
Nell’ultimo periodo le criptovalute hanno acquisito una sempre maggiore popolarità, tanto che ormai è diventato comune sentir parlare di Bitcoin, Ethereum, Dogecoin e delle altre monete virtuali. Minare criptovalute per profitto però, nella maggior parte dei casi, necessita di una grandissima potenza di calcolo e di conseguenza di energia e quindi questa pratica può risultare inutile e controproducente, se non addirittura dannosa per il nostro Pianeta. In questa puntata quindi cercheremo di capire cosa significhi praticamente “minare criptovalute” e se esistono delle modalità meno energivore per farlo.
Nella sezione delle notizie invece parliamo della prima attrice e del primo regista in orbita, dell’ottica per la Realtà Virtuale di Canon e infine di cosa è veramente successo ai server di Facebook, Instagram e Whatsapp.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi proseguiamo con il tema delle criptovalute, cercando di capire cosa sia il mining di monete e perché questo processo ha un forte impatto negativo sul nostro pianeta.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Lo scorso martedì, un'attrice, un regista e un astronauta russo sono partiti a bordo del veicolo spaziale Soyuz per raggiungere la stazione Spaziale internazionale, nella quale verrà girato un film per la prima volta nella storia dell'umanità.
La missione, che avrà una durata di ben 12 giorni, ha segnato un nuovo primato spaziale per la Russia, la quale dopo il lancio del primo satellite, dei primi esseri umani e della prima stazione spaziale, ha soffiato nuovamente un record agli Stati Uniti e in particolare all'attore hollywoodiano Tom Cruise, che sarebbe dovuto partire proprio questo mese grazie a SpaceX e NASA alla volta dell'ISS per girare una pellicola di cui non si conoscono ancora i dettagli.
Peraltro la trama del film che sta per essere girato in questi giorni nello spazio è stata appena rivelata dall'agenzia spaziale russa Roscosmos e racconterà di una dottoressa che verrà inviata nello spazio per effettuare un'operazione al cuore di un cosmonauta all'interno della stazione Spaziale internazionale prima che quest'ultimo possa rientrare sulla Terra in totale sicurezza.
Canon ha presentato un obiettivo con due lenti da 5,2 mm in grado di produrre video e foto a 180 gradi, sfruttando una sola fotocamera e un solo sensore.
Canon ha affermato che questo sistema è stato sviluppato in risposta alla richiesta di poter realizzare contenuti tridimensionali in VR, una tecnologia che si sta rapidamente diffondendo in molti settori come formazione, viaggi, sport, eventi live per partire e opere d'arte e anche nel settore delle scienze forensi di cui abbiamo parlato la scorsa settimana.
Fino ad oggi, realizzare contenuti per la realtà virtuale di questo tipo era estremamente complicato e richiedeva due telecamere separate che lavorassero in sincrono.
Inoltre, l'acquisizione su un unico sensore fa sì che le due immagini abbiano le stesse caratteristiche qualitative, evitando quelle impercettibili variazioni di qualità ed esposizione che spesso affliggono i sistemi a due sensori.
Il nuovo obiettivo sarà disponibile a partire da fine dicembre 2021 e ha un prezzo che Canon non ha ancora reso noto.
Lo scorso lunedì verrà sicuramente ricordato per la lunga assenza di quasi sette ore di Facebook, Instagram e WhatsApp.
Non è certo la prima volta che assistiamo a un episodio simile, ma mai in modo così prolungato e Facebook nei giorni scorsi ha spiegato ufficialmente cos'è accaduto.
Tutto è nato durante dei lavori quotidiani di manutenzione.
Durante i test di lunedì, infatti, è stata disattivata momentaneamente la connessione, che però a causa di un bug non è stato possibile ripristinare immediatamente.
L'intero sistema ha riconosciuto la disconnessione come un attacco malevolo, di fatto isolandosi per autoproteggersi.
Ripristino che era necessario infine eseguire in modo graduale, per evitare di danneggiare i sistemi elettrici dei data center.
In ogni caso Facebook si ritiene soddisfatta di come si è comportato il sistema durante questa occasione, dimostrando la validità dei suoi sistemi di sicurezza e promettendo di continuare a rafforzare i test e le esercitazioni, per far sì che questi episodi accadano sempre più raramente in futuro.
Nell'ultimo periodo le criptovalute hanno acquisito una sempre maggiore popolarità, tanto che è ormai diventato comune parlare o sentire parlare nel bene e nel male di bitcoin, di Ethereum, di Dogecoin e delle altre monete virtuali.
Su cosa sono le criptovalute? Tra l'altro ne avevamo già parlato nella puntata Le criptovalute non sono il futuro, in cui avevamo anche analizzato i diversi problemi che queste monete devono risolvere per poter essere utilizzate nella quotidianità dei prossimi anni.
Ed allora la situazione non è certo migliorata.
