
Quando parliamo di smart road facciamo riferimento ad una strada che è stata potenziata con tecnologie di vario tipo. Queste tecnologie sono in grado di favorire l’interazione tra veicoli e infrastrutture presenti lungo il tragitto e necessarie per la sicurezza, il comfort e l’ecosostenibilità. Oltre a generare dati per le auto stesse, le smart road sono anche più sicure rispetto a quelle convenzionali, dal momento che riescono ad interagire in tempo reale con i semafori, le centrali di controllo del traffico e delle forze dell’ordine. Ma come funziona in concreto una smart road e quali sono i vantaggi specifici per gli utenti? È quello che cerchiamo di capire nel corso di questa puntata.
Nella sezione delle notizie parliamo dei prodotti più interessanti esposti al Mobile World Congress, della Commissione Europea e dell’indagine nei confronti di Apple per quanto riguarda la sospensione del supporto alle web app e infine di un computer con un processore di veri neuroni umani.




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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di “smart road” e in particolare proveremo a capire quali sono le sperimentazioni in corso nel nostro Paese.
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Si è concluso giovedì il Mobile World Congress a Barcellona, il più grande e importante evento per quanto riguarda la telefonia mobile, evento che, per molte aziende, rappresenta una vetrina per sperimentare e mostrare nuovi concept e prototipi di tecnologie che vedremo in futuro, non solo riguardo la telefonia.
Lenovo infatti ha presentato il suo Project Crystal, un PC portatile dotato di uno schermo trasparente.
Una tecnologia simile l'abbiamo vista anche al CES di Las Vegas, applicata però ai TV.
Ma se costantemente sviluppata e migliorata, questa tecnologia potrebbe essere la base per un ulteriore sviluppo della realtà aumentata.
Motorola e Samsung invece hanno mostrato due prototipi di smartphone pieghevoli e ultraflessibili, in grado di piegarsi in diversi punti o poter essere arrotolati al polso.
Per quanto riguarda gli indossabili, invece, TOTS ha presentato i suoi glasses, dei normali occhiali che però integrano un altoparlante e un piccolo display in grado di mostrare all'utente notifiche e informazioni in realtà aumentata.
Sono anche stati presentati diversi smartwatch, ma anche il Samsung Galaxy Ring, un anello in grado di monitorare i parametri vitali e gli allenamenti.
In seguito alla decisione di Apple di sospendere il supporto alle web app in Europa, la Commissione Europea potrebbe far partire un'indagine per verificare la compatibilità di questa scelta con il Digital Markets Act.
Apple ha motivato questa decisione per evitare problemi di sicurezza e privacy, dato che per allinearsi alle direttive del DMA ha dovuto abilitare la possibilità di eseguire browser con motori terzi su iOS, di cui non può garantire l’affidabilità.
Web app installate da browser terzi, infatti, potrebbero ottenere più facilmente i permessi per accedere a parti del sistema operativo come NFC, Bluetooth, sensori o file del dispositivo, di fatto funzionando come vere e proprie app native.
App che, però, Apple non potrà analizzare per approvarne l'installazione come invece viene su App Store.
La misura di Apple in ogni caso interesserà solamente un numero limitato di utenti, però proprio per questo aspetto è molto probabile che la Commissione Europea voglia capire quale sia l'effettivo numero limitato di questi dispositivi.
Tornando a parlare di Mobile World Congress, una startup australiana ha rivoluzionato il panorama tecnologico presentando un'incredibile innovazione, un computer biologico con un processore costituito da veri neuroni.
Il processo inizia con alcune gocce di sangue umano trasformate in cellule staminali pluripotenti indotte e successivamente convertite in neuroni.
Questi neuroni, se nutriti, possono formare una rete neurale e diventare la CPU di un computer in grado di apprendere ed eseguire istruzioni.
Gli scienziati di Cortical Labs ritengono che questa rete neurale, basata su neuroni reali, ragioni esattamente come un cervello umano.
Il piccolo chip, contenente circa 600 neuroni, è già in grado di giocare a Pong, aprendo nuove prospettive nel campo del machine learning e della medicina.
Questo computer, che funziona come un corpo umano elettronico, rappresenta un enorme passo avanti nella ricerca di nuove terapie e diagnosi mirate, consentendo la sperimentazione di diverse medicine per migliorare la salute senza rischi per i pazienti.
Sebbene il costo del sistema sia attualmente di circa 30.000 euro, il potenziale di questa tecnologia è enorme e potrebbe rivoluzionare molteplici settori.
Con la puntata “I progressi e le sfide per un futuro a guida autonoma”, avevamo introdotto il tema della mobilità del futuro, nella quale ci siamo concentrati solo ed esclusivamente sui diversi sistemi di guida autonoma e non, senza però approfondire uno degli aspetti più cruciali che un giorno sarà fondamentale nel garantire che queste tecnologie non commettano errori a discapito delle persone che viaggiano.
