
L’idea del metaverso secondo Mark Zuckerberg è semplice: indossi un visore o un paio di occhiali, ed entri in un vasto universo digitale nel quale puoi praticare tutte quelle attività che nella vità reale non potresti fare. Nel metaverso ad esempio si possono seguire riunioni con i colleghi in un ufficio oppure direttamente sulla superficie di Marte, si possono invitare amici nella nostra casa digitale localizzata chissà dove e così via. Ma quali sono le problematiche di questa visione del nostro futuro digitale? In questa puntata proviamo a rispondere a questa domanda.
Nella sezione delle notizie invece parliamo di Apple, che sembra fare un grande passo nella direzione del “diritto alla riparazione” dei propri dispositivi, della possibilità di richiedere certificati anagrafici attraverso il portale dell’ANPR e infine del James Webb Space Telescope cioè il successore di fatto del telescopio Hubble.




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• Dipinto copertina: #1 The Metaverse Cybercity (Urban Environments) by Civort
Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Epic Cyberpunk by Alex Production
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi cercheremo di capire che cos'è il metaverso e se potrà effettivamente diventare nei prossimi anni una vera e propria realtà virtuale.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Dopo le incessanti accuse di voler sfruttare i centri di assistenza come strumento per aumentare i ricavi, Apple ha finalmente deciso di ascoltare le associazioni che chiedono il Right to Repair, ossia la possibilità di riparare i propri dispositivi con pezzi originali e in totale sicurezza.
Il servizio si chiama Self Service Repair, debutterà per la prima volta negli Stati Uniti a partire dal prossimo anno e consentirà di riparare tramite un'apposita guida fornita da Apple stessa dispositivi come iPhone 12 e iPhone 13, per poi passare nel corso del 2022 anche ai MacBook con processori M1.
Benché sia un servizio pensato soprattutto per coloro che hanno le competenze e l'esperienza per riparare dispositivi elettronici, Apple chiederà comunque di consultare il manuale di riparazione del dispositivo interessato prima di inviare l'ordine per l'acquisto delle parti e gli strumenti necessari al nuovo portale Apple Self Service Repair Online Store, il quale inizialmente offrirà ben 200 componenti originali per la riparazione di iPhone 12 e iPhone 13.
Nel lune di 15 novembre i cittadini italiani possono scaricare online gratuitamente in modo autonomo fino a 15 certificati anagrafici, anche per un componente della propria famiglia da una raccolta di quasi tutti circa 8.000 comuni italiani, questo grazie all'anagrafe nazionale della popolazione residente, portale online che ad oggi copre le esigenze di più di 66,5 milioni di italiani.
All'appello mancano una cinquantina di comuni, ma l'elenco delle amministrazioni ritardatarie diminuisce di giorno in giorno.
La comodità di questo servizio dal punto di vista del cittadino è quella di richiedere certificati online che prima necessitavano di una richiesta fisica presso lo sportello del comune.
Invece per le amministrazioni pubbliche l'anagrafe unificata consente l'interoperabilità tra gli enti, permettendo quindi al cittadino di non dover comunicare ad ogni ufficio della pubblica amministrazione i suoi dati anagrafici o il cambio di residenza.
Una volta raggiunto il portale si potrà accedere al servizio attraverso lo speed, la carta di identità elettronica e la carta nazionale dei servizi.
Con 14 anni di ritardo è finalmente pronto il telescopio più avanzato che avremo a disposizione per i prossimi anni.
Si tratta del James Webb Space Telescope e sarà di fatto il successore del telescopio Hubble, che negli anni ci ha regalato meravigliose immagini dallo spazio più profondo.
Il nuovo telescopio, che porta il nome del direttore NASA che portò l'uomo sulla luna, è costato complessivamente quasi 10 miliardi di dollari, finanziati in parte anche dall'ESA e partirà per lo spazio fra un mese, il 18 dicembre.
