
Negli ultimi anni, un fenomeno sociale interessante ha iniziato a prendere piede in tutto il mondo: l'emergere dei "City Quitter" e dei "Nomadi Digitali". Queste due tendenze che evidenziano una maggiore flessibilità nel lavoro e nelle scelte di vita, sono strettamente correlate e sono alimentate dalla crescente digitalizzazione e dalla possibilità di lavorare in remoto. Per raccontarci un’esperienza diretta, i vantaggi ed eventualmente gli svantaggi di un approccio all’ambito lavorativo di questo tipo, abbiamo invitato Roberta Russo, consulente di digital marketing, che avevamo già incontrato nella tappa di Sondrio di VisionAlps.
Nella sezione delle notizie parliamo di un servizio di PagoPA, chiamato SEND, per inviare le notifiche digitali e di quali sono stati gli effetti della missione spaziale DART.



Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Omen by Cartoon x Time To Talk (Ft. Asena)
I luoghi vicino alla natura in qualche maniera non ti incentivano continuamente ad acquistare cose, ma più a connetterti un pochino con quello che c'è e penso che questa sia una grande ricchezza del vivere vicino alla natura.
E per fortuna la tecnologia permette a molti che lavorano online, in smart working, di poter...
sì, di fare questa esperienza, e poi ovviamente ognuno è diverso e quindi si tratta sempre di sperimentare e sentire un pochino cosa va bene per se stessi.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
In quest'ultima puntata prima della pausa estiva, parleremo di cosa significa essere City Quitter e Nomadi Digitali, un fenomeno che grazie alla tecnologia sta cambiando il modo di lavorare di migliaia di persone.
Dalla prossima settimana, quindi durante il mese di agosto, pubblicheremo alcuni brevi approfondimenti.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Il 17 luglio l'azienda pubblica PagoPA, autrice tra le altre cose del sistema di pagamento PagoPA e dell'app IO, ha lanciato un nuovo servizio dedicato alle notifiche digitali con valore legale. Il servizio si chiama SEND ed è un portale che permette agli enti locali di inviare comunicazioni ufficiali e raccomandate ai cittadini attraverso diversi canali, come
ad esempio PEC, app IO, mail, messaggi o in forma cartacea. I cittadini possono attivare il servizio andando su notifichedigitali.pagopa.it da cui possono indicare i propri recapiti.
In presenza di una PEC, la comunicazione dell'ente verrà inviata direttamente a quell'indirizzo, altrimenti verrà inviata una notifica di cortesia ad app IO o per email che ci chiederà di accedere al portale per visualizzare le comunicazioni o per pagare eventuali importi richiesti, nel caso ad esempio di una multa. In questo modo si occuperà SEND di certificare
l'avvenuta consegna della comunicazione al cittadino, sollevando l'ente locale da tutti gli adempimenti e semplificando, velocizzando e rendendo più economico il procedimento.
Il Dipartimento per la trasformazione digitale ha già stanziato 200 milioni di euro disponibili per i comuni che intendono aderire al servizio. L'obiettivo è quello di raggiungere 800 comuni entro fine anno. 4 comuni sono già attivi, ossia Gattinara, Misano Adriatica, Mortara e Verona e altri 100 verranno attivati entro fine luglio.
Nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2022, la sonda spaziale DART era riuscita a schiantarsi contro il piccolo asteroide Dimorphos per deviarne la traiettoria e valutare quindi il grado di deviazione dell'orbita del corpo celeste.
La scorsa settimana sono arrivati dal telescopio spaziale Hubble ulteriori dettagli sull'esito della prima missione sperimentale di difesa planetaria, in particolare emerso che l'impatto tra i due oggetti ha scagliato nello spazio almeno 37 massi di dimensioni compresi tra 1 e 7 metri di diametro, i quali invece di ricadere sull'asteroide per effetto della
gravità si stanno invece allontanando sempre più da esso ad una velocità di circa 1 km orario.
