Tra le mille sfide delle grandi città (traffico, inquinamento, trasporti), ce n'è una che sembra sempre più complicata: trovare parcheggio. Ma oggi la tecnologia può fare molto, tra applicazioni per smartphone, pagamenti direttamente dall'auto e sensori IoT che trasformano i parcheggi in spazi connessi. Come può, quindi, la digitalizzazione migliorare davvero la gestione della sosta urbana? Per approfondire il tema abbiamo invitato Roberto Carreri, esperto di tecnologie digitali per lo sviluppo della mobilità pubblica e privata e membro di AIPARK, Associazione Italiana Operatori Sosta e Mobilità.
Nella sezione delle notizie parliamo del divieto imposto dall'Australia sull'utilizzo dei social media per i minori di 16 anni e infine di Cocoon, la nuova piattaforma decentralizzata di Telegram per un'IA che tutela la privacy degli utenti.



Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Superhero In My Sleep by Rival x Asketa & Natan Chaim
Ci sono casi veramente molto interessanti che secondo me rappresentano il futuro dei sistemi di parcheggio, come quelli legati all'utilizzo di sistemi di telecamere a lettura targa per il controllo accessi dei veicoli all'interno di un'area protetta da queste telecamere in logica "free flow", quindi senza l'uso di barriere.
Tecnologia estremamente efficace che permette l'introduzione dei primi sistemi di parcheggio concepiti in modo analogo a quanto già sta accadendo in autostrada.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo con AIPARK, l'Associazione Italiana Operatori Sosta e Mobilità, di come la tecnologia stia trasformando la gestione della sosta urbana, anche grazie alle app, ai pagamenti direttamente dall'auto e ai sensori IoT che rendono i parcheggi sempre più efficienti.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina, su Spotify, Apple Podcasts, YouTube Music oppure direttamente sul nostro sito.
L'Australia è diventata questa settimana il primo paese al mondo a vietare l'utilizzo dei social media agli utenti con età inferiore ai 16 anni.
La normativa comporta la disattivazione degli account esistenti e impedirà nuove registrazioni sulle principali piattaforme quali YouTube, TikTok, Facebook, Snapchat, Instagram, X e così via.
Le società che non adotteranno misure adeguate per garantire il rispetto del divieto verranno sanzionate fino a 49 milioni e 500 mila dollari australiani equivalenti a circa 28 milioni di euro.
Al momento tutte le piattaforme interessate hanno confermato la propria adesione alla normativa, tuttavia il primo ministro australiano ha riconosciuto che l'attuazione del provvedimento non sarà subito perfetta, citando problematiche come i sistemi di verifica facciale dell'età.
La decisione ha come obiettivo quello di salvaguardare i giovani dai fenomeni negativi del web, come la dipendenza da scrolling o il cyberbullismo, permettendo loro di dedicarsi invece ad attività più costruttive.
Pavel Durov, CEO di Telegram, ha annunciato sul suo canale l'attivazione della piattaforma Cocoon, sviluppata da Telegram e alimentata dalla blockchain The Open Network, o TON.
Ma di cosa si tratta? Innanzitutto, la rete TON è una delle principali reti di blockchain per lo scambio di criptovalute TON coin, NFT o l'esecuzione di smart contract, temi tra l'altro che abbiamo approfondito in diverse puntate.
TON alimenta, ad esempio, diverse funzionalità legate al mondo blockchain di Telegram, come mini-app, acquisto di username, regali o per permettere agli utenti di monetizzare i propri canali.
Proprio su questa rete nasce, quindi, Cocoon, o Confidential Compute Open Network, una rete di calcolo decentralizzata che permette a chi ne ha la possibilità di mettere a disposizione le proprie GPU, quindi potenza di calcolo, guadagnando Toncoin.
Rispetto ai provider cloud come AWS o Azure, è quindi possibile garantire agli sviluppatori costi nettamente inferiori, una maggior resilienza e una confidenzialità assoluta, dal momento che i dati sono criptati e non vengono raccolti da un'unica entità.
Infine, proprio Telegram sarà il cliente principale della rete, che la utilizzerà per integrare nella sua app funzioni avanzate di IA, garantendo la privacy degli utenti.
Tra le mille sfide delle grandi città (traffico, inquinamento, trasporti), ce n'è una che sembra sempre più complicata: trovare parcheggio.
Ma oggi la tecnologia può fare molto, tra app intelligenti, pagamenti direttamente dall'auto e sensori IoT che trasformano i parcheggi in spazi connessi.
Come può quindi la digitalizzazione migliorare davvero la gestione della sosta urbana? Per parlarne è con noi Roberto Carreri, esperto di tecnologie digitali per lo sviluppo della mobilità pubblica e privata e membro di AIPARK, Associazione Italiana Operatori Sosta e Mobilità.
Benvenuto, Roberto.
Benvenuti a voi, grazie, grazie di avermi ospitato in questa rubrica davvero interessante, per me è un vero piacere.
