
Con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe sono state introdotte anche nel nostro Paese le comunità energetiche rinnovabili. Queste comunità sono presenti già da diverso tempo in molti paesi del Nord. Le comunità energetiche sono delle realtà attraverso le quali avviene il consumo e lo scambio dell’energia secondo i principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica e la partecipazione attiva a tutti i processi energetici da parte dei membri. In questa puntata proveremo quindi a spiegare cosa sono e dell’importanza della loro nascita per rendere il futuro realmente sostenibile.
Nella sezione delle notizie parliamo di un’intelligenza artificiale per individuare gli evasori fiscali, della nuova funzione SOS via Satellite di iPhone 14 e infine delle nuove tute spaziali di Axiom Space per tornare sulla Luna.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di comunità energetiche e dell'importanza della loro nascita per rendere il futuro realmente sostenibile e più autonomo dal punto di vista energetico.
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Entro il 2024, il “Tax Gap” ossia la differenza tra le tasse dovute e le tasse che vengono incassate, dovrà passare dal 18,5% del 2019 al 15,8%.
E per raggiungere questi obiettivi, grazie al PNRR e al Via Libera del Garante della Privacy, l'Agenzia delle Entrate da luglio ha potuto adottare un algoritmo di intelligenza artificiale, chiamato VERA, per scovare gli evasori fiscali.
In particolare VERA, che sta per verifica dei rapporti finanziari, ha accesso ai dati anonimizzati di conti correnti, fatture elettroniche, pagamenti con carte, dati immobiliari e così via.
Incrociando questi dati dunque, l'algoritmo sarà in grado di trovare delle discrepanze tra questi dati e solo in questo caso inserire il nominativo in una lista che verrà poi controllata e verificata manualmente.
Va infine detto che, a differenza di sistemi simili presenti ad esempio in Francia, a VERA non è permesso raccogliere dati presi su internet e sui social network, che da un lato sicuramente permetterebbero di migliorare il servizio, ma dall'altro andrebbe a ledere ulteriormente la privacy dei cittadini.
Lo scorso mercoledì, durante il consueto evento di settembre, Apple ha presentato i nuovi Apple Watch, da cui è un modello dedicato a chi pratica sport estremi e necessità di uno smartwatch più resistente e con una autonomia superiore, un miglioramento delle AirPods Pro, le cuffiette inear di fascia alta e infine Apple ha introdotto i nuovi iPhone.
Sebbene l'evento sia stato carente di grandi innovazioni, è sicuramente degna di nota una nuova feature, inizialmente disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada chiamata SOS Via Satellite, che permette ai nuovi iPhone 14 e 14 Pro di comunicare con un satellite in orbita attorno alla terra per inviare una richiesta di aiuto testuale in quei luoghi in cui non vi è copertura di qualunque operatore telefonico.
Questa funzionalità ha qualcosa di incredibile, anche se non è esente da limitazioni.
Infatti oltre a non trattarsi di una vera e propria chiamata di emergenza a voce, per poter comunicare con il satellite è necessario direzionare il telefono verso lo stesso satellite e di conseguenza trovarsi in un luogo aperto.
Negli scorsi giorni la NASA ha assegnato il primo contratto ad Axiom Space per la progettazione e la costruzione delle tute spaziali di nuova generazione da utilizzare nelle missioni Artemis.
In particolare il contratto prevede che l'agenzia spaziale americana dovrà occuparsi di progettare e sviluppare e certificare e produrre il sistema di tute spaziali che indosseranno gli astronauti nella missione Artemis III, ovvero la prima missione che riporterà l'uomo sulla Luna dopo la chiusura del programma Apollo.
Per lo sviluppo delle nuove tute, NASA fornirà ad Axiom Space circa 230 milioni di dollari.
Tuttavia, l'agenzia spaziale conferma che in futuro ci saranno ulteriori ordini per lo sviluppo di nuove versioni da utilizzare nei diversi ambiti delle missioni, come gli allunaggi e le attività extraveicolari.
Prima della missione Artemis III, Axiom Space dovrà quindi testare le tute in ambiente con assenza di gravità, verificando gli aspetti relativi alla sicurezza e alle funzionalità operative.
La scorsa settimana è ripresa la regolare programmazione delle puntate in uno scenario con protagonista una guerra, che si protrae da oltre sei mesi.
L'inflazione alle stelle ed un ricatto energetico da parte della Russia è sempre più stringente.
E questo sicuramente non è il contesto geopolitico in cui speravamo di tornare.
Ai telegiornali e sulla stampa nazionale non si fa altro che parlare delle conseguenze che la popolazione europea dovrà affrontare nell'immediato futuro.
