
La tecnologia informatica ci fornisce dei super poteri intellettivi e sensoriali con la possibilità di fare, conoscere, vedere e sentire cose che altrimenti non potremmo. Se però per alcune persone la tecnologia in fine dei conti è solo un arricchimento dell’esperienza di vita quotidiana, per altre, con disabilità, non solo è fondamentale per vivere, ma permette loro di ottenere una maggiore autonomia e indipendenza. Per capire quindi come la tecnologia sta cambiando la vita quotidiana delle persone portatrici di disabilità, abbiamo invitato Clara Lunardelli, membro della Cooperativa HandiCREA.
Nella sezione delle notizie parliamo delle regole europee per la gestione delle batterie e di Google Bard, l’intelligenza artificiale generativa di Google, che tarda ad arrivare in Europa.



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Ringraziamenti
• Antonio Longo
• Cooperativa HandiCREA
Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Superhero In My Sleep by Rival x Asketa & Natan Chaim
Quello che io so per esperienza è che la tecnologia da sola non può compiere l'inclusione delle persone con disabilità, ci vuole che anche la realtà, l'ambiente fisico in cui le persone si muovono, venga incontro, faccia la sua parte, perché allora in questo modo io avrò una tecnologia più facilitante e più potente.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi proveremo a capire che rapporto c'è tra la disabilità e la tecnologia, andando ad analizzare come quest'ultima possa aiutare a superare le varie digitali e fisiche.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Negli scorsi giorni il Parlamento europeo ha approvato le nuove misure proposte dal Consiglio europeo a dicembre 2022, che prevedono una revisione delle normative sull'utilizzo delle batterie e di tutti i refiuti che ne derivano.
L'obiettivo dell'Unione è quello di rendere le batterie e gli accumulatori più sostenibili e circolari, intervenendo su tutti gli aspetti del ciclo di vita completo.
Alcune di queste prevedono ad esempio l'applicazione di un'etichetta che indichi l'impronta di carbonio alle batterie dei mezzi di trasporto e strumentazione industriale.
A queste ultime si dovrà anche affiancare un passaporto digitale che riporti tutte le informazioni fondamentali tra cui le specifiche tecniche e di produzione.
La nuova normativa prevede anche una nuova progettazione per le batterie e per elettrodomestici per consentire ai consumatori di rimuoverle e sostituirle più facilmente.
E a tutto ciò si aggiungeranno nuovi obiettivi in materia di raccolta dei rifiuti, livelli minimi di materiali recuperati e contenuto riciclato da scarti di produzione e di consumo, obiettivi che dovranno essere massimizzati da qui al 2031.
Al Google IO di quest'anno è stata rilasciata ufficialmente Google BARD, l'intelligenza artificiale generativa di Google, che si propone come alternativa a ChatGPT e Bing.
Tuttavia, inizialmente BARD è stato reso disponibile solamente in 180 paesi, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, ed escludendo totalmente i paesi membri dell'Unione Europea.
Come ben sappiamo infatti pochi mesi fa, ChatGPT in Italia è stato bloccato per circa un mese da garante della privacy, perché non rispettava le norme del GDPR e non presentava un'informativa chiara di come venivano trattati i dati degli utenti.
E temendo un blocco come quello di ChatGPT, Google, che avrebbe dovuto rilasciare BARD nell'Unione Europea proprio questa settimana, ha deciso di posticipare il lancio, in seguito ad alcune preoccupazioni sollevate dalla Commissione Irlandese per la protezione dei dati.
A detta della Commissione, infatti, Google non ha fornito informazioni sufficienti su come prevede di proteggere la privacy dei cittadini, come intende gestire il problema della disinformazione e come intende proteggere la sicurezza dei minori.
Prima del lancio ufficiale, che si spera arriverà breve, quindi, Google dovrà collaborare con gli enti regolatori della privacy, ascoltando e rispondendo alle loro domande e preoccupazioni.
Nel frattempo anche l'Unione Europea dovrà iniziare un percorso per regolamentare al più presto l'uso dell'intelligenza artificiale, che sta sempre più spopolando.
Lo diciamo spessissimo, la tecnologia informatica negli ultimi decenni ha cambiato le nostre vite in modo radicale e oggi ci permette di fare cose impensabili fino a poco tempo fa.