Anzi, alcuni stati come El Salvador hanno deciso di legalizzare i bitcoin, rendendo così possibile pagare tasse e tributi o effettuare acquisti proprio grazie alle criptovalute.
D'altra parte però, stati come la Cina ne hanno espressamente vietato l'utilizzo e il mining, e questo ovviamente ha fatto precipitare di colpo il valore dei bitcoin, che sia chiaro, resta comunque molto alto.
proprio la Cina, infatti, è uno dei paesi in cui l'attività di mining è più elevata, grazie soprattutto al costo molto basso della corrente elettrica.
Minare criptovalute, infatti, nella maggior parte dei casi, necessita di una grande quantità di potenza di calcolo, e di conseguenza di energia.
E molto spesso questa pratica può risultare pure controproducente, ma vediamo perché.
Per prima cosa bisogna dire perché, seppure con tutti i loro problemi, le criptovalute sono state così rivoluzionarie nell'ultimo periodo.
A differenza delle altre monete, quelle virtuali non hanno bisogno di un'entità centrale, come può essere ad esempio una banca che confermi e garantisca la validità della transazione.
Alla base del funzionamento di bitcoin e delle altre criptovalute, viene infatti la blockchain, diventata popolare grazie proprio alle criptovalute.
Ma come funzionano esattamente? In pratica, una blockchain, come dice il nome stesso, non è altro che una catena a blocchi, dove ogni blocco rappresenta, nel caso delle criptovalute, una o più transazioni.
Le informazioni contenute nella blockchain, per come questa è stata pensata, sono inoltre visibili pubblicamente, sicure e immutabili.
Nel caso fosse necessario correggere un errore passato, quindi sarebbe necessario inserire alla fine della catena un nuovo blocco con le informazioni corrette, come una sorta di rettifica.
La blockchain poi garantisce che tutti i dati presenti in essa non possano essere manomessi o modificati in alcun modo, e lo fa grazie alla crittografia.
Ogni blocco infatti è firmato digitalmente.
In sostanza, è rappresentato da una serie univoca di numeri e lettere, determinate proprio dal contenuto del blocco.
Cambiando le informazioni all'interno del blocco, cambia anche il codice che lo rappresenta, e ogni blocco poi, proprio come in una catena, è collegato al precedente grazie a questo codice.
Ma facciamo un esempio.
Immaginiamo la preparazione di una passata di pomodoro.
Dal seme iniziale viene prodotta la pianta, successivamente da questa si raccolgono i pomodori maturi, e infine da questi si ottiene la passata.
Se pensiamo ad ognuno di questi procedimenti, come il blocco di una catena, è quindi facile pensare come ogni risultato dipenda da quelli precedenti, e modificando un passaggio intermedio, l'intera catena cesserebbe di essere valida e non otterremo più il prodotto finale.
In una blockchain, quindi, modificare un valore nella catena, significherebbe dover modificare tutti i blocchi successivi, e questo, al momento, sarebbe impossibile anche per i più potenti supercomputer.
O meglio, potrebbe essere al momento possibile grazie ai computer quantistici, di cui avevamo già parlato, ma la tecnologia non è ancora pronta, e al momento, per i prossimi decenni, si potrà stare tranquilli.
E l'intera catena, poi, essendo pubblica, è costantemente validata da tutti gli altri partecipanti, o come vengono chiamati, i nodi.
Il problema principale, se così lo vogliamo chiamare, però sta nella creazione di un nuovo blocco.
E questa, infatti, l'operazione più dispendiosa in termini di potenza di calcolo e di conseguenza di energia.
Ed è quella che rende i bitcoin e le criptovalute insostenibili a livello ambientale.
Ma quindi, come si costruisce un blocco, o, in altri termini, come si fa a minare criptovalute? Nel caso dei bitcoin, costruire un blocco richiede tra i 10 e i 20 minuti.
Nella realtà, il tempo necessario sarebbe notevolmente inferiore, anche di pochi millisecondi.
Questo però permetterebbe di modificare la blockchain, la catena di blocchi, molto più facilmente, ad esempio aggiungendo e validando finti blocchi che andrebbero infine a sostituire la catena originaria.
E necessario quindi un sistema in grado di rallentare la procedura di creazione di un blocco, ma renderla comunque abbastanza veloce da non dover rallentare l'intero sistema.
E il modo più comune che viene utilizzato è quello della risoluzione di un problema crittografico.
Facciamo prima un esempio, e vediamo poi più nel dettaglio di cosa si tratta.
Come si è detto poco fa, creare un blocco da inserire alla fine della blockchain, e quindi validare una o più transazioni, è di per sé un procedimento molto semplice veloce.
Per completare la creazione viene quindi affidato a tutti i minatori un quesito, che possiamo immaginare come una sorta di indovinello.
Il primo che risolve l'indovinello comunica a tutti di aver validato un nuovo blocco, in modo che anche gli altri minatori possano verificare che il risultato è quello corretto, e ottiene un certo quantitativo di criptovalute come premio.