Conseguenze che probabilmente si concretizzeranno nei mesi a venire in misure eccezionali come il razionamento dell'energia e del gas, con l'obiettivo di limitare l'utilizzo degli impianti di riscaldamento e di illuminazione pubblica nelle ore in cui il loro impiego risulta meno necessario.
Chiaramente, una situazione di natura emergenziale come questa mette davanti l'Italia e l'Europa a scelte che potrebbero rivelarsi difficili.
Perciò iniziare già ora a studiare soluzioni innovative e sicure, per la nostra tutela e stabilità, è sicuramente la strada migliore per evitare di ricaderci nel prossimo futuro.
Una fra queste è sicuramente l'indipendenza energetica, anche se, più che una soluzione vera e propria, si tratta di un concetto visto da molti come un'utopia, difficilmente realizzabile soprattutto in così poco tempo.
In realtà l'indipendenza energetica è possibile, ma sicuramente non nel modo in cui viene concepita normalmente.
In origine i concetti di autosufficienza e autogestione energetica venivano visti come la totale assenza di collegamento alla rete del gestore energetico come negli impianti definiti “off-grid” o fuori rete, collocati spesso in montagna nonché in zone poco coperte dall'infrastruttura nazionale.
Negli ultimi anni, però, questa concezione di autosufficienza è stata superata da una nuova visione in cui la tecnologia riveste un ruolo di assoluta importanza.
Con la conversione in legge del Decreto Mille Proroghe sono state introdotte anche nel nostro paese le comunità energetiche rinnovabili, con cui si definisce un'associazione tra cittadini, attività commerciali o amministrazioni locali che decidono di dotarsi di infrastrutture proprie per la produzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile attraverso un modello basato sulla condivisione.
Se però in Italia sono state introdotte solo recentemente, in diversi paesi del Nord, in special modo Germania, Danimarca e Paesi Bassi, le comunità energetiche sono una realtà presente sul territorio da diverso tempo, attraverso le quali avviene il consumo e lo scambio di energia secondo i principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica e la partecipazione attiva a tutti i processi energetici da parte dei membri.
Da un punto di vista tecnologico si tratta dunque di un importante passo in avanti, verso la produzione e la distribuzione di energia a chilometro zero attraverso le reti intelligenti, o “smart grid” , definite così in quanto ottimizzano la ripartizione dell'energia minimizzando allo stesso tempo sovraccariche e variazioni di tensione.
Negli ultimi anni, soprattutto con l'adozione sempre maggiore delle fonti rinnovabili, le smart grid sono diventate il nuovo modello a cui puntare, anche perché transitare verso una green economy basata sul rinnovabile significa incrementare significativamente gli impianti di produzione energetica, i quali, essendo meno efficienti dei sistemi tradizionali a combustibili fossili, ma molto più numerosi, necessitano delle integrazioni di reti più semplici e veloci rispetto a quelle appartenenti ai modelli più grandi e centralizzati.
È chiaro quindi che la rete elettrica del futuro non potrà più adottare canali unidirezionali per la trasmissione e la distribuzione di energia elettrica dalle grandi centrali ai consumatori finali, ma dovrà invece promuovere l'interazione tra produttori e consumatori, determinando in anticipo le richieste di consumo e adattando con flessibilità la produzione e il consumo di energia elettrica.
Infatti, oltre a gestire più efficientemente la domanda, le smart grid consentono la distribuzione dell'energia elettrica in più direzioni, permettendo ai proprietari di impianti di produzione, come quelli fotovoltaici, di cedere l'energia in eccesso alla rete elettrica nazionale attraverso un contratto specifico chiamato scambio sul posto.
quest'ultima caratteristica delle smart grid è di fatto la chiave per aprire la porta alle comunità energetiche che, come detto precedentemente, hanno come obiettivo il raggiungimento dell'indipendenza energetica attraverso la produzione e la distribuzione interna dell'energia agli altri membri.
Ad essere coinvolti sono infatti una serie di soggetti privati o pubblici, i quali costituiscono un ente legale per produrre energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, come gli impianti fotovoltaici o eolici.
Dalle infrastrutture possono essere condivise all'interno di una comunità, oppure soddisfare il fabbisogno di un'entità singola, ad esempio un sistema fotovoltaico installato sul tetto di una casa, un'azienda o un'amministrazione pubblica.
Con l'introduzione del modello comunità energetica ai consumatori non sono più dei soggetti passivi che acquistano unilateralmente l'energia dal fornitore, ma si trasformano in consumatori attivi in grado di produrre energia da utilizzare autonomamente oppure all'interno della comunità, cedendola al proprio fornitore in cambio di un rimborso parziale dell'energia riacquistata nei momenti di non produzione.
Dopo aver capito cosa sono e qual è il principio di funzionamento delle comunità energetiche, vediamo ora quali sono i punti chiave per poterle realizzare.