Per certi versi la tecnologia ci fornisce dei superpoteri, intellettivi e sensoriali, con la possibilità di fare, conoscere, vedere e sentire cose che altrimenti non potremmo.
Se però per alcune persone la tecnologia in fin dei conti è solo un arricchimento dell'esperienza di vita quotidiana, per altre con disabilità, la tecnologia non è solo fondamentale per vivere, ma permette loro di ottenere una maggiore autonomia e indipendenza.
Per capire quindi come la tecnologia sta cambiando la vita quotidiana delle persone portatrici di disabilità, siamo in compagnia di Clara Lunardelli, membro della cooperativa Handicrea.
Benvenuta Clara.
Grazie, grazie a voi per l'invito.
Raccontaci perché abbiamo deciso di invitarti oggi e come è cambiata la vita di una persona con disabilità negli ultimi decenni, grazie come dicevo all'avvento delle nuove tecnologie?
Io sono socio di una cooperativa che si chiama Handicrea che è a sede in Trento che si occupa da oltre 25 anni di dare informazioni nel campo della disabilità, della mappatura di ambienti, della loro accessibilità e dato proprio che la cooperativa arriva da una lunghissima storia, ha avuto anche modo di vedere una grande trasformazione di strumenti e anche di metodi coi quali interagire di fronte alla disabilità.
Io mi ricordo che i primi anni avevamo dei cartacei con disegnati gli ausili, una banca data immensa di montagne di carta infinita dove dovevi andare a spulciare il piccolo dato, oggi è tutto digitale, è tutto immediato ed è tutto in costante evoluzione.
Io in particolare mi occupo di progettazione accessibile e di informazione riguardo alla valutazione dei sbarrieramenti e anche di ausili ma in modo un po più distaccato adesso onestamente.
Le nuove tecnologie, io dico subito che parteggio, sono a favore di ogni tipo di sviluppo e frontiere che le tecnologie andranno a conquistare perché questo è un argomento assai anche controverso, dibattuto specie in questi ultimi tempi con l'intelligenza artificiale e i vari allarmi lanciati.
Per quanto riguarda le persone con disabilità è innegabile che le nuove tecnologie specie, quelle che si esplicano attraverso i software e l'informatica, hanno portato enormi vantaggi alle persone con disabilità, enormi sia la disabilità fisica sia la disabilità sensoriale, un po più difficile la disabilità cognitiva chiaramente che ha bisogno ancora di una forte presenza umana diciamo.
Ok, dopo aver fatto questo quadro generale entriamo un po più nello specifico e concentriamoci su diverse tipologie di disabilità.
Partiamo con la disabilità fisica e quindi in che modo la tecnologia, la robotica in questo caso può aiutare le persone con disabilità fisica a interagire con il mondo in modo più autonomo e indipendente?
Ma guarda, allora se vogliamo partire dalla robotica io ho presente quanto essa sia importante per esempio nel campo delle protesi, faccio un esempio, un amputato, sappiamo benissimo quante persone, anche giovani, subiscono incidenti in cui perdono la funzionalità degli arti.
Oggi una protesi è in grado non dico di sostituire pienamente chiaramente un arto naturale, però è in grado di sviluppare azioni sempre più sofisticate e semplici, questo grazie a due apporti, il software e l'informatica indubbiamente che viene applicata ai materiali, io non dimentico mai che un grande apporto viene dalla disciplina aerospaziale e militare che investe tantissimo nella ricerca dei materiali, parliamo di
leggerezza, di prestazione, di resistenza, di materiali che contribuiscono a rendere sempre più vicino all'essere umano la possibilità di utilizzare determinati ausili, faccio anche l'esempio semplice delle sedie a rotelle per dirti, lo dicevo a degli amici, io sono partito con le sedie a rotelle che pesava 21 kg, ora ne utilizzo una che pesa 9, ci sono sedie a rotelle che pesano 4 kg, ma da dove vengono questi passi, da dove arrivano?
Poi oggi abbiamo tutti uno strumento che è come dire un nostro prolungamento che è lo smartphone, che è una fonte inesauribile di possibilità di scaricare applicazioni che ci aiutano a interagire con il mondo, sia nello spazio, sia come comunicazione intellettiva, nei movimenti.
Dopo vorrei anche dire qualcosa su aspetti controversi rispetto a queste metodologie, queste applicazioni, è importante anche capire quanto affini sono all'intenzionalità umana.
