
I deepfake sono una tecnologia di cui ultimamente si sente sempre di più parlare, ma ancora molte persone ignorano, da una parte le potenzialità e dall’altra l’enorme pericolosità. Ma che cosa sono? Come funzionano? E perché saranno sempre più oggetto di discussione in futuro? E’ proprio quello che cercheremo di capire in questo episodio.
Nel consueto spazio dedicato alle notizie invece parleremo un’iniziativa di Google per venire incontro alle effettive esigenze dei disabili, di una nuova modalità di attivazione dello SPID e infine della tecnologia in ambito alimentare con Nespresso Vertuo.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Idyll by Peyruis
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
In questo episodio parleremo di deepfake, una tecnologia basata sull'intelligenza artificiale che rappresenta allo stesso tempo un pericolo ma anche una grande opportunità per il mondo multimediale.
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I servizi di accessibilità presenti sugli smartphone sono quegli strumenti che permettono a persone con certe tipologie di disabilità di vivere la tecnologia in modo pratico e semplice.
Tuttavia, i servizi presenti sugli smartphone non sono così completi e semplici da utilizzare e questo ovviamente ha un effetto totalmente opposto a quello voluto.
Le persone con disabilità al mondo sono più di un miliardo, circa il 15% della popolazione mondiale e ognuna di loro necessita di soluzioni uniche e più inclusive possibili.
Durante la pandemia poi sembra che il problema del non avere strumenti adeguati sia stato amplificato ulteriormente.
Tra distanziamento, quarantena e telelavoro infatti la tecnologia è diventata ancora più rilevante e nessuno può rimanere indietro.
Per far fronte a queste lacune, Google ha quindi presentato una serie di strumenti per rendere la vita tecnologica di queste persone più semplice pratica, grazie ancora una volta alle potenzialità messe in campo dall'intelligenza artificiale.
Si parte con Lockout, app destinata a persone con disabilità visive.
Puntando il telefono in qualsiasi direzione, grazie alla fotocamera, agli algoritmi di machine learning, lo smartphone riconosce ed elenca vocalmente gli elementi principali presenti nella scena.
Gli esempi di applicazione sono molteplici, da riconoscere i prodotti al supermercato, agli strumenti di lavoro, al contenuto di un testo, alle banconote ricevute date per i pagamenti, anche se ovviamente in questo caso sarebbe molto più comodo l'utilizzo della carta o del pagamento con smartphone.
Per quanto riguarda la navigazione web, invece, su Chrome è ora disponibile uno strumento sempre dedicato a chi ha disabilità visive in grado di riconoscere il contenuto e il testo delle immagini che non presentano descrizioni testuali in grado di essere lette direttamente dai servizi di accessibilità.
Google ha pensato anche alle persone con disabilità cognitive e motorie, realizzando DIVA.
Questo strumento inventato tra l'altro da un ingegnere Google italiano non è altro che un pulsante fisico in grado di richiamare l'assistente vocale senza l'utilizzo della voce o alternativamente di eseguire azioni predefinite.
Per smartphone, invece, è già da tempo presente l'app Action Block, che funziona allo stesso modo di DIVA.
Grazie a questo strumento, infatti, è possibile creare sullo smartphone delle scorciatoie in grado di svolgere azioni rapide che normalmente richiederebbero più di un passaggio.
Alcuni esempi possono essere la chiamata di un contatto, la riproduzione di un video o la gestione della casa intelligente con luci o altri dispositivi smart integrati con Google Home.
Infine, da una collaborazione con Tobii Dynavox, Google ha annunciato delle integrazioni con la comunicazione aumentativa alternativa e lo Snap Core First.
Si tratta di un dispositivo dedicato a chi ha difficoltà cognitive e fonetiche, dove sono presenti una serie di pulsanti e simboli per la comunicazione e per creare così frasi più o meno complesse.
L'assistente Google ora supporta questo tipo di comunicazione, rendendo così più semplice impartire i classici comandi come gestire dispositivi smart.
Strumenti dunque utili, ma che sono solo il primo passo verso la realizzazione di una tecnologia più inclusiva in grado di stare al passo con tutti e di adattarsi per creare una società più equa.
Il Ministero dell'Innovazione Tecnologica e della Digitalizzazione ha introdotto un nuovo metodo per attivare Speed, il sistema pubblico di identità digitale, che si aggiunge a quelli preesistenti.
Quindi oltre all'attivazione di persona negli uffici del gestore oppure via webcam con un operatore, si aggiunge anche l'attivazione online in video e senza un operatore.
Per attivare lo Speed in questo ultimo modo, gli utenti devono innanzitutto registrarsi sul sito di un gestore che ha già attivato la nuova modalità.
