
Ci alziamo alla mattina e iniziamo a produrre dati con cui le aziende poi producono a loro volta beni e servizi, che ti rivendono e quindi dovremo poi pagare. Tutti questi dati vengono elaborati da persone molto competenti che spesso utilizzano algoritmi di machine learning per elaborarli ricavando comportamenti di acquisti futuri. Tutto questo per arrivare a rispondere alla domanda: Qual è il miglior prodotto che posso creare e poi proporre a questo specifico cliente?
Nella prima parte della puntata, sempre dedicata alle notizie, parleremo di una cabina armadio domotica chiamata AirDresser di Samsung, di attacchi a ultrasuoni diretti a Google Assistant e Siri e infine della possibile implementazione di un pulsiossimetro su Apple Watch.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Terza settimana a casa la macchina digitale sembra stia iniziando a ingranare, sicuramente con alcuni problemi di sovraccarico delle reti ma allo stesso tempo le lezioni online e lo smart working sembra procedere regolarmente.
Cambiando argomento, dalla scorsa settimana WhatsApp si è finalmente aggiornato introducendo la modalità scura, la Dark mode, di cui abbiamo ampiamente parlato nella puntata Society as a Service di qualche tempo fa e dove abbiamo affrontato abbastanza ampiamente il senso di questo solo apparente semplice cambiamento di aspetto estetico.
Ma venendo alla puntata di oggi parleremo di come qualsiasi azione noi compiamo possa essere tradotta in dati che se raccolti elaborati possono diventare un elemento di grande valore economico.
Prima di cominciare vi ricordo che potete ascoltarci in un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Ho indossato una camicia questa sera ma non è abbastanza sporca per essere lavata, ne è abbastanza pulita per essere rimessa nell'armadio, una situazione in cui prima o poi siamo almeno una volta incappati tutti.
Per questo Samsung ha presentato AirDresser, una cabina armadio in grado di asciugare, rinfrescare, igienizzare e togliere le pieghe dai vestiti.
Il funzionamento è semplice una volta inserito il capo all'interno si attivano diverse tecnologie, la prima è AirJet che grazie a un flusso d'aria dall'alto e dal basso rimuove polvere e sporco superficiale, oltre al flusso d'aria viene anche usato un filtro deodorante che rimuove fino al 99% degli odori compresi quelli più forti come sudore o tabacco.
La tecnologia Jim Steam invece sfrutta il vapore per igienizzare gli abiti eliminando acari e batteri, infine una pompa di calore asciuga gli indumenti umidi ed elimina le pieghe attraverso un trattamento speciale.
Grazie alle stesse tecnologie, AirDresser è anche in grado di pulirsi da solo attraverso il sistema di self clean e avviserà l'utente ogni circa 40 giorni quando sarà necessario un intervento esterno.
La cabina di Samsung infatti può essere controllata dal proprio smartphone, funzione che ormai dovrebbe essere scontata negli elettrodomestici.
Va poi specificato che il prodotto in questione non ha come scopo quello di sostituire un lavaggio completo di una lavatrice ma di affiancarla per la pulizia di quegli indumenti che non sono totalmente sporchi ma hanno comunque bisogno di essere rinfrescati o igienizzati magari dopo un'uscita di pochi minuti o un breve spostamento sui mezzi pubblici.
Infine parlando di costi AirDresser non è proprio economico, il prezzo infatti è di 2500 euro destinati comunque a diminuire nei prossimi mesi.
Alcuni ricercatori della Washington University di San Luis sono riusciti a bypassare i controlli di alcuni telefoni sfruttando i famosi assistenti vocali Siri e Google Assistant.
La recente falla evidenziata nella ricerca in questione prevede un attacco tramite ultrasuoni in grado di forzare Siri e Google Assistant a rispondere svelando tra l'altro alcune informazioni sensibili dell'utente.
La peculiarità degli ultrasuoni che talvolta è in grado di renderli persino pericolosi è che non possono essere uditi direttamente dall'orecchio umano ma solamente da animali come cani, balene, delfine, pipistrelli e anche dagli assistenti vocali dei nostri telefoni.
In poche parole un malintenzionato attraverso un dispositivo in grado di emettere particolari ultrasuoni interpretati a sua volta dagli assistenti vocali come comandi sarebbe in grado di estrapolare informazioni sensibili dal nostro smartphone solamente dopo aver completato la prima parte dell'attacco, ovvero abbassare il volume del telefono.
I dati verrebbero poi captati da particolari recettori ad alta sensibilità in modo che la vittima non possa venire a conoscenza dell'attacco in atto.
Ovviamente l'attacco simulato dai ricercatori è molto difficile da replicare nella vita di tutti i giorni in quanto emulare tutte le condizioni che porterebbero al successo della violazione sarebbero molte e piuttosto articolate.
