
L'epoca contemporanea è caratterizzata da un fenomeno senza precedenti nella storia umana: l'iperconnettività. Non si tratta semplicemente di un accesso diffuso a Internet, ma di uno stato di connessione costante e onnipresente che ha integrato profondamente la tecnologia in ogni aspetto della vita quotidiana, sfumando i confini tradizionali tra lavoro, tempo libero e spazio personale. Mentre la connessione esterna si intensifica, emerge un paradosso fondamentale: la potenziale disconnessione interiore. Quali sono le conseguenze di questo fenomeno sulla salute mentale? E quali strategie possiamo adottare per ritrovare un equilibrio tra vita digitale e benessere psicologico? Durante la puntata proviamo a rispondere a queste domande.
Nella sezione delle notizie parliamo di come Google sta reinventando la ricerca con l'intelligenza artificiale, dell'evoluzione futura di Google Search secondo Fab Caillette di Google e infine dell'aggiornamento di IT-Wallet che ora permette di consultare i propri documenti anche offline.




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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di "iperconnettività", cercando di capire come la rete è diventata parte integrante della nostra vita quotidiana e cosa significa vivere sempre connessi.
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Lo scorso mercoledì 4 giugno abbiamo partecipato all'evento Google "Think Future", dedicato al futuro del suo motore di ricerca e di come la ricerca online stia cambiando in seguito all'introduzione dell'intelligenza artificiale.
Da qualche mese, in molte delle ricerche che vengono effettuate dagli utenti italiani su Google, è comparsa una funzionalità chiamata "AI Overview", che permette di avere sin da subito una risposta al proprio quesito, riassumendo le informazioni più rilevanti provenienti dai vari siti.
Prossimamente, poi, potrebbe arrivare anche "AI Mode", che amplia le funzionalità di AI Overview grazie a capacità più avanzate di ragionamento, pensiero e comprensione multimodale, che permetterà di ricevere risposte più esaustive e con la possibilità per l'utente di intraprendere una conversazione con il motore di ricerca, chiedendo chiarimenti, di generare testi o idee creative.
Durante l'evento abbiamo anche chiesto a Fab Caillette, Sr. Director of Engineering for Google Search quale sarà l'evoluzione della ricerca su Google e quali tecnologie coinvolgerà.
È una domanda molto complessa, ovviamente.
Sai, la ricerca Google si è evoluta negli ultimi vent'anni.
Penso che ci troviamo in un momento della storia davvero interessante, in cui l'intelligenza artificiale ci permetterà di offrire agli utenti moltissime nuove funzionalità che prima non potevamo nemmeno immaginare.
Almeno per me, che lavoro in Google Search da così tanto tempo, posso dire di essere davvero, davvero entusiasta di ciò che potremo offrire.
Ad esempio, la ricerca multimodale, la possibilità di comprendere immagini, video, audio e di porre domande che richiedono più passaggi. Il comportamento agentico, cioè la capacità della ricerca di eseguire azioni per conto tuo o sul web, ma anche attraverso un insieme di servizi e anche il fatto che la ricerca sarà sempre più integrata praticamente in
tutto ciò che fai, con un contesto personale, e sarà più utile per te, in generale.
I modelli linguistici di grandi dimensioni permettono questo tipo di cose e penso che sia davvero entusiasmante.
Molte di queste funzionalità arriveranno nei prossimi anni e continueremo a sperimentare e a portarle agli utenti man mano che saranno abbastanza mature.
Lo scorso 4 dicembre è stato lanciato ufficialmente IT-Wallet, il portafoglio digitale che permette di conservare sull'app IO, documenti come patente o tessera sanitaria con valore legale.
Dopo sei mesi, secondo i dati rilasciati dall'azienda PagoPA, che ha sviluppato l'app, i singoli utenti attivi sono circa 5,3 milioni, con 8,9 milioni di documenti attivi, di cui 4,6 milioni di tessere sanitarie, 4,2 milioni di patenti di guida e 100.000 carte europee della disabilità. Numeri che quindi confermano la diffusione costante di app IO ed IT-Wallet.
