
I media e i social media hanno acquisito negli anni un ruolo importantissimo. Nel bene e nel male sono in grado di influenzare grandi gruppi di persone... un’intera società. La tecnologia informatica e più nello specifico le telecamere, che oggi troviamo anche nei nostri smartphone, hanno poi permesso di portare alla luce alcune situazione di cui prima non vi era una testimonianza diretta, come ad esempio l’annoso problema della Police Brutality negli Stati Uniti. Per parlare di tutto ciò, ci siamo fatti aiutare da Francesco Costa, giornalista e vicedirettore de Il Post.
Nella sezione delle notizie invece, parleremo della nuova versione di Spot, il robot di Boston Dynamics e dell’accordo tra Open Fiber e TeleSpazio per portare Internet veloce tramite satellite.



Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Never Give Up by Steve Hartz
Tutti siamo in grado di produrre dei media, è una grande forma di libertà, è un grande ingrediente che arricchisce la democrazia con tutte le complicazioni che questo comporta però.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo del ruolo che ricoprono i media e i social network nella società americana e cercheremo di capire cosa c'entrano le fotocamere dei nostri smartphone con tutto questo.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Spot, il cane robot di Boston Dynamics, dopo aver venduto 400 esemplari, è stato aggiornato questa settimana.
Nella sua nuova versione, che può contare anche su un processore migliorato nelle prestazioni, Spot ha la possibilità di auto-caricarsi per diventare quindi completamente autonomo.
Inoltre, grazie al braccio robotizzato che si può montare sopra le fotocamere frontali, può essere controllato a distanza per aprire porte, girare leve e azionare bottoni.
Questo robot potrebbe quindi diventare utilissimo in tantissimi contesti, come ad esempio le miniere, le piattaforme petrolifere o, più banalmente, per effettuare una video sorveglianza dinamica e da remoto, grazie soprattutto alla versatilità che gli permettono di avere le quattro zampe robotiche.
Open Fiber, con cui avevamo parlato nell'intervista Open Fiber verso un paese più connesso, ha stipulato un accordo con Telespazio per portare Internet veloce in quelle aree isolate non coperte né da rete cablata né da quella mobile.
In particolare, Open Fiber acquisterà da Telespazio il servizio STTH, Satellite to the Home, installando quindi sulle case dei cittadini un'antenna che si occuperà di comunicare con satelliti di ultima generazione in grado di garantire prestazioni paragonabili alla fibra ottica.
Nell'ultimo anno abbiamo capito quanto sia fondamentale disporre di un'ottima connessione a Internet e quello di Open Fiber dunque è un altro passo verso la realizzazione di un paese totalmente connesso e digitalizzato.
In quest'ultimo periodo ci siamo resi conto di quanto importante sia il ruolo dei media, in special modo quello dei social media, nell'influenzino della società.
Oggi cercheremo di capire quale impatto concreto possono avere questi potentissimi mezzi su una popolazione o un gruppo sociale.
E per farlo è qui con noi Francesco Costa, giornalista e vice-direttore de "Il Post".
Benvenuto Francesco.
Ciao, grazie dell'ospitalità.
Da diversi anni ti occupi di politica e attualità statunitense, viaggi spesso negli Stati Uniti e hai avuto occasione di seguire molto da vicino e interamente la campagna elettorale presidenziale del 2016.
Questo di fatto ti ha dato la possibilità di interfacciarti con tantissime persone e analizzarne diversi punti di vista.
Quindi, a tuo avviso, che impatto hanno avuto i media tradizionali, penso ad esempio alla televisione, sulla società americana e poi magari più nello specifico, visto che è un argomento che conosci molto bene, sul ruolo della politica.
Dunque i media hanno un grandissimo potere che è dato dal fatto che permettono di unire tantissime persone.
Io parlo attraverso la televisione e vuol dire che la mia voce raggiunge nello stesso istante milioni di persone diverse.
Ma se io invece produco una serie di TV, un documentario, un film, propongo quel prodotto lì a tantissime persone tutte insieme.
Questo ha un grande ruolo nel creare una cultura comune a persone molto diverse.
Pensiamo il caso degli Stati Uniti perché è un caso proprio particolare e interessante e la prendiamo larga, la geografia.
Gli Stati Uniti sono un paese gigantesco, in termini di superficie sono più grandi della Cina.