Già il fatto di possedere un dispositivo in grado di emettere determinate frequenze ad ultrasuoni non è così da tutti, inoltre andrebbe rispettata anche una distanza di nove metri sopra la quale tali suoni non verrebbero uditi dal microfono del telefono bersaglio.
Apple Watch avrà anche la funzione di pulsossimetro, la capacità cioè di valutare il livello di ossigenazione del sangue.
Se ne parla fin da prima del lancio del primissimo modello ma Apple forse non soddisfatta dell'accuratezza dei dati raccolti dai primi prototipi di Apple Watch decise poi di non implementare questa funzione.
Non è chiaro ovviamente in questa fase se si tratterà di una funzionalità esclusiva dei prossimi modelli o se tramite aggiornamento software anche i modelli già in commercio potranno raccogliere questi dati.
Comunque stiano veramente le cose è chiaro che Apple vuole sempre più posizionare il suo smartwatch come uno strumento in grado di monitorare lo stato di salute di chi lo indossa e la funzionalità di pulsossimetro è sicuramente una valida aggiunta a quelle di cardiofrequenzimetro ed elettrocardiogramma già implementate negli ultimi modelli.
Il nostro comportamento quando andiamo in palestra si trasforma in dato già dal parcheggio, attraverso un bracciale si apre la sbarra ma viene anche tracciato l'ingresso alla palestra vera e propria.
Una volta dentro produciamo dati per ogni azione che compiamo con ogni macchinario che utilizziamo che ottiene dati attraverso un'app.
Produciamo dati anche preziosissimi attraverso il body check che traccia non solo il nostro peso ma anche tutta la composizione corporea.
Ma dove finiscono tutti questi dati le palestre dicono che vengono conservati internamente e non li condividono con terzi, sottolineando di non voler creare analisi personali e specifiche.
Ovviamente qualcuno potrà vederli come ad esempio il trainer con il consenso del cliente per valutare eventuali criticità nel percorso di allenamento.
Ma uscendo dall'ambito della palestra anche quando facciamo la spesa una volta alla cassa passiamo la nostra tessera fedeltà.
Siamo contenti di avere degli sconti ma non sappiamo che dati stiamo regalando dalle nostre abitudini alimentari agli orari in cui frequentiamo il supermercato.
Le più grandi catene di distribuzione come Carrefour, S lunga e COP preferiscono non rilasciare specifiche interviste e merito visto che la profilazione della propria clientela è una materia molto sensibile perché si tratta di conoscere del proprio cliente quanto spende, cosa spende, in quali orari, quali tipi di prodotti acquista, quali tipi di comportamenti a sui canali fisici e online dell'azienda.
Tutti questi dati vengono elaborati da persone molto competenti che spesso utilizzano algoritmi di machine learning per elaborarli per ricavare comportamenti di acquisti futuri.
Con questo per arrivare a rispondere alla domanda qual è il miglior prodotto che posso creare e poi proporre a questo specifico cliente, ci sono anche delle catene come Natura Si che preferiscono dare la possibilità di fare una tessera fedeltà anonima o nominativa.
Dal loro punto di vista infatti questa maggiore trasparenza ha un valore perché significa che se il cliente decide di passare dalla tessera anonima a quella nominativa crede nell'azienda ed esprime direttamente la sua fiducia rispetto al modo in cui l'azienda tratta i propri dati.
Luciano Floridi si occupa di filosofia ed etica dell'informazione e ha analizzato dal punto di vista filosofico i cambiamenti radicali dell'essere quando diventa portatore di dati.
Per definire la vita di questo essere ha inventato un neologismo on life.
Una volta infatti si andava online ma oggi questo appartiene agli anni 90.
Il digitale oggigiorno non è un canale di comunicazione ma è un ambiente come fosse un grande mare in cui nuotiamo da stranieri, da stranieri perché i veri locali sono gli algoritmi.
La maggior parte dei dati in circolazione li ha prodotti questa generazione tanto che se si volesse fare un paragone con dei sacchi contenenti farina, se avessimo 30-40 sacchi di farina che rappresenta la nostra raccolta di dati, tutta la storia umana prima degli ultimi 10-20 anni ha creato sì e no un bicchiere di farina.
Esistono dei veri e propri cataloghi sulla base dei quali le aziende vendono e comprano informazioni su di noi.
Tutti questi dati possono spaziare su tante cose diverse come il livello di educazione, l'occupazione, il genere, il fatto di essere un food enthusiast o magari un alcohol enthusiast e addirittura esistono dei servizi di raccolta e vendita di dati dedicati ai bambini.
