
Lo smaltimento dei dispositivi tecnologici datati o non più funzionanti è un problema molto concreto e attuale. Di questo aspetto, ma più in generale di RAEE, ovvero rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, è venuto a parlarne Alessandro Cocilova docente di informatica e autore e conduttore del Podcast Radio RAEE.
Nella sezione notizie parleremo invece della prima sinapsi artificiale bioibrida mai realizzata.


Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di Insider dentro La Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Nella puntata di oggi parleremo di un aspetto della tecnologia di cui spesso non si tiene in considerazione, ovvero lo smaltimento e il riciclo di tutto ciò che non è più attuale o funzionante.
Prima di passare alle notizie, questa volta in realtà alla notizia che più ci ha colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Uno studio cooperativo tra le Università di Stanford e Eindhoven, l'Istituto Italiano di Tecnologia, è riuscito a realizzare la prima sinapsi artificiale bioibrida.
Si tratta di un dispositivo elettronico realizzato in plastica che permette di essere più flessibile, biocompatibile e notevolmente più economico di una soluzione in silicio.
Come è un vero e proprio neurone biologico, questo dispositivo riesce a de-eccitarsi quando riceve un impulso elettrochimico da neuroni reali.
Ma, e questa è la vera rivoluzione, riesce a ritrasmettere e a memorizzare le informazioni sullo stimolo, come la durata e l'intensità, simulando un meccanismo simile all'apprendimento.
Ad oggi il dispositivo però ha dimensioni non ancora equiparabili a quelle naturali, ma il gruppo di Stanford si occuperà della miniaturizzazione di tale tecnologia.
Le applicazioni nelle neuroscienze di dispositivi simili daranno quindi un enorme contributo verso la realizzazione di chip da impiantare nel cervello, ad esempio per curare malattie neurodegenerative come il Parkinson o l'Alzheimer, ma anche realizzare protesi che riescano a interfacciarsi direttamente con il sistema nervoso e rispondere più fedelmente agli stimoli del cervello.
Infine, la tecnologia basata su plastica permetterebbe di realizzare anche tessuti intelligenti in grado di monitorare i parametri vitali, dando quindi una svolta nell'industria dei dispositivi indossabili.
In questa seconda metà della puntata siamo in compagnia di Alessandro Cocilova docente di informatica e autore del podcast Radio RAEE per parlare appunto di RAEE, benvenuto Alessandro.
Ciao, ciao Davide, ciao a tutti.
Io direi di iniziare subito questa chiacchierata dicendo che cos'è RAEE perché forse molte persone non conoscono questa sigla.
Sì, allora io inizio tutte le mie puntate con la definizione da Wikipedia di RAEE e quindi "contagerei" anche voi con questa usanza.
Allora, i rifiuti di apparecchiature elettriche o elettroniche sono i RAEE e sono rifiuti particolari che consistono in qualunque apparecchiature elettriche o elettroniche di cui il possessore vuole disfarsi perché guasta, inutilizzata oppure è obsoleta e per questo destinata all'abbandono.
Quindi così facendo stai introducendo il discorso dell'obsolescenza.
Sì, diciamo che obsoleta può voler dire tante cose, ecco, cioè può voler dire che un dispositivo è obsoleto per ragioni hardware, cioè perché una batteria non dura più, perché il processore non è più al passo coi tempi per motivi software diciamo, quindi gli aggiornamenti non arrivano più oppure c'è anche un terzo tipo di obsolescenza che è quella percepita, forse è anche la più interessante, no?
Sì, parli dell'obsolescenza dei dispositivi che utilizziamo tutti i giorni, in primis lo smartphone, ogni anno le aziende più volte addirittura all'anno producono nuovi smartphone e quindi c'è spesso l'intenzione di cambiarlo anche per delle funzionalità totalmente marginali.
Sì, anche solo magari per il design, o anche solo perché c'è un nuovo colore o perché c'è una lettera alla fine del nome che ci fa pensare che ci sia una differenza notevole e rilevante rispetto a quanto ci portiamo già in tasca o nello zaino quotidianamente, ecco.
