette, “pericolo” per molti sviluppatori, che potrebbero vedersi il loro lavoro sostituito da strumenti semplici e facili da usare o dalle intelligenze artificiali.
Gli approcci nocode e lowcode differiscono tra loro per alcuni dettagli, soprattutto in termini di libertà di sviluppo, ma in breve si tratta di piattaforme che permettono di creare app o siti senza necessità di programmare o con un minimo di conoscenza generale sui linguaggi di programmazione e di sviluppo.
Prendiamo per esempio il caso di un sito web.
Per realizzare dei siti semplici, con qualche contenuto, viene utilizzato HTML, CSS e JavaScript.
Se invece il sito ha bisogno anche di una logica, ad esempio per la possibilità di aggiungere degli articoli in un blog, per gestire un e-commerce o per creare un piccolo social, ecco che entrano in gioco altri linguaggi più complessi, che si occupano di gestire i dati, le interazioni con l'utente e fare da ponte tra il database, gli amministratori del sito e gli utenti.
Grazie al nocode e al lowcode, la creazione di siti semplici ma anche più complessi è diventata incredibilmente accessibile, tanto che chiunque anche senza avere alcuna base di programmazione può realizzare un proprio sito web, un blog o anche un e-commerce.
E forse in questo contesto è emblematico il caso di WordPress, una tecnologia open source con cui sono stati realizzati il 42% dei siti web, diventando il più famoso software online per la realizzazione di portali o blog online.
Di base, WordPress offre all'utente la possibilità di personalizzare il proprio sito, scrivendo contenuti, organizzando le pagine, aggiungendo elementi come pulsanti, testi, immagini, video e molto altro ancora.
Il punto forte, però, è qui il fatto di essere una tecnologia open source è stato cruciale per il suo sviluppo, è la possibilità di estendere un sito all'infinito grazie ai numerosi plugin - gratuiti o a pagamento - che si possono scaricare e installare, oltre a poter personalizzare la grafica del sito con diversi temi.
Ed è grazie ai plugin che, ad esempio, possiamo aggiungere un e-commerce al sito, una casella per i contatti, gestire una newsletter e molto altro.
Il tutto senza scrivere una singola riga di codice.
E questo è proprio l'approccio nocode.
Uno sviluppatore, però, e qui entra in gioco il lowcode, che è la principale differenza dal nocode, può modificare a piacimento delle singole parti del codice, creare un proprio tema, aggiungere dei componenti mancanti e così via, scrivendo sì del codice, ma solo quel poco che serve per implementare la funzione di cui ha veramente la necessità, lasciando al software la gestione di tutto il resto del sito, ma garantendo comunque quel certo margine di libertà.
Oltre a WordPress, poi, esistono anche diverse altre piattaforme che permettono di creare siti facilmente, tra cui citando solamente i più famosi GoDaddy, Wix, One.com o Shopify Tutte queste piattaforme offrono la possibilità di acquistare un dominio, ad esempio “dentrolatecnologia” scegliendo poi se partire da zero programmando ogni singola parte del
sito o installare WordPress o usare il loro software, i cosiddetti Site Builder, per costruire un portale online modo visivo, trascinando gli elementi come testi, immagini, link o pulsanti e associandogli delle azioni.
Per ora abbiamo parlato solamente di siti web, che chiaramente al momento è il settore dove c'è più interesse e dove chiunque, anche le piccole aziende, possono aprire il proprio e-commerce o ritagliarsi il proprio spazio su internet a costi minimi.
Esistono però altri settori in forte crescita che stanno diventando sempre più interessanti per le piattaforme nocode e lowcode, primi fra tutti lo sviluppo di app per smartphone e la creazione di giochi.
Partendo dalle applicazioni, alcuni dei software più famosi sono Softr, Bubble o Google AppShit.
Quest'ultima, in particolare, si può integrare perfettamente con i fogli di Google Drive, ad esempio per creare app che raccolgano segnalazioni, tengano traccia dell'andamento di un progetto, prendano gli ordini in un ristorante e tanto altro.
La personalizzazione grafica in questo caso è limitata e si limita a poter cambiare colori e icone, ma è uno strumento potentissimo che chiunque può utilizzare per i propri scopi, dal piccolo Comune che vuole creare un'app per i propri cittadini per raccogliere le segnalazioni, al ristorante che vuole raccogliere le ordinazioni dei clienti direttamente dallo smartphone o all'hotel che vuole automatizzare le operazioni di check-in e check-out.
Inoltre, sono presenti numerosi template per situazioni come quelle elencate, che fanno da base su cui poter aggiungere le proprie personalizzazioni o anche da tenere così e pubblicare con il proprio nome e logo.