Innanzitutto, raccontaci chi è AIPARK.
AIPARK è l'associazione italiana degli operatori della sosta e della mobilità, lo hai detto anche tu prima, un'associazione che rappresenta i principali operatori, gestori, fornitori, insomma tutti coloro che in qualche modo gravitano nel mondo della sosta e della mobilità per la gestione dei servizi che ne permettono la fruizione da parte dei
consumatori, dei cittadini.
AIPARK oggi conta più di 100 associati e promuove soluzioni di carattere innovativo mettendo a sistema tutte le proposte che arrivano da questi associati per migliorare la gestione della sosta, supportare le politiche di mobilità sostenibile delle amministrazioni locali e nazionali e per contribuire ovviamente come beneficio indotto
alla riduzione dell'impatto ambientale e all'ottimizzazione delle infrastrutture di parcheggio.
Ok, quindi quali sono oggi le principali sfide, i principali problemi legati alla sosta? Che sicuramente sono questioni che in un modo o nell'altro ci toccano tutti.
Ci fai un quadro generale?
Ma certo, allora intanto partiamo dai problemi così finiamo con le soluzioni e rimane in mente quello piuttosto che il problema, mi pare l'approccio più corretto. Sì, effettivamente ci tocca parlare del problema e il problema chiaramente più evidente anche agli occhi di chiunque approcci a una esigenza di parcheggio è quella della scarsità degli spazi disponibili.
Fondamentalmente questa insufficienza di spazi genera congestione genera frustrazione fra gli automobilisti che perdono tempo per cercare un parcheggio, genera stress emotivo alla guida e talvolta anche problematiche di sicurezza stradale. La mancanza poi di - diciamo - una regolamentazione non tanto adeguata - perché ovviamente noi abbiamo un
impianto normativo estremamente strutturato, peraltro di recente revisione - che ha chiarito alcuni aspetti specifici e importanti. Ma diciamo la regolamentazione locale spesso non armonizzata fra le varie città aggrava un po' la situazione, il cittadino si trova nella difficoltà di affrontare problematiche diverse a seconda del luogo in cui è chiamato ad
andare a parcheggiare Ecco, diciamo così, questo allarme sosta in Italia esiste, ne hanno parlato molte realtà che operano nel settore, ne ha parlato molto bene anche AIPARK stessa proprio l'anno scorso in occasione dell'evento dei "Pdays" che si è tenuto a Firenze e attraverso il suo osservatorio AIPARK ha dato un quadro molto ben
dettagliato di quella che è la situazione. Di fatto - per farla breve - in Italia mancano circa 670 mila parcheggi rispetto a quella che è la domanda e il motivo in realtà si articola in diverse ragioni, sia di natura infrastrutturale, collegata ai sistemi di ospitalità della sosta che gravitano attorno alle
grandi città o al loro interno, sia di natura tecnologica perché la disuniformità di investimento sulle tecnologie abilitanti i processi di armonizzazione della sosta causa per l'appunto una dicotomia che è tutta sulle spalle del guidatore, del conducente del veicolo.
La soluzione è certamente quella di adottare politiche integrate di mobilità urbana che vedano le aree di sosta e i servizi a loro collegati come strumenti abilitanti da cui ripartire. Cioè che cosa vuol dire questa roba qui? Non è solo opinione degli esperti o degli appartenenti al settore, è qualche cosa che rientra nelle aspettative di tutti i cittadini che
ogni giorno usano in modo molto ormai diffuso e pervasivo la tecnologia e spesso si domandano perché questa tecnologia di così semplice utilizzo - una commodity - non possa essere applicata anche in contesti territoriali come quelli legati alle aree di sosta e di parcheggio. Ecco con questa opportunità
oggi sicuramente avrò la possibilità e mi fa piacere farlo di raccontare che in effetti molte sono le situazioni virtuose nelle quali attraverso l'adozione di tecnologie evolute, moderne e adeguate, perlomeno in termini di armonizzazione della domanda con l'offerta, nonostante l'assenza di posti, si stia
riuscendo a migliorare, mitigandoli, i problemi che ogni giorno i conducenti dei veicoli vivono. Riprendo a questo proposito diciamo le parole proprio del segretario generale di AIPARK, Laurence Bannerman, che ai "Pdays" diceva parlando per l'appunto dei progetti di riqualificazione urbana e della necessità
di incentivare l'uso di forme di trasporto compatibili con le necessità di coloro che sono costretti a utilizzare il veicolo e hanno bisogno di parcheggiarlo regolarmente, l'innovazione digitale diceva: "consente di adottare nuove configurazioni delle infrastrutture di sosta in hub urbani rendendoli più smart, convenienti, efficienti e adattabili", qui leggo proprio
in virgolettato, "e adattabile alle esigenze degli utenti e delle città per poter governare le mobilità in chiave multimodale per le persone a completamento della propria esperienza di mobilità e per le cose".
