
Negli anni abbiamo assistito a diverse evoluzioni del Web e i dati sono sempre stati protagonisti. In questa puntata ci concentriamo proprio sui dati, analizzando il mondo degli Open Data, o dati aperti, Open Source, o sorgente aperto, delle loro potenzialità e di come queste due filosofie per la condivisione della conoscenza continueranno sempre più a rendere il World Wide Web lo spazio che il suo creatore aveva immaginato.
Nella sezione delle notizie parliamo dell’arrivo di Amazon Key in Italia, dei piani per un’unica infrastruttura di rete Internet per l’intera penisola, e infine di un primo passo verso l’Internet quantistico.




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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi analizzeremo il mondo dell'open source e degli open data, e del loro ruolo nella condivisione e della conoscenza attraverso il web.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Amazon ha iniziato anche in Italia la sperimentazione di Amazon Key, ovvero un servizio nato nel 2017 negli Stati Uniti, che prevede la consegna dei pacchi da parte dei corrieri anche quando a casa non c'è nessuno.
I primi test sono partiti da poco nella città di Roma e Milano, in circa mille condomini, ognuno dei quali è stato equipaggiato con una barriera digitale di laser wall, che include oltre ai servizi di sorveglianza anche chiavi digitali e sistemi di controllo degli accessi.
Perciò, con il supporto di questo sistema, il corriere che andrà ad effettuare la consegna senza il destinatario presente nella propria abitazione verrà identificato tramite il sistema di video sorveglianza di laser wall, il quale fornirà poi l'autorizzazione alla chiave digitale della porta per consentire l'accesso del corriere al condominio in cui effettuare la consegna.
Negli Stati Uniti, dove il servizio di Amazon Key è presente da ormai cinque anni, sono immerse diverse questioni legate alla sicurezza e alla privacy di entrambe le parti coinvolte.
Tuttavia, va evidenziato che di grossi incidenti non se ne sono verificati.
Anzi, nella maggior parte dei casi, la tecnologia di laser wall, combinata al servizio di consegna di Amazon, è riuscita a contrastare efficacemente il fenomeno dei furti di pacchi lasciati fuori dalle abitazioni.
Cassa Depositi e Prestiti, TIM e Open Fiber hanno autorizzato la firma di un accordo preliminare per integrare le infrastrutture della rete internet a banda larga italiana, con l'obiettivo di creare un'unica società per migliorare la qualità delle connessioni internet ultraveloci concentrando gli investimenti.
Il problema è che è molto complicato capire se avere più infrastrutture separate, come nella situazione odierna, in cui coesistono diversi operatori della rete, sia effettivamente uno spreco, oppure un'opportunità di concorrenza e crescita dei servizi.
Nei piccoli comuni, però, dove i possibili investimenti per le società sono molto alti a causa della bassa densità abitativa, la rete è quasi sempre solo una e difficilmente può nascere una spontanea competizione tra operatori per coprire poche abitazioni.
È però anche vero che, soltanto con la nascita di Open Fiber, TIM ha iniziato a investire molto nella tecnologia FTTH, la fibra ottica fino a casa.
Quindi ci rimane da attendere e vedere se questo nuovo approccio all'importantissima infrastruttura di internet ultraveloce sarà una soluzione migliore per coprire il 100% del nostro paese.
Un team di scienziati della Delft University of Technology ha posto una prima base verso l'internet quantistico, sfruttando l'entanglement.
Semplificando, questo fenomeno permette a due particelle, come elettroni o fotoni, di condividere il loro stato anche a distanza.
Convertendo lo stato delle particelle in termini di bit, ovvero di 1 e 0, nel momento della misurazione, il valore che otterremo sarebbe quindi identico per entrambe le particelle.
Nell'ambito della computazione quantistica, questa proprietà permette idealmente di trasportare l'informazione anche a enormi distanze.
In particolare, il team di ricercatori ha utilizzato tre particelle A, B e C, dove A e B sono entangled, così come lo sono B e C.
In questo modo B riesce a fare da tramite tra A e C, che tra loro non sono connessi, scoprendo che al momento della misurazione, l'informazione contenuta in A veniva trasmessa anche a C.
Chiaramente ancora presto per parlare di Internet quantistico, in quanto non c'è trasmissione di dati, ma è sicuramente un ulteriore passo verso la completa comprensione della tecnologia quantistica.
“Il web è più un'innovazione sociale che un'innovazione tecnica.
L'ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare e non come un giocattolo tecnologico” .
Così definisce il World Wide Web Tim Berners-Lee, il suo inventore.
Ma è veramente così? Negli anni abbiamo assistito a diverse evoluzioni del web, ospitando sempre più siti, applicazioni, dati, tanto da diventare una delle più grandi invenzioni della storia umana.
Ed è proprio su questi ultimi, i dati, che ci concentreremo in questa puntata.
Analizzando il mondo degli open data o dati aperti, open source o sorgente aperta, delle loro potenzialità e di come queste due filosofie per la condivisione della conoscenza hanno cambiato e continueranno sempre più a rendere il web come Tim Berners-Lee l'aveva immaginato: un'innovazione sociale e non solo un luogo di svago.