Questo perché se da una parte è giusto che le case automobilistiche investano su sistemi di guida avanzata e autonoma, dall'altra chi gestisce le strade che percorriamo tutti i giorni deve assicurarsi che le auto dotate di queste tecnologie avanzate possono usufruire di tutti i dati raccolti, non solo nel punto di transito, ma anche lungo tutto il tratto che dovremo percorrere.
Infatti, per supportare a dovere un'auto in grado di guidare senza conducente, è necessario adeguare l'intera infrastruttura stradale, costruendo un ecosistema di servizi utili ad ottimizzare l'efficienza e la sicurezza dei viaggiatori.
Oltre che a consentire di fare previsioni e pianificazioni del tragitto diverse, a seconda della necessità.
Quando parliamo di smart road o di strada intelligente, facciamo dunque riferimento ad una strada che è stata potenziata con tecnologie di vario tipo, in grado di favorire l'interazione tra veicoli e infrastrutture presenti lungo il tragitto necessarie per la sicurezza, il comfort e l'ecosostenibilità.
Ma oltre che a generare dati per le auto stesse, le smart road sono anche più sicure rispetto a quelle convenzionali, dal momento che riescono a interagire in tempo reale con i semafori, la segnaletica stradale, i servizi di assistenza e le centrali di controllo del traffico e delle forze dell'ordine.
Insomma, si tratta di un ecosistema connesso e perfettamente integrato, che ha come obiettivo quello di ridurre i tempi di percorrenza e le code, e allo stesso tempo anche il rischio di incidenti.
Ma come funziona in concreto una smart road? E quali sono i vantaggi specifici per gli utenti? Facciamo qualche esempio, prendiamo una delle situazioni più comuni che possano capitare, ovvero la presenza di un veicolo che procede a velocità particolarmente ridotta su una smart road statale.
Questa situazione normalmente può indurre la formazione di code, sorpassi azzardati o persino tamponamenti per colpa del poco preavviso relativo a questa situazione.
Su una smart road, invece, un'auto che guida autonomamente ma anche con conducente, può ricevere una notifica anche 500 metri prima della presenza del veicolo che procede a rilento, consentendo in questo modo di pensare al comportamento da adottare più opportuno e pianificare un eventuale sorpasso in sicurezza.
La medesima situazione potrebbe avvenire lungo un'autostrada, dove le velocità possono arrivare sino a 130 km orari se non oltre.
In questi casi, se dovesse verificarsi un incidente, si potrebbe generare un tamponamento a catena pericolosissimo, soprattutto in condizioni di scarsa visibilità, dove l'occhio umano non ha la possibilità di individuare per tempo il pericolo imminente.
Su una smart road, invece, questa situazione potrebbe non per forza essere eliminata, perché spesso un tamponamento risulta inevitabile, ma quantomeno limitato ad una certa entità, con le auto che si avvicinano alla zona di pericolo consapevoli di quanto accaduto.
Nel caso invece di rampe o incroci stradali con ridotta visibilità, il sistema di infotainment avviserebbe il conducente del sopraggiungere di un'auto dalla parte opposta della carreggiata, evitando così altre situazioni di pericolo che al giorno d'oggi avvengono di continuo nel contesto quotidiano.
E questi sono solo tre degli innumerevoli esempi che potremmo fare.
In ogni caso, per rendere una strada anche intelligente è necessario predisporre un'adeguata infrastruttura proporzionata al carico di automobili che transitano mediamente al giorno lungo quel tratto.
In Italia al momento, tra i progetti in fase sperimentale più avanzata troviamo Anas Smart Road, orientato proprio al miglioramento della sicurezza stradale e a rendere più efficienti i flussi di traffico.
Esso si basa su una complessa piattaforma digitale che si articola sulla rete stradale in un vero e proprio ecosistema supportato dalle più moderne tecnologie quali l'IoT (Internet of Things), l'intelligenza artificiale, i Big Data e la rete di banda ultralarga.
Il progetto è attualmente supportato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e si pone come obiettivo quello di realizzare una rete stradale nazionale efficiente e aperta alle nuove sfide del futuro, come appunto i sistemi a guida autonoma.
L'investimento complessivo del programma Anas Smart Road è di circa un miliardo di euro e attualmente è in corso una prima fase sperimentale che vede coinvolti alcuni dei più importanti assi strategici del Paese, come la statale 51 di Alemagna in Veneto, l'autostrada del Mediterraneo A2 e altri tratti stradali distribuiti tra Lazio e Sicilia.
L'intero programma in ogni caso punta la trasformazione digitale della rete stradale italiana per oltre 6.700 km entro il 2032.
Una volta che la fase sperimentale sarà terminata e il progetto diventerà pienamente operativo, avremo finalmente una mobilità dinamica e sicura, con un aumento dei livelli qualitativi del controllo del traffico, attraverso rilevazioni e previsioni in tempo reale, un innalzamento della sicurezza stradale, garantita da una maggiore informazione verso gli utenti e una miglior gestione della viabilità, attraverso una verifica dei picchi di affluenza e di domanda.