Affrontando appunto il tema dell'obsolescenza, si parla spesso di obsolescenza programmata, qual è la tua opinione a riguardo? È una cosa che esiste oppure è magari frutto semplicemente delle opinioni sbagliate che abbiamo nei confronti delle grandi multinazionali?
Allora sicuramente un'obsolescenza programmata esiste in varie forme, cioè non andiamo a pensare a meccanismi a orologeria che vanno a minare dopo un tempo prestabilito il funzionamento dei nostri dispositivi, no, è qualcosa di più sottile, ecco.
Sicuramente poi affonda anche le radici nella sostenibilità economica proprio di certi settori.
Per farti un paio di esempi, le lampadine una volta duravano...
Duravano tantissimo.
Esatto, esatto.
C'è il famoso esempio di una lampadina in una stazione in California che dura in servizio da 115 anni.
Questo record è dovuto al fatto che i suoi filamenti erano molto più spessi di quelli delle lampadine incandescenza poi che sono state fatte negli anni successivi.
Ed è stato poi dimostrato dai giornalisti dell'epoca, si parla degli anni venti, anni venti del novecento, non del nostro secolo, l'esistenza di un cartello per rendere immensamente più fragili le lampadine.
Per parlare di esempi più al passo coi tempi, invece, ho ritrovato documentandomi spesso il termine di contrived durability, cioè praticamente la pratica di rendere più fragili parti critiche di un dispositivo.
Ad esempio, potete pensare alle plastiche di scarsa qualità di alcuni bottoni dei nostri telefoni, oppure a viti di un materiale di un metallo molto debole, che quindi è non difficile la riparabilità e probabile una rottura, anche se chiaramente non c'è già scritto nel momento della produzione il momento in cui andrà poi a rompersi definitivamente questo dispositivo.
Ne rende però più probabile l'avvenimento.
Certo e questo secondo te per portare le persone a riparare il dispositivo sempre ovviamente dai produttori dei dispositivi stessi oppure l'obiettivo è puntare alla sostituzione?
Diciamo che questa pratica va spesso in coppia con la tendenza a non fornire magari pezzi di ricambio da parte dell'azienda madre e quindi uno si trova nella tentazione compro un dispositivo nuovo e magari più bello con maggiori funzionalità, più al passo coi tempi, spendo X o spendo una frazione comunque corposa della stessa quantità di soldi per riparare quanto già ho in tasca.
Certo la scelta è quasi impari nel senso che il produttore punta a farti acquistare il dispositivo nuovo e fra l'altro sempre in riferimento all'obsolescenza hardware perché poi all'affronteremo c'è anche quella software, l'obsolescenza hardware genera dei problemi perché effettivamente il dispositivo che noi abbiamo scartato perché non ci conveniva ripararlo, perché l'azienda non ce l'ha permesso, l'atto pratico, diventa un rifiuto ecco e quindi c'è anche un tema legato al riciclo di questi dispositivi, è possibile riciclarli oppure anche da questo punto di vista ci sono dei problemi?
Sì allora qua entrano proprio in gioco i RAEE, cioè quando un dispositivo non lo vogliamo più riparare e quindi già c'è inutilizzato in un cassetto, diventa un rifiuto elettronico e chiaramente è molto più difficile di un qualunque tipo di rifiuto da smaltire e pensate che l'80% dei rifiuti elettronici al mondo, uno studio del 2016 riporta, essere semplicemente smaltiti interrandoli, quindi rimandando il problema alle generazioni successive.
Però come dicevi come accennavi tu in realtà esiste un modo per smaltire effettivamente queste parti, anche perché non dimentichiamo negli rifiuti elettronici spesso ci sono dei materiali preziosi come il rame, l'oro, quindi addirittura ci sono paesi specialmente in Asia, paesi in via di sviluppo ma anche la stessa Celina ecco, che si occupano di recuperare materiali preziosi dai rifiuti elettronici e addirittura, leggevo questo dato curioso, minare oro.
Ora me è fino a 10 15 volte più costoso che andare a recuperare la stessa quantità dai rifiuti elettronici.
Sì l'obiettivo sarebbe quello di generare una sorta di economia circolare in cui sia possibile dare il maggior valore possibile ai materiali, ai pochissimi materiali di cui disponiamo perché viviamo in un pianeta finito e allo stesso tempo cercare di buttare il meno possibile, di sprecare il meno possibile.