Gli studiosi che hanno esaminato i dati di Hubble ritengono inoltre che i massi non siano frammenti dell'asteroide creati dall'impatto con la sonda, bensì delle rocce che si trovavano sparse sulla superficie di Dimorphos.
L'obiettivo di DART era quello di riuscire a modificare la velocità orbitale di Dimorphos e secondo i dati della NASA, comunicati nell'ottobre 2022, l'impatto ha ridotto il periodo orbitale dell'asteroide di 32 minuti, producendo una nuvola di polvere e secondo i nuovi dati aggiornati un gruppo di rocce in fuga gravitazionale dall'asteroide.
Negli ultimi anni un fenomeno sociale interessante ha iniziato a prendere piede in tutto il mondo, l'emergere dei City Quitter e dei nomadi digitali.
Queste due tendenze, che evidenziano una maggior flessibilità nel lavoro e nelle scelte di vita, sono strettamente correlate e sono alimentate dalla crescente digitalizzazione e dalla possibilità di lavorare da remoto.
Per raccontarci un'esperienza diretta, i vantaggi ed eventualmente gli svantaggi di un approccio all'ambito lavorativo di questo tipo, è con noi Roberta Russo, consulente di Digital Marketing.
Benvenuta Roberta.
Grazie, grazie per l'invito.
Per dare un minimo di contesto, raccontaci di che cosa ti occupi.
Sì, allora io mi occupo di digital marketing, come hai detto, e anche sempre di più di digitalizzazione dei processi di lavoro nelle aziende, quindi aiuto le aziende a ottimizzare i loro processi per lavorare meglio in maniera più sostenibile, in maniera più flessibile grazie alla tecnologia.
Oggi però, come dicevo, siamo qui per parlare di una scelta lavorativa e di vita che hai fatto che in qualche modo è stata abilitata dalle nuove tecnologie.
Sì.
In generale, penso che possiamo collegare il tutto a quando ho scelto di licenziarmi dal posto classico in ufficio e poi piano piano è emersa questa esigenza di essere più a contatto con la natura, potremmo guardare la cosa come passare da una vita che io chiamo nelle scatole, quindi nella scatola autobus metropolitana, ufficio, casa, supermercato.
a sempre di più, aprirle queste scatole, quindi avere dei tempi più flessibili e anche la possibilità di vivere un po' più all'aria aperta e a contatto con la natura.
Sì, ho fatto questa scelta proprio perché in generale è proprio una mia inclinazione quella di poter intervenire su quella che è la mia vita e quindi di non avere qualcosa di troppo prestabilito.
E quindi questo mi ha portato ovviamente a imparare a gestirmi al meglio perché poi ovviamente questo è uno degli aspetti di chi è freelance e ovviamente qui ci sono anche poi tanti benefici che è la possibilità per esempio di lavorare ovunque nel mondo, più o meno, o comunque scegliere dove poter abitare e che questo non sia in relazione
al lavoro, quindi scegliere il posto che si ama, io sono sempre un po' in cerca del mio luogo e quindi per poter fare una scelta appunto non condizionato dal lavoro.
E da quando hai fatto questa scelta che modifiche hai dovuto apportare al tuo modo di lavorare e dall'altro lato però quali sono stati i benefici che ti ha portato?
Ma in realtà per quanto mi riguarda io per esempio tutto il lato tecnologico digitale per me non è mai stato un problema perché già lavoravo in questo settore per cui diciamo che il dover usare nuovi software per magari il project management o cose di questo tipo non sono mai stati un grosso problema.
In realtà le cose sono migliorate in meglio perché appunto ho la possibilità di lavorare più focalizzata, senza pensare a quante ore lavoro e quindi potermi gestire il tempo in base anche ai miei desideri, insomma in base a quello che voglio sperimentare nella vita.