Ecco questa multimodalità è un tema che io vorrei focalizzare bene proprio per consentire di iniziare un percorso che ci porti a comprendere come la sosta non debba essere necessariamente vissuta come il termine del viaggio di una persona ma come l'inizio di una nuova modalità di spostamento all'interno
dell'arco della giornata nella quale il cittadino una volta abbandonato il veicolo ha bisogno di spostarsi in altre modalità.
Ecco, questa integrazione, questo concetto così "allargato" di vedere la sosta a quel punto chiarisce perché porre rimedio a questi problemi attraverso la tecnologia è un obbligo più che un dovere.
Ecco, questo che hai citato è un aspetto molto interessante perché altrimenti potremmo pensare al parcheggio come la destinazione ultima, anche un po' in sostituzione del trasporto pubblico, però ci stai dicendo che in realtà non è assolutamente così, non dobbiamo vedere il parcheggio in questo modo.
Bravissimo.
E anche legato a quello che dicevi prima, in Italia mancano appunto 600.000 posti auto...
670.000, sì
Però le nostre città tendenzialmente sono abbastanza strette, sono piccole, non ci sono nuovi posti auto, non si possono inserire altri posti auto e quindi nasce questo concetto, cioè questi posti li dovremmo trovare all'esterno in queste "hub" si sviluppa quindi il concetto appunto di multimodalità.
Modalità di trasporto urbano, certo. Sono d'accordissimo, è esattamente... Ecco, se focalizziamo la nostra attenzione proprio sui grandi centri urbani ad alta densità di spostamento, quindi i poli di attrazione dei vettori di mobilità delle persone, sia per ragioni di carattere lavorativo quotidiano, i "commuter", sia per ragioni di tipo turistico, sia per necessità
di spostamento ordinarie legate al modo in cui chi penetra dalla prima, dalla seconda cintura di un centro urbano ad alta densità verso il centro della città stesso, per ragioni di far bisogno di sbrigare banalmente delle faccende o comunque di far bisogno personale, una visita a un ospedale, a un parente, al cinema, piuttosto che, ecco, come questo
tipo di esperienza di viaggio possa di per sé diventare svilente lo sappiamo tutti.
Come può invece diventare un'opportunità attraverso sistemi integrati e modelli interoperabili di trasporto fra l'utilizzo del veicolo privato e quello del sistema del trasporto pubblico nella grande città è la sfida. Sicuramente quella che tu Davide hai appena detto è una delle principali opportunità che abbiamo in ragione della urbanizzazione delle nostre
grandi città. Noi abbiamo città tendenzialmente "vecchie" - in termini vezzeggiativi intendo dire - storiche e quindi poco adatte all'infrastrutturazione di ampie aree di parcheggio, sia nel sottosuolo che in superficie, che di fatto non trovano collocazione in queste zone. Ecco che la possibilità
di introdurre aree di parcheggio attorno alla prima cintura che in combinazione a sistemi di trasporto efficienti e rapidi nello spostamento in logica "shuttle" da e verso il centro della città, non necessariamente solo metropolitane ma anche... perché sappiamo che non tutta l'Italia ha la possibilità di disporre di 5-6 linee della metropolitana come per esempio accade
a Milano, ma anche con reti di trasporto che possano circolare su corsie preferenziali o addirittura dedicate e connesse con questi "hub" di parcheggio potrebbero rappresentare la soluzione che induce il cittadino ad avvalersi della multimodalità di sistemi di trasporto come soluzione per l'appunto al proprio fabbisogno di spostamento.
E' chiaro che in questo senso anche l'esperienza di parcheggio - e qui veniamo un po' al punto che vogliamo discutere oggi - l'esperienza di parcheggio deve essere totalmente seamless, deve essere sicura, deve essere adeguata a garantire a coloro che vogliono regolarizzare la loro posizione di poterlo fare
in modo semplice e in modo coerente alla propria competenza, alla propria capacità. Ci devono essere molte modalità di regolarizzazione della sosta.
Ci devono essere strumenti a disposizione dei cittadini di facile utilizzo e in questo senso ecco che la tecnologia si innerva in questo concetto in maniera assolutamente semplice.
Esatto e approfondendo questo aspetto quindi come può la digitalizzazione rivoluzionare, perché alla fine l'obiettivo finale vuole essere quello di non creare fastidio nell'utente, nel parcheggiatore, appunto chi guida un veicolo, ma proporgli qualcosa che sia efficiente e che gli permetta di raggiungere la sua destinazione
senza pensare appunto a dove sta parcheggiando, come deve pagare, eccetera eccetera.
Guarda, allora, diciamo così, la tecnologia di successo negli anni della rivoluzione digitale è quella che diventa immediatamente una "commodity" per i cittadini.
Come può - per rispondere alla tua domanda - la tecnologia essere utile in questo senso? Può esserlo innanzitutto se diventa qualche cosa che i cittadini comprendono facilmente e che possano considerare conveniente rispetto all'alternativa tradizionale.
