
Si è spesso abituati a pensare al concetto di lavoro come prevalentemente svolto all’interno di locali nella disponibilità del datore di lavoro, ma la flessibilità del mondo del lavoro ha visto anche la nascita di altre e nuove forme di lavoro: lo smart working o “lavoro agile” e il telelavoro. Oggi con l’emergenza Coronavirus si è corsi ai ripari adottando queste forme di lavoro a distanza ma il Paese è pronto a mettere concretamente in pratica questa strategia? Ne parliamo anche con un programmatore che sta sperimentando già da qualche mese lo smart working.
Prima però parleremo di stampanti 3D in grado di fornire valvole per la rianimazione in un periodo critico come questo e di “diritto alla riparazione” dei dispositivi smart, per tutelare i consumatori, ma soprattutto l’ambiente.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Nella puntata di oggi parleremo di come il mondo del lavoro si sia attrezzato per affrontare l'emergenza del Covid-19 e intervisteremo anche un programmatore che sta sperimentando in prima linea lo smart working da casa.
Prima di cominciare vi ricordo che potete ascoltarci in un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Come ben sappiamo l'emergenza in corso sta diventando un grosso problema per gli ospedali che fanno sempre più fatica ad assistere ai numerosi pazienti in terapia intensiva.
In particolare all'ospedale di Brescia sono finite le valvole dei macchinari che permettono ai pazienti in rianimazione di ricevere l'ossigeno.
Il fornitore di tali valvole inoltre ha comunicato che non riuscirà a realizzarle in tempo.
Da qui l'idea di stampare i pezzi di ricambio con una stampante 3D che nel giro di poche ore riuscirebbe a realizzare.
Ovviamente vanno prima condotti dei test per capire se il prodotto è funzionante e affidabile ma i primi risultati promettono molto bene.
L'azienda ospedaliera inoltre è pronta ad organizzarsi per stampare altri pezzi da fornire ad altri ospedali che hanno lo stesso problema, come spesso accade e non mancano le polemiche.
Le valvole stampate in 3D infatti non potrebbero essere utilizzate senza le dovute certificazioni sanitarie.
Blocchi burocratici che però quando c'è di mezzo la vita di numerosi pazienti non si ha altra scelta che è aggirare.
E grazie all'intuizione di utilizzare una tecnologia forse ancora troppo poco sfruttata come la stampa 3D, molte persone ora sono fuori pericolo.
Nell'ambito del green day, la commissione europea ha aggiunto alle politiche da seguire per fronteggiare il cambiamento climatico il nuovo piano di azione per l'economia circolare.
Il piano prevede l'adozione di misure lungo l'intero ciclo di vita dei prodotti, al fine di garantire un ricircolo delle risorse utilizzate per progettarli e produrli.
Al fine di migliorare questo processo, il piano farà in modo che i consumatori abbiano accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti in modo che possano compiere scelte più sostenibili.
L'idea alla base è che i consumatori beneficino di un vero e proprio diritto alla riparazione entro il 2021.
L'11 marzo l'OMS ha dichiarato la pandemia in riferimento all'attuale scenario di diffusione del coronavirus, sancendo come quella in atto sia una tra le più grandi situazioni emergenziali vissute dal secondo dopoguerra ad oggi.
L'Italia è stata tra i primi paesi dell'Unione Europea a fare i conti con la diffusione del covid-19, dovendo adottare drastiche misure per cercare di contenere il contagio.
Dall'inizio di questa vicenda sono stati due i punti focali su cui il governo è stato chiamato ad intervenire, salute ed economia.
In questa seconda metà della puntata cercheremo di vedere come la tecnologia si sia ancora una volta rivelata un formidabile strumento per affrontare questa situazione di emergenza.
La recentissima emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 marzo 2020, il cosiddetto decreto Cura Italia, contiene un'importante serie di misure di sostegno al sistema economico e di adeguamento del mondo del lavoro in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da covid-19.
Si è spesso abituati a pensare al concetto di lavoro come prevalentemente svolto all'interno di locali nella disponibilità del datore di lavoro, ma la flessibilità del mondo del lavoro ha visto anche la nascita di altre e nuove forme di lavoro, lo smart working, il cosiddetto lavoro agile e il telelavoro.
