La presentazione di ChatGPT ha dato il via alla nascita di numerosi e sempre più potenti Large Language Models, intelligenze artificiali in grado di comprendere e, in un certo senso, ragionare con il linguaggio umano. Sempre più aziende hanno deciso di adottare questo tipo di IA, sia come nuovo modo di assistere i propri clienti, ma anche integrandola nei processi produttivi o decisionali. Con una tecnologia così recente e, per certi aspetti rischiosa, è fondamentale conoscere anche il parere e le eventuali preoccupazioni di consumatori e lavoratori. Thoughtworks ha condotto una ricerca per provare a determinare il quadro della situazione e dipingere la percezione da parte delle persone. Per parlarcene abbiamo invitato Matteo Vaccari, Tech Principal di Thoughtworks Italia.
Nella sezione delle notizie parliamo di un nuovo traguardo per la fusione nucleare e infine di come l’Unione Europea voglia semplificare lo sviluppo della banda ultralarga.
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La maggior parte degli intervistati in tutti i paesi, compreso l'Italia, si dicono sia interessati ma anche spaventati dalle prospettive che questa tecnologia apre.
C'è anche interesse da parte dei consumatori al fatto che le aziende utilizzino queste tecnologie per migliorare i loro prodotti, ma ci sono anche dei fattori di preoccupazione su come questa tecnologia verrà usata dalle varie aziende.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di una ricerca commissionata dalla società Thoughtworks, che ha cercato di capire come persone, utenti e lavoratori percepiscono l'evolversi dello sviluppo dell'intelligenza artificiale generativa e del suo impatto nelle nostre vite.
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Questa settimana è stato annunciato che il reattore a fusione nucleare esperimentale Joint European Torus, conosciuto come JET situato in Regno Unito, ha raggiunto nuovo record assoluto di produzione di energia, con 69 megajoule ottenuti da una reazione di fusione della durata di 6 secondi.
Per ottenere questo quantitativo di energia sono stati utilizzati solamente 0,21 milligrammi di una miscela composta da isotopi dell'idrogeno, deuterio e trizio, di cui varrebbe circa 2 kg di carbone se l'obiettivo fosse produrre la stessa quantità di energia.
Il risultato è stato ottenuto durante una campagna di sperimenti che si è svolta tra il 31 agosto e il 14 ottobre 2023, giorno che tra l'altro ha decretato la chiusura definitiva delle attività del JET.
L'obiettivo di questa sperimentazione era quello di testare il reattore in diversi scenari operativi, che si spera troveranno in realtà nelle attività di ITER, ovvero il reattore sperimentale internazionale, che dovrà dimostrare, un giorno, la fattibilità della fusione nucleare su scala industriale.
Più volte abbiamo parlato di come la banda ultralarga sia fondamentale nel processo di digitalizzazione del nostro Paese.
Tuttavia, i lavori di posa per aggiornare l'infrastruttura e posare i cavi in fibra ottica sono in Italia, come in molti altri Paesi dell'Unione Europea, ancora incompleti.
Per accelerare questo processo, dunque l'Unione Europea ha adottato il Gigabit Infrastructure Act, una legge che mira a velocizzare la diffusione di Internet ad alta velocità.
In particolare questa legge cerca di ridurre i costi e semplificare la burocrazia per quanto riguarda la richiesta delle autorizzazioni per posare la fibra.
Inoltre la normativa impone di digitalizzare le informazioni sullo stato di avanzamento delle opere pubbliche, concluse, programmate e in corso, per permettere agli operatori di pianificare in maniera più veloce e ottimizzata i lavori infrastrutturali.
Riassumendo, dunque, quando entrerà in vigore il Gigabit Infrastructure Act, l'installazione delle reti sarà più veloce, con procedimenti più snelli, un coordinamento dei lavori tra i vari operatori più semplice ed efficiente e con costi complessivi ridotti.
L'obiettivo finale è quello di raggiungere entro il 2030 una completa diffusione della rete ultraveloce sia in fibra che in 5G.
La presentazione di ChatGPT il 30 novembre del 2022 ha dato il via alla nascita di numerosi e sempre più potenti large language models, ossia intelligenze artificiali in grado di comprendere e in un certo senso ragionare con il linguaggio umano.
Sempre più aziende quindi hanno deciso di adottare questo tipo di IA sia come nuovo modo di assistere i propri clienti, ma anche integrandola nei processi produttivi o decisionali.
Con una tecnologia così recente e per certi aspetti "rischiosa", però, è fondamentale conoscere anche il parere e le eventuali preoccupazioni dei consumatori e lavoratori.