Che cosa è accaduto? E' accaduto che con la diffusione capillare e ormai totale dei dispositivi mobili e quindi diciamo, di tutti quegli strumenti che ogni giorno ciascuno di noi utilizza per far fronte alle proprie necessità quotidiane, si sono introdotte le prime app della Sosta, di pagamento della Sosta. Parliamo, diciamo, nelle grandi città di una diffusione che ha cominciato
a diventare sempre più capillare a partire da una decina d'anni fa circa, quando ancora esistevano esclusivamente parcometri o altre modalità tradizionali di pagamento per regolare la propria posizione. Ecco che arriva la tecnologia a riempire un bisogno, no? Ed ecco che questa tecnologia, al momento in cui diventa semplice, abilita nuovi bisogni,
crea nuove aspettative.
e di fatto è, in logica autoreferenziale, causa della sua crescita e del suo miglioramento continuo.
Questo beneficio indotto arriva sia per i cittadini che per gli operatori della sosta.
Allora, ecco che le app della Sosta hanno rappresentato e rappresentano già da circa una decina d'anni una delle modalità più banali, ormai le consideriamo tali, per utilizzare in modo efficace il proprio sistema di parcheggio. In Italia le app della Sosta sono effettivamente sempre più popolari, soprattutto nelle grandi città, perché permettono di effettuare il
pagamento in modalità digitale, semplicemente. Non ho la moneta in tasca, ma non è un problema perché ho il mio telefono, quello sicuramente non mi manca, mi posso scaricare l'app che meglio so utilizzare, compatibilmente con quelle che magari quel tipo di parcheggio ha messo a disposizione dei cittadini,
me la scarico e pago.
Va detto che la diffusione è bilanciata da logiche di mercato e quindi ci sono app che hanno avuto più successo, altre meno e che comunque stanno crescendo. Questa diffusione così capillare permette comunque un crescente utilizzo da parte di tutti i cittadini perché sanno che ogni volta che vanno in un comune differente a fare il loro viaggio troveranno un'app disponibile, una piuttosto che un'altra,
ma non è un problema nel senso che evidentemente l'utilizzo di un'app abilita sia l'aspettativa che l'adozione della modalità di uso di quella che è disponibile in quel territorio in quel momento.
E' chiaro che l'utilizzo di per sé non è bastato a creare vantaggi, ma i vantaggi come dicevo prima sono venuti da sé e continuano ad arrivare, perché chiaramente la cosa più semplice è che permettono di impostare la durata della sosta in base all'effettiva permanenza del soggetto all'interno dell'area.
Quante volte è capitato a qualcuno, e non me ne vogliano gli amici del mercato dei parcometri, di inserire più soldi nel parcometro di quanto sia stato effettivamente l'utilizzo del parcheggio di per sé.
Ecco che l'app della sosta ti permette qualunque essa sia, di impostare una durata in base a quello che tu stimi essere la tua necessità, ma soprattutto di terminare la sosta in anticipo qualora tu te ne debba andare prima, risparmiamo un pochino.
Si può anche estendere da remoto?
Si può estendere, assolutamente, perché vieni notificato del fatto che l'applicazione ti notifica del fatto che la sosta che hai preimpostato sta per terminare, quindi senza incorrere in spiacevoli sanzioni si può aumentare la durata della sosta contestualmente, ma si può anche tenere d'occhio in maniera
costante e monitorare la spesa della sosta.
Cioè pensiamo anche al fatto che l'utilizzo di queste app permette di avere un wallet digitale che consente al cittadino di sapere esattamente qual è la spesa effettuata nell'arco di un mese, di una settimana, di un giorno e quindi monitorare i costi.
Immaginiamoci anche delle aziende che hanno delle flotte con cui fanno girare i veicoli e che devono fare i conti con questo genere di costi.
Ci sono però, dicevamo anche, altri fattori critici di successo che sono invece legati all'esperienza tratta dagli operatori della sosta e dalle amministrazioni comunali che vanno a allestire aree di sosta abilitando queste modalità di pagamento.
Perché? Perché ovviamente consentono queste app agli operatori di avere un quadro più preciso dell'effettiva domanda, perché se io vado a utilizzare queste app incremento in maniera silente quanto evidente le informazioni disponibili sia sull'occupazione degli stalli, sia sulla durata media di una
sosta, di un veicolo, ma posso anche abilitare l'utilizzo di tecnologie moderne e innovative e soluzioni sempre più efficaci per quello che riguarda il controllo dell'evasione e l'elusione della sosta.
Perché laddove io vado a introdurre metodi di pagamento di questo genere, che non si legano alla necessità, per esempio, di esporre un tagliandino sul parabrezza o qualunque altro genere di controllo che è comunque soggetto a "interpretazione", se vogliamo, per non usare altri termini. Io, lavorando attraverso le app su base targa, posso permettere
agli accertatori di effettuare le verifiche sulla validità di una sosta, sia essa ottenuta attraverso un pagamento o attraverso un permesso, un'autorizzazione rilasciata a quel veicolo per qualche ragione, permetto, dicevo, agli accertatori di effettuare controlli sempre più efficaci, sempre più rapidi e sempre più sicuri.