Una delle criticità che sono emerse maggiormente in questi mesi, tuttavia, riguarda l'utilizzo dell'app in assenza di connessione a internet o in caso di disservizi da parte di PagoPA.
Molto spesso, infatti, può capitare di trovarsi in zone con connessioni assenti o limitate, come zone montane o durante un viaggio in treno. In questi casi, l'app IO diventava inutilizzabile e non era dunque possibile accedere ai propri documenti, problematica che finalmente è stata risolta con un aggiornamento rilasciato giovedì 5 giugno. In assenza di
rete, dunque, ora l'app IO permette di effettuare il login con PIN o riconoscimento biometrico per poi abilitare esclusivamente il proprio portafoglio digitale, con la possibilità quindi di consultare e mostrare i documenti. In questo modo IT-Wallet potrà offrire un'esperienza ancora più sicura e affidabile ai milioni di italiani che ne fanno uso.
L'epoca contemporanea è caratterizzata da un fenomeno senza precedenti nella storia umana: l'iperconnettività.
Questo termine non indica semplicemente un accesso diffuso a Internet, ma descrive uno stato di connessione costante e onnipresente a reti digitali, dispositivi e flussi di informazione che hanno profondamente integrato la tecnologia in ogni aspetto della vita quotidiana, sfumando i confini tradizionali tra lavoro, tempo libero e spazio personale.
Il percorso che ha condotto a questa condizione ha radici storiche precise.
L'inizio può essere tracciato nel 1969 con ARPANET, che collegava un numero limitato di università americane.
Questo periodo fondativo ha visto l'emergere di tecnologie chiave come la posta elettronica nel 1971 e l'adozione del protocollo TCP-IP nel 1983.
Gli anni ‘90 hanno segnato l'esplosione di Internet, con l'apertura al pubblico e la possibilità per gli individui di connettersi da casa tramite modem, portando ad una rapida crescita di utenti, siti web e servizi online e all'ascesa di giganti digitali come Google, Amazon ed eBay.
I primi anni 2000 hanno inaugurato l'era della connettività globale, spinta da dispositivi mobili e dalle connessioni a banda larga, trasformando Internet in uno strumento potente per la trasmissione di dati e la condivisione di contenuti multimediali.
L'avvento dei social media ha successivamente rivoluzionato l'interazione umana, consentendo alle persone di connettersi con amici, familiari e sconosciuti, condividendo pensieri, foto e video e partecipando a discussioni globali.
Già nel 2016 Facebook contava 25 milioni di utenti attivi in Italia, evidenziando la portata di questa trasformazione.
Tuttavia emerge un paradosso fondamentale nell'era dell'iperconnettività.
Mentre la connessione esterna si intensifica, si manifesta una potenziale disconnessione interiore.
L'individuo iperconnesso può accedere a una quantità smisurata di informazioni, ma paradossalmente può perdere il contatto con le proprie emozioni e il proprio mondo interiore.
La costante stimolazione esterna impedisce attivamente agli individui di dedicarsi all'introspezione e a quel tempo improduttivo necessario per la formazione dell'intuizione, l'affinamento della coscienza e l'esperienza di significati più profondi.
Questo processo ha portato a una situazione in cui è possibile trascorrere intere giornate senza alcun contatto con il proprio mondo interiore, poiché ogni secondo è occupato, stimolato e ottimizzato.
Le conseguenze dell'iperconnettività sulla salute mentale sono ampie e documentate: la prevalenza di ansia e depressione tra i giovani sotto i 20 anni è aumentata del 20% tra il 2018 e il 2022, mentre l'eccessiva esposizione all'iperconnessione e ai social media è diventato un fattore di rischio identificato per l'isolamento sociale e persino per l'ideazione
suicidiaria negli adolescenti.