Una componente fondamentale del progetto saranno anche le Green Island, ovvero delle aree dislocate lungo le Smart Road, dalle quali verrà distribuita energia pulita, generata da impianti fotovoltaici per alimentare tutti gli apparati installati lungo i tratti stradali e per garantire un punto di riferimento alle auto elettriche.
In queste aree verranno inoltre collocati i punti di ricarica dei droni, che si occuperanno di supportare le infrastrutture fisse, nel garantire una sorveglianza continua della strada ai fini della sicurezza.
In questo specifico campo, il gruppo Autostrade ha già compiuto alcune sperimentazioni incentrate sull'utilizzo dei droni per il monitoraggio del traffico stradale.
A maggio 2023, infatti, Autostrade per l'Italia ha comunicato la conclusione della prima parte della sperimentazione per il monitoraggio della viabilità con i droni, chiamata Progetto Falco, che ha previsto l'impiego di 5 modelli di droni per compiere complessivamente 79 voli, su alcuni tratti della A26 e della A10.
Questi test in realtà fanno parte di un programma molto più ampio gestito da gruppo Autostrade, chiamato Programma Mercury, ovvero un grande polo unitario costituito da 5 cluster, ognuno dei quali coprirà dei singoli aspetti legati allo sviluppo tecnologico del sistema, come l'adeguamento della rete di telecomunicazione, l'organizzazione e la gestione dei dati raccolti e le soluzioni che dovranno integrare la mobilità autostradale a quella delle aree metropolitane.
Tra le prime opere compiute dal progetto, dobbiamo sottolineare il tratto autostradale tra Firenze Sud e Firenze Nord, che è stato integrato con un sistema di comunicazione tra veicolo e infrastruttura, che fornirà informazioni agli utenti in tempo reale su incidenti, code, veicoli fermi, presenza di cantieri, eventi in meteo e così via.
Parallelamente allo sviluppo delle infrastrutture per le Smart Road, il gruppo Autostrade, insieme a Movyon, sta lavorando ad un progetto per garantire la comunicazione tra veicolo e infrastruttura indispensabile per le tecnologie di guida autonoma anche in assenza di segnale satellitare.
In poche parole, l'idea è quella di rendere l'auto, opportunamente allestita e supportata dall'infrastruttura, in grado di procedere costantemente senza l'intervento del guidatore, e mantenere così la guida autonoma di livello 3 anche in galleria o comunque anche nei tratti in cui c'è assenza di segnale satellitare.
Ad oggi sono state compiute con successo diverse sperimentazioni, realizzate sia in un ambiente protetto che su tratti autostradali chiusi al traffico.
All'inizio dello scorso mese, però, la sperimentazione ha compiuto un ulteriore passo in avanti, effettuando un nuovo test di guida autonoma ma su un tracciato autostradale con regolare circolazione.
Il teatro dei nuovi esperimenti ha riguardato la A26, in particolare il tratto dei trafori, chiamato così a causa del gran numero di gallerie e dunque perfetto per le esigenze del progetto.
Queste condizioni comunque non hanno destato particolari problematiche per la buona riuscita del test.
Infatti, l'affidabilità del posizionamento di precisione dell'auto, abilitato dalle antenne distribuite nel tunnel, ha funzionato correttamente, consentendo all'auto di procedere regolarmente e in continuo contatto con i ricevitori distribuiti lungo la strada.
In conclusione, le smart road possono sicuramente ricoprire un ruolo chiave nell'ottimizzare l'efficienza e aumentare la sicurezza dei veicoli, sia a guida autonoma che assistita, ma la loro implementazione diffusa richiede investimenti ingenti e tanta ricerca e sperimentazione come quella che sta portando avanti Anas e Gruppo Autostrade con il progetto Mercury.
Dotare le infrastrutture stradali di sensori, sistemi di comunicazione e tecnologie di mappatura avanzate permetterà alle auto a guida autonoma di contare su preziose informazioni in tempo reale per pianificare il percorso, rilevare ostacoli e prevenire incidenti.
La connettività “Vehicle to Infrastructure” garantirà uno scambio bidirezionale di dati tra veicolo e strada, ottimizzando i flussi di traffico e i comportamenti alla guida.
Tuttavia, realizzare queste piattaforme tecnologiche su vasta scala richiederà investimenti miliardari da parte di istituzioni pubbliche e private.
Inoltre, si dovranno tenere in considerazione tematiche relative alla standardizzazione, all'interoperabilità, alla sicurezza informatica e alla salvaguardia della privacy degli utenti, per non parlare di come distribuire equamente i servizi, ad esempio fra aree urbane e rurali.
Nel prossimo futuro, in ogni caso, arriveremo a capire se i benefici finali arriveranno a giustificare i costi degli investimenti, perché una strada, per essere definita intelligente, deve garantire una mobilità a misura d'uomo e più sicura di quella attuale.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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