Dopo essersi iscritti sul sito del gestore, l'utente dovrà produrre un video in cui viene mostrato il documento di identità usato, carta di identità, patente o passaporto, e la tessera sanitaria oppure il codice fiscale.
Durante il video è necessario leggere il codice ricevuto via SMS o tramite una delle app dei gestori di identità.
Infine, per concludere l'operazione bisogna effettuare un bonifico da un conto italiano intestato all'utente per cui bisogna attivare lo Speed, specificando nella causale un codice specifico ricevuto dal gestore.
L'importo del bonifico può anche essere di pochi centesimi e viene usato soprattutto come ulteriore elemento di verifica dell'identità.
L'idea è di permettere di attivare lo Speed in autonomia, per semplificare un'operazione che soprattutto per gli iscritti IMS è divenuta negli ultimi mesi ancora più importante.
Per alzare ulteriormente la qualità del proprio caffè, Nespresso ha deciso di rivoluzionare il proprio sistema, introducendo un nuovo set di macchine con le relative capsule in alluminio.
Vertuo, questo è il nome della nuova linea, in realtà non andrà a sostituire il sistema tradizionale, bensì andrà ad affiancarsi alle macchinette, che vengono già utilizzate quotidianamente.
La tecnologia ideata dall'azienda svizzera viene definita Centrifusion e come si può dedurre dal termine stesso andrà ad estrarre i caffè dalle nuove capsule, unendo il metodo di fusione alla forza centrifuga generata dalla rotazione della capsula.
Relativamente a quest'ultimo passaggio, Nespresso ha dichiarato che per ottenere una cremosità maggiore le nuove macchine saranno in grado di estrarre il caffè facendo ruotare la capsula fino a 7000 giri al minuto.
Inoltre, l'altra novità sul quale si erge il nuovo processo di estrazione è l'automatizzazione.
Per comporre il caffè selezionato le nuove macchinette ideate da Nespresso, grazie a dei lettori ottici, andranno a leggere un codice a barre che indicherà al sistema stesso quali parametri devono essere impiegati per arrivare a tale miscela.
Per quanto concerne i prezzi, le due nuove macchine costeranno 149 e 169 euro, mentre le relative capsule Vertuo andranno da 40 fino a 69 centesimi.
Colloro che hanno già assaggiato il caffè prodotto con questo nuovo metodo sono convinti che la qualità e la quantità della schiuma sarà il pregio principale su cui punterà Vertuo dal momento che nessun'altra macchina attualmente in commercio è in grado di produrre un caffè con caratteristiche simili.
I deepfakes sono un tema molto delicato di cui ultimamente si sente sempre più parlare, ma di cui ancora molte persone ignorano da una parte le potenzialità, ma dall'altra anche le norme pericolosità che questa tecnologia porta con sé.
Ma che cosa sono i deepfakes, come funzionano e perché saranno sempre più oggetto di discussione in futuro? Andiamo con ordine.
Normalmente i cosiddetti fake non sono altro che immagini o video non originali in cui i vari elementi vengono modificati.
Un esempio possono essere scene di un film realizzato in computer grafica o attori il cui volto viene modificato, invecchiato o sostituito con un altro.
Per realizzare un risultato il più realistico possibile ovviamente servono le conoscenze e gli strumenti adatti ed è proprio qui che si inseriscono i deepfake.
Grazie al deep learning, una delle sottocategorie dell'intelligenza artificiale, si possono infatti ottenere dei risultati simili a quelli professionali, a basso costo e con un semplice computer.
A fare il per così dire lavoro sporco infatti sarà proprio l'intelligenza artificiale che presi un video base e una serie di immagini andrà a sostituire il volto del soggetto con qualsiasi altro volto noi vogliamo.
Perché il risultato sia quantomeno discreto ovviamente c'è un prezzo da pagare.
Come tutte le applicazioni dell'intelligenza artificiale è necessario che il computer impari cosa deve fare e per fare ciò sono necessari grandi quantità di dati.
Più dati forniremo più il deep learning sarà preciso nel riconoscere i soggetti e distinguerli per esempio da altri elementi cosiddetti di rumore come lo sfondo.
Non soltanto i video poi ma anche dal punto di vista audio esistono dei software sempre basati sul deep learning in grado di imitare persino la voce del soggetto bersaglio in seguito a un adeguato apprendimento da parte del computer.
A livello pratico però per realizzare un buon deepfake il video che farà da base non deve essere troppo articolato o movimentato e sarà necessario avere un buon numero di fotografie del soggetto da sostituire possibilmente simili con sguardi neutri e da diverse angolazioni.