La ricerca costante di approvazione online e il confronto con vite digitali idealizzate possono infatti esacerbare sentimenti di solitudine e insoddisfazione nella vita reale.
Un fenomeno particolarmente pervasivo negli ultimi anni è la "fear of missing out" o FOMO, definita come un'ansia latente di perdere esperienze piacevoli o gratificanti che altri stanno vivendo, unita a un desiderio persistente e quasi compulsivo di rimanere connessi attraverso i social network.
La FOMO si manifesta spesso come un controllo compulsivo dello smartphone e lo stato di agitazione e irrequietezza associato si allevia solo interagendo con il dispositivo.
Questa paura è particolarmente diffusa tra gli individui di età compresa tra i 25 e i 40 anni, ed è direttamente associata a livelli più elevati di ansia, anche sociale, e depressione.
Tra i sintomi più comuni del "burnout digitale", che riflettono uno stato di esaurimento mentale cronico, troviamo l'irritabilità e gli sbalzi d'umore dovuti alla costante sovrastimolazione.
Questa, soprattutto nel periodo notturno, può portare a disturbi del sonno, come la difficoltà ad addormentarsi o ad un sonno disturbato.
L'iperconnettività ostacola anche la pratica del cosiddetto Deep Work, definito come le attività professionali svolte in uno stato di concentrazione totale, senza distrazioni, che spingono le capacità cognitive al loro limite per creare nuovo valore.
Il flusso incessante di distrazioni digitali rende estremamente difficile raggiungere e mantenere una concentrazione profonda, tant'è che la produttività può diminuire fino al 20% quando gli individui passano frequentemente tra contesti e compiti diversi.
L'iperconnettività è alimentata da un insieme di componenti fisiche e digitali progettate per incoraggiare o persino imporre una connessione costante.
Gli smartphone in questo caso fungono da hub centrale, mentre le tecnologie indossabili come smartwatch e fitness tracker estendono questa connettività a quasi ogni aspetto della vita quotidiana.
Gli smartwatch sono infatti esplicitamente progettati per la visualizzazione delle notifiche come caso d'uso principale, con capacità di visualizzazione always-on, quindi con lo schermo sempre attivo, e vibrazione e feedback aptico personalizzabili.
Quest'ultimo viene impiegato non solo per avvisare gli utenti di eventi importanti, ma anche per confermare cambiamenti di stato e persino per deliziare l'utente con effetti sottili.
A ciò si aggiunge anche la proliferazione di dispositivi IoT, inclusi beacon Bluetooth, tag RFID, tracker GPS e vari sensori ambientali, che creano un ambiente di contorno di connettività pervasiva costituita da dispositivi di rete essenziali come modem, ripetitori, hub o switch, che garantiscono le funzionalità continue delle reti.
Dal punto di vista software, le piattaforme, in particolare i social media, le app di messaggistica e gli strumenti di collaborazione, sono progettate meticolosamente per tenere l'utente attivo il più possibile.
Questo avviene principalmente sfruttando il sistema di ricompensa del cervello attraverso il cosiddetto effetto dopamina.
Ogni mi piace, commento o notifica innesca un rilascio di dopamina, generando una fugace sensazione di piacere e soddisfazione, che a sua volta rafforza il desiderio di riceverne altre, creando così un feedback compulsivo.
La natura imprevedibile della ricezione delle notifiche intensifica significativamente questo ciclo di dipendenza.
Infatti l'incertezza su quando arriverà una ricompensa aumenta l'eccitazione e spinge gli utenti a controllare compulsivamente i loro dispositivi, un meccanismo sorprendentemente simile a quello di una slot machine.
In questa strategia di coinvolgimento, gli algoritmi sono centrali, poiché personalizzano i contenuti per massimizzare l'interazione dell'utente e il tempo trascorso sulle piattaforme.
Funzionalità come lo scroll, lo scorrere infinito, sono specificatamente progettate per eliminare i momenti di spazio vuoto o di noia, spingendo gli utenti a consumare continuamente contenuti senza punti di arresto naturali.