Esprimo un pensiero e vorrei che l'applicazione fosse in grado di venirmi incontro rispetto a questo e non di ostacolarmi.
Prima di registrare questa chiacchierata abbiamo un po parlato di un tema che si lega a quello di cui appena ha parlato, cioè la robotica.
La robotica, da un punto di vista poi pratico, nel caso appunto, come dicevi, delle disabilità fisiche, che ruolo può avere? E poi un'altra domanda che volevo farti è legata ai robot con sembianze, somiglianze fisiche umane, di cui abbiamo anche parlato in alcune nostre puntate.
Questi robot potrebbero avere un ruolo per rendere le persone portatrici di disabilità, come stiamo dicendo, fisiche, più autonome e indipendenti?
Guarda, per me è estremamente affascinante questo aspetto.
Per alcune persone invece è inquietante.
Adesso qui bisogna capire come una persona si approccia alla propria esistenza.
Non tutte le persone sono uguali, non tutte accettano una “intrusione” tra virgolette, nel proprio mondo.
Però da persona con disabilità, che ha dei deficit di movimento, che deve necessariamente rivolgersi a qualcun altro diverso da sé, per poter agire nel mondo, ma anche per semplicemente vivere nel suo ambiente quotidiano, è importantissimo avere a disposizione questi strumenti.
Io non temo la robotica, ti dirò che è la prima volta che ho visto una macchina robotica in un centro di rieducazione funzionale per sono spavento, perché ho visto questo esoscheletro complicatissimo che rieducava il corpo alla sua funzionalità, lo accompagnava, lo supportava e mi faceva impressione, parlo di vent'anni fa, mi faceva impressione.
Poi ho visto anche la possibilità di una semplificazione di queste macchine fino ad arrivare dei robot molto vicini all'umano, che credo io possano assolutamente avere un ruolo di rilievo.
Qui è sempre comunque possibile scegliere, no? La tecnologia ci mette a disposizione degli strumenti e noi possiamo scegliere di utilizzarli oppure no.
Io li utilizzerei, perché questo mi rende, mi dà la possibilità di rapportarmi alle altre persone in modo paritario, che non vuol dire perdere il rapporto umano, assolutamente, però è un enorme supporto, indubbiamente.
Passiamo ad un altro tipo di disabilità, quella visiva e quindi raccontaci quali sono i principali strumenti tecnologici utilizzati da le persone con disabilità visiva per accedere a contenuti digitali ma anche ovviamente ad ambienti fisici.
Qui devo essere onesta, io ho meno esperienza chiaramente avendo una disabilità motoria.
Diciamo che partiamo da molto lontano, partiamo per esempio da una ascensore.
Un ascensore può dirmi o non dirmi, può segnalarmi o non segnalarmi attraverso un avviso vocale o un suono dove mi trovo.
Io mi accorgo girando per il mondo, per gli ambienti e anche per gli enti pubblici che questo è attualmente usato pochissimo, lo prevedono le leggi però è usato pochissimo.
Questo per dirti che siamo partiti dai semafori con l'avviso acustico eccetera.
Questa è la realtà.
Poi c'è tutto il mondo dell'informatica che offre un'infinità di applicazioni, la sintesi vocale, la lettura vocale dei testi, la traduzione vocale, la possibilità delle applicazioni sugli smartphone di dirmi e di leggere l'ambiente nel quale io mi trovo, di dirmi a quali oggetti io sono davanti, di descrivermeli in modo che io possa scegliere l'uno oppure l'altro.
Sono tutte applicazioni che arrivano da vari paesi del mondo, non esiste… quello che voglio dire è che le nuove tecnologie dal punto di vista digitale corrono in un modo che quasi noi non riusciamo nemmeno a sfruttare poi questi strumenti.
Tanto corrono. Io credo che specialmente per la disabilità sensoriale e visiva in particolar modo, il mondo dei software abbia fatto enormi passi avanti, ma anche per le persone che hanno una certa età e che riescono a vedere meno non solo perché è non vedente da sempre eccetera eccetera.
Quello che fa una fatica immensa è la realtà, la realtà fa veramente fatica a rispondere alle esigenze delle disabilità sensoriali.
Quindi tu crede che da un punto di vista digitale, dell'inclusione digitale, vediamo grandissime aziende che producono software, Apple, Google, che hanno una sensibilità molto forte anche nei confronti delle persone con disabilità e che mettono a disposizione servizi, software, strumenti che aiutano a superare eventuali limiti, però non c'è altrettanta sensibilità nel mondo reale.