Solo che la Cina ha un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, i Stati Uniti ce ne hanno 320 milioni e peraltro sono quasi tutti concentrati nelle grandi città.
Cosa vuol dire? Che questo paese è enorme, ma in una larga parte è quasi vuoto e ci sono tante persone, tutte quelle che vivono fuori dalle grandi città, che vivono a grande distanza l'un dall'altro.
Sono persone che vivono in un tessuto molto meno denso del nostro e quindi incontrano nella loro vita molte meno persone di quelle che incontriamo noi.
Hanno rapporti e relazioni con molte meno persone.
Questo se vuoi ci dice, ci insegna anche molto del rapporto che gli americani hanno con lo Stato, con le tasse, con le armi, con la sanità, ma è un altro discorso.
Che ruolo hanno i midi? Hanno un ruolo potentissimo perché in un paese così grande, così poco denso, permettono di creare una cultura comune, permettono di creare dei riferimenti comuni, al di là del fatto del semplicemente informarsi, che naturalmente è cruciale, ma media è una scatola dentro la
quale finiscono un sacco di cose diverse, compresa i social media, lo stesso libro è un mezzo di comunicazione, le riviste, i giornali, ecco creano una cultura nazionale, uno spirito nazionale che non è mai monocorde diciamo, non è monodimensionale, ha tante facce diverse, tante sfaccettature diverse, però ecco il ruolo principale secondo me dei media nella nostra cultura è creare, mettere insieme persone, creare tante grandi sottoculture, è una grande cultura nazionale.
Se ci concentriamo più sulla televisione, tu hai iniziato la tua domanda parlando della politica della campagna elettorale del 2016 per esempio, ma anche questa, i media hanno avuto un ruolo centralissimo, nel caso del 2016 c'era un candidato come non se ne erano mai visti prima, che era anche nato nella televisione, conduttore di un reality show, quello che poi diventò il presidente
Trump, e riuscì quindi a sfruttare anche tutta una serie di logiche della comunicazione televisiva, per cui all'epoca seguendo la campagna elettorale capitava che la notte delle primarie repubblicane in Ohio, tutti i candidati la notte delle primarie rivolgono poi un comizio, che abbiano vinto che abbiano perso per parlare ai loro sostenitori, e mentre parlava il candidato X,
la CNN non lo mandava in onda, preferiva trasmettere il palco di Trump vuoto in attesa che Trump parlasse, perché il palco di Trump vuoto portava più ascolti, più attenzioni, perché la gente era lì ad aspettare che magari arriva Trump e quando arrivava Trump picco d'ascolti.
Trump giocava su questo, la sparava grosso ogni volta al comizio perché sapeva che questo gli dava visibilità e di fatto è come se avesse tolto l'aria dalla stanza, respirava solo lui, gli altri non avevano proprio spazio perché sfruttò un grande meccanismo dei media e cioè se una cosa funziona, se una cosa fa audience come diciamo noi non la mollare, non cambiare.
In questa campagna elettorale ma poi in questa vita del nostro 2020 quasi tutto si è svolto attraverso gli schermi come sappiamo e quindi una volta di più il ruolo dei media è stato centrale, tutte delle cose che prima in campagne elettorali avvenivano, le attività porta a porta dei volontari, i comizi, le iniziative, le assemblee eccetera è stato quasi tutto dirottato online quindi quasi tutto dirottato attraverso gli schermi.
Di nuovo una volta di più abbiamo visto come e con quale potenza poi i media formano le opinioni delle persone, formano le culture delle persone, possono non sempre lo fanno ma possono anche indirizzare le loro scelte.
Ok quindi ora ci hai parlato dell'aspetto politico collegato al mondo dei media però innegabilmente i media ricoprono un ruolo a 360 gradi nella nostra società tant'è che anche tu nel tuo libro, il ultimo libro una storia americana, hai citato il caso di Rodney King che è stato, fu un americano, un afro americano picchiato dalla
polizia e la sua storia si differenziava però da tutte quelle precedenti perché c'era un video dell'accaduto e un po questo ci fa anche tornare in mente qualcosa di molto più vicino a noi come il caso di George Floyd anche se questo forse è un fenomeno più legato al mondo dei social media in qualsiasi caso questi due avvenimenti portarono a dei grandi fermenti poi all'interno della società americana e poi anche a livello mondiale.