Con i suoi 6.500 grammi e un diametro dello specchio di 6,5 metri, inoltre sarà il più grande telescopio spaziale mai creato e ci vorrà qualche settimana prima che diventi completamente operativo.
Il telescopio infatti partirà per così dire piegato su se stesso, e una volta nello spazio dovrà raggiungere autonomamente la destinazione a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, e poi dovrà dispiegarsi e allineare gli specchi con una precisione assoluta.
E una volta operativo sarà pronto per continuare il lavoro di Hubble e darci la possibilità di osservare i dettagli dello spazio più profondo.
Questo è OASIS, un intero universo virtuale.
Si può fare tutto, essere chiunque, senza andare da nessuna parte.
Una frase che descrive alla perfezione il concetto che sta alla base di "Ready Player One", romanzo e celebre film di fantascienza nel quale tutti gli abitanti della Terra, anche i più poveri, hanno la possibilità di affrontare incredibili esperienze come corse clandestine o combattimenti impossibili grazie al fittizio universo digitale dove è possibile condurre vite parallele rispetto a quelle reali.
Oggi OASIS lo definiremmo in realtà come una sorta di metaverso, concetto che, nonostante sembri apparso per la prima volta dalla voce di Mark Zuckerberg qualche settimana fa, deve il suo nome al romanzo Snow Crash del 1992, in cui l'autore, Neil Stevenson, ricrea nell'opera letteraria un mondo digitale parallelo a quello reale nel quale le persone vengono proiettate come avatar grazie ad avanzati visori per la realtà virtuale.
L'idea del metaverso, dunque, è proprio questa.
Indossi un visore o un paio di occhiali come i Ray-Ban Stories di Facebook per capirci ed entri in un vasto universo digitale nel quale puoi praticare tutte quelle attività che, nella vita reale, a causa dei limiti illegali e delle leggi della fisica, non potresti fare.
Nel metaverso, ad esempio, si possono seguire riunioni con i colleghi in un ufficio oppure direttamente sulla superficie di Marte.
Si può fare shopping in un supermercato che si trova solamente negli Stati Uniti, si possono invitare amici nella nostra casa digitale localizzata chissà dove e così via.
In ogni caso, se oggi stiamo sentendo parlare così tanto del metaverso, lo dobbiamo soprattutto a Mark Zuckerberg, che giusto qualche settimana fa ha deciso di trasformare l'ormai ex-Facebook in una società del metaverso, cambiandone prima di tutto il nome guarda caso in Meta.
Eppure, in questa improvvisata modifica del business model dell'azienda californiana, potrebbe celarsi anche la semplice volontà di risollevare il brand, uscito ma ridotto dalle inchieste culminate di recente con la pubblicazione dei "Facebook Papers", in cui 17 testate americane hanno criticato la società di Zuckerberg di essere stata poco trasparente sulla gestione dei dati degli utenti e di aver favoreggiato i repubblicani nell'assalto a Capitol Hill lo scorso gennaio.
E questi sono solo un paio di esempi fra molti.
Tutto ciò per dire che, allo stato attuale delle cose, non possiamo ancora sapere se Meta riuscirà ad arrivare fino in fondo in questo progetto.
Al momento, Zuckerberg ci ha lasciato con un pugno di mosca in mano, composto da molte idee e buoni propositi ai quali però dovranno sommarsi investimenti e ricerche, sia in infrastrutture hardware che software.
Comunque, la società di Zuckerberg non è la sola intenzionata a investire in questa promettente realtà digitale.
Anzi, al giorno d'oggi esistono diversi casi, e parecchio famosi tra l'altro, in cui il metaverso, seppure in forma embrionale, ha già iniziato a manifestarsi.
Tra le principali aziende degne di nota troviamo Microsoft, che ancora prima dell'annuncio di Facebook ha dimostrato l'intenzione di investire nella realtà virtuale tramite Microsoft Mesh, ovvero una nuova piattaforma basata sul cloud di Azure, che consentirà ai propri utenti di tenere riunioni tramite ologrammi mentre si trovano in luoghi diversi.
