
In questa terza puntata estiva Matteo Gallo, autore del podcast, parlerà delle nuove etichette per il 5G e delle differenze tecniche tra le versioni Stand Alone e Non-Stand Alone.
La programmazione regolare riprenderà a Settembre.

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• Foto copertina: Freepik
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Nella terza puntata dell'edizione estiva, Matteo Gallo, autore del podcast, ci parlerà delle nuove etichette per il 5G e delle differenze tra le versioni Stand Alone e Non-Stand Alone.
Una recente delibera dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha introdotto un sistema di etichettatura per le offerte commerciali 5G, con l'obiettivo di garantire maggiore trasparenza agli utenti. L'iniziativa, tuttavia, sta iniziando a sollevare dei dubbi su una problematica più complessa e radicata, ovvero la frequente discrepanza tra l'icona
5G visualizzata sullo smartphone e l'effettiva esperienza di navigazione, spesso percepita come deludente. Questo scarto, infatti, non è frutto di un'errata percezione, ma fonda le sue radici nelle attuali modalità di implementazione della rete di quinta generazione nel nostro paese. La comparsa della dicitura 5G su display di un dispositivo mobile non è di fatto una
garanzia di accesso alle piene potenzialità della nuova tecnologia. Spesso, tale indicazione segnala semplicemente la disponibilità teorica di una cella 5G nelle vicinanze, senza che il traffico dati stia effettivamente transitando su di essa. La decisione di visualizzare o meno l'icona del 5G dipende in realtà dal sistema operativo dello smartphone, che
può adottare criteri più o meno selettivi. Alcuni dispositivi, infatti, mostrano la scritta 5G non appena rilevano la presenza di una rete di nuova generazione, pur continuando a operare su una connessione 4G, generando così un'aspettativa di velocità e reattività che però viene puntualmente disattesa. Questa situazione contribuisce a diffondere la convinzione
che il divario prestazionale tra il 4G e il 5G non sia così marcato, mentre in realtà la tecnologia di quinta generazione, nella sua forma più pura, offre velocità e tempi di latenza nettamente superiori. Le cause di questa percezione errata sono da ricercare nelle specifiche architetture di reti attualmente predominanti in Italia. La stragrande maggioranza
delle attuali connessioni 5G in Italia si basa su un'architettura di tipo 5G Non-Stand Alone.
Questo approccio ibrido prevede l'utilizzo delle nuove antenne e degli standard radio del 5G, ma si appoggia ancora all'infrastruttura di base della precedente generazione 4G per la gestione e il controllo della rete. In termini semplici, la trasmissione dei dati avviene con il 5G, ma tutti i processi autorizzativi e di gestione della connessione sono ancora
demandati alla rete 4G. Questa configurazione se da un lato ha permesso agli operatori di accelerare la commercializzazione dei servizi 5G, dall'altro crea inevitabili colli di bottiglia, che limitano le prestazioni complessive, paragonabili in alcuni casi a quelle di una rete 4G avanzata.
A complicare ulteriormente il quadro interviene il massiccio impiego del "Dynamic Spectrum Sharing", o DSS, ovvero una tecnologia che consente agli operatori di utilizzare la medesima porzione dello spettro radio sia per le connessioni 4G che per quelle 5G, allocando dinamicamente le risorse in base alla domanda. Sebbene il DSS offra il vantaggio di ottimizzare l'uso
delle frequenze e di accelerare la diffusione del 5G senza la necessità di sostituire fisicamente tutte le antenne, le prestazioni del 5G ne risultano inevitabilmente limitate. La banda disponibile per il 5G risulta alla fine ridotta e limitata, portando a velocità spesso paragonabili a quella del 4G, nonostante lo smartphone segnali la disponibilità di una rete di nuova generazione.
La soluzione a queste limitazioni risiede nell'implementazione di un'architettura 5G Standalone, ovvero una rete 5G pura e completamente indipendente da quella 4G, con un proprio "core network" dedicato. Questa configurazione è infatti l'unica in grado di sbloccare a pieno il potenziale del 5G, offrendo non solo velocità di picco superiori, ma anche
una latenza bassa e la possibilità di implementare servizi innovativi come il "network slicing", ovvero la creazione di porzioni di rete virtuali con caratteristiche specifiche per ottimizzare le diverse applicazioni dei dispositivi che utilizzano la rete. Tuttavia la transizione verso il 5G Stand Alone in Italia procede a rilento. Attualmente la copertura del 5G
Stand Alone sul territorio nazionale è ancora molto limitata, e la maggior parte della copertura, che pure ha raggiunto percentuali elevate della popolazione, è di tipo Non-Stand Alone e spesso basata su tecnologia DSS. I fattori che hanno contribuito ad accumulare ritardi nell'ammodernamento dell'infrastruttura di rete sono diversi. Uno fra tutti è stata la pandemia da Covid-19. A questo
si aggiungono l'aumento dei costi dei componenti elettronici, l'inflazione e un utilizzo delle reti mobili che, per molti versi, non richiede ancora in maniera massiva le funzionalità più avanzate del 5G, come la bassissima latenza. Un ostacolo significativo è rappresentato infine dalla necessità di adeguare l'infrastruttura di "backhaul", ovvero il collegamento in fibra
ottica che connette le stazioni radio-base alla rete centrale. Attualmente una porzione considerevole delle stazioni radio in Italia non è collegata tramite fibra ottica, impedendo di fatto alle antenne 5G di operare al massimo delle loro capacità. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, comunque, ha previsto investimenti significativi per il potenziamento
del backhaul in fibra ottica, con l'obiettivo di collegare oltre 10.000 siti entro il 2026.
Per concludere, nonostante alcuni operatori abbiano annunciato l'intenzione di lanciare i propri servizi su rete 5G Stand Alone a partire dal 2025, i piani per una copertura estesa a livello nazionale sono ancora in via di definizione. L'obiettivo di raggiungere una copertura del 90% del territorio con il 5G Non-Stand Alone è previsto entro la fine del 2026,
ma per assistere a una diffusione capillare del vero 5G Stand Alone sarà necessario attendere ancora.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia, io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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