È vero, quello è un caso molto importante nella storia americana, io lo racconto nel mio libro che si intitola una storia americana, io cerco di raccontare alcuni episodi, alcune scene fondamentali delle vite di Joe Biden e Kamala Harris nel tentativo di capire un po chi sono queste persone che adesso sono presidente e vicepresidente degli Stati Uniti e conoscerli meglio e raccontando una serie di decisioni prese sulla lotta alla criminalità negli anni 90 soprattutto da Joe Biden ma anche da Kamala Harris che stava muovendo i suoi primi passi dopo la laurea, racconto questa storia.
Rodney King era un tassista che fu pestato dalla polizia di Los Angeles senza un valido motivo cioè lui guidava a supero i limiti di velocità però niente che giustifichi un pestaggio del selvaggio a cui fu sottoposto Non era la prima volta che questa cosa accadeva in America, anzi, figurati, 400 anni di schiavitù, decenni di segregazione, gli abusi della polizia sugli afroamericani erano quotidiani.
Però c'era sempre quella roba di...
agli afroamericani non c'era fiducia nei loro confronti, la gente non gli credeva, quando loro raccontavano un poliziotto mi ha picchiato, starà inventando balle, oppure chissà cosa hai fatto tu per provocarlo, te lo sarai meritato.
All'epoca non esisteva la possibilità di filmare quello che avviene, ovviamente.
Se non fosse che mentre Rodney King viene pestato sul ciglio della strada, nella casa proprio lì davanti al marciapiede c'è una persona che è un video amatore, quindi ha una di quelle videocamere degli anni 90, grosse, forse quindi non se le ricordano alle feste di compleanno.
Comincia a filmare tutto e produce quello che è il primo video di un pestaggio della polizia contro un afroamericano.
Finalmente la prova che quello che dicono gli afroamericani da decenni è vero, è reale, mostra tutto dall'inizio alla fine, non puoi sbagliarti e dire chissà cosa ha fatto lui.
Questo si ritrova alla fine di questo pestaggio con questa cassetta che però non è che può metterla su youtube, ovviamente.
La propone alle tv locali, anzi la propone prima al dipartimento della polizia di Los Angeles, gli dice guardate che è una cassetta che mostra che i vostri agenti hanno fatto qualcosa che forse vi interessa guardare per prendere dei provvedimenti e questi manco lo vogliono vedere.
Il dipartimento di polizia di Los Angeles aveva la reputazione di essere tra l'altro uno dei più razzisti d'America.
Lui alla fine la porta a una tv locale, ovviamente questi appena la guardano capiscono subito il valore di quel documento, lo trasmettono e da lì arriva in tutte le tv d'America, a tutte le ore, diventa il primo vero video virale del pestaggio di un afroamericano da parte della polizia, della storia degli Stati Uniti, generando poi tutta una serie di altre cose che raccontano nel libro tra proteste ma anche proteste molto molto violente, rivolte, le famose rivolte di Los Angeles con quasi 80 morti, fu una storia enorme su cui sono stati scritti libri documentari.
Facciamo fast forward come si dice e andiamo avanti veloce fino al 2020 e capiamo quindi anche perché quando un poliziotto uccide a Minneapolis un uomo afroamericano di nuovo in modo del tutto indiscriminato senza una giustificazione, lo abbiamo visto in quel video terrificante che ha fatto il giro del mondo, ne nasce quel tipo di fortissima reazione perché per due motivi, il primo è che non era George Floyd, George Floyd era l'ennesimo caso, ce ne sono stati tantissimi negli ultimi anni, peraltro negli ultimi anni sempre più invece filmati dagli smartphone, gli afroamericani quando vengono fermati dalla
polizia un posto di blocco tirano fuori lo smartphone e cominciano a registrare sempre perché sanno che quello può fare la differenza...
Sì è una forma di tutela diciamo così...
Di autodifesa assolutamente, in un processo successivo può fare la differenza tra essere condannati o no per esempio dal dimostrare che hai fatto le cose per bene o no, una delle misure che sono stati adottate in alcune città per contenere queste violenze è stata messa una videocamera addosso ogni agente di polizia, di nuovo il valore delle immagini e dei media, ma il secondo motivo per cui nascono le proteste di quest'estate dopo la morte di George Floyd è
proprio il video, cioè una cosa è leggere che un uomo afroamericano è stato ucciso dalla polizia con un ginocchio sul collo, è un'immagine molto brutta lo leggi e dici oh mio Dio ma se vedi quei nove minuti strazianti in cui lui chiede, dice che non può respirare, chiede pietà, chiama la mamma a un certo punto chiude gli occhi e non smette di muoversi e le persone accanto che urlano alla gente fermati fermati e lui che addirittura guarda in camera di nuovo il rapporto tra le persone e media continuando a tenere il ginocchio sul collo di George Floyd.
