Benché la Luna sia un corpo celeste arido e proibitivo, è naturalmente il più accessibile dal nostro pianeta, il che lo rende il candidato ideale per iniziare a sperimentare la colonizzazione spaziale in vista dei programmi futuri che dovrebbero portare l’uomo sulla superficie di Marte. Grazie ad una distanza di soli 384.000 km, il nostro satellite offre una serie di vantaggi a partire, appunto, dai brevi tempi di percorrenza. Affrontare la sfida della colonizzazione lunare, però, non è certo un'impresa da sottovalutare. Ci sono numerosi ostacoli da superare, alcuni dei quali sono profondamente radicati nella natura stessa della Luna e sui quali ci concentriamo in questa puntata.
Nella sezione delle notizie parliamo di Scarlett Johansson, attrice statunitense che ha accusato OpenAI di averle “rubato” la voce, di Ai Pin di Humane, un dispositivo dalle grandi aspettative ma che sembrano essere state deluse e infine di un altro rinvio per il lancio di Starliner di Boeing.
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di tutte le sfide che le agenzie spaziali dovranno affrontare per portare l'Uomo in modo permanente sulla Luna, e del perché, oltre alla tecnologia, anche il diritto giocherà un ruolo fondamentale.
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Con il rilascio della nuova IA di OpenAI, GPT-4o, sono state rese disponibili delle nuove voci per conversare in maniera più naturale con l'assistente.
Negli ultimi giorni, tuttavia, si è creato un caso dietro la voce chiamata Sky.
L'attrice Scarlett Johansson, infatti, afferma che il modello Sky sia stato addestrato proprio sulla sua voce, senza ovviamente la sua autorizzazione, considerando poi che Sam Altman, l'AD di OpenAI, ha più volte chiesto all'attrice di prestare la sua voce per l'azienda, le ipotesi sembrano ancora più fondate.
A fare chiarezza sulla questione, però, è stato il Washington Post, che conferma il comunicato di OpenAI in cui viene spiegato che in realtà dietro Sky c'è la voce di un'altra attrice, assunta ancora prima di contattare la Johansson.
Al di là delle battaglie legali, però, è bene ragionare sulle numerose complicazioni che stanno emergendo con le grandi intelligenze artificiali, dovute spesso ad una raccolta dei dati irresponsabile, legata soprattutto al diritto d'autore e alla privacy di tutti gli utenti del web.
Humane, la startup che ha creato il dispositivo "Ai Pin", sta cercando un acquirente dopo che il suo lancio è stato deludente, secondo Bloomberg.
Valutata tra i 750 milioni e un miliardo di dollari, l'azienda sperava che Ai Pin, un dispositivo indossabile da 700 dollari, potesse sostituire gli smartphone.
AI-Pin, infatti, presentato lo scorso novembre, può essere attaccato ai vestiti e permette di eseguire operazioni comuni degli smartphone tramite comandi vocali.
Non avendo uno schermo, le informazioni vengono poi proiettate sul palmo della mano, come i comandi per le app musicali.
Nonostante le alte aspettative, le recensioni hanno evidenziato problemi significativi, software di bassa qualità, surriscaldamento e scarsa autonomia della batteria.
Questi difetti hanno reso Ai Pin meno interessante di quanto promesso.
Recentemente, Humane ha aggiornato il dispositivo per includere le funzionalità del modello GPT-4 di OpenAI, nel tentativo di migliorare il dispositivo e di attirare potenziali acquirenti.
Tuttavia, il futuro della startup rimane incerto.
Dopo il primo rinvio causato da una valvola dell'ossigeno difettosa, la missione Starliner, che porterà per la prima volta un equipaggio sulla stazione spaziale internazionale, ha dovuto rinviare nuovamente il lancio per colpa di una piccola perdita di elio nel modulo di servizio della navicella.
La NASA ha da qualche giorno comunicato che la nuova data è prevista per il 1 giugno, con l'eventuale possibilità di lanciare il 2, il 5 o il 6 giugno.
Il prossimo lancio sarà il terzo per la missione Starliner, dopo le due missioni di prova senza equipaggio nel 2019 e nel 2022.
Il programma di Boeing rappresenta inoltre la risposta alla Crew Dragon di SpaceX, che è attualmente l'unico sistema per gli astronauti in grado di raggiungere la stazione spaziale internazionale senza più l'aiuto dell'Agenzia Spaziale Russa.
Avere perciò una seconda alternativa, completamente diversa dalla Crew Dragon, permetterebbe di avere una maggiore sicurezza in caso di problematiche.
Gli insediamenti umani permanenti su corpi celesti diversi dal pianeta Terra rappresentano un tema ricorrente nell'ambito della letteratura e del cinema fantascientifico.
Man mano che la tecnologia progredisce e crescono i dubbi sulla sostenibilità a lungo termine della crescita demografica umana, l'idea di colonizzare la Luna e altri pianeti del sistema solare, come Marte, appare un obiettivo fattibile ed estremamente necessario.