Non dimentichiamoci che ridurre il tempo di controllo per un accertatore talvolta può significare anche metterlo nelle condizioni di proteggersi maggiormente da invettive o da altri atteggiamenti ostili delle persone che sono sulla strada.
Non dimentichiamoci in ogni caso che questo genere di attività, che ovviamente è dovuta, è necessaria proprio a tutela di coloro che invece si comportano in maniera virtuosa per poter garantire loro la possibilità di una rotazione dei posti soprattutto nei parcheggi pubblici che sia utile proprio ad abilitare quelle politiche di armonizzazione della
domanda dell'offerta di cui parlavamo poco fa.
Ci sono poi altre importanti tematiche, una su tutte e poi mi fermo su questo argomento anche se ce ne sarebbero molte, è quella chiaramente dei costi di gestione del contante.
Noi abbiamo di fatto la possibilità di abbattere completamente tutti quei costi indotti dai processi di scassettamento delle casse delle vending machine che raccolgono cash per abilitare i pagamenti, dai processi di gestione del personale che deve recarsi sul posto, compresi i portavalori, a scassettare e poi portare in selezione, in "contazione", così si dice, in conta, in conteggio,
dal rischio di falsi, perché anche questo oggettivamente è un problema, in generale diciamo dalla riduzione se non addirittura dall'abbattimento dei costi di gestione del contatto.
Sì, fra l'altro, siccome abbiamo detto che la premessa di tutto è che poi una persona, l'utente, può pagare in modi diversi il parcheggio, quindi anche con la monetina, e lo deve continuare a fare, però magari dare più possibilità permette anche di ridurre il numero di vending machine.
Assolutamente si.
Perché se l'app funziona particolarmente bene e molti utenti, molti parcheggiatori la apprezzano e la utilizzano nel quotidiano, si può ridurre il numero di macchinette necessarie per gestire un parcheggio.
Diciamo che... esatto, sono d'accordo. Diciamo che è un concetto assolutamente importante quello che hai detto Davide e ripeto, lungi da me, l'idea di dire che uno strumento è meglio necessariamente, obbligatoriamente migliore di un altro. La tecnologia è in evoluzione e non c'è un meglio o un peggio. C'è una disponibilità collegata alla consapevolezza e alla capacità
dell'Uomo in quella fase storica di produrre tecnologia utile a migliorare la situazione.
C'è stato un momento in cui non c'era assolutamente nulla e sono arrivati i parcometri, le vending machine che ancora devono - giustamente come dici tu - esserci per poter garantire a tutti la massima pluralità nella disponibilità delle modalità di pagamento e di regolarizzazione della sosta. Ci sono persone che con gli strumenti digitali,
senza entrare nel tema del Digital Divide, ma comunque sono ancora, diciamo, meno avvezzi all'utilizzo di questi strumenti e quindi devono potersi sentire tranquilli nel regolarizzare la sosta attraverso questi dispositivi così, chiamiamoli così, tradizionali che in realtà loro stessi possono diventare, vedremo anche come, elementi abilitanti in nuova tecnologia.
Certo e poi alla base di tutto c'è il fatto che io come utente sono incentivato, ci vedo un vantaggio nell'utilizzo dell'app e quindi e non sono obbligato ma lo faccio per un interesse personale banalmente risparmio tempo.
E a proposito di questo, visto che quello che ci hai descritto penso sia un po' lo stato dell'arte attuale, ecco, come funzionano in Italia molti parcheggi, molte aree di sosta, e invece qual è il futuro da questo punto di vista? Perché se penso all'ambito appunto della fornitura di carburante ai distributori, si parla spesso ad oggi di modalità di pagamento che prevedono che sia l'auto stessa ad esempio a pagare,
ecco, e non il passeggero, il guidatore. Si può riproporre questo modello anche nel mondo dei parcheggi, non è più semplicemente semplificare, ma si tratterebbe proprio di togliere totalmente la frizione di dover pagare, perché lo fa già la macchina.
Questo è un tema estremamente interessante ed è molto stimolante soprattutto per chi come me vive, si nutre di tecnologie ed innovazione.
In realtà non è vero, non è vero che non può, anzi ci sono già fulgi di esempi di utilizzo del cosiddetto "pagamento in-car", oppure "smart car payment", ok? Diciamo che questa modalità di pagamento consente di pagare direttamente dal veicolo tramite sistemi che sono integrati con l'infotainment del veicolo stesso, è qualcosa che è ancora
effettivamente embrionale in Italia ma ha oggettivamente un grandissimo potenziale di diffusione, perché segue quel concetto di un miglioramento continuo e di accrescimento dell'aspettativa tecnologica da parte degli utilizzatori che dicevamo un poco fa.
