
Nel corso dei milioni di anni di storia del nostro pianeta le specie si sono continuamente estinte, ma in tempi abbastanza lunghi da permetterne la nascita di nuove e mantenere ricca la biodiversità sulla Terra. Oggi invece questa estinzione avviene molto repentinamente e sempre più organizzazioni, come il WWF, lavorano e finanziano ricerche e mettono in atto politiche con l'obiettivo di preservare e salvaguardare le specie più a rischio. Che correlazione c'è tra questo e la tecnologia? Le nuove tecnologie si stanno dimostrando estremamente utili, se non fondamentali, per riuscire a controllare questo problema. L’obiettivo di questa puntata è cercare di capire come viene utilizzata la tecnologia e vedere l'impatto che ha nel migliorare o stabilizzare le condizioni di vita degli animali.
Nella sezione delle notizie parliamo delle trascrizioni di milioni di ore di video di YouTube per addestrare l’IA di OpenAI, dei primi eReader Kobo a colori e infine di Google che lancia la sua rete Find My Device per ritrovare gli oggetti smarriti.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Samurai by Jim Yosef
Music provided by NoCopyrightSounds.
Free Download/Stream: http://NCS.io/Samurai
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo delle tecnologie che permettono di salvaguardare le specie animali e vegetali, cercando di capire come vengono utilizzate e vederne l'impatto nel migliorare e stabilizzare le condizioni delle specie rischio.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcasts, YouTube Music oppure direttamente sul nostro sito.
Nel tentativo di potenziare i propri modelli di intelligenza artificiale, OpenAI ha adottato un approccio ambizioso, la trascrizione di oltre a un milione di ore di contenuti video provenienti da YouTube.
Questa massiccia operazione solleva dubbi significativi riguardo all'etica e alla legalità dell'acquisizione dei dati.
Benché OpenAI abbia difeso la sua azione come un'applicazione lecita del concetto di “Fair Use”, Google ha manifestato preoccupazioni riguardo alla possibile violazione dei suoi termini di utilizzo.
L'interesse per la qualità dei dati nell'ambito dell'intelligenza artificiale, come abbiamo visto più volte, è un aspetto cruciale, ma questa situazione pone in risalto le sfide che le aziende devono affrontare nel navigare attraverso il complesso labirinto delle leggi sul copyright e delle politiche delle piattaforme online.
Inoltre, l'episodio solleva domande più ampie riguardo alla regolamentazione e alla governance dei dati digitali, evidenziando la necessità di normative chiare e aggiornate che tengano conto dei rapidi sviluppi nel campo dell'intelligenza artificiale e della gestione dei dati.
Questa settimana, Kobo ha presentato i primi due e-reader a colori, ovvero Kobo Libra Colour e Kobo Clara Colour.
Delle due nuove soluzioni, il Libra Colour è l'unico a permettere anche la scrittura a mano, anche se questa funzione si sblocca solamente una volta acquistata la penna Stylus 2, che viene venduta separatamente.
Tra le altre caratteristiche più interessanti troviamo uno spazio di archiviazione da 32 GB, una batteria da 2050 mAh che può affrontare fino a 40 giorni di autonomia e una classe di protezione che promette una resistenza di 60 minuti e 2 metri di profondità sott'acqua.
Il Clara Colour è invece la versione più ridotta, depotenziata sotto gli aspetti della capacità di archiviazione e di autonomia, non che la più economica.
Tuttavia, anche questa è dotata di uno schermo e-Ink a colori.
Ad oggi diversi produttori si sono cimentati nell'impresa di commercializzare e-reader a colori, ma fino ad oggi hanno ottenuto risultati altalenanti.
Le due soluzioni di Kobo invece, disponibili a 230 e 160 euro, hanno decisamente compiuto un passo in avanti rispetto ai prodotti della concorrenza, soprattutto per quanto riguarda il prezzo.
Tuttavia le altre criticità, come la leggera riduzione della qualità, persistono ancora, anche se per godersi fumetti e illustrazioni a colori su un e-reader, le nuove soluzioni di Kobo restano comunque un ottimo compromesso.
Lunedì 8 aprile Google ha finalmente annunciato il rilascio della nuova rete Find My Device, presentata al Google IO nel 2023.
Il funzionamento è molto simile a quello presentato da Apple con la rete Dov'è.