Il primo step consiste innanzitutto nella costituzione di un'entità legale tra i soci membri, e dal momento che per legge lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, generalmente corrispondono alle forme più comunemente utilizzate, come l'associazione non riconosciuta o la cooperativa.
Fatto ciò si procede con l'individuazione dell'area su cui installare l'impianto, il quale deve essere in prossimità dei consumatori, come nel caso di un condominio che posiziona un impianto fotovoltaico, sul tetto per condividere l'energia prodotta a tutti gli appartamenti che sono entrati a far parte della società.
Una volta completata l'infrastruttura all'interno della quale possono essere installati uno più sistemi di accumulo, la comunità può fare istanza al gestore dei servizi energetici per ottenere degli incentivi previsti dalla legge che in questo caso riguardano ovviamente solo quella parte di energia effettivamente condivisa all'interno della comunità.
Chiaramente questo ultimo è uno dei benefici principali che comporta la realizzazione di una comunità energetica, ma oltre a questo si aggiunge anche l'aspetto sociale, dato dalla condivisione degli incentivi finanziari e dai profitti economici, e soprattutto l'aspetto ambientale, che si realizza nella riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti, attraverso una minor domanda di energia elettrica proveniente da fonti di origine fossile.
Se infatti il valore medio di emissioni per ogni kilowattora consumato dal contatore domestico è di 352,4 grammi di CO2 equivalente, per la produzione fotovoltaica, ad esempio, al netto di CO2 emessa in fase di realizzazione dell'impianto e dei suoi componenti, non avviene alcuna emissione dannosa per l'ambiente.
Considerando poi che in Italia una famiglia media consuma circa 2700 kWh di energia elettrica ogni anno, con un impianto fotovoltaico si eviterebbe il rilascio in atmosfera di circa 950 kg di CO2 equivalente all'attività di assorbimento di circa 95 alberi.
Secondo l'ultimo rapporto “comunità rinnovabili” di Lega Ambiente, al momento in Italia, sono attive 35 comunità energetiche rinnovabili, mentre in fase progettuale o che stanno muovendo i primi passi verso la costruzione, altre 65.
Il problema sta nel fatto che tali numeri si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare la crisi energetica attuale e soprattutto rischiano di far saltare l'obiettivo dei 70 GW di nuova capacità rinnovabile da installare entro il 2030 e di 95 GW/h in sistemi di accumulo.
Con l'attuale complessità dell'iter autorizzativo, negli ultimi tre anni è stata mediamente installata in Italia solamente 0,56 GW di potenza nominale, il che ci porterebbe a raggiungere l'obiettivo del 2030 tra 124 anni.
L'Italia però sta attualmente scontando il ritardo accumulato nella stesura dell'impianto normativo nazionale, perché le comunità energetiche sono una realtà ormai diffusa in diversi paesi del nord Europa, come Germania, Danimarca e Paesi Bassi, e tra cui figurano i migliori esempi di comunità energetiche in generale.
Uno fra questi è il Bioenergy Village in Germania, il quale a partire dal 2004 si è dotato di un impianto di cogenerazione a biogas da 700 kW e di una caldaia a cippato da 550 kW, con cui genera il 70% del calore e il doppio dell'energia elettrica necessari a soddisfare il proprio fabbisogno.
Secondo le previsioni di ENEA, si stima che per il 2050 circa 264 milioni di cittadini dell'Unione Europea si uniranno al mercato dell'energia come produttori e consumatori, a sottolineare ulteriormente la valenza ambientale e sociale di una società basata sull'autoconsumo.
Al giorno d'oggi ci sono tutte le condizioni per raggiungere tali obiettivi.
Le rinnovabili hanno ormai raggiunto la maturità, il prezzo delle tecnologie è in continua riduzione, al contrario delle fonti fossili, e per le imprese specializzate nell'installazione si ha ormai l'imbarazzo della scelta.
Quello che manca, almeno nel nostro paese, è sicuramente un iter burocratico efficiente e una maggiore consapevolezza del potenziale della Sharing Economy, nodo centrale dell'economia circolare, e di cui abbiamo accennato nella scorsa puntata con l'azienda Subito.
Come ci hanno ampiamente dimostrato le ultime crisi economico-sociali, l'impatto dell'uomo sta producendo ricadute su tutti i livelli e la dura prova che stiamo affrontando deve essere un'opportunità per creare nuovi modelli di produzione e abbracciare comportamenti orientati all'ecosostenibilità, perché la transizione energetica non è ormai più una scelta, bensì un obiettivo da raggiungere per salvaguardare la nostra esistenza.
E una futura rinascita in chiave realmente sostenibile può avvenire anche attraverso l'adozione di nuovi modelli di condivisione, come le comunità energetiche.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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