Il lavoro agile è una particolare declinazione del lavoro subordinato attraverso la quale è data possibilità al lavoratore di scegliere quali giorni andare in ufficio e quindi lavorare in loco e quali altri invece lavorare da casa, ad esempio venendo così incontro ad esigenze private del lavoratore che sarà comunque operativo da remoto con precise indicazioni riguardo ai carichi di lavoro da smaltire.
Il telelavoro costituisce invece una formula lavorativa più rigida in quanto un'opzione per la quale si opta fin dall'inizio comporta l'obbligo per il lavoratore di svolgere le proprie mansioni sempre da casa rimanendo connesso per tutta la durata dell'orario d'ufficio.
Essa risulta meno favorita dall'azienda poiché comporta maggiori oneri per il datore di lavoro che deve dotare il lavoratore degli strumenti necessari compiendo una serie di verifiche sui requisiti dell'abitazione.
In questi giorni di grande emergenza si è avuto una vera e propria esplosione di ricorso a queste misure.
Secondo una stima del Politecnico prima dello scoppio della pandemia erano 570 mila i lavoratori da casa con un incremento di 554 mila 754 lavoratori con un aumento del traffico dati domestico che uscilla tra il 20 e il 50%.
Il governo stesso ha fortemente incentivato il ricorso a questa forma alternativa di lavoro fissando nell'ultimo decreto tre principi in materia.
Il lavoro agile diventa la modalità ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative nella pubblica amministrazione.
Ai lavoratori del settore privato affetti da patologie per i quali vi è una ridotta capacità lavorativa è riconosciuta la priorità nell'accoglimento delle istanze di svolgimento delle prestazioni lavorative in smart working.
I datori di lavoro sono tenuti a permettere lo smart working ai dipendenti che abbiano nel proprio nucleo familiare un disabile ospitato in un centro riabilitativo chiuso dal provvedimento.
Se tale familiare disabile sia un minore la modalità di smart working non può essere respinta salvo che questa sia incompatibile con le peculiarità dell'impresa.
Principi e regole particolarmente utili in un momento come questo ma il paese è pronto a mettere concretamente in pratica questa strategia? Da un'indagine di Bando Infratel risulta che la banda larga ultraveloce raggiunge solamente il 24% della popolazione contro la media europea del 60%.
Il piano da un miliardo di euro risalente al 2015 per estendere la banda è stato aggiudicato dalla società pubblica open fiber che ha iniziato i lavori però solo a fine 2018 con previsione di conclusione nel 2020.
Ad oggi risultano raggiunti dalla banda larga ultraveloce solo 3,36 milioni di cittadini per un totale di 2,2 milioni di abitazioni.
Rimangono ancora esclusi però oltre 11 milioni di cittadini.
Alle difficoltà di adeguamento della connessione si deve aggiungere l'arretratezza culturale di molte aziende con una mentalità poco incline al cambiamento.
Un'analisi del Politecnico di Milano ha rilevato che le piccole e medie imprese che non hanno interesse per il lavoro smart sono passate nell'ultimo anno da 38% a 51%.
I recenti eventi vedono gran parte del mondo del lavoro in difficoltà nel gestire l'emergenza.
La scarsa preparazione ha portato a iniziative dell'ultima ora, scomposte e scarsamente efficaci da un punto di vista produttivo.
Nella pubblica amministrazione, particolarmente interessata nell'ultimo periodo a questa novità, la situazione non è molto più rosea.
In base ad una legge del 2018, si è tenuta a consentire il lavoro agile al 10% dei dipendenti.
Nei fatti però solo nel 16% dei dipartimenti pubblici ci sono state iniziative strutturate per implementare queste forme di lavoro.
Da ultimo una circolare della ministra per la pubblica amministrazione d'Adone ha aperto alla possibilità per tutti dipendenti dell'amministrazione pubblica di accedere al lavoro da casa, con la possibilità di usare il proprio computer al fine di evitare eccessivi oneri per l'erario.
Lo smart working ha moltissimi vantaggi.
È meritocratico poiché il lavoratore è valutato in base agli obiettivi raggiunti e non in base alle ore passate in connessione con l'ufficio.
Si riducono gli spazi aziendali poiché molti lavoratori non hanno più bisogno di una postazione in sede, abbattendo così i costi e abbassando l'inquinamento attraverso la riduzione degli spostamenti.
È statisticamente dimostrata una maggiore efficienza dei lavoratori, il 76% degli smart workers si dice infatti soddisfatto.