Utilizzando il segnale Bluetooth e i miliardi di dispositivi Android nel mondo, infatti, Google permetterà di localizzare il proprio dispositivo, compresi cuffie o smartwatch o tag Bluetooth, anche se questi risultano offline o, per alcuni dispositivi come il Pixel 8, anche spenti.
Google ha inoltre collaborato con Apple per quanto riguarda la privacy.
Utilizzando un tag, infatti, sarebbe possibile rintracciare e seguire una persona di nascosto.
Tuttavia, se un tag sconosciuto viene rilevato diverse volte nelle vicinanze del proprio dispositivo, si verrà avvisati dal proprio smartphone sia Android che iOS.
Se non ci fosse stata questa collaborazione, infatti, i miliardi di utenti Apple sarebbero stati fortemente a rischio in fatto di privacy e viceversa per quanto riguarda gli utenti Android con gli AirTag di Apple.
Inoltre, gli utenti potranno decidere se utilizzare o meno la rete Find My Device con tre diversi livelli.
Il primo utilizza esclusivamente il GPS del dispositivo e non si contribuirà alla ricerca dei dispositivi altrui.
Il secondo livello permette di trovare e contribuire alla rete Find My Device solo in ambienti affollati e infine il terzo funzionerà ovunque.
Secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, o IUCN, sono oltre 44.000 le specie a rischio estinzione sul nostro pianeta.
Questo dato rappresenta circa il 28% di tutte le 157.000 specie valutate, sia animali che vegetali.
Un dato allarmante se consideriamo che nella maggior parte dei casi la causa è l'essere umano.
Nel corso dei milioni di anni di storia del nostro pianeta, infatti, le specie si sono continuamente estinte, ma in tempi abbastanza lunghi da permettere la nascita di nuove specie e di mantenere ricca la biodiversità sulla terra.
Fortunatamente, negli ultimi decenni l'attenzione e la sensibilità verso questo tema, e più in generale verso il tema del cambiamento climatico, raggiunge sempre più persone, permettendo a paesi e organizzazioni, come il WWF, di lavorare, finanziare ricerche e mettere in atto politiche con l'obiettivo di preservare e salvaguardare le specie più a rischio.
Tra queste, forse la più famosa è il Panda, ma troviamo anche altri mammiferi, come elefanti, gheppardi, koala, leoni, diverse specie di uccelli come aquile o faichi, e decisamente troppe altre.
Come abbiamo detto all'inizio, 44.016 su 157.190 per la precisione.
Questo, però, è un podcast che parla di tecnologia, non di animali.
Che correlazione c'è quindi tra questi due mondi? La risposta è semplice, come per molti altri settori che nelle varie puntate abbiamo approfondito, anche in questo le nuove tecnologie si stanno dimostrando estremamente utili, se non fondamentali, per riuscire a controllare e preservare le specie in via di estinzione e non solo, come vedremo poi.
In questa puntata andremo infatti a parlare proprio di queste tecnologie, cercando di capire come vengono utilizzate e vedere l'impatto che hanno nel migliorare o stabilizzare le condizioni di vita degli animali e delle specie a rischio.
Iniziamo ricollegandoci alla puntata della scorsa settimana, dove con Esri Italia abbiamo parlato di come imprese, ma anche pubbliche amministrazioni, possono sfruttare il sistema informativo geografico, conosciuto come GIS, per visualizzare e analizzare i dati geospaziali.
E nel caso della salvaguardia delle specie, il sistema GIS gioca un ruolo cruciale, ma da solo non basta.
GIS infatti è fondamentale per visualizzare, analizzare e interpretare i dati geografici, ma prima di tutto questi dati devono essere raccolti.
Ecco quindi che entrano in gioco altre tecnologie come il GPS e la fotografia aerea.
Il primo può essere utilizzato per tracciare la posizione, lo spostamento e le abitudini di un gruppo di animali.
La seconda invece è fondamentale per avere una mappa sempre aggiornata di una certa area geografica.
In questo modo ad esempio si possono scovare miniere illegali, identificare alcune cause di deforestazione e vedere l'andamento e i cambiamenti del territorio, ad esempio dal punto di vista morfologico e vegetativo.
Per quanto riguarda il GPS invece ci sono diversi modi di tracciare la posizione degli animali.