E per parlarne siamo in compagnia di Matteo Vaccari, Tech Principal di Thoughtworks Italia.
Benvenuto Matteo.
Buongiorno a tutti.
Innanzitutto, chi è Thoughtworks e di che cosa vi occupate?
Thoughtworks è una azienda di consulenza globale che si occupa di strategia e sviluppo software custom per i clienti.
Li seguiamo dall'end-to-end, quindi fin dalla definizione della strategia fino alla consegna del software e a eventualmente alle operations dopo.
Ok, e nel corso di questi ultimi mesi avete condotto una ricerca giusta in tema di intelligenza artificiale dell'impatto che ha sugli utenti.
Quindi ci spieghi in che cosa consiste questa ricerca e che impatto ha appunto sugli utenti, consumatori?
Sì, in ottobre abbiamo condotto tramite una agenzia, una ricerca, abbiamo intervistato 10.000 persone che avessero familiarità con l'AI divise in dieci paesi, 1000 per paese.
E lo scopo della ricerca era intanto capire il sentimento dei consumatori nei confronti di una tecnologia che cambia rapidissimamente.
Poi capire se il pubblico sente il bisogno della regolamentazione... come vivono la possibilità o la necessità che si regolamenti l'AI generativa e infine usare questi risultati per aiutare le aziende a trovare un equilibrio fra, diciamo, regolamentazione e innovazione.
Ok, che questo si ricollega appunto a quello che fate.
A proposito della ricerca, quindi, i consumatori, gli utenti, come hanno colto soprattutto nell'ultimo anno l'utilizzo da parte delle aziende dell'intelligenza artificiale generativa?
Allora, il primo risultato è che c'è molto interesse, ma anche molta preoccupazione.
La maggior parte degli intervistati in tutti i paesi, compreso l'Italia, si dicono sia interessati, ma anche spaventati, dalle prospettive che questa tecnologia apre.
C'è anche interesse da parte dei consumatori al fatto che le aziende utilizzino queste tecnologie per migliorare i loro prodotti, ma ci sono anche dei fattori di preoccupazione, su come questa tecnologia verrà usata dalle varie aziende.
Ok, e quali sono questi fattori di preoccupazione?
Ma intanto c'è una preoccupazione sulla privacy dei dati, cioè io adesso do i miei, non so, faccio, cerco di mandare il mio curriculum a un'azienda, i miei dati verranno inseriti in un sistema di intelligenza artificiale che magari li userà per addestrare un modello.
Questo è il tipo di domande che almeno i consumatori più, che capiscono di più di queste tecnologie si stanno ponendo.
Altri problemi molto grossi sono la protezione dei contenuti dannosi. Sul fatto che tu possa usare l'AI per generare dei plagi, dei falsi, della disinformazione o essere indotti a credere che un contenuto generato dall'AI sia in realtà un contenuto autentico realizzato da un essere umano.
Ok, quindi c'è questa preoccupazione perché di solito quando si parla di dati, negli ultimi anni si è parlato di dati, si dice un po anche in Italia che gli utenti non siano poi così interessati - erroneamente - ai dati che mettono su internet, invece forse l'intelligenza artificiale generativa ha mostrato quali sono i pericoli di avere dei dati online e la possibilità anche di creare dei contenuti falsi - che però sono altamente credibili - oppure rubare un diritto d'autore o comunque delle proprietà agli utenti.
Esatto, tutte queste cose che hai detto sono fattori di preoccupazione che gli intervistati hanno mostrato di tenere in considerazione.
Ok, e a proposito di questi aspetti, chi dovrebbe intervenire secondo gli utenti? Dovrebbero essere in primis le aziende, gli sviluppatori a dover mettere un freno o comunque regolare queste intelligenze artificiali generative oppure dovrebbe intervenire le autorità pubbliche quindi regolamentare, una regolamentazione che viene dall'alto.
Guarda, c'è un dato contraddittorio perché da un lato gli intervistati hanno risposto con una certa decisione che c'è una necessità di regolamentare la materia, ma allo stesso tempo si dimostra un certo scetticismo sul fatto che le aziende poi effettivamente giochino secondo le regole, una volta che queste regole ci siano.
Ed è qui secondo me che c'è l'opportunità per le aziende perché se un'azienda gioca da anticipo e si dimostra di giocare pulito con queste tecnologie per cui ad esempio indicare chiaramente come utilizzano i nostri dati, spiegarci che garanzie... che i contromisure che hanno intrapreso per evitare che la tecnologia venga usata per produrre contenuti dannosi.