Inoltre, secondo il CEO della società di Redmond, Mesh potrà essere impiegata anche nei diversi ambiti della nostra vita, come la condivisione, ad esempio, di esperienze di un viaggio virtuale o di modelli tridimensionali architettonici in cui gli ingegneri potranno interagire gli unico gli altri.
La società di Zuckerberg, di cui abbiamo parlato poco fa, ha intenzione di integrare verticalmente tutti i servizi dell'ex gruppo Facebook, ossia WhatsApp, Instagram e Facebook, in un grande spazio condiviso grazie alla tecnologia VR, in cui l'utente può diventare un cosiddetto Prod User, un neologismo che indica appunto la possibilità di essere contemporaneamente sia creatore che acquirente.
Anche Nvidia ha di recente iniziato la Corsa al Metaverso tramite l'annuncio della piattaforma Omniverse Avatar.
In questo caso, però, a differenza delle precedenti visioni di Metaverso, l'azienda Leader nel settore dei processori grafici, mediante algoritmi basati sull'intelligenza artificiale, darà la possibilità agli utenti di creare avatar autosufficenti e altamente dettagliati grazie anche al supporto della tecnologia Ray Tracing, in grado di calcolare e simulare il comportamento della luce nella realtà.
Ma se c'è un settore nel quale il Metaverso potrà letteralmente sfondare le porte dell'innovazione è sicuramente quello videoludico.
In questo senso, realtà molto più complete e consolidate rispetto alle visioni di Facebook, Microsoft o Nvidia hanno già fatto capolino nella nostra vita quotidiana.
Forse nessuno se n'è reso conto, ma famosi giochi come Minecraft di Mojang o Fortnite di Epic Games hanno già implementato l'idea di Metaverso da diversi anni, benché, nell'effettiva accezione del termine promosso dalla società di Zuckerberg, non sia necessario l'utilizzo di caschi o particolari dispositivi per la realtà virtuale.
Tante è che per giocare a questi titoli, invece che costosi e ingombranti i visori che svolgono poche e precise funzioni, è sufficiente avere un buon computer o una comunissima console, anche di non ultima generazione, con le quali possiamo oltre che giocare, lavorare o studiare senza particolari impedimenti, come quelli legati alla pesantezza fisica dei dispositivi VR che la nostra testa deve sopportare.
Tornando a parlare di Minecraft e Fortnite, i conoscitori di entrambi i videogiochi avranno già potuto intuire quali possono essere i parallelismi tra i meccanismi di gioco dei due titoli e quelli del concetto di Metaverso.
Da una parte abbiamo infatti un videogame in cui gli utenti possono sia creare contenuti sia condividerli direttamente e in compagnia degli altri all'interno di un server condiviso, e dall'altra un titolo che nel tempo è diventato così famoso da potersi permettere di ospitare concerti live di famosi artisti come Travis Scott e Ariana Grande, o eventi commemorativi come quello a Martin Luther King.
E non è un caso che lo scorso aprile Epic Games abbia annunciato di aver raccolto, grazie anche ad una partecipazione di Sony, circa un miliardo di dollari a supporto dello sviluppo del metaverso.
E questo fenomeno non deve affatto stupire nessuno, ma è un fenomeno che Epic intende sviluppare nei prossimi anni, ma di cui sappiamo ancora ben poco.
Ma all'interno di Fortnite non vi è solo la possibilità di assistere a concerti.
In passato, infatti, all'interno del gioco c'è stata anche la possibilità di assistere all'anteprima di importanti trailer, come quello del film Tenet, e partecipare persino a sfilate di moda in cui gli avatar degli utenti indossano le loro creazioni migliori da sottoporre al giudizio della giuria.
E questo fenomeno non deve affatto stupire, perché le "skin", ovvero aspetti personalizzati che possono essere acquistati per il proprio avatar, sono diventate uno degli elementi importanti del business videoludico, tanto che in futuro, molto probabilmente, lo saranno anche per il metaverso.