Cosa ne pensi? Secondo te è fattibile un'economia circolare? So che l'Unione Europea ci sta provando a raggiungere un obiettivo di questo tipo e hai qualche esempio magari da farci sul tema?
Allora sicuramente qualche esempio virtuoso in questa direzione c'è, anche se si tratta veramente di un esempio minoritario e proprio di nicchia, però mi piacerebbe citare l'esempio di Fairphone che è questa azienda ex startup ormai diciamo consolidata nella sua nicchia che produce uno smartphone modulare ed ecosolidale.
Quindi praticamente sta dietro a tutta la filiera della produzione del telefono da il momento in cui viene progettato, c'è questo pensiero fino al momento in cui diventa poi un rifiuto a sua volta e diciamo parte proprio dal modo in cui il telefono è progettato.
Si tratta infatti di un telefono modulare in cui è facilmente sostituibile, riparabile e anche aggiornabile, migliorabile ogni parte.
Chiaramente ha un costo questo tipo di approccio, ha un costo perché si tratta di un prodotto, basta vederlo, meno all'avanguardia rispetto ai suoi concorrenti, il design è meno accattivante, le stesse componenti sono più datate.
Però è un telefono che sulla carta può sicuramente sopravvivere attraverso gli anni molto di più dei suoi concorrenti.
Quindi chiaramente qua ci troviamo di fronte a un trade off, cioè aziende come Fairphone mostrano che è possibile un altro modello di sviluppo, quindi non è che a livello macroeconomico l'unica soluzione possibile sia quella dell'obsolescenza programmata, però chiaramente si va a rinunciare a un po di innovazione.
Sì, effettivamente il progetto di base sembra molto interessante, però se guardiamo all'interesse del consumatore di ogni giorno che cerca magari di spendere il meno possibile e allo stesso tempo magari sul dispositivo vuole le funzioni più innovative o le feature più avanzate.
Mi viene in mente, adesso non conosco nello specifico questo telefono, ma dubito fortemente che possa avere una resistenza ad acqua e polvere molto elevata, cosa che sui telefoni d'oggi è quasi indispensabile apparentemente per il consumatore.
No, infatti questa è una caratteristica che inevitabilmente con un design modulare è difficile ottenere, ma forse l'esempio più rilevante, come dire il controesempio più rilevante nei confronti di Fairphone, è il fatto che hanno avuto in commercio un telefono per svariati anni fino al 2019 che montava ancora Android 7.
Sì, quindi non era aggiornato.
Sì, perché comunque è un processo molto costoso, come immagino saprai l'aggiornamento software, il supporto software di un dispositivo è legato anche proprio all'hardware che si sceglie.
Passando ad un altro tipo di obsolescenza, anche forse più sentita di quella hardware, c'è l'obsolescenza software, cioè l'obsolescenza dei sistemi operativi che giornalmente utilizziamo in special modo sui nostri smartphone o sui nostri device in generale.
Cosa ci sai dire di questo tipo di obsolescenza?
Allora, diciamo che ci sono due tipi essenzialmente di obsolescenza software.
Uno è il caso più prettamente ritrovabile nel mercato Android, in cui gli aggiornamenti di sistema, semplicemente anche dopo un breve lasso di tempo, i classici due anni, non arrivano più.
E quindi ci sono preoccupazioni legittime da parte del consumatore per la sicurezza, ma anche casi, anche frequenti, dei cosiddetto software lockout, cioè l'impossibilità poi di aggiornare software anche molto comunemente usati, come ad esempio YouTube o WhatsApp sono stati casi recenti, proprio per via di questo mancato aggiornamento del sistema operativo stesso.
Un altro caso invece è quello dei cosiddetti aggiornamenti conservativi, cioè aggiornamenti del sistema operativo, e questa pratica è stata fatta sia da Apple che da Samsung, ma è salita più, agli onori della cronaca, quella di Apple proprio a causa di class action e interventi del garante di consumatori, dell'antitrust anche in Italia.