E' una nuova tendenza che ha visto le prime applicazioni nel corso proprio degli ultimi anni soprattutto per quello che riguarda le automobili di ultima generazione.
Si parla tanto dell'elettrico, in effetti, la diffusione, la crescita del numero di veicoli elettrici ha in qualche modo alimentato lo sviluppo di soluzioni di in-car payment per la parte di pagamento della ricarica del veicolo presso la colonnina di ricarica.
Quando, come sempre accade in queste situazioni, si crea una nuova condizione tecnologica, così la chiamo io, ecco che immediatamente si innesca quel sistema autoreferenziale che poi rappresenta la fucina di idee che le persone, che ne hanno tante, cominciano a buttare sul tavolo avendo a disposizione qualcosa con cui divertirsi.
Allora, perchè limitarsi alla ricarica del veicolo elettrico? Perché non introdurre sistemi di pagamento automatico del pedaggio? Perché non introdurre sistemi di pagamento automatico della benzina? Sistemi di pagamento automatico della sosta? Allora, proviamo a fare un po' un excursus di quello che c'è adesso
e di quello che poi rappresenta di fatto il futuro dei pagamenti per coloro che sono alla guida di un veicolo. Possiamo affermare che ci sono sostanzialmente 3 tipologie di soluzioni La prima, diciamo, è quella rappresentata dall'utilizzo di sistemi operativi esterni.
Che cosa vuol dire esterni? I classici... adesso cito delle marche ma ormai sono note a tutti, Apple CarPlay piuttosto che Android Auto.
Noi abbiamo a disposizione un device mobile che via Bluetooth o via cavo si attacca all'infotainment del veicolo ed ecco che lo schermo, normalmente utilizzato dall'infotainment, diciamo, nativo by design di quel veicolo, diventa un'interfaccia nota, diciamo, al possessore del telefono perché assume la forma delle app del proprio telefono.
In logica mirroring, di fatto, diventa un sistema, un'estensione, diciamo, del telefonino a bordo del veicolo.
Questo, diciamo, tipo di opportunità permette chiaramente l'abilitazione di soluzioni di pagamento, anziché utilizzate attraverso l'interazione diretta col telefonino, che mentre si guida non si può nemmeno utilizzare, del resto, possono invece diventare attraverso comandi vocali o anche attraverso touch sul display del veicolo, possono diventare estensione
dell'utilizzo che normalmente si fa di quell'applicazione quando si è fuori dalla macchina e quindi consentendo l'apertura di un evento di sosta attraverso il display del telefono.
Questa è una modalità, quella per l'appunto che chiamavo del sistema operativo esterno. Abbiamo poi invece quella che forse possiamo ritenere decisamente più innovativa e interessante che è quella degli applicativi preinstallati proprio nel sistema di infotainment del veicolo, che tendono addirittura a portare a modalità di interazione completamente seamless, ad esempio
laddove è possibile attraverso l'infotainment pagare la benzina con un comando vocale, per esempio la Ford e ExxonMobil in America tramite l'app che si chiama "Speedpass+" - sono stato recentemente e l'ho potuto verificare di persona - permettono di pagare le benzine proprio con un comando vocale. Io approccio,
arrivo al distributore, esiste una correlazione fra la posizione del veicolo e il distributore che è mappato all'interno di un database già referenziato di luoghi notevoli, a quel punto quando il veicolo riconosce di essere in stallo, in sosta all'interno del distributore, chiede di poter abilitare il pagamento e ovviamente su disposizione del conducente, che può a
quel punto rifiutarsi se non vuole pagare così, ma deve dare lui comunque l'input corretto, abilitare il pagamento in auto con il comando vocale, limitandosi a un addebito che poi avviene in maniera tra virgolette "trasparente" una volta terminato il rifornimento. Ecco che questa cosa abilita, come dicevo prima, nuove ipotesi, nuove idee. Perché andare a
limitarsi a pagare la benzina, quando invece questa stessa modalità la potrei adottare per pagare la sosta.
Qualcuno lo sta già facendo, anche qua, Mercedes-Benz, ancora una volta in Nord America, ma anche in diversi paesi in Europa, permette di pagare il posteggio direttamente dalla propria vettura prenotando in anticipo il posto auto nelle strutture di sosta - in questo caso non in carreggiata - che lo permettono, lo consentono, e di vedersi, diciamo,
far aprire il parcheggio all'arrivo del veicolo o attraverso la lettura targa o attraverso un QR code. Io di fatto con l'infotainment del veicolo ho potuto non solo pagare ma anche accedere al parcheggio.
Abbiamo poi esempi altrettanto virtuosi, infine come terza modalità da non sottovalutare anche perché ricade poi nel tema dell'IoT di cui molto si dibatte, che è quella dei dispositivi esterni. Qui per esempio ci sono casi veramente molto interessanti che secondo me rappresentano il futuro dei sistemi di
parcheggio, come quelli legati all'utilizzo di sistemi di telecamere a lettura targa per il controllo accessi dei veicoli all'interno di un'area protetta da queste telecamere in logica free flow, quindi senza l'uso di barriere.