Grazie infatti alla sua vicinanza alla Terra e alla sua geografia ampiamente studiata, la Luna sembra essere il candidato ideale per ospitare le prime colonie umane nello spazio.
Tuttavia, nel corso del secolo scorso, il programma Apollo, pur avendo dimostrato la fattibilità del viaggio, ha raffreddato l'entusiasmo per la realizzazione di una colonia lunare, per una serie di ragioni, come ad esempio i campioni di roccia e di sabbia riportati sulla Terra, che hanno evidenziato la quasi totale essenza sulla superficie lunare di quegli elementi chimici leggeri essenziali per sostenere la vita.
Oggi però, con il progresso tecnologico, le principali agenzie spaziali di tutto il mondo prevedono un ritorno sulla Luna con missioni umane previste attorno al 2030, tra cui la NASA nel 2026 con il programma Artemis, di cui abbiamo già parlato più volte in questo podcast, l'agenzia spaziale cinese, Europea, e quella russa Roscosmos.
Benché la Luna sia un corpo celeste arido e proibitivo, è anche naturalmente il più accessibile dal nostro pianeta. Il che lo rende il candidato ideale per iniziare a sperimentare la colonizzazione spaziale in vista dei programmi futuri che dovrebbero portare l'uomo sulla superficie di Marte.
Perciò, grazie ad una vicinanza di soli per modo di dire 384.000 km, il nostro satellite offre una serie di vantaggi, a partire appunto dai brevi tempi di percorrenza.
Per fare un esempio, gli astronauti della missione Apollo coprirono la distanza Terra-Luna in circa tre giorni.
Un tempo così ridotto consentirebbe dunque sia di inviare rapidamente missioni di emergenza dalla Terra, ma anche di evacuare rapidamente l'equipaggio dalla base lunare.
Uno scenario ad oggi è ancora più improbabile se le stesse operazioni le si dovessero fare su Marte.
Tale vicinanza garantisce poi un ritardo delle telecomunicazioni di solo 1,2 secondi, consentendo le normali conversazioni tramite audio e video.
A confronto, il ritardo con Marte varia da 8 a 40 minuti circa, e questo potrebbe essere cruciale nelle prime fasi di fondazione della colonia, dove emergenze e situazioni critiche potrebbero beneficiare dell'assistenza dalla Terra in tempo presso che reale, come quanto accadde durante l'incidente della missione Apollo 13.
Una base lunare sarebbe poi un eccellente sito per un osservatorio astronomico.
Infatti, data alla lenta rotazione della Luna, le osservazioni in luce visibile potrebbero durare interi giorni, per non parlare poi delle nuvole o dell'inquinamento luminoso, tipiche esclusivamente del nostro pianeta.
Infine, va tenuto conto che sulla Luna potrebbero essere scoperti ricchi giacimenti di minerali rari sulla Terra, come il titanio, l'oro, il palladio, l'iridio e l'uranio, ma anche minerali comuni come il ferro, il nichiel e l'alluminio, dato che sulla sua superficie molti meteoriti, notoriamente abbondanti di questi materiali, arrivano pressoché intatti a causa dell'assenza di atmosfera.
Per quanto riguarda le aree più papabili per un futuro insediamento, ad oggi spiccano le Regioni Polari, interessanti soprattutto per la possibile presenza di ghiaccio in alcune zone perennemente in ombra e per l'asse di rotazione lunare quasi perfettamente perpendicolare al piano dell'eclittica, che consentirebbe di sfruttare l'energia solare per alimentare la colonia, disponendo una serie di centrali perennemente esposte alla luce e a distanze tali da promettere la creazione di una rete elettrica.
Per quanto riguarda le Regioni equatoriali, invece, è più probabile che in queste zone siano presenti concentrazioni più elevate di Elio-3, ovvero isotopo dell'elio, il cui costo è il grammo di oltre 17.000 dollari e che potrebbe essere usato in futuro per le centrali a fusione nucleare.
Dopo aver trovato la stazione ideale per l'insediamento, la prima sfida per l'uomo sarà proprio quella di realizzare uno o più impianti per la produzione di energia.
Ad oggi sono diversi progetti che mirano a rendere autosufficienti le colonie sulla luna, e ognuno di questi si baserà sull'impiego di centrali nucleari e solari.
Nonostante esistano aree sulla luna che garantirebbero una continua irradiazione luminosa, la produzione solare presenta sul nostro satellite gli stessi problemi che ha anche qui sulla Terra, ovvero l'intermittenza.
Per queste ragioni, la NASA nel 2022 ha assegnato tre contratti da 5 milioni di dollari a partner commerciali per ricerche finalizzate a produrre progetti in grado di garantire 40 kW di energia per 10 anni senza manutenzione umana sulla luna.