Vista l'importanza di tale modello di business, è del tutto naturale che uno dei brand di abbigliamento più noti al mondo, Balenciaga, abbia intrapreso una partnership con Epic Games, per realizzare su Fortnite skin firmate con il logo dell'azienda e altri strumenti da utilizzare in battaglia.
Situazioni del genere, tuttavia, che potrebbero realizzarsi in un ipotetico metaverso, darebbero origine a fenomeni di contraffazione, esattamente come avviene nel mondo reale, come quando si comprano capi falsificati a un prezzo minore.
Per porre rimedio a questa eventuale situazione, inevitabilmente si inseriscono gli NFT, ovvero le ormai note e firme digitali salvate su blockchain, in grado di garantire la proprietà e l'unicità di un oggetto digitale.
Ed il vantaggio che offrirebbe questa tecnologia sarebbe inequivocabile.
I certificati NFT infatti offrirebbero agli utenti che popolano un probabile metaverso e la possibilità di dimostrare il possesso di un capo Balenciaga digitale e autentico e soprattutto, più in generale, di salvaguardare una forma di business che occuperà sicuramente una posizione centrale in una società del metaverso.
A questo punto della puntata, dopo aver analizzato la definizione di metaverso e gli aspetti più interessanti che li caratterizzano, dobbiamo inevitabilmente esaminare il rovescio della medaglia.
Finora, abbiamo analizzato nel dettaglio l'idea di metaverso che hanno le principali società che stanno iniziando a investire nel settore, come appunto Facebook, Microsoft o Epic Games, e di come questi universi siano apparentemente sconnessi tra loro, esattamente come Instagram o Twitter, classificati entrambi come social network ma che appartengono a mondi del tutto slegati.
Per il metaverso, invece, non vale la stessa regola.
Esso, infatti, può essere paragonato a un grande prato verde sopra il quale le diverse aziende che decideranno di investire nel settore potranno apporre le proprie case e di conseguenza i relativi servizi.
Per chiarire meglio il concetto, possiamo identificare il metaverso come l'internet che utilizziamo al giorno d'oggi, all'interno del quale possiamo navigare tra i vari siti web, effettuare acquisti, trovare informazioni, comunicare e giocare con i nostri amici o parenti.
Il vero problema, dunque, è sostanzialmente uno.
Perché ci sia un metaverso condiviso, al cui interno le società possano interoperare, è necessario che le stesse società promotrici riconoscano un'entità neutrale che gestisca il grande prato comune del metaverso.
Gli avatar che popoleranno il mondo virtuale dovranno avere in sostanza la possibilità di muoversi con la stessa facilità con la quale oggi si riesce a navigare da un sito web all'altro, al di là della velocità della nostra connessione.
E dato che ne abbiamo parlato precedentemente, possiamo notare come le diverse aziende intenzionate a investire milioni se non miliardi di dollari in questo spazio digitale stiano facendo gara a chi sarà la prima a creare una piattaforma talmente stabile ed efficiente che dovrà per forza di cosa essere riconosciuta come leader centrale e indiscussa.
Al di là poi del problema legato alla neutralità del terreno, vi sono altri nodi cruciali che al giorno d'oggi non possono essere sbrogliati con tanta facilità.
Se i visori e la realtà virtuale di cui abbiamo già parlato nella puntata "Tecnologie indossabili: tra smartwatch, visori ed esoscheletri" saranno già disponibili, si dovrà pensare alla risoluzione di numerose problematiche legate ad esempio ai pericoli sociali derivanti da rinchiudersi in un ambiente virtuale alla sicurezza degli utenti, alla gestione della privacy, alle influenze sulla società da tutti i punti di vista e all'egemonia tecnologica che potrebbe crearsi in uno scenario seppur fantascientifico alla Ready Player One.
E dunque, cercare di rispondere già oggi a domande che dovranno essere poste quando le basi del metaverso saranno già consolidate forse può risultare un po troppo ambizioso.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.