È un'ulteriore dimostrazione di quanto poi i media che sono spesso accusati e spesso anche a ragione di rovinare la società, di diffondere notizie falsi, allarmismo, sensazionalismo, i media hanno molte responsabilità nella disinformazione a volte più che nell'informazione, allo stesso tempo però sono un mezzo potentissimo e da quando tutti siamo in grado di produrre dei
media attraverso il nostro smartphone, i nostri account sui social, un podcast, una newsletter, una volta non era così soltanto se lavoravi alla RAI potevi rivolgerti a un pubblico oggi chiunque può provarci è una grande forma di libertà, è un grande ingrediente che arricchisce la democrazia con tutte le complicazioni che questo comporta però.
Esatto approfondendo il tema dei social media che hanno permesso a chiunque di esprimere la propria opinione attraverso ad esempio i social network che impatto hanno avuto i social media, siamo partiti parlando di politica americana, proprio sulla politica americana, come l'hanno influenzata?
Ne hanno avuti tanti, ne cito tre in breve.
Il primo sappiamo che i social media in generale hanno la caratteristica di premiare i messaggi più aggressivi, perché il modello di business di questa società si basa sulla nostra attenzione twitter vuole che noi teniamo aperta l'app di twitter il più possibile, per farlo deve attirare continuamente la nostra attenzione ed è piuttosto
facile capire perché i messaggi che più attirano alla nostra attenzione sono quelli che ci provocano delle emozioni, che ci fanno arrabbiare, che ci fanno indignare, che ci fanno commuovere a volte e quindi gli algoritmi premiano i messaggi molto aggressivi tra tutte le persone ma anche dalla politica che quindi sa che se vuole utilizzare i social per farsi strada, se sei un candidato a un partito, avere un messaggio netto che semplifica al massimo senza sfumature funziona.
Secondo effetto l'aggiramento dei midi tradizionali, l'esempio massimo qui ovviamente il caso di trump ma non è solo lui, sempre più spesso i politici che hanno bisogno di rivolgersi alla popolazione perché devono comunicare quello che fanno, perché devono convincerli fare propaganda, possono fare a meno dei giornali della tv
cosa che prima era impossibile, se tu volevi rivolgerti ai tuoi elettori devi passare dai giornali della tv, oggi puoi farlo dal tuo account e qual è il problema è che se lo fai attraverso la tv e i giornali c'è un mediatore, cioè c'è un giornalista, una giornalista che per esempio ti fa delle domande e magari sono delle domande che tu trovi un po scomode, se tu lo fai sui social puoi fornire una narrazione perfetta del tuo personaggio, nessuno ti metterà mai in difficoltà.
Terzo, terza trasformazione importante secondo me è che nella tecnica delle campagne elettorali mentre prima tu facevi degli spot televisivi li trasmettevi se volevi rivolgerti alle casalinghe magari la mattina, se volevi rivolgerti agli uomini nell'intervallo della partita però non si poteva andare molto distante da qui era tutto un po grossolano, un po grezzo, oggi esiste una possibilità di "microtarghettizzare"
i messaggi che rivolge alla popolazione per cui tu prepari uno spot che venga visto soltanto dalle casalinghe bianche che hanno tra i 45-55 anni che a cui piace moltissimo un cantante country che sai però che piace molto ai bianchi conservatori, non so e questo mi fa pensare al caso di Cambridge Analytica che è stato molto anche secondo me ingigantito dai media,
Cambridge Analytica ha sottratto dei dati a Facebook, dei dati degli utenti e questa è una cosa grave ed è infatti il principale punto dello scandalo, ma tutto il resto della narrazione su Cambridge Analytica si è rivolto, si è svolto attorno a questa idea che con questi dati loro avessero fatto dei messaggi personalizzati che in qualche modo manipolavano le menti delle persone o che gli rivolgevano delle cose specifiche per loro ed è vero che lo facevano ma è il modello di business di google di facebook di instagram c'è chiunque di noi dal suo
account di twitter può decidere di sponsorizzare un tweet o un post su facebook e decidere chi deve guardarlo e se io mi occupo di calcio posso decidere che lo vedono soltanto i uomini appassionati di calcio tifosi della Roma che sono stati allo stadio olimpico una volta negli ultimi cinque anni perché si sono loggati come sono allo stadio olimpico e può essere preoccupante, secondo me in parte lo è, però ecco, è la realtà in cui viviamo e trascende anche ormai molto la politica.