Nel 2025 è previsto infine l'appalto per la costruzione del reattore migliore e più sicuro, il quale dovrà essere pronto nei primi anni del prossimo decennio per essere posizionato sulla luna e testato per 12 mesi, con l'obiettivo di farlo funzionare per altri nove anni.
Alla fine del ciclo, il progetto sarà modificato sulla base dei dati raccolti, con l'idea di portare entro il 2040 la tecnologia su Marte dopo aver acquisito esperienza sulla Luna.
Una necessità fondamentale tanto quanto la disponibilità di energia sarà quella di potersi spostare agevolmente per trasferire merci verso moduli e navi a terra o nello spazio.
Per far fronte a questo aspetto si stanno studiando diverse soluzioni che prevedono l'utilizzo di rover che risultano già oggi fondamentali per spostamenti di breve durata e su terreni particolarmente inclinati, mentre qualora venissero insediate più basi sulla Luna, questi ultimi potrebbero essere particolarmente efficienti ancora più che sulla terra, per via della mancanza di atmosfera e della pressoché assenza di attrito.
A tal proposito, la NASA ha da poco dato il via libera alla fase 2 del progetto FLOAT, acronimo di Flexible Levitation on a Track, che prevede la costruzione di una ferrovia lunare, con binari srotolabili e flessibili, a levitazione magnetica per trasportare rifornimenti tra i siti di atterraggio e le future basi lunari.
Questo progetto mira a creare entro la fine del prossimo decennio un sistema di trasporto robotico costituito da capsule e binari flessibili, in grado di sfruttare la levitazione magnetica per trasportare fino a 100 tonnellate di merce al giorno, viaggiando a circa 2 km all'ora.
La fase 2, appena provata, consiste nella progettazione e nella realizzazione di una versione ridotta di questo sistema ferroviario, da testare in un ambiente analogo a quello lunare, in modo da comprendere meglio in che modo elementi ambientali come la regolite lunare impatterebbero sul funzionamento e sull'usura dei binari e dei robot trasportatori.
Per la realizzazione dell'infrastruttura, infine, anche qui, si stanno vagliando numerose ipotesi che puntano essenzialmente allo sfruttamento delle risorse preesistenti in loco, così da ridurre gli elevati costi per il trasporto dei materiali dalla Terra.
Anche su questo fronte, la NASA mira a ricoprire un ruolo centrale nella realizzazione di edifici sulla Luna entro il 2040.
Infatti, una delle strade che gli scienziati della NASA stanno esplorando prevede una collaborazione con i tecnici di ICON, una società di costruzioni texana, che utilizza una stampante 3D con l'obiettivo di creare abitazioni, laboratori e infrastrutture varie, utilizzando il calcestruzzo lunare ricavato da rocce, frammenti minerali e polveri presenti sulla superficie lunare.
Attualmente ICON è particolarmente famosa per la sua tecnologia di stampa 3D, che le consente di costruire abitazioni resistenti e durature in appena 48 ore.
Naturalmente, considerando lo scenario lunare, l'agenzia spaziale statunitense e ICON stanno lavorando per perfezionare un calcestruzzo lunare in grado di resistere a temperature particolarmente elevate e a piogge di micrometeoriti.
Come introdotto inizialmente, ad oggi non sono solamente gli Stati Uniti a voler porre delle basi permanenti sulla Luna, ma vi un interesse generale anche da parte delle altre superpotenze mondiali come Europa, Cina e Russia.
Con la volontà di acquisire la propria parte di territorio lunare diventa sempre più cruciale affrontare la questione sulla gestione legislativa della Luna, che fino ad oggi ha avuto scarsi risultati.
L'attuale quadro giuridico è basato sul "Moon Treaty" del 1984, il quale nonostante i nobili intenti ha avuto scarsa adesione da parte delle principali potenze spaziali.
Tuttavia, con la prospettiva di insediamenti umani permanenti sulla Luna, sarà necessario un nuovo accordo internazionale vincolante che regoli in modo chiaro e condiviso lo status legale del territorio lunare e delle sue risorse.
Gli obiettivi, che dovranno essere definiti nei prossimi anni, si dovranno focalizzare sulla gestione degli equilibri tra i vari interessi nazionali, attraverso un'apertura alla collaborazione per impedire eventuali conflitti e favorire lo sfruttamento ottimale delle risorse.
Dopodiché, un regime giuridico per la Luna dovrà disciplinare anche gli aspetti legati alla presenza umana permanente, come ad esempio i diritti, la sicurezza degli astronauti e dei coloni, la responsabilità in caso di incidenti o conflitti e le norme per la convivenza tra insediamenti di diverse nazionalità.
In conclusione, la colonizzazione della Luna rappresenta una sfida senza precedenti sia dal punto di vista tecnologico che legislativo.
Per queste ragioni servirà un approccio collaborativo e flessibile per conciliare gli interessi nazionali con la necessità di una governance condivisa del territorio lunare, garantendo al contempo la sostenibilità ambientale e la sicurezza degli insediamenti umani.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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