Allora, è nel DNA della tecnologia non avere, come dire, confini.
Nel suo DNA c'è scritto tu progredisci infinitamente, è così.
E è nel desiderio umano anche di conquistare sempre, andare sempre più avanti, migliorare sempre.
Questo è indubbio.
Quello che io so per esperienza è che la tecnologia da sola non può compiere l'inclusione delle persone con disabilità.
Ci vuole anche che anche la realtà, l'ambiente fisico in cui le persone si muovono, venga incontro, faccia la sua parte.
Perché allora in questo modo io avrò una tecnologia più facilitante e più potente alla fine.
Per esempio, l'applicazione che adesso non ricordo come si chiama, ma che per le persone con disabilità motoria mi indica attraverso il GPS, segue la mia posizione, individua la mia posizione, attraverso l'open street non mi ricordo come si chiama, mi indica il percorso meno barrierato, fantastica, fantastica.
Però perché devo avere un'applicazione che mi indica il percorso meno barrierato? I percorsi devono essere senza barriere perché le leggi italiane lo provvedono da decenni e decenni e decenni.
Questo voglio dire.
Si possono utilizzare altre applicazioni, per esempio noi in cooperativa tramutiamo tutti i dati, la lettura fisica delle nostre mappature, la mettiamo online e una persona può pre-vedere, cioè avere prima, acquisire prima, anticipatamente tutte le informazioni per potersi muovere con maggiore facilità nell'ambiente in cui intende dirigersi.
Questo è un aspetto molto importante.
E quindi in che modo la tecnologia può contribuire a sensibilizzare la società su problemi delle persone con disabilità e promuovere una cultura dell'inclusione, come abbiamo detto, non tanto digitale che abbiamo capito già esiste, ma del mondo reale?
Guarda, io ho il sospetto che in realtà la tecnologia, lo sviluppo così iperbolico della tecnologia rubi spazio alla trasformazione del reale e anche risorse, per carità, le risorse non sono abbastanza, non voglio dire che devono andare in un verso o nell'altro, però anche le politiche economiche e sociali puntano molto sulla digitalizzazione della realtà e trascurando un pochino la realtà,
come ti dicevo, arranca, però la tecnologia - facciamo un esempio stupido, ma che è molto esemplificativo appunto - se io mi trovo in una città e vedo passare una persona non vedente con lo smartphone che la orienta, oppure se io mi vedo passare una persona in carrozzina con un ausilio per la spinta o con una carrozzina estremamente prestazionale, cosa leggo io della realtà, di quella situazione?
Io leggo che esistono strumenti che consentono alle persone che hanno difficoltà di interagire col mondo in modo sempre più, come dire, armonico, sempre più anche da protagonisti.
In questo senso la tecnologia è uno specchio che può restituire alla realtà l'importanza che tutte le persone di una comunità siano interagenti e protagonisti, che siano parte, ecco perché l'inclusione.
La tecnologia può fare moltissimo rispetto a questo e consentendo alle persone fisicamente di partecipare come protagonisti e soggetti del vivere quotidiano e del vivere collettivo, ma allo stesso tempo, ripeto, può anche, come dire, fare equivocare a chi ha in mano la gestione delle politiche sociali nel campo della disabilità, fare equivocare il discorso dell'integrazione.
Dice io ho investito nel campo dei software e mi dimentico che comunque una barriera io la devo rimuovere fisicamente, devo intervenire in questo senso.
Sì, quindi tornando all'esempio che facevi prima, si sviluppa l'app che ti permette di fare il percorso senza incontrare barriere architettoniche, quando però di base le barriere non dovrebbero esserci.
Quindi viene un po meno l'urgenza di legiferare o anzi, in realtà, come dicevi, ci sono già le norme che stabiliscono delle regole in tema di accessibilità e che però appunto non vengono oggi applicate, con il risultato che l'inclusione nella realtà è un problema, diciamo così, che viene un po trascurato.
Certo, c'è bisogno di vigilare sull'aspetto della realtà, di essere molto presenti e puntuali.
Ripeto, noi stessi in cooperativa abbiamo osservato, interagendo con gli enti pubblici, dai più piccoli ai più grandi, che questo “pericolo” tra virgolette, o questo orientamento nuovo delle politiche, va in quel senso lì.