Vediamo sempre di più infatti aziende che fanno politica e politici, cioè che esprimono posizioni politiche, e politici che cercano di connotare se stessi anche attraverso i prodotti che usano, come si vestono, la musica che ascoltano, si sta tutto un po mescolando perché sui social come sappiamo è tutto molto mescolato.
Sì, questo tema sicuramente sarà oggetto di dibattito, dovrà essere oggetto di dibattito nei prossimi mesi, però un altro tema che forse merita ancora più interesse secondo me è quello che possiamo introdurre con una data, ovvero il 6 gennaio 2021 quando dei manifestanti hanno letteralmente attaccato il congresso degli Stati Uniti.
A seguito di questo avvenimento Twitter e altri social network hanno deciso di bloccare e bannare in gergo il profilo del presidente americano per evitare che lo stesso Trump potesse in qualche modo incitare delle ulteriori rivolte, quindi da un certo punto di vista possiamo giustificare questo comportamento, però allo stesso tempo crea un pericoloso precedente, cioè che un social network abbia deciso di togliere la parola ad una figura così rilevante a livello internazionale, quindi cosa ne pensi di questo aspetto?
Guarda, io credo che non esista una risposta facile a questa domanda, perché da una parte penso che i limiti alla libertà di espressione esistono anche fuori dai social, istigare all'odio è un reato, istigare al suicidio è un reato, il procurato allarme, la diffamazione, la calunnia sono delle leggi e noi pensiamo anche che siano giuste, cioè pensiamo che per tutelare la libertà di espressione di tutti, questa deve avere dei limiti e poi discutiamo su quanti, come però è accettato.
Penso anche che social media debbano essere responsabili di quello che gli utenti pubblicano sulle loro piattaforme e quindi, ma questa è la mia opinione, credo che l'istigazione all'odio, il razzismo, dei messaggi che provocano danni nella vita reale, non debbano trovare cittadinanza in quei luoghi lì.
Si può non essere d'accordo con me naturalmente su questo punto, penso però anche che i social media in quanto aziende e quindi aziende interessate ad attrarre clienti, abbiano il diritto di decidere cosa va e cosa non va sulle loro piattaforme, perché se io so che in un certo social posso trovare istigazione al suicidio perché non vengono rimosse, io magari non ci vado, no?
Se penso che posso trovare lì insulti razzisti, io magari non lo uso e quindi il social che vuole attirare me perché sono un cliente, credo che abbia il diritto di decidere di farlo e poi se io trovo quelle limitazioni eccessive, me ne vado da un'altra parte a usare un altro social, è il mercato, voglio dire, ognuno sceglie il suo prodotto.
Quale è il problema e dove arriva l'inghippo? Ah, quando queste società sono così grandi da essere, non dico monopoliste, ma quasi, per cui non è facile dire vabbè io allora mollo Facebook.
Se molli Facebook hai un'azienda è un grosso problema, se molli Facebook e sei un politico è un grosso problema perché ti impedisce di avere accesso a uno strumento che non è sostituibile da qualcos'altro.
L'altro problema è che se sei il presidente degli Stati Uniti e dici una cosa razzista o istighi all'odio, io che sono un elettore, io lo voglio sapere, non voglio che il social network mi proponga una scelta tra quello che ha detto il presidente e altre cose non me le faccia vedere perché sennò io me ne faccio un'idea incompleta, sbagliata,
ripeto, piace o no, però se il presidente dice che gli asini volano, questa è una notizia falsa, io però lo voglio sapere che il presidente pensa che gli asini volino perché mi voglio fare un'idea completa e quindi, ripeto, ci sono molte sfumature e non c'è una risposta assoluta, credo che bisogna valutare caso per caso.