Quanti bambini ci sono in casa? Si tratta di un bambino appena nato o è più grande magari per evitare di proporre pubblicità di biberon o culle ad un genitore di un 15 anni.
Tutto questo lo si può comprare dai data broker, figure professionali che comprano i dati da chi non ha la forza di venderli li aggrega e a sua volta li vende all'ingrosso.
Oracle è il più grande data broker del mondo con 7,5 miliardi di device tracciati.
Oracle nell'attività di raccolta dati fa un lavoro di pulizia dei dati stessi togliendo tutte queste informazioni come religione, orientamento sessuale e politico che per una ragione etica dell'azienda decidono però di non raccogliere e tracciare.
Questo business vale tantissimo oggi più del PIL della Russia o del Regno Unito.
I dati non sono come il petrolio, in questo momento valgono molto di più del petrolio.
Google, Facebook, Amazon e Apple per citare alcune aziende che trattano dati fanno un business incredibile su di essi.
Le informazioni sulle nostre abitudini vengono comprate in tempo reale per dire cercando un volo verso New York su Google il dato viene raccolto sulla piattaforma e l'informazione viene comprata da tutti coloro che vendono viaggi che proporranno sotto forma di banner sconti per un viaggio verso quella meta.
Ogni istante vengono quindi raccolti miliardi e miliardi di dati personali che vanno conservati in luoghi sicuri e accessibili.
Noi abbiamo associato questi luoghi al cloud, alla nuvola, anche se i dati in realtà sono qui sulla terraferma.
In provincia di Pavia via il più grande datacenter del sud europa, dell'americana USA switch.
I dati fisicamente sono lì dentro e sono talmente preziosi che godono di sistemi di sicurezza paragonabili a quelli di una banca.
Questo datacenter non ha finestre, c'è un doppio muro di cinta, ci sono telecamere ovunque, personale di sicurezza e severe procedure di riconoscimento.
E una gabbia metallica a proteggere gli armadi che contengono i server.
Non si può entrare neanche con una minuscola chiavetta USB.
I clienti di questo datacenter sono fornitori di servizi o cloud, ma anche piccole e medie imprese che per motivi di sicurezza ovviamente vogliono ottenere riservato dove tengono i propri dati.
Infatti l'archiviazione e la gestione dei dati nell'epoca del capitalismo di sorveglianza è diventato un asset strategico.
Amazon dal 2011 al 2017 ha investito 130 miliardi di euro in data server per raccogliere e archiviare tutta questa massa di dati.
Dal 20 aprile 2016 poi esiste un modo per far uscire i nostri dati da bunker come questi.
E entrato in vigore in Europa il GDPR, il regolamento generale sulla protezione dei dati, grazie al quale i cittadini europei hanno una serie di poteri come la richiesta di accesso ai propri dati personali, ovvero la possibilità di conoscere con precisione che dati ha un'azienda, come li conserva e come gli usa.
Grazie a questo regolamento sono nate le prime start up che aiutano i cittadini a riprendersi i propri dati.
Quella della raccolta di dati è una situazione alquanto paradossale perché è come chiedere a miliardi di persone di lavorare gratis.
Ci alziamo alla mattina e iniziamo a produrre dati, ovvero qualcosa attraverso cui altri producono beni e servizi che ci rivendono e quindi dovremmo poi pagare.
A proposito di ciò è stata creata un app chiamata WePool attraverso la quale i cittadini vengono aiutati a riprendersi i propri dati e anche a guadagnare da questi.
Visto che le multinazionali fanno guadagna attraverso i dati allora devono pagarceli.
Di base WePool è una banca di dati che in modo anonimo aggrega i dati creando un prodotto per chi vuole comprare questi servizi e restituendo però alle persone, ovvero chi i dati di produce, il 90% dei guadagni.
Ernie app è invece una start up che ci permette di gestire tutti quei consensi che ci chiedono le varie app e servizi per permettere di capire quanti dati stiamo regalando e bloccare il flusso in qualsiasi momento.
Il messaggio che vogliono far passare questi sviluppatori è che l'individuo è potentissimo perché il nostro no o il nostro sì o la capacità di cancellare o di esportare i dati ci rende unici al mondo.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Ci tenevo a precisare che in sé la raccolta di dati non è affatto negativa.
Non vorrei che passasse il messaggio che lavorare dati per produrre prodotti migliori e più in linea con i gusti della clientela sia sbagliato.
Chiaro però che se i dati vengono mal conservati possono finire nelle mani di soggetti pericolosi in grado di sfruttarli con cattive intenzioni, per esempio di manipolazione elettorale, avvenuta con il caso di Cambridge Analytica, caso che ha avuto forti ripercussioni per Facebook.
Io ringrazio come sempre la redazione che ogni sabato mattina ci permette di pubblicare un nuovo episodio.
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