Ad oggi poi la risoluzione dei video prodotti non è molto elevata proprio per mascherare alcune imperfezioni o dettagli che potrebbero far riconoscere subito la contraffazione.
Queste particolari condizioni fanno in modo che attori, politici e personaggi pubblici in generale dunque siano i principali protagonisti di questi video, in quanto sono disponibili su internet migliaia di loro fotografie adatte proprio a tale scopo e non è un caso quindi che i primi video deepfake siano stati proprio dei contenuti pornografici con protagonisti attori o attrici di hollywood ovviamente senza alcun consenso da parte di questi che si sono trovati a combattere contro video diffamatori e pericolosi per la propria immagine.
E proprio qui iniziano i problemi che porta con sé questa tecnologia.
Molto spesso i video realizzati in deepfake sono innocui e creati per ridere, ne è un esempio che ha sostituito tutti i personaggi di una scena del film il signore degli anelli con il volto di Nicolas Cage o chi ha realizzato dei video parodistici in cui i politici fanno affermazioni ridicole e palesemente false.
Tuttavia proprio in ambito politico un video falso può fare da supporto a migliaia di fake news, rendendole sempre più credibili e manipolando così l'opinione di una grande fetta della popolazione che ripone enorme fiducia nei contributi video e magari distrattamente non si accorge dei piccoli dettagli che possono far riconoscere un deepfake da un contenuto originale.
In una situazione che volendo o no riguarda tutti noi come le prossime elezioni americane dovremmo tutti prestare attenzione a ciò che leggiamo o vediamo sui social.
Ad essere in pericolo non è dunque solamente la privacy, la dignità e l'immagine delle persone note, ma anche la sicurezza nazionale e la fiducia nelle istituzioni, messa a repentaglio dalla dilagazione di fake news sempre più convincenti.
A rendere i deepfake ancora più pericolosi poi è la completa assenza di software o algoritmi che sappiano riconoscere un contenuto vero da uno falso.
Mentre per contenuti testuali è facile confrontare la notizia con le fonti ufficiali, per ottenere un risultato simile con i video saranno necessari ancora numerosi sforzi.
Ma i deepfake sono solo un pericolo o possono anche avere applicazioni utili e che potrebbero veramente fare la differenza in certe occasioni? È il caso dell'ambito cinematografico, dove molto numerosi sono i casi in cui devono essere apportate modifiche in post produzione o addirittura cambiare completamente il soggetto, ringiovanirlo o invecchiarlo.
Ad oggi per ottenere dei risultati molto spesso discreti sono necessari software avanzati, esperti e un'adeguata potenza di calcolo, che fa lievitare ancora di più i costi di produzione.
Pensiamo ad esempio agli ultimi film Disney di Star Wars, dove si è reso necessario inserire scene di personaggi come la principessa Leila, la cui attrice Carrie Fisher è defunta ancora prima delle riprese del film.
Il deep learning in questi casi riuscirebbe a produrre un risultato forse addirittura migliore e a un costo notevolmente inferiore, complice anche il fatto che nell'ambito cinematografico sarebbe molto più semplice ottenere dei dati più puliti e dettagliati, in grado di permettere all'intelligenza artificiale di dare il meglio di sé.
E la stessa Disney sta investendo molto su questa tecnologia, migliorando l'algoritmo Deep Fake Lab e ottenendo un salto di qualità notevole nella risoluzione e nella qualità dei fotogrammi.
Notizia che fra l'altro avevamo approfondito nella puntata You First, la cosa diventa digitale e che vi invitiamo a recuperare appena avete finito questa puntata.
Per ora i deep fake sono ancora abbastanza riconoscibili da certi dettagli, una bassa risoluzione, alcuni movimenti naturali, sfuocature o imperfezioni soprattutto ai bordi del viso o attorno agli occhi dovrebbero allarmarci a diffidare di ciò che stiamo guardando.
Non è da escludere però che nel giro di qualche anno la tecnologia migliori ulteriormente, con software di machine learning sempre più avanzati e che rendano i risultati ad occhio nudo in riconoscibili da contenuti autentici.
In questo caso sarà sempre più necessario l'intervento di regolamentazioni apposite e la realizzazione di sistemi in grado di riconoscere la veridicità dei contenuti e ovviamente anche in questo caso l'intelligenza artificiale sarà fondamentale per combattere se stessa.
Nel frattempo è nostro dovere rimanere sempre informati e controllare più volte e da più fonti i contenuti in cui ci imbattiamo prima di condividerli e di mettere in potenziale pericolo la nostra libertà.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia, io ringrazio come sempre la redazione che ogni sabato mattina ci permette di pubblicare un nuovo episodio.
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