Esistono poi anche tutta un'altra categoria di nocode, che invece prevede una programmazione per così dire semplificata attraverso l'uso di blocchi.
Questo approccio è molto utilizzato soprattutto per quanto riguarda l'aspetto didattico, dove utilizzare un sistema visivo è più familiare, come quello appunto dei blocchi che si incastrano tra loro, è più comprensibile per i bambini e i ragazzi che vogliono entrare in contatto con il mondo della programmazione.
Tuttavia, anche per lo sviluppo di semplici app o siti, questi sistemi sono molto funzionali, in quanto permettono di programmare senza poter scrivere codice.
Un esempio importante proprio legato a questo aspetto sono i motori grafici Unit 3D e Unreal Engine, largamente utilizzati nell'industria di sviluppo di videogiochi anche famosissimi come Fortnite.
E proprio questi software hanno negli ultimi anni introdotto e sviluppato i cosiddetti blueprint e visual scripting, ossia sistemi per programmare appunto videogiochi usando sistemi di blocchi collegati tra loro, e che vanno ad esempio a compiere azioni, spostare elementi e in generale controllare qualsiasi aspetto del mondo 3D o 2D che si stanno realizzando.
Chiaramente, per lo sviluppo di un videogame è necessario anche saper conoscere la modellazione 3D, lo sviluppo dei suoni, la produzione di immagini e molto molto altro.
Ma con un po di pazienza e voglia di imparare, chiunque, anche usando immagini e modelli che si possono acquistare o scaricare online, può creare giochi dai più semplici e più complessi, senza scrivere del codice per come lo conosciamo oggi.
Abbiamo dunque visto, anche con molti esempi pratici, cos'è, come funzionano e a che cosa servono gli approcci nocode e lowcode, ma a chi sono rivolte queste tecnologie? In realtà la risposta è già stata in parte data, ma è bene chiarire alcuni aspetti.
È dubbiamente vero che le piattaforme nocode e lowcode sono state pensate per coloro che vogliono sviluppare un sito o un'app senza avere conoscenze pregresse di programmazione.
Tra gli svariati esempi che abbiamo fatto ci sono il comune utente che vuole un proprio blog, una piccola attività che ha intenzione di vendere i propri prodotti online, ristoranti, hotel, amministrazioni che vogliono raccogliere ordini, prenotazioni, segnalazioni e molto altro.
C'è da dire però che questi strumenti non sono da vedere come una minaccia al lavoro dei programmatori, ma è l'esatto opposto.
Gli stessi sviluppatori, infatti, possono usare queste piattaforme per realizzare dei lavori che magari non richiedono troppe personalizzazioni.
Quindi possono consegnare un prodotto comunque professionale senza grossi sforzi e concentrarsi così su richieste più complesse.
E con l'approccio lowcode gli sviluppatori possono sviluppare i progetti senza “reinventare” la ruota, ma avendo a disposizione già una grande base di partenza pronta per essere rapidamente personalizzata e modificata.
Le grandi aziende chiaramente non hanno invece interesse spesso in questi approcci, in quanto necessitano di software altamente personalizzati, sia nelle funzionalità sia nel design grafico, ma a quel punto hanno anche la disponibilità economica per investire in aziende di sviluppo software ad hoc.
Esiste infine un'altra categoria a cui è rivolto l'approccio nocode o lowcode, ed è quella di coloro che vengono chiamati citizen developer.
Nell'ambito delle aziende anche più grosse queste figure sono dipendenti che, seppur esterni al dipartimento informatico, si occupano dello sviluppo di progetti minori, app personalizzate standard, piccole modifiche ai progetti esistenti.
Non dovendo programmare, infatti, queste persone possono portare a termine i compiti con estrema facilità, liberando il lavoro degli sviluppatori che nel mentre possono occuparsi esclusivamente dei progetti più corposi e importanti.
Veniamo quindi all'ultima domanda: il nocode è, tra virgolette, pericoloso per i programmatori? Anche in questo caso abbiamo già visto come non solo non rappresenti alcun rischio, ma anzi può diventare una grande opportunità sia per tante piccole imprese che possono iniziare da zero con un sito autocostruito e poi espandere il progetto con l'aiuto di
sviluppatori esterni, ma anche per gli stessi programmatori e case di sviluppo, che possono usare questi strumenti per i progetti più piccoli e concentrarsi su quelli più importanti, semplificandosi enormemente la vita.
Inoltre possono anche sviluppare, come nel caso di WordPress, plugin o temi da poter vendere e diventare tasselli importanti e dare il proprio contributo nell'evoluzione del nocode, che indubbiamente sta prendendo sempre più piede e che sicuramente lascerà un segno indelebile nel mondo della programmazione.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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