D'altronde quel senso lì è estremamente potente, però io per fare il percorso senza barriere devo fare due chilometri, quando senza barriere potrei farne mezzo, hai capito che l'applicazione è preziosa, è d'oro, ma non mi ha aiutato, capisci cosa voglio dire?
Certo, certo.
All'inizio accennavi al tema delle disabilità cognitive, perché credi che da questo punto di vista la tecnologia oggi non riesca a portare dei vantaggi e dei benefici?
Ma intanto io ho collaborato anche con diversi istituti scolastici e allora la disabilità cognitiva è un aspetto estremamente delicato. Ogni individuo ha delle potenzialità e penso che la tecnologia possa fare moltissimo per esempio nei casi post-traumatici dove l'aspetto cerebrale subisce dei danni, ma quando noi siamo in presenza di un ritardo cognitivo dobbiamo innanzitutto attivare, non so come dire, accendere come avessimo una spia, accendere la mente al mondo esterno e interagire a piccoli passi attraverso una comunicazione più umana che tecnologica.
C'è la tecnologia perché attraverso software sul gioco, sulla comprensione degli esercizi, io conosco delle persone che avevano difficoltà ad articolare la parola che attraverso determinati esercizi sempre, con un piccolo tablet, a me che servisse chiaramente con a monte molti studi, sono riuscite a come dire ad allenare la propria mente, ad allenare la propria mente a una maggiore capacità di leggere
anche il mondo esterno e di rapportarsi con le persone, però con la disabilità cognitiva ci vuole forse ancora un ponte umano più importante che nelle altre disabilità, io questa è un'opinione personale però.
Forse anche perché le disabilità cognitive sono molto diverse l'una dall'altra?
Ma certamente, indubbiamente, ma anche le altre disabilità, cioè la disabilità non è un modello unico, ogni persona disabile non può fidarsi a un modello convenzionale di vita che è già pronto e predisposto per le persone, tre virgolette "normodotate".
Ciascuna persona con disabilità deve costruire un progetto originale, un proprio personale basandosi sulle sue potenzialità e anche su quelli che sono i suoi desideri, chiaramente.
E volendo dare uno sguardo anche al futuro, secondo la tua esperienza, quali sono i passi che la tecnologia e i prodotti tecnologici e anche la realtà, come abbiamo detto, devono fare per essere più accessibili alle persone con disabilità?
Io ho avuto esperienza in un paio di casi, sempre con la cooperativa, di lavorare con degli ingegneri informatici.
Adesso qui io non voglio mettere zizzania, però la mente che sta a monte della realizzazione delle applicazioni e dei programmi informatici è importantissima.
È importantissima la sua intelligenza, la sua lucidità mentale, la sua capacità di comprendere che obiettivi ha e la strada per percorrerli.
Ci sono dei casi in cui le applicazioni creano barriere, non solo per le persone che chiaramente non hanno dimestichezza con il linguaggio informatico e digitale, ma anche per chi le ha.
Quindi è importantissimo che chi si occupa di ingegneristica in questo campo sia capace di ragionare in modo semplice, cioè un'applicazione deve essere, no semplice, di più, perché è nata per favorire, è nata per essere un linguaggio compreso da tutti.
Io devo sempre chiedermi a ogni passaggio che cosa significa.
Non parliamo poi di algoritmi perché allora io vado nel pallone completamente e ho avuto modo di toccare con mano quanto l'emissione di un algoritmo basato chiaramente, sudati insomma forse insufficiente, possa dare dei risultati sbilanciati.
Adesso magari questo è un discorso un po difficile, però è importante l'intelligenza che crea la tecnologia, l'intelligenza umana che crea la tecnologia.
E visto che hai sottolineato la parola umana parlando di l'intelligenza, visto che è un tema caldo, l'intelligenza artificiale potrebbe essere d'aiuto in in tema di disabilità?
Allora, intelligenza artificiale che cos'è? Intelligenza artificiale è già da noi, è già qui nella nostra casa.
Certo magari non stiamo parlando dell'intelligenza che, come dire, è in grado di essere autonoma rispetto alla mia intenzionalità e qui sta il discrimine e la preoccupazione che circola in molti.
Io personalmente non ho timore di alcuno, cioè adesso sarà perché io vivo nel bisogno, tra virgolette, cioè vivo in un costante necessità di interagire