Però grossi cambiamenti, se devo dire la verità non ne ho fatti se non, vabbè, ovviamente magari non lavorare più solo con il piccolo Mac, ma comprare anche lo schermo magari del computer, farmi una postazione comoda, cose che normalmente ci pensa l'ufficio e quindi insomma crearti un po' la situazione ufficio,
forse più problematico per un freelancer all'inizio e per la parte burocratica capire quale partita devi aprire, scegliere il commercialista, le tasse, insomma più queste cose qui, che sono sempre un po' misteriose.
Noi ci eravamo già conosciuti durante la tappa di Sondrio, di VisionAlps, un podcast che abbiamo appunto realizzato per parlare dell'innovazione tecnologica nel contesto alpino nel quale appunto ci hai parlato della tua scelta di trasferirti in una valle e all'inizio proprio a questo riguardo ho parlato del termine City Quitter.
Ci puoi definire meglio questo concetto?
Diciamo che è un termine che mi è stato dato, io non ne conoscevo neanche l'esistenza, ma di fatto ho fatto una scelta del genere, ovvero voglio dire scegliere che la propria base non è in città, a me piace andare in città ma per un paio di giorni, ho più o meno vicino a Torino, a volte vado a Torino, mi fa molto
piacere, vado in giro in bici, posso andare ai musei, magari tutte quelle cose che non trovo ovviamente in natura, quindi tutto ciò che ha a che fare con la cultura, o i concerti, o il teatro, insomma, il cinema io lo trovo ovviamente in città.
Però la scelta è legata al fatto di voler prendere dalla città solo il buono, perché comunque la città ha… io la chiamo vibrazione, ok, di energia un po' più pesante, perché sono tutti molto, diciamo, nel nel produrre, nel correre, nell'acquistare, nel comprare.
Io ho scelto un luogo che per alcuni potrebbe essere noioso, per alcuni potrebbe essere magari non sostiene perché poi chiaramente quando spegni i rumori della città ti senti molto di più tu, quindi a volte non è sempre semplice avere a che fare con la propria interiorità, però per me è stato un processo naturale, ad un certo punto ho sentito che per me era
troppo, cioè troppo che non mi serviva, troppo rumore, troppe cose, troppi materiali, troppe insegne, io faccio marketing quindi è interessante, troppa pubblicità e anche troppo stress nelle persone che non hanno magari veramente dei problemi reali grandi, però per come si muove la città spesso finiscono una sofferenza un po' costante,
che poi lo chiamiamo stress, che secondo me ha più a che fare con non avere la possibilità di sentire ciò di cui si ha bisogno, entrare un pochino in contatto con le cose semplici come il proprio respiro, con un cibo magari un pochino per salutare, col fare le cose semplici come una camminata, io da un po' di tempo ho cominciato anche
ad arrampicare, quindi nuove passioni.
Sì, io la vedo così.
City Quitter forse è un'etichetta anche un po' forte, io non penso di aver chiuso con la città, però sicuramente sento che non ho voglia né di abitare in città, né di spendere tutti i soldi che si spendono in città, ma piuttosto vivere una vita più semplice.
Sì, e nemmeno dedicare più tempo del necessario alla porzione lavorativa della giornata dove...
Sì.
magari in una città devo passare un paio d'ore al giorno nel tragitto casa-lavoro e viceversa.
Infatti, ieri io ho lavorato, a un certo punto avevo finito e sono andata a fare il bagno al fiume, in maniera molto semplice, senza grosse organizzazioni. Inizia ad esserci anche per me un riuscire a fare le cose senza per forza dover avere compagnia. Poi ce l'ho compagnia, però anche farle da sole prendere e sentire anche un po' d'istinto di prendere e andare a
fare una passeggiata, di andare vicino al torrente, insomma.
È un po' questo, secondo me.
Però un altro fenomeno di cui si è parlato non è solo quello di scappare dalle città per rifugiarsi in luoghi più sicuramente più tranquilli, ma anche quello dei nomadi digitali, cioè coloro che continuano la loro attività lavorativa normale, però lo fanno in luoghi del mondo sempre diversi e a volte anche remoti.
E in base alla tua esperienza cosa ne pensi di questa modalità di lavoro?