Casi in cui, proprio col pretesto possiamo dire, o con lo scopo anche a fin di bene, questo è un po difficile da dire, di preservare l'hardware di un dispositivo arrivato consumato dal tempo, quindi nel caso specifico con molti cicli di vita, cosa faceva il sistema operativo? Con un aggiornamento si andava a rallentare il processore, rendendo di fatto un dispositivo talmente lento da non essere utilizzabile.
Sì, diciamo che il caso Apple, che hai citato, di cui fra l'altro avevamo parlato in una delle primissime puntate del podcast, è un po ambiguo, perché è vero che da una parte, come dici, ha rallentato i dispositivi per tutelare l'utenza quasi, però da altra parte l'ha fatto senza trasparenza, cioè non ha dichiarato questa cosa e non ha nemmeno inserito all'interno del sistema operativo nelle impostazioni la possibilità di dichiarare.
Infatti queste ragioni che hai citato adesso sono il motivo per cui in Italia Apple è stata multata per 10 milioni di euro, invece Samsung solo per 5, proprio per questa mancata trasparenza nel processo.
Possiamo dire che è finita fin di bene, perlomeno in America, dove coloro che hanno aderito alla classe action hanno avuto un risarcimento di circa 25 dollari e la Apple ha permesso di sostituire queste batterie per la modica cifra di 29 dollari, quindi col costo di un panino ci si faceva una batteria nuova facendo la differenza tra le due entrate e uscite.
E per quanto riguarda l'obsolescenza software secondo te può esistere anche un'obsolescenza software percepita oppure è rilegata semplicemente all'obsolescenza hardware?
Allora sicuramente ci sono dei casi in cui è rilevante avere l'ultima versione di sistema operativo, l'ultima versione di una certa app, quindi ci sono casi in cui questo mancato aggiornamento ha delle conseguenze reali sul consumatore.
Diciamo, forse io "scatolerei" l'obsolescenza percepita più all'ambito hardware perché al mio modo di vedere è proprio l'estetica, il colore, le nuove feature caratteristiche tipiche di un prodotto hardware nuovo a suscitare proprio questa nuova percezione di obsolescenza nel proprio invece prodotto antiquato.
Tornando un attimo al caso di Apple mi viene da fare una riflessione però ne avevamo appunto parlato, avevo fatto la stessa riflessione in quella puntata e te la ripropongo a te.
Non pensi che in una società in cui i servizi stanno veramente sempre di più dominando il mercato dove ormai tutto è servizio, la fruizione di musica è un servizio, la fruizione di film e serie tv, arriveremo anche probabilmente a non acquistare neppure più un veicolo ma utilizzarlo attraverso un servizio.
Non pensi che il fatto di rallentare i dispositivi o comunque questa obsolescenza di cui abbiamo parlato finora potrebbe essere negativa per un'azienda come Apple e quindi visto che più dispositivi supportano il proprio ultimo sistema operativo a più persone può vendere i propri servizi.
Allora sicuramente sì potrebbe esserci un effetto boomerang visto che Apple ha sempre valutato maggiormente la privacy dei propri clienti però comunque ha sempre fornito molti servizi tutti o quasi tutti a pagamento.
Viceversa questo non lo vedo molto plausibile per l'universo android in cui magari la gratuità dei servizi è prevalente e i costi anche dei dispositivi sono enormemente minori però diciamo noi clienti paghiamo con le nostre informazioni.
C'è il solito concetto la solita frase che se su internet non paghi un servizio è perché sei tu il prodotto quindi diciamo da un lato c'è maggiore trasparenza ma si paga tutto dall'altro c'è la gratuità al costo della privacy.
Ora che abbiamo visto quali sono le principali tipologie di obsolescenza ti faccio un'altra domanda e cioè non pensi che l'obsolescenza programmata possa avere anche dei vantaggi mi spiego meglio non pensi che l'obsolescenza programmata faciliti da un certo punto di vista l'innovazione dei dispositivi della tecnologia oggigiorno.
Allora sicuramente questo è plausibile nel senso che quando un'azienda si trova a dover giustificare l'acquisto di un nuovo prodotto da parte di un cliente ogni dodici sei mesi anche allora sicuramente investe maggiormente in ricerca e magari quando a mano libera è la possibilità di ridisegnare da zero un prodotto invece che dover adattare.