Per affrontare le sfide poste dal problema dell'iperconnettività è fondamentale adottare un approccio proattivo che combini strategia individuale con interventi a livello organizzativo e sociale.
Uno dei metodi più efficaci per iniziare ad uscire da questo spiraglio è il digital detox, il quale implica una pausa deliberata e intenzionale dagli schemi e in particolare dai social media, con l'obiettivo di ridurre lo stress, migliorare la concentrazione e favorire una più profonda riconnessione con la vita offline.
È evidente che non sempre è necessario un ritiro completo, anche mini pause possono essere altamente efficaci, come ad esempio l'introduzione di mattine o serate senza tecnologia o provare a eliminare la tecnologia durante i pasti principali della giornata.
Il primo passo per abitudini digitali più sane è acquisire piena consapevolezza dell'uso effettivo del proprio telefono.
L'utilizzo di tracker del tempo di schermo attivo, per fare un esempio, può risultare fondamentale per ottenere un quadro accurato dei modelli di utilizzo.
La gestione delle notifiche è un'altra strategia chiave.
Le impostazioni di smartphone e smartwatch consentono di bloccare o silenziare selettivamente le notifiche delle app, dando agli utenti il controllo sulle interruzioni costanti.
In questo senso, le semplici modalità non disturbare e modalità concentrazione degli smartphone possono agire come strumenti per costruire abitudini digitali più sane.
Ultimo, ma non per importanza, è anche stabilire dei limiti chiari tra lavoro e riposo, cercando di individuare orari specifici nel corso della giornata o persino la pianificazione dell'uso di Internet.
A volte, però, questa pianificazione potrebbe non essere così facile da realizzare, soprattutto alla luce del fatto che molti datori di lavoro potrebbero pretendere la realizzazione di pratiche urgenti anche al di fuori degli orari stabiliti.
Ma il diritto alla disconnessione è sempre più riconosciuto come un principio legale ed etico essenziale per salvaguardare il benessere dei lavoratori nell'era digitale.
Questo diritto implica fondamentalmente di rendere i lavoratori irraggiungibili per le comunicazioni legate al lavoro oltre a una certa soglia temporale, garantendo un adeguato riposo e recupero.
Le aziende perciò svolgono un ruolo critico nel promuovere una cultura che rispetti questi confini e questo include valutazioni regolari dei carichi di lavoro, politiche di lavoro flessibile, promozione di una cultura del benessere e iniziative aziendali specifiche come webinar sulla salute mentale e programmi di benessere completi.
Promuovere una consapevolezza diffusa sugli impatti dell'uso delle tecnologie digitali e incoraggiare l'adozione di pratiche di gestione dello stress è fondamentale.
In questo senso, la terapia professionale e il supporto psicologico possono svolgere un ruolo cruciale nell'aiutare le persone ad affrontare schemi comportamentali negativi legati all'uso della tecnologia.
L'era dell'iperconnettività perciò, con i suoi avanzamenti tecnologici, ha aperto possibilità senza precedenti per l'accesso all'informazione e alla connessione globale.
Tuttavia, un uso incontrollato di queste tecnologie rischia di condurre a un vuoto identitario e a una profonda disconnessione interiore per molte persone.
E infatti le promesse iniziali di un mondo interconnesso hanno lasciato il posto ad una realtà più sfumata, dove i benefici sono intrinsecamente legati a costi psicologici sull'essere umano.
Il futuro della nostra relazione con la tecnologia dipende dunque dalla nostra capacità collettiva di integrare valori umani fondamentali nella nostra vita digitale quotidiana.
E questo richiederà un cambiamento sociale che promuova il benessere della società con l'obiettivo ultimo del progresso tecnologico, assicurando che l'innovazione serva all'umanità invece che arrivare a dominarla interiormente.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia. Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio. Per qualsiasi tipo di domanda o suggerimento scriveteci a redazione@dentrolatecnologia.it, seguiteci su Instagram a @dentrolatecnologia,
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.