Allora, questo è sicuramente uno dei temi che mi ha portato poi all'epoca a scegliere di aprire partita IVA e di lavorare da remoto.
Quindi lavorare viaggiando è uno dei desideri di chi fa questa scelta ed è anche il mio.
Ed era anche il mio, ed è anche il mio.
Però parlare di luoghi remoti poi non è così vero, nel senso che ci sono luoghi in cui l'ecosistema per i nomadi digitali è molto avanzato, penso ad alcuni posti della Thailandia per esempio, si pensi a Ko Pha Ngan che è un'isola molto… é un'isola di nomadi digitali, di fatto.
o la città di Chiang Mai.
è un'altra città molto ben attrezzata, con dei co-working, dove la connessione è buona, e anche tante altre cose, nel senso in realtà essere nomadi digitali significa anche poi riuscire un pochino ad avere ancora le proprie abitudini e non completamente prendere quelle del paese, ma anche solo il cibo, insomma, quindi poter avere comunque anche delle opzioni
un pochino più familiari.
Quindi non si può lavorare ovunque, perché da quello che so ci sono dei posti, dei luoghi, delle città che incentivano i nomadi digitali a trasferirsi provvisoriamente a lavorare, ma diciamo così non si può lavorare, da quello che ci hai detto, nel posto più remoto in assoluto.
No, allora prima di tutto io quest'anno ho fatto un viaggio diverso, sono stata in Messico e l'ho girato abbastanza.
Tra l'altro una delle problematiche nel cambiare luogo era che non si riusciva a trovare una stabilità di connessione, questa è stata una cosa abbastanza stressante e in più anche un po' di co-working, quindi in realtà… perché quando sei in un luogo e per qualsiasi motivo la connessione magari nel posto
dove si è scelto di abitare, non è ottima, magari in upload, quindi per fare anche delle videochiamate, delle consulenze, allora magari si può decidere di andare in co-working, però quando anche i co-working mancano gli diventa veramente problematico e quindi diciamo che in realtà, lavorare viaggiando si può fare
in luoghi che sono attrezzati, poi la cosa furba da fare è andare su Facebook e andare nei gruppi Digital Nomad in Messico, in Vietnam o nei luoghi che si sceglie di visitare e lì si possono raccogliere molte informazioni su quali sono le città migliori. Il punto é che molto spesso sono città.
Quindi si rischia di voler fare nomadi digitali per stare in natura e in realtà i posti più vicini alla natura, che sono anche attrezzati per i nomadi digitali, non sono tantissimi.
Questa è una delle contraddizioni.
E dall'altra si rischia che i luoghi più adatti per i nomadi digitali perdano un pochino di autenticità.
Quindi in realtà la cosa migliore sarebbe quella di trovare dei paesi che sono molto interessanti anche culturalmente e più che altro gestirsi le giornate, io 4 giorni magari a settimana sono nel luogo che ha tutto ciò che mi serve per lavorare e altri tre anche se non riesco a connettermi non fa niente, però magari vado a visitare qualche posto un pochino meno battuto, un
pochino meno tecnologico e più autentico.
Ok, passando invece all'aspetto più tecnologico di questo tema, di questi fenomeni, sicuramente abbiamo detto che il primo presupposto per lavorare in questo modo è la connessione a internet e poi cosa serve?
La connessione e questa è una cosa importante, è anche un consiglio spassionato, ovunque si vada a chiedere a chi vi affitta la casa di mandarvi lo screenshot dell'upload.
Non è sicuro al 100% che sia veritiero, ma è già un po' in più, diciamo, perché il problema spesso è l'upload per la connessione.
Perché magari se bisogna soltanto lavorare a livello operativo si riesce, perché il download si va bene, il problema, la maggior parte dei luoghi è l'upload e quindi se l'upload non funziona, per le videochiamate è un problema, oppure per chi magari, come voi, registra dei podcast e vanno caricati,
o chi ha il canale YouTube, quindi, insomma, è più questo.
Poi altri accessori, io in realtà ho il mio computer, io ho un Mac.