Faccio l'esempio di Fairphone una nuova una vecchia una nuova fotocamera a una vecchia scheda.
Esatto esatto quindi se uno ha meno limiti meno vincoli può sicuramente procedere più in fretta.
La domanda che ci dobbiamo fare però è veramente necessario tutto questo cioè il costo a livello ambientale che andremo poi a pagare per questo vale veramente la pena del di quello che poi otteniamo in cambio cioè di avere un telefono dalle prestazioni migliori un computer dalle prestazioni migliori una fotocamera dalla risoluzione migliore ogni anno.
Ecco questa è una domanda difficile risposta intuitivamente mi verrebbe da dire di no.
Passando ora degli esempi concreti quale futuro può avere il RAEE.
Sicuramente dobbiamo distinguere i casi che rendono un RAEE un RAEE cioè se si tratta di un RAEE che come dire funziona ancora perfettamente ma è stato sostituito per via della propria come dire di una scelta dell'obsolescenza percepita la parte del suo proprietario.
Beh sicuramente questi oggetti hanno ancora valori di mercato per quelli particolarmente antiquati diciamo sicuramente esistono alternative sociali diciamo al loro semplice smaltimento per fare un esempio virtuoso nella mia città Bologna esiste questa associazione che si chiama Second Life che si occupa di dare una seconda vita agli oggetti e in particolare anche agli oggetti e dispositivi elettronici e soprattutto diciamo può essere un valido.
Punto di partenza e di ripartenza per le classi sociali più deboli più disagiate che magari non potrebbero permettersi l'acquisto di oggetti di questo tipo quindi permette di dare veramente una nuova vita a un oggetto obsoleto per qualcun altro.
Ecco una cosa che è percepita obsoleta da qualcuno può essere ancora funzionante e valida per qualcun altro.
Assolutamente e poi venendo al caso tu di specie come dicevo all'inizio sei autore di un podcast che personalmente trovo molto interessante è bello da seguire ovvero Radio RAEE nel quale appunto utilizzi i RAEE quindi i rifiuti elettronici come pretesto per raccontare delle storie anche questo di per sé è un modo per dare una seconda vita alla second life di cui parlavi agli oggetti.
Sì diciamo che c'è chi da una seconda vita a un oggetto tecnologico trovandogli un nuovo proprietario.
Ecco io invece ho preferito optare per un'altra soluzione cioè raccontare la storia della vita di questo oggetto quindi le storie di vita vissute dal proprietario con grazie a attraverso questo oggetto come una sorta di tributo.
Perché comunque questi oggetti ci accompagnano in tante situazioni della nostra vita.
Pensate non so al navigatore satellitare con cui avete fatto il primo viaggio oppure al primo orologio digitale di vostro nonno che avete ereditato.
Ecco quindi c'è una sorta di storia di vita legata indissolubilmente a questi oggetti che a mio parere insomma valeva la pena raccontare quindi sembra un podcast di tecnologia ma in realtà è storytelling.
Si è un pretesto parli di oggetti di affezione che però sono comunque legati da un filo conduttore che è quello della tecnologia perché sono tutti oggetti che una volta erano considerati appunto dispositivi tecnologici avanzatissimi.
Per fare un esempio nell'ultima puntata ho raccontato le mie storie di vita vissute attraverso il mio iPod quindi dal momento in cui ho saputo che me l'avevano comprato fino alle varie storie amorose vissute grazie a quel piccolo dispositivo.
Ed ecco diciamo che un oggetto tecnologico può anche essere un simbolo generazionale quindi quell'iPod i lettori mp3 sono stati sicuramente un simbolo dell'adolescenza della mia generazione.
Va bene Alessandro grazie per averci parlato del RAEE, spiegato che cos'è, parlato dei suoi punti di forza ma anche dei suoi punti più critici e speriamo che se ne possa parlare un po di più nel prossimo futuro.
Alla prossima.
Grazie a voi per avermi ospitato e come dico sempre quando saluto i miei ascoltatori un saluto dai miei rottami.
Ciao ragazzi.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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