Il metodo più semplice che viene utilizzato ad esempio per alcune specie di elefanti, gorilla o tigri è l'utilizzo di collari o tra virgolette “bracciali” dotati di un sensore di posizione e una scheda SIM per la comunicazione dati.
Un altro metodo che viene utilizzato, ad esempio nel caso dei rinoceronti neri, è quello di inserire nel corno dell'animale un microchip che permette di tracciare, anche in questo caso, spostamenti e abitudini.
In questo modo, oltre a raccogliere informazioni utili a condurre studi sugli animali, si contrasta il fenomeno del bracconaggio, che è la principale causa che sta portando queste specie all'estinzione.
Grazie ai microchip infatti è possibile cogliere sul fatto questi trafficanti e fornire prova e dei loro crimini, riducendo drasticamente questo fenomeno e tenendo così al sicuro gli animali a rischio.
Rimanendo sempre sul tema del tracciamento degli animali e dei loro comportamenti, un metodo meno invasivo consiste nell'utilizzo delle cosiddette camera traps, o fototrappole.
In sostanza vengono installate delle videocamere in habitat e zone che devono essere controllate.
Queste videocamere sono più o meno complesse e possono andare da semplici installazioni fisse nascoste, ad esempio dentro un tronco o nel terreno, a sistemi complessi come veri e propri robot con le sembianze di un animale o di un pesce in grado di muoversi nell'ambiente circostante.
L'utilizzo di fototrappole è di estrema utilità se si vogliono osservare da vicino le abitudini di una specie in modo non invasivo, in quanto la presenza dell'uomo nella maggior parte dei casi altera i comportamenti degli animali.
Inoltre questa tecnologia permette anche di scoprire nuove specie mai viste prima, controllare lo stato di salute dell'ambiente circostante e, come nel caso dei sistemi GPS, sorvegliare la zona da bracconieri e trafficanti illegali.
Allo stesso modo, oltre alle fototrappole fisse o mobili, si possono utilizzare anche i droni per avere una visione dall'alto e più dettagliata dell'ambiente in modo totalmente non invasivo.
Con sistemi di computer vision e quindi intelligenza artificiale è possibile poi raccogliere ulteriori informazioni dalle fototrappole, come la presenza o meno di determinati animali, o analizzare altri fattori di interesse per la salvaguardia dell'ambiente.
Il funzionamento di fatto sarebbe molto simile ai sensori sviluppati da Blimp, con cui abbiamo parlato qualche settimana fa.
E continuando a parlare di intelligenza artificiale non si poteva non citare questa tecnologia anche in questo settore.
Sia chiaro, non parliamo di IA generativa, come quella di cui ormai si sente parlare ogni giorno, quanto più di modelli specifici di machine learning che permettono grazie a enormi quantità di dati raccolti tramite sensori, immagini satellitari, droni, sensori acustici o fotografie, di comprendere meglio l'ambiente in una certa area geografica, ma anche prevedere la sua evoluzione nel tempo.
In questo modo, ad esempio, si possono simulare in anticipo le politiche da adottare e avere già un'idea dell'impatto che queste avranno nella salvaguardia del pianeta e dei suoi abitanti.
Per fare un esempio concreto, in Danimarca è stato studiato un lago chiamato Ring Lake.
In particolare, sono stati raccolti i sedimenti di questo lago e campioni di DNA e altro materiale genetico che hanno permesso di ottenere informazioni sulla biodiversità presente nella zona nel corso dei secoli.
Incrociando poi questi dati, con i dati storici sulle informazioni climatiche e presenza di inquinamento, grazie all'IA si è scoperta una correlazione tra la presenza di insetticidi e fungicidi che, assieme ad eventi di temperature e precipitazioni estreme, riesce a spiegare la perdita di circa il 90% della biodiversità del lago.
E questo è sicuramente un primo passo per comprendere meglio le cause specifiche che hanno portato all'estinzione di alcune specie e di conseguenza contrastare alcuni comportamenti.
Questo piccolo esempio ci è tra l'altro utile per parlare di DNA ambientale o di eDNA.
Raccogliendo nell'ambiente il DNA, ad esempio dai semi, feci o tracce di saliva, si può studiare la biodiversità di una certa zona, scoprire nuove specie o verificare la presenza di specie, batteri o virus tra virgolette “alieni” ossia che non dovrebbero essere in quella zona del mondo e che potrebbero rappresentare un serio pericolo per la biodiversità dell'area circostante.