In realtà ho un supportino per tenerlo un pochino più alto, per la schiena, perché poi ovviamente quando si lavora viaggiando non si ha la propria sedia all'ufficio.
Non puoi portarti un computer fisso.
No, no. E gli auricolari, ma in realtà… non più di questo in realtà, va bene gli auricolari, magari piuttosto portarne un paio in più se si dovessero rompere… è questo, insomma, sì, questo.
E strumenti come Starlink, di cui abbiamo parlato in diverse nostre puntate, quindi la possibilità di utilizzare una costellazione di satelliti per connettersi a internet da ovunque nel mondo, è una cosa che può essere valutata dal singolo nomade digitale oppure è un servizio che dovrebbe essere offerto dai luoghi in cui si va sempre se ritieni
che Starlink possa essere una valida soluzione?
Ma allora, diciamo che per le informazioni che io ho in questo momento, fino all'ultima volta che ho guardato, Starlink è comunque abbastanza ingombrante anche quello portatile, oltre a costare abbastanza, quindi poi dipende un pochino l'investimento che si vuole fare.
Però in alcuni luoghi ce l'hanno, per esempio io quest'anno ero in Messico a Masunte, la connessione c'era solo con Starlink, cioè non c'erano proprio altre connessioni, anzi molte volte non prendeva neanche il telefono mai da nessuna parte.
L'unica era attaccarsi ai vari bar che avevano Starlink, tutti i bar locali avevano Starlink.
Però non è ancora… secondo me non è ancora al punto giusto, cioè se dovessero sviluppare qualcosa di più portatile, allora si può avere molto senso potersi portare il proprio router Starlink.
funzionante, wow, sarebbe...
Sì, perché a quel punto non devi più porti il problema di quale connessione c'è all'arrivo, perché tanto te la porti tu e in qualsiasi posto vai potenzialmente puoi collegarti a internet ad alta velocità.
Più o meno perché dipende sempre dalla copertura dei satelliti perché avevo provato nella scorsa valle in cui ho abitato e ho provato ad usare Starlink.
ma poi l'ho rimandato indietro perché non c'era copertura con i satelliti, c'erano le montagne che coprivano e quindi non arrivava comunque il segnale.
Quindi secondo me per il futuro sicuramente poi sarà la soluzione, ma forse non è ancora così, non posso dire che sicuramente si riesce adesso già.
a far funzionare oltre al fatto che, insomma, è ancora un po' ingombrante come macchinario per chi viaggia a zaino in spalla, insomma, è un po' complesso.
Ok, per riassumere un po' il tutto, attualmente il tuo approccio al lavoro è avere una base fissa in una valle nelle Alpi con la possibilità di raggiungere una città, in questo caso Torino, come dicevi, in poco tempo e in alcuni momenti dell'anno viaggi lavorando.
Sì, più che altro d'inverno, quando magari qui già si può stare un pochino meno all'aria aperta perché veramente è troppo freddo un paio di mesi, due o tre mesi e andare fuori, più o meno questo è un po' quello che ho fatto negli ultimi due anni e credo che un pochino continuerò a fare così.
Un altro aspetto a cui hai fatto riferimento è quello dei co-working, degli spazi di lavoro condivisi che di fatto hanno anche il ruolo di accogliere i siti quitter e i nomadi digitali.
Sì, assolutamente, perché sapere di avere il co-working nel luogo in cui si va significa essere certi di poter lavorare, perché di solito chi mette su un co-working fa in modo che ci sia una connessione veloce, molto veloce e quindi per qualsiasi problema io posso sempre andare a lavorare al co-working, oltre al
fatto che chiaramente il co-working è anche un luogo di aggregazione, di networking, quindi anche un luogo per socializzare, che quando si va in giro per il mondo, magari si viaggia da soli o in coppia, è comunque utile e interessante poter socializzare.
Sì, che forse socializzare con i propri colleghi è uno degli aspetti che si perde abbandonando il lavoro in presenza in ufficio e appunto questi spazi di co-working potrebbero, possono sopperire a questa mancanza.