Innanzitutto, però, c'è da spiegare che cosa sono gli open data e che cos'è l'open source.
Seguendo la definizione dell'Open Knowledge Foundation, la principale fondazione che si occupa proprio di promuovere l'ideologia di condivisione dell'informazione, un dato o un contenuto è considerato aperto se chiunque è in grado di utilizzarlo, riutilizzarlo e ridistribuirlo gratuitamente o quasi gratuitamente.
E le motivazioni di seguire questa filosofia sono numerose: a cominciare dal fatto che i dati sono un bene comune in quanto appartengono al genere umano e limitarne la diffusione rallenterebbe di molto le scoperte scientifiche e di conseguenza lo sviluppo della società.
È bene specificare, poi, che quando si parla di open data si escludono totalmente le informazioni sensibili o che potrebbero in qualche modo ledere la privacy degli utenti e dei cittadini.
Diritto che quasi tutti i governi, l'Unione Europea e tanti trattati internazionali cercano di salvaguardare.
Parallelamente agli open data, poi, abbiamo nominato l'open source, un'altra filosofia molto simile alla prima, ma che riguarda lo sviluppo software.
In questo caso, chi scrive o progetta un programma può rendere disponibile gratuitamente ed accessibile a tutti il codice sorgente del software.
In questo modo, chiunque ovviamente con le dovute capacità può modificare quel codice, ad esempio per risolvere degli errori o introdurre nuove funzionalità, facendo progredire il software senza dover fare affidamento a una sola persona o a una sola azienda che magari per assenza di tempo, voglia o soldi, non riesce a sviluppare o aggiornare con costanza il programma.
E probabilmente l'esempio più eclatante di questi progetti open source è sotto i nostri occhi, nelle nostre tasche, sui nostri polsi e alla tv.
Stiamo parlando di Linux.
In breve Linux è un sistema operativo, appunto open source, sviluppato da Linus Torvalds e che ha avuto un successo talmente grande che oggi sono migliaia e migliaia le persone che ogni giorno migliorano sempre di più questo sistema operativo.
E non solo, anche aziende come Google, IBM, Amazon o Microsoft contribuiscono a questo progetto, tant'è che lo stesso Android, il sistema operativo che troviamo su miliardi di telefoni in tutto il mondo, è figlio del sistema Linux, ed è esso stesso open source.
Ma chiaramente gli esempi non finiscono qui, così come non finiscono i benefici dei programmi che seguono questa filosofia.
Molto spesso infatti installiamo sui nostri computer o sui nostri telefoni, applicazioni o programmi cosiddetti proprietari, dunque realizzati solamente da un'azienda che per svariati motivi, di solito economici, non ne rilascia il codice sorgente.
Alcuni esempi possono essere la suite di Adobe di cui fa parte Photoshop, ma ancora programmi come Word o Excel, gli stessi sistemi operativi Windows o Mac e molti molti altri.
Tuttavia il rapporto che si crea con gli utenti è una sorta di rapporto di fiducia, che ci garantisce che in quei programmi non esistano falle di sicurezza, che non raccolgono dati sensibili da utilizzare a scopo di lucro, o addirittura che non esistano dei sistemi che permettono ad esempio ai governi, che spesso fanno richieste di questo tipo, di accedere ad esempio al proprio smartphone o al proprio computer.
Ebbene, in un programma open source questo problema non esisterebbe, in quanto qualsiasi persona può consultare effettivamente cosa c'è dietro a quel determinato software, se esistono criticità o comportamenti anomali fornendo una garanzia ulteriore e certificata.
Un esempio di cui si è parlato moltissimo proprio lo scorso anno riguarda l'app Immuni, realizzata da Bending Spoons per l'Italia e che serviva a tracciare i contatti e contrastare l'avanzata del Coronavirus, e che ha fatto molto discutere perché si temeva non garantisse la privacy o spiasse gli utenti.
Teorie che, per l'appunto, sono crollate nel momento in cui l'app è stata resa open source e chiunque poteva effettivamente verificarne l’affidabilità.
Ma torniamo ora a parlare di open data, dei loro utilizzi, ma anche di come effettivamente si creano i dati aperti.
Chiaramente la comunità scientifica è quella che, anche grazie al web, ha beneficiato maggiormente della possibilità di accedere in qualsiasi momento a una quantità enorme di dati e in modo completamente gratuito.
Gli open data, infatti, hanno spinto l'acceleratore, proprio come è avvenuto per l'open source, verso una collaborazione indipendente e internazionale, dove chiunque può accedere alla conoscenza, all'informazione, ma anche contribuire con nuove ricerche e nuove scoperte.
Basti pensare ad esempio alla possibilità di accedere all'intero genoma umano e di altri organismi, enciclopedie online, libri e veramente tanto altro.
E questo, tra l'altro, è anche il principale motivo per cui è stato inventato e realizzato Internet prima, e il World Wide Web poi, che si è infine allargato fino a diventare ciò che oggi noi conosciamo.
Un altro ambito, invece, in cui gli open data stanno soprattutto negli ultimi anni avendo un grande successo, è quello legato alla pubblica amministrazione e alla trasparenza politica ed economica in generale.