In questo caso Twitter per quattro anni ha lasciato che Trump scrivesse molte cose che violavano le condizioni di servizio, notizie false, accuse di tipo razzista, insulti a un sacco di persone, qualcuno le ha raccolti, gli insulti di Trump, sono una lista infinita e l'hanno lasciato lì in quanto presidente e quindi diritto di cronaca diciamo, è giusto che le persone sappiano cosa il presidente dice.
In quel momento specifico c'era un presidente che apertamente non accettava di aver perso le elezioni, che stava cercando in ogni modo di restare al potere pur avendo perso, che è una cosa diciamo abbastanza grave, qui non è una versione di destra o di sinistra, è una roba che va oltre questa, si parla proprio della democrazia, e che aveva istigato almeno in parte una rivolta armata al congresso che aveva provocato cinque morti.
C'era il rischio che questa cosa potesse capitare di nuovo il giorno dopo all'insediamento, cioè non era detto che finisse lì, è finita lì perché al congresso hanno detto a Trump ti mettiamo sotto impeachment, i suoi collaboratori hanno governato in qualche modo e tra le altre cose Twitter gli ha tolto l'account che lui ha sempre usato per comunicare.
Ora io non dico quindi che hanno fatto bene, però dico che la decisione va valutata in questo contesto specifico del momento in cui è stata presa e secondo me è una decisione in questo contesto legittima.
Credo anche che sia opportuno ridare l'account Twitter a Trump ora che non è più il presidente e trattarlo come un utente normale, cioè se poi dovesse violare di nuovo le regole lo si toglierà ancora, ma oggi che non mi sembra più nelle condizioni di visibilità di potere tale da innescare una rivolta armata, almeno speriamo, magari non sarà adesso, sarà da qualche mese, ma secondo me Trump ha diritto a riprovare a ottenere un account Twitter e a usarlo secondo quello che prevedono le regole a cui tutti lo dobbiamo sottostare come normali cittadini.
Quindi pensi che sia stato un provvedimento nato dall'estrema gravità che rappresentava quel momento o pensi che questo atteggiamento da parte dei social network che di fatto si sono mobilitati tutti insieme possa costituire di per sé un pericoloso precedente per il futuro?
Allora sappiamo in realtà entrambe le cose, nel senso sicuramente è un caso isolato perché sappiamo che fin qui un atto così drastico è stato preso nei confronti di un capo di stato, credo mai, singoli utenti sì, ma una persona dell'importanza dell'incarico che rivestiva Trump mai.
Allo stesso tempo è un precedente, cioè la prossima volta che dovesse capitare una cosa del genere sarà una scelta più facile da prendere, purtroppo questo è il peso che hanno i precedenti, se devi fare una cosa per primo è sempre più difficile che farlo per secondo e credo che i social media dovrebbero stare molto attenti a utilizzare questo potere con grande senso di
responsabilità perché dovesse succedere che in un certo punto diventa facile bloccare l'acconto di un primo ministro, di un presidente, credo che, insomma, questo andrebbe a detrimento di tutti, credo che si debba sempre valutare caso per caso e farlo davvero in casi estremi quando si parla proprio di violenza fisica, di rischio che le persone muoiano, ecco, non se uno dice una cosa che non è vera, non se uno dice una cosa offensiva se si parla di un capo di governo, un capo di stato.
Sì, perché appunto come come dicevi alla fine fa sempre parte del diritto di cronaca.
Va bene Francesco, grazie per questo tuo intervento.
Come abbiamo detto è uscito il 19 gennaio il tuo ultimo libro, Una storia americana e se voleste ulteriormente approfondire tanti temi anche legati al mondo dei media c'è il tuo libro precedente, questa è l'America in cui parli anche nello specifico del ruolo che hanno giocato canali come Fox News sul influenzare in questo caso lo stesso Presidente.
Grazie ancora, a presto.
Grazie a te Davide, grazie a tutti, a presto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
Per qualsiasi tipo di domanda o suggerimento scriveteci a redazione@dentrolatecnologia.it, seguiteci su Instagram a @dentrolatecnologia dove durante la settimana pubblichiamo notizie e approfondimenti.
In qualsiasi caso nella descrizione della puntata troverete tutti i nostri social.
Se trovate interessante il podcast condividetelo che per noi è un ottimo modo per crescere e non dimenticate di farci pubblicità. Noi ci sentiamo la settimana prossima.