O per esempio anche soltanto dichiarare esplicitamente: "questo è un contenuto generato dall'AI, questo è un contenuto generato da un essere umano". Giocando da anticipo e quindi venendo incontro alle preoccupazioni del pubblico anche prima, anche se la regolamentazione non lo richiede ancora possono avere un vantaggio competitivo perché i consumatori hanno - rispondendo a questo survey - hanno detto che sono più propensi a comprare da un'azienda che usa tecnologia in maniera responsabile.
Ok, quindi mostrarsi più trasparenti rispetto ad altre realtà del settore, quindi questo sarebbe un aspetto positivo visto bene dai consumatori.
Esatto, esatto.
Invece, per quanto riguarda la regolamentazione che viene dall'alto, questa arriverà sicuramente nei prossimi anni, ma cosa dicono riguardo i consumatori?
È senz'altro positiva secondo il sentimento dei consumatori, bisogna anche in particolare, abbiamo chiesto ai consumatori italiani cosa pensano della normativa che sta venendo approvata in questi giorni dalla Comunità Europea, e il responso è stato decisamente positivo perché il pubblico sente la paura di come può essere usata questa tecnologia, per cui c'è una forte richiesta di regolamentazione anche se c'è comunque questo scetticismo, come vi dicevo, che potrebbe non essere rispettata e in ogni caso abbiamo che almeno il 49% di quelli che hanno risposto dall'Italia erano fortemente in accordo con la necessità della regolamentazione come l'EU AI Act.
Ok, un altro aspetto interessante, ora abbiamo parlato di dati e quindi di come gli utenti e consumatori potrebbero in qualche modo venire pregiudicati da questi dati e come devono comportarsi le aziende, per quanto riguarda invece la sostituzione dei lavoratori, cioè c'è una paura reale e concreta nelle persone che avete intervistato nel vedere il proprio lavoro rimpiazzato, sostituito da quello dell'intelligenza artificiale generativa?
Sì, decisamente. Il 69% degli italiani ha risposto di essere preoccupato o molto preoccupato per il fatto che il proprio posto di lavoro possa essere a rischio a causa di questa tecnologia, soprattutto per quanto riguarda il lavoro impiegatizio, perché sono il tipo di lavoro che sarà più a contatto con questo tipo di tecnologie. E da questo punto di vista noi Thoughtworks la nostra posizione, non la posizione che emerge dal survey, ma la posizione che noi raccomandiamo è di integrare la tecnologia AI nel flusso di lavoro, più che usarla più per potenziare il lavoro delle persone, più che per sostituirle.
Ok, cioè dare l'intelligenza artificiale generativa come strumento nelle mani del lavoratore per facilitarlo nell'attività quotidiana e magari per permettergli di di familiarizzare meglio con lo strumento e capirne, magari anche i punti deboli, ecco, e quindi capire che effettivamente cosa consiste questo strumento.
Io direi che gli utilizzi più potenti, diciamo, di questa tecnologia potrebbero essere nel migliorare come le persone fanno il loro lavoro, quindi aiutarli ad esempio ad avere delle risposte più consistenti a vari problemi che possono incontrare sul lavoro, oppure a eliminare le parti ripetitive del loro lavoro in modo da consentirgli di concentrarsi sulle parti che richiedono una decisione o una risposta più creativa.
Almeno questo è quello che noi pensiamo che possa essere un'opportunità per le aziende. Poi vari soggetti che hanno fatto ricerche su questo argomento comunque, e anche il buonsenso suggerisce che ogni impiegato farebbe meglio a familiarizzarsi con questa tecnologia perché è un fattore di sicurezza sul proprio lavoro il fatto di conoscerla e essere famigliari. Come fino a un po di tempo fa era un fattore discriminante saper usare il computer, adesso è diventato scontato.
Hai parlato di settore impiegatizio, invece riguardo al settore creativo avete raccolto qualche dato?
Non c'è un dato specifico per il settore creativo, abbiamo fatto più che altro una distinzione fra white collar e blue collar e diciamo che in white color si include il settore creativo in questa grande categorizzazione.
E tutto quello che hai detto finora vale anche per quel settore, giusto?
Sì, io ritengo di sì.
Ok, prima hai forse già accennato a questo aspetto, ma prima parlavi dell'approccio che devono avere le aziende in questo settore per integrare nel modo corretto l'intelligenza artificiale generativa ed essere più trasparenti anche di fronte ai clienti, ai loro cliente, ai consumatori e ci sono altri modi in cui secondo voi le aziende devono approcciarsi a questo mondo nei confronti dei consumatori per evitare appunto che nascano delle preoccupazioni.