L'idea di base, infatti, è che i dati prodotti dalla pubblica amministrazione appartengano ai cittadini, in quanto finanziati con denaro pubblico e quindi da loro stessi attraverso le tasse.
Per questo motivo devono essere disponibili pubblicamente sotto forma di open data.
La stessa agenzia per l'Italia Digitale, nel suo piano triennale per l'informatica, spinge molto su questa tematica, favorendo e incentivando le pubbliche amministrazioni, dalle più grandi fino ai piccoli comuni, a rendere aperti i dati a loro disposizione, in un'ottica di sviluppo comune e di trasparenza amministrativa.
Filosofia, chiaramente, abbracciata e promossa anche dall'Unione Europea, che ha realizzato un portale unico dove sono disponibili i dati di tutti i paesi dell'Unione.
E sempre dagli indicatori europei ci possiamo accorgere che i dati aperti tra il 2016 e il 2021 hanno avuto un impatto economico, politico e sociale che in certi casi è più che raddoppiato.
Ma in che modo? Come per la comunità scientifica, avere a disposizione informazioni riguardanti economia e politica porta sicuramente a una maggior curiosità da parte dei cittadini anche ad interessarsi alle tematiche sociali e politiche.
E chi è in grado di analizzare i dati può contribuire in modo più attivo, ad esempio proponendo idee o miglioramenti, adattare la politica al territorio, magari migliorandole l'efficienza o riducendone gli sprechi, cercando di capire esattamente di cosa i cittadini hanno bisogno e di conseguenza su quali aspetti concentrarsi maggiormente.
O ancora, questi dati possono essere di grande utilità per le aziende, che possono adattare le proprie decisioni o campagne di marketing, avendo una migliore conoscenza dei propri possibili utenti.
E tra l'altro non è la prima volta che nel corso delle nostre puntate parliamo di tecnologia in grado di realizzare soluzioni su misura.
E di fatto questa è proprio la direzione verso cui la società sta andando, mettendo al centro l'essere umano.
Dopo aver capito cos'è l'open source, cosa sono gli open data e perché sono importanti, è rimasta un'ultima domanda a cui rispondere.
Come si fa open data? La risposta può essere per certi versi inaspettata, perché contrariamente a quanto si possa pensare, non basta pubblicare un file sul web per parlare di dati aperti, o meglio di dati aperti utilizzabili e di qualità.
Oltre ad essere sempre aggiornati e non essere già aggregati, ad esempio sotto forma di risultati statistici, un'indicazione sulla qualità dei dati viene proprio dallo stesso Tim Berners-Lee, l'inventore del World Wide Web, e si tratta delle 5 stelle dei dati aperti: un dato pubblico è valutato con una stella se si tratta di un dato non strutturato, ad esempio un file PDF o un'immagine.
Se il dato invece è strutturato, ad esempio in una tabella, ma con un formato di file proprietario come Excel, che può comunque essere letto da un utente con un'applicazione apposita, vengono assegnate 2 stelle, lo stesso dato in formato non proprietario invece ha una valutazione di 3 stelle, e questo significa che può essere letto anche dai computer in modo automatico.
Un esempio è il formato CSV, che si tratta di una tabella dove le varie celle sono separate da una virgola.
Al momento la maggior parte degli Open Data, soprattutto per quanto riguarda la pubblica amministrazione, raggiungono proprio le 3 stelle, e sono già abbastanza per avere dei benefici enormi sulla società, come abbiamo visto.
I vari portali che permettono di visualizzare questi dati, poi, riescono in modo automatico a convertirli anche in altri formati, realizzare grafici, mappe geografiche e così via, realizzando già delle analisi che possono essere facilmente consultate anche dai cittadini meno tecnologici.
Rimangono solo da definire i dati che ottengono 4 e 5 stelle, che sono i più interessanti e sono la direzione verso cui il web sta puntando e lo stesso Tim Berners-Lee sognava quando l'ha ideato, e si tratta del web semantico.
L'idea di base è che questi dati siano tra loro connessi, e che tutte le informazioni possano essere in un certo senso lette non solo dagli esseri umani, ma anche dai computer, e in cui i dati portano con sé ulteriori informazioni che ne specificano il contenuto.
Per fare un esempio, la frase: Albert Einstein è nato nel 1879.
Nel web semantico sarebbe tradotta in una sequenza di soggetto, predicato e oggetto.
In cui “Albert Einstein” è associato a una rappresentazione digitale di Einstein, “è nato” a un altro elemento che definisce l'atto del nascere, il dato “1879” .
Per concludere, abbiamo visto l'importanza della filosofia dei dati e dei programmi aperti e il loro sviluppo futuro con il web semantico, che renderà l'informazione comprensibile non solo dall'uomo, ma anche dalla macchina, migliorando in futuro i motori di ricerca e di conseguenza l'accesso alle informazioni e alla conoscenza, con dati più dettagliati di qualità e connessi fra loro, rendendo il web non un giocattolo tecnologico, ma sempre di più uno strumento in grado di migliorare e innovare la nostra società.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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