Ma se parliamo di DNA e di patrimonio genetico, andiamo ad aprire un mondo di possibilità qui ci stiamo pian piano avvicinando.
Chi ha visto Jurassic Park ricorda sicuramente la scena in cui viene spiegato come, unendo i frammenti di DNA raccolti da una zanzara fossilizzata e unendoli con quelli di una rana, gli scienziati guidati da John Hammond riescono a riportare in vita i dinosauri estinti milioni di anni fa.
Qui, ovviamente, stiamo parlando di racconti di fantascienza, ma le tecnologie di cui disponiamo oggi ci permettono di avvicinarci veramente tanto a riuscire a “destinguere” specie del passato seppur con modi completamente diversi da quelli che abbiamo visto nei film di Jurassic Park.
Il presupposto di base, infatti, è che nelle specie attualmente esistenti è conservato, in forma latente, il patrimonio genetico anche dei loro antenati.
Ad esempio sappiamo che, dai dinosauri dell'immaginario collettivo, discendono diverse specie di uccelli attualmente in vita.
Quindi, modificando geneticamente un pollo, si potrebbe veramente destinguere un dinosauro.
E su questo tema sono stati già condotti alcuni esperimenti più o meno riusciti.
Attualmente, invece, sono stati investiti milioni di dollari per cercare di destinguere il dodo, sempre utilizzando la stessa tecnica.
Usando la tecnica CRISPR, di cui avevamo già parlato, infatti è possibile tagliare, incollare o spostare minuscoli frammenti di un filamento di DNA, attivando o disattivando così alcuni geni che poi andranno a modificare le caratteristiche che avrà l'animale.
Una volta ottenuto il patrimonio genetico, e in questo caso del dodo, è possibile implementare l'embrione creato artificialmente in un uccello, ad esempio in una gallina, che cova di fatto un uovo da cui nascerà un dodo.
E allo stesso modo è potenzialmente possibile destinguere qualsiasi specie, animale o vegetale, che è andata persa nel corso della storia evolutiva.
Ma perché ancora non è stato fatto? Il principale problema è la difficoltà di riuscire a padroneggiare la tecnica CRISPR e l'ancora scarsa conoscenza di come funziona il DNA.
Investire in questa tecnologia però ha perfettamente senso, perché è grazie a questa se in futuro riusciremo a comprendere meglio come funzionano, ad esempio, le malattie genetiche dell'uomo e riuscire a curarle.
Allo stesso tempo, raccogliere il patrimonio genetico degli animali a rischio estinzione può permetterci, ora e in futuro, di ripopolare il mondo con animali scomparsi e cercare in qualche modo di riparare ai nostri errori.
E a proposito di salvare il patrimonio genetico, concludiamo questa puntata parlando di un altro progetto che coinvolge però il mondo vegetale.
In Norvegia, più precisamente in un arcipelago delle isole Svalbard, che si trovano al polo nord, è stato costruito lo Svalbard Global Seed Vault, ossia un deposito globale di semi che ha l'obiettivo di conservare per l'appunto dei semi e salvaguardare il patrimonio genetico mondiale di colture come il riso, il mais, il cocco, il frumento e tante altre, comprese le loro migliaia di varietà differenti.
In questo modo si potranno recuperare quelle colture che, in futuro, potranno andare perdute a causa di cambiamenti climatici, guerre, disastri naturali o per qualsiasi altro motivo.
Inoltre, questo deposito permette ai ricercatori di avere accesso a un patrimonio genetico enorme, su cui condurre esperimenti e ricerche, ad esempio per creare nuove varietà più resistenti, buone o dal miglior rapporto nutrizionale.
Concludendo, quindi, analisi del DNA, sistemi GIS, intelligenza artificiale e raccolta dei dati con svariati sensori, stanno dando un enorme contributo, soprattutto se utilizzati in combinazione tra loro, nello studiare meglio i comportamenti e le abitudini degli animali, tenerli monitorati e soprattutto comprendere meglio le cause specifiche che stanno portando all'estinzione di migliaia di specie, sia animali che vegetali.
Sta poi a noi riuscire a comprendere e sfruttare al meglio queste informazioni per salvaguardare la biodiversità del nostro pianeta, che rappresenta un patrimonio unico e dal valore veramente inestimabile.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.