Sì, sì, assolutamente, perché a volte comunque arriva un po' di stanchezza a lavorare sempre da soli e avere, diciamo, delle interazioni durante il lavoro solo digitali, assolutamente, quindi nessuno vuole osannare il lavoro da remoto dotto tutti gli aspetti, anzi alcuni sono magari critici, e i co-working
sì sono una buona occasione per conoscere altre persone e anche scoprire magari luoghi attorno e condividere esperienze e magari a volte trovare anche dei colleghi con cui iniziare dei progetti.
Ok, e ti immagini di poter lavorare in questo modo all'infinito o vorresti a un certo punto tornare a una modalità di lavoro tradizionale?
Ovviamente io non so cosa vorrò nei prossimi anni, sicuramente lavorare in questo modo, che è anche un modo secondo me più produttivo, anche un modo più produttivo perché è un modo che porta molto al focus nel fare le cose che servono e non perdere tempo, apre anche altri spazi, io immagino… un desiderio
che ho è quello di iniziare anche qualche attività offline nella valle in cui abito e magari a me piacerebbe per esempio mettere su un co-working o comunque un luogo di aggregazione in montagna dove abito, è una delle attività che mi piacerebbe, però secondo me il punto è che lavorare in questo modo apre lo spazio, dà più possibilità perché la flessibilità degli orari, dei
tempi, del modo di lavorare permette di avere più spazio sicuramente.
Per concludere ritieni che questa modalità di lavoro, queste modalità di lavoro di cui ci è parlato lontane dalle dalle città o dalla propria città e più a contatto con la natura possano essere sostenute nel nel lungo periodo, cioè quali sono o quali soluzioni dovrebbero essere adottate o migliorate
per incentivare ulteriormente questa modalità di smart working?
La mia risposta è assolutamente sì, è assolutamente sostenibile nel lungo periodo anche perché significa vivere la maggior parte del tempo a contatto con la natura che, come sappiamo, è il nostro luogo naturale, anche se poi ce lo siamo dimenticato, quindi sicuramente ha dei… lo dicono gli scienziati, ha dei benefici enormi.
Oltre al fatto che io credo che abbia anche dei benefici rispetto poi a quella che è anche un po' la crisi del pianeta, perché se più persone iniziano ad avere un rapporto con la natura, di nuovo, magari si rendono anche conto di come un pochino rispettarla.
Quindi io penso che sia assolutamente una cosa positiva per tutti e credo sia sostenibile sul lungo periodo, assolutamente sì, perché si impara a vivere anche in maniera un pochino più lenta, un pochino più consapevole e comunque soprattutto se si fa una scelta come quella che ho fatto io, di essere freelance e di essere un po' chi si dà le regole
si possono sempre creare degli spazi di flessibilità, degli spazi per viaggiare, degli spazi per ritornare in città quando si ha voglia di andare a un concerto, andare a uno spettacolo teatrale.
Insomma, io credo che sia assolutamente sostenibile e lo è anche economicamente, perché i luoghi vicini alla natura in qualche maniera non ti incentivano continuamente ad acquistare cose, a consumare, ma più a connetterti un pochino con quello che c'è, a connetterti con te stessa e quindi un po' più ad essere e un pochino meno ad avere,
e penso che questa sia una grande ricchezza del vivere vicino alla natura e per fortuna la tecnologia ci permette a molti che lavorano online, in smart working, di poter fare questa esperienza e poi ovviamente ognuno è diverso e quindi si tratta sempre di sperimentare e sentire un pochino cosa va bene per se stessi.
Va bene, allora grazie Roberta per averci raccontato la tua esperienza e quindi ti direi buon lavoro e alla prossima.
Alla prossima, grazie di tutto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia. Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio. Per qualsiasi tipo di domanda o suggerimento scriveteci a redazione@dentrolatecnologia.it, seguiteci su Instagram a @dentrolatecnologia
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.