Guarda, le tre indicazioni principali sono che le aziende debbano indicare chiaramente come vengono utilizzati i dati personali, fornire garanzie in merito alla creazione di contenuti illegali e le garanzie sono dimostrare che ci sono delle contromisure in atto e infine dichiarare quando un contenuto che viene pubblicato è stato generato automaticamente o è stato generato da un essere umano.
E tutto quello che ci hai detto finora dal tuo punto di vista cambierà nel giro di poco, cioè questa tecnologia la vedete è sempre più presente in questo settore?
Sicuramente, è un diciamo questo è un inizio e l'impressione che si ha è che le applicazioni siano limitate solo dalla creatività e dal fatto che questa tecnologia è emersa da così poco tempo che non si è ancora capito tutte le maniere in cui si potrà utilizzare in maniera creativa.
Indipendente dal fatto che la tecnologia comunque continua a migliorare e a avere performance sempre più impressionanti, il fattore limitante sembra essere inventare come utilizzarla in maniera più proficua.
E tutti i vostri clienti hanno espresso questa esigenza di utilizzare l'intelligenza artificiale generativa, cioè è applicabile in qualsiasi ambito che seguite?
C'è molto interesse e anche qui ci sono applicazioni più geniali e applicazioni più scontate.
Una delle cose che suscita molto interesse è il fatto che possa cambiare la professione dello sviluppatore di software.
Io sono sviluppatore di software, è un problema che mi pongo molto seriamente e l'AI generativa applicata allo sviluppo di software può essere utilizzata per generare software in maniera molto rapida.
Il problema qual è? Il problema delle allucinazioni che noi abbiamo quando io vado a fare una domanda puntuale a un AI generativa e gli chiedo una cosa su un fatto, un libro, un evento verificabile, c'è la possibilità che inventi la risposta di una pianta.
Allo stesso modo quando io faccio generare un programma o una parte di programma a un AI si corre il rischio che il risultato non funzioni correttamente.
Quindi devi, è un... multiplica la mia capacità di programmatore a patto che io abbia sempre un meccanismo a disposizione per verificare la qualità e la validità del risultato che mi propone l'AI.
Quindi se tu hai un meccanismo di lavoro in cui tu verifichi passo a passo quello che fai. E questo è un meccanismo di lavoro che è raccomandato da sempre per lo sviluppo software, se tu passo a passo a una maniera di verificare che la riga di coraggio che hai scritto è corretta, potrai applicare questa cosa con l'AI generativa e diventerà un fattore moltiplicativo di capacità. Ma se tu non hai questa pratica sotto mano, sotto le dita, corri il rischio di perdere più tempo a correggere gli errori prodotti dall'AI che non a risparmiare tempo perché l'AI ti ha scritto qualche cosa.
Ok, quindi anche questo è un aspetto importante e che adesso c'è parlato del lavoro del programmatore, lo sviluppatore, però vale immagino per tutti gli altri settori, quindi bisogna essere in grado di evitare che sia controproducente utilizzare l'intelligenza artificiale generativa.
Assolutamente, hai ragione.
Sì, poi pensavo che comunque un ulteriore elemento che può favorire lo sviluppo di questa tecnologia è il fatto che in certi settori, come sempre è quello che ti riguarda - dello sviluppo - c'è carenza di persone, quindi c'è la necessità di trovare degli strumenti che sono in grado di permettere una maggiore efficienza, di poter sviluppare più codice e quindi questo sicuramente è un aspetto che favorirà ulteriormente l'utilizzo di questa tecnologia.
Sì, è corretto.
Nello sviluppo software, poi, che è un'attività che estremamente richiede una quantità molto grande di tempo, il problema della carenza di talento è molto sentito.
Si può usare l'AI per l'educazione.
Questo è secondo me un fattore esplosivo.
Si può usare l'AI per imparare la matematica come per imparare la programmazione e tante altre materie.
Quindi, secondo me, avrà una grande potenzialità per far crescere le persone e quindi trovare più facilmente un posto di lavoro qualificato.
Almeno questo è quello che io mi auspico.
Perfetto, va bene.
Grazie Matteo per averci fatto questo quadro generale sullo stato attuale dell'intelligenza artificiale generativa o meglio, di come è percepita dai consumatori anche questa riflessione finale sul mondo del lavoro.
A presto.
È stato un piacere, grazie.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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