Se l'indovinello è troppo facile e i blocchi vengono generati in meno di 10 minuti, i problemi successivi saranno più complessi, mentre se, al contrario, i blocchi vengono generati in più di 15 o 20 minuti, la complessità della domanda viene diminuita.
Va di preciso quindi che cos'è questo problema da risolvere? Cerchiamo di spiegarlo nel modo più semplice possibile.
Innanzitutto è necessario definire che cos'è una funzione di hash.
Letteralmente, hash significa sminuzzare, tritare, e questo rende molto bene l'idea di come funziona questa procedura.
Immaginiamo di avere un testo o un numero qualsiasi.
Una funzione di hash genera da questo testo, tritandole e sminuzzandolo, tramite appunto diversi procedimenti, una serie di numeri e di lettere di lunghezza fissa, ad esempio 32 caratteri, univoca e, possiamo dire, casuale per quello specifico testo.
Cambiando anche una sola lettera, il risultato finale dell'hash dunque diventerebbe completamente diverso.
È quindi facile capire come sia pressoché impossibile, in tempi brevi, dal hash risalire al testo che l'ha generato.
Grazie a questa proprietà, quindi quello che la rete di bitcoin o di altre criptovalute fa è assegnare un numero, mentre i minatori, che vorranno aggiudicarsi il premio e validare quindi il blocco, dovranno trovare quel numero che, sommato ad un altro numero iniziale, dia come risultato, dopo essere passato per la funzione di hash, un numero minore di quello assegnato dalla blockchain.
E dal momento che, come detto, l'hash per ogni piccola modifica può cambiare enormemente, il computer deve andare per tentativi, o come viene chiamata, per forza bruta, provando ogni possibile numero.
E ovviamente lo deve fare prima di tutti gli altri se vuole ottenere il premio.
Arrivati a questo punto, dunque, dovrebbe essere facile comprendere il perché più minatori o "miner" acquistino computer, processori e schede grafiche sempre più potenti, in grado di risolvere sempre più velocemente i problemi assegnati dalla blockchain.
Questo poi si traduce anche in un aumento della complessità dei problemi da assegnare e così via.
E sono in molti che ad oggi, proprio per minare bitcoin, arrivano a dedicare intere stanze con centinaia di processori e schede grafiche, al solo scopo di estrarre criptovalute dalla validazione delle transazioni.
Premi che, tra l'altro, per come è stato realizzato il bitcoin, negli anni sono sempre inferiori, rendendo quindi controproducente qualsiasi tentativo di diventare un miner di criptovalute.
I costi, infatti, tra processori, schede video, energia e raffreddamento, supererebbero di gran lunga i guadagni derivanti dal mining di bitcoin, ethereum e di altre criptovalute.
Ed è qui quindi che si concentrano la maggior parte dei problemi che la maggior parte delle criptovalute ha ad oggi, ovvero l'enorme inquinamento che ogni transazione indirettamente produce.
Come abbiamo appena detto, infatti, validare le transazioni ha un costo energetico non indifferente, ed è quindi per questo che molti minatori sfruttano l'energia a basso costo di paesi come la Cina.
Energia, ovviamente, non rinnovabile.
E se ad esempio aziende come Google o Apple hanno il pieno controllo dei propri server e quindi hanno la possibilità di utilizzare energia rinnovabile in un sistema decentralizzato come quello delle criptovalute, tutto questo non è possibile, in quanto ogni partecipante è indipendente.
Arrivati a questo punto, quindi, le criptovalute, per come sono ora, avranno vita breve e probabilmente molti stati, seguendo la decisione della Cina, magari per motivi differenti, ne vieteranno l'utilizzo.
Ma le alternative e le soluzioni a questo problema in realtà esistono già e aspettano solo di essere implementate.
Uno di questi è un sistema diverso per creare i blocchi, chiamato Proof of Capacity.
Questo sistema, ad esempio, si basa non sulla potenza di calcolo, bensì sullo spazio disponibile.
Quindi possono essere riciclati vecchi dischi di memoria per minare criptovalute che sfruttano questa tecnologia, come Signum.
Un altro sistema, invece, è chiamato Proof of Stake.
Grazie a questo sistema viene deciso a priori chi sarà a creare il blocco, tramite esse lezioni casuali o basate su certi criteri come l'anzianità, il voto o il pagamento di una sorta di cauzione.
In questo modo non è per forza necessario avere potenze di calcolo enormi per arrivare primi e dunque il consumo energetico dell'intero sistema è fortemente ridotto.
Su questo sistema, ad esempio, sarà basata la rivoluzione di Ethereum, chiamata Ethereum 2 o Serenity, che è attualmente la seconda criptovaluta più importante e capitalizzata al mondo dopo Bitcoin.
decisione che, quindi, è un chiaro segno della direzione che il mondo delle criptovalute vuole e sta intraprendendo e grazie al quale forse un futuro potranno finalmente avercelo.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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