Abbiamo aziende che stanno già investendo, che hanno investito in questa tecnologia prevalentemente nei parcheggi in struttura, tecnologia estremamente efficace, efficiente, molto semplice che permette l'introduzione dei primi sistemi di parcheggio analoghi a quanto già accade... concepiti in modo analogo a quanto già sta accadendo in autostrada, ad esempio sulla Pedemontana Lombarda
o sull'Asti-Cuneo in Piemonte, non c'è più la necessità di fermarsi a un casello per pagare il pedaggio, ma si può passare sotto a un varco che legge la targa e che sostanzialmente permette all'addebito del pagamento, del pedaggio anche a posteriori e anche in caso di assenza di un "onboard unit", di un apparecchio radio a bordo del veicolo.
Questa esperienza di tipo free flow chiaramente consente al conducente una modalità di guida e di attraversamento che ancora una volta fa ricorrere tutti quegli aspetti di relax e comfort di guida, ma anche di monitoraggio della spesa.
Ecco che questo stesso tipo di logica viene applicata ad un parcheggio, immaginiamo che cosa può.
significare in termini di esperienza nel non doversi ricordare del bigliettino che mi è finito nella tasca sbagliata, piuttosto che della sbarra che si guasta e non si alza, piuttosto che del problema collegato al fatto che quel bigliettino non viene letto correttamente dalla macchinetta e quindi devo chiamare
l'operatore per farmi supportare.
Questo è assolutamente il futuro dei sistemi di cosiddetti
in-car payment.
Fra questi tre esempi che ci hai raccontato i primi due non hanno una vera e propria infrastruttura hardware al lato del parcheggio mentre invece l'ultimo sì.
E quindi in quest'ultimo caso non c'è un po il rischio che siano necessari molti investimenti per raggiungere questo livello di efficienza e spensieratezza per quello che poi è l'utente finale?
Al contrario, Davide - permettimi di dirlo - nel senso che questa, forse non l'ho detto chiaramente, ma questa modalità di parcheggio non prevede alcun tipo di barriera che protegga il parcheggio stesso.
Questo significa abbattere completamente i costi di manutenzione di questi impianti, i costi ancora una volta di vending machine da mettere a disposizione per effettuare il pagamento ante-uscita dal parcheggio, i costi di gestione della manutenzione di questi impianti ma anche della carta e quindi di tutti i consumabili di fatto a cui questo tipo di impianti fa
riferimento per poter funzionare regolarmente e infine anche, diciamo, la possibilità, e questa è importantissima, importantissima per qualunque sistema di parcheggio, è la possibilità di proteggere i parcheggi con sistemi IoT o comunque sistemi di telecamere piuttosto che di altri device che sanno esattamente con precisione quanti
veicoli sono entrati, quanti sono usciti, quanto tempo sono rimasti dentro, che tipologia di veicoli, quanti stalli sono occupati e quanti sono liberi, eccetera, eccetera, alimenta tutta una business intelligence dei sistemi di parcheggio che oggi, invece, da parte degli operatori può essere solo stimata. Le app stesse, di fatto, non rappresentano
il 100% della diffusione dei sistemi di pagamento e questo significa che, nonostante abbiano contribuito ad accrescere di molto la confidenza rispetto allo stato di occupazione di un'area di parcheggio in relazione a quanto avveniva in passato, questo di per sé ancora non basta ad essere davvero consapevoli e certi di quale sia l'occupazione vera e propria
di uno stallo, di quali siano e quante siano le macchine che entrano ed escono pagando o anche senza pagare, altra cosa interessante, e quindi di come eventualmente andare ad indirizzare in maniera più razionale le attività di accertamento da parte del personale autorizzato, ecco, tutto questo insieme di dati può provenire dall'equipaggiamento
con un minimo investimento iniziale di quell'area di parcheggio con sistemi di questo tipo.
Capisci che il beneficio che se ne trae, porta facilmente a intuire come si vada presto a breakeven, a prescindere da quale possa essere l'investimento necessario per arrivarci.
Certo, e poi magari da utente finale, da quell'unico che sta cercando il parcheggio, ho un'informazione in tempo reale su quelli che sono i posti disponibili e quindi...
Posso indirizzare, esattamente c'è tutto un tema anche di impatto ambientale ridotto nella ricerca del tempo, nel tempo dedicato alla ricerca del parcheggio eccetera eccetera, sì.
Esistono esempi virtuosi di quello che ci hai descritto, cioè esempi concreti applicati in questo senso e magari già in Italia?
Allora, in Italia esistono sì esempi virtuosi di città che cercano di adottare sistemi che possano alimentare logiche di tipo data-driven, quindi azioni di tipo data-driven nella adozione delle politiche urbanistiche di gestione dei sistemi di sosta.