Questa emergenza ha evidenziato la fragilità del sistema lavorativo del paese che dovrebbe farsi più digitale e non avere paura del cambiamento.
Bisogna inoltre considerare che le iniziative introdotte si svolgono in un contesto emergenziale.
Si può a buon diritto parlare di sperimentazione digitale di emergenza.
Sarà necessario quando la pandemia sarà passata ripassare questi meccanismi e potenziarli.
Ma volendo essere più concreti abbiamo qui con noi Marco Fiorini, un programmatore che anche prima di questa situazione di emergenza lavorava alcuni giorni della settimana in smart working.
Benvenuto.
Ciao e grazie per l'invito.
Cosa ne pensi della possibilità di lavorare da casa? La trovi una valida alternativa in termini produttivi al lavoro in ufficio?
Inizialmente ero scettico nei riguardi del lavoro da casa perché mi sembrava di perdere il contatto con i colleghi e perché mi sembrava alienante l'idea di non uscire di casa la mattina.
Poi in passato non avevo un posto in casa dedicato a questa attività e quindi l'avrei trovata abbastanza scomoda.
Di recente invece quando ci hanno dotati tutti di portatile e quando ho avuto a disposizione una scrivania dedicata ho deciso di provare e di stare a casa sistematicamente un giorno alla settimana.
Per quanto riguarda la produttività adesso che ormai da mesi che faccio regolarmente smart working una volta a settimana posso dire che non trovo differenze sostanziali rispetto al lavoro in ufficio ma è ovviamente da rilevare il fatto che anche in ufficio ho spesso contatti con persone che non mi sono fisicamente vicine quindi la location è poco influente.
Quali sono secondo te i vantaggi e gli svantaggi?
Tra i vantaggi direi che c'è il fatto di non dover usare la macchina, di risparmiare il tempo del viaggio e anche il suo costo.
Spesso il giorno che passo a casa lo uso per esempio se devo far arrivare qualcosa via corriere, se devo vedere un tecnico e cose simili.
C'è anche da considerare che si resta in famiglia a meno che non siano tutti fuori durante tutta la giornata e quindi aumenta il tempo che si passa insieme però per contro c'è il mancato contatto con i colleghi sia dal punto di vista umano che dal punto di vista lavorativo almeno per quei casi in cui andare nell'ufficio del collega permette di capirsi meglio e più velocemente rispetto a chiamarlo tramite telefono o computer.
E la tua zona è coperta da una connessione abbastanza veloce che velocità di connessione hai attualmente?
Adesso ho una connessione in fibra da un paio di anni a questa parte che mi permette velocità massima attorno ai 60 80 megabit per secondo anche se nei momenti di punta è sicuramente molto inferiore.
C'è però da dire che normalmente le velocità richieste dallo smart working sono piuttosto basse e possono creare problemi eventualmente quando si fa una chiamata o una videochiamata o comunque una chiamata in cui si condivide lo schermo del computer cosa che a me capita piuttosto spesso.
Poi bisogna tenere conto che spesso il problema non è la propria connessione ma l'eventuale sovraccarico dei server aziendali che devono supportare il traffico di tutti i colleghi che lavorano da remoto e quindi avere una connessione velocissima aiuterebbe ben poco.
Nell'uso pratico in effetti riscontro soprattutto in questo strano periodo di emergenza che la qualità della chiamata nei momenti di punta decade parecchio.
La voce strappa, a volte si deve ripetere per farci capire bene cose così.
Raramente la connessione della videochiamata cade mentre personalmente ho notato che la connessione del computer alla rete è molto stabile e sostanzialmente si arriva a fine giornata senza avere mai di servizi.
Ovvio che questa è la mia esperienza personale, magari sono fortunato perché ho un'infrastruttura buona e un computer che permettono questi risultati però penso che ormai non sia poi così difficile lavorare in modo efficiente da remoto.
Va bene ti ringrazio per questo intervento magari ci sentiamo più avanti per parlare di altro sempre inerente al mondo della tecnologia.
Certo grazie a te e a presto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia, ringrazio nuovamente Cristiano Boarini che si è occupato della scrittura dell'argomento della puntata.
Vi anticipo che nella prossima puntata parleremo invece di come il mondo dell'istruzione si sia attrezzato in questo periodo.
Io ringrazio come sempre la redazione che ogni sabato mattina ci permette di pubblicare un nuovo episodio.
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