Ne sono un esempio, Treviso, che da tempo ha adottato un sistema di sensoristica a terra che permette di ottimizzare l'occupazione delle aree di sosta protette da questa tipologia di impianti, Firenze, che sta facendo più o meno la stessa cosa, Milano, certamente, sopra tutti perché nonostante in quanto grande centro urbano sia molto difficile
adottare sistemi di sensoristica a terra come quelli che ho appena citato... anche qui, ancora una volta, la scelta della tecnologia dipende molto dalla condizione, dal contesto di attuazione all'interno della quale la si va ad adottare.
È chiaro che se si hanno delle aree di parcheggio da proteggere di limitate dimensioni, è immaginabile che anche un approccio, diciamo, basato sull'utilizzo di sensoristica a terra possa essere valido, in situazioni in cui invece la rotazione è molto alta, la densità di spazio molto bassa e le aree di parcheggio sono numerose e molto grandi è evidente che
proteggere ogni stallo con un sensore a terra diventa un costo realmente eccessivo.
Ecco che soluzioni come quelle che ho citato prima che funzionano in logica free flow possono diventare un'ottima alternativa.
Però tornando alle città, Milano ha avviato negli ultimi anni un processo di digitalizzazione di tutta la sosta che gli ha permesso nel tempo di arrivare a una completa revisione in logica di risparmio dei costi anche delle "operation" legate alle modalità di controllo, alla pianificazione delle aree ad uso pubblico, all'integrazione dei sistemi tariffari,
altro aspetto estremamente importante.
L'adozione di tecnologia che abilita logiche di tipo data-driven a supporto delle decisioni permette di arrivare a adottare, contestualmente, politiche tariffarie che siano da una parte adeguate all'aspettativa del cliente senza creare vessazioni nei confronti di coloro che devono parcheggiare. Sarebbe bello poter dire che per risolvere il problema della sosta
basta aumentare il costo delle tariffe ed ecco che nessuno parcheggia più, non funziona così. Quello che bisogna fare è mantenere delle tariffe che possano correttamente bilanciare e adeguatamente supportare la domanda e l'offerta. Ecco che, ancora una volta, la disponibilità di dati dei canali di pagamento, dalle sanzioni stesse, dai dati provenienti dall'IoT installato nei
parcheggi per misurare l'utilizzo e la durata, ecco tutto questo insieme di dati abilita decisioni più adeguate alla domanda e quindi promuove l'adozione di politiche dell'offerta bilanciate in modo corretto. Milano in questo senso è stato un esempio, dicevo, fulgido proprio perché ha iniziato un percorso di
digitalizzazione che ha permesso sia da prima di digitalizzare tutti i permessi di sosta perlomeno quelli gestiti dall'amministrazione locale quindi emessi direttamente dal comune di Milano e di conseguenza anche tutte le attività di controllo collegate alla loro verifica e contestualmente di introdurre modalità di pagamento digitali della sosta
inserendo un combinato disposto di app, ci sono città che ne hanno più di una, e in questo modo permettono assieme ai parcometri di garantire una pluralità dei sistemi di pagamento che consente ai cittadini che vogliono regolarizzare la loro posizione di farlo in maniera seamless senza dover ricorrere a difficili artifici per poter pagare la propria sosta.
È la soluzione? Probabilmente no, non del tutto, perché sappiamo bene che Milano sconta comunque una serie di problemi importanti nella evasione della tariffa, nella elusione ma anche nel parcheggio in aree non consentite.
Sicuramente oggi questo tipo di problema è molto più noto e consapevole ai decisori di quanto non lo fosse quando questi sistemi non erano ancora disponibili e sicuramente oggi il cittadino che visita Milano e vuole parcheggiare la macchina in maniera facile e sicura lo può fare in ossequio a quel concetto
che dicevamo inizialmente, la sosta non è la fine di un viaggio ma è l'inizio di un nuovo spostamento.
Sì e poi proprio questo approccio Data Driven, quindi banalmente avere i dati per permettere ai decisori di fare delle scelte più consapevoli ecco. Quindi da quel punto di vista la situazione può solo che migliorare nei prossimi anni.
Ne sono convinto.
Va bene allora grazie Roberto perché ci hai permesso di affrontare un tema non banale e capire appunto come la digitalizzazione e la tecnologia possano permettere di facilitare la vita sia di chi parcheggia e sia poi anche di chi deve pianificare i parcheggi in un centro urbano.
Alla prossima.
Grazie Davide, a presto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia. Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio. Per qualsiasi tipo di domanda o suggerimento scriveteci a redazione@dentrolatecnologia.it, seguiteci su Instagram a @dentrolatecnologia
dove durante la settimana pubblichiamo notizie e approfondimenti. In qualsiasi caso nella descrizione della puntata troverete tutti i nostri social. Se trovate interessante il podcast condividetelo che per noi è un ottimo modo per crescere e non dimenticate di farci pubblicità.
Noi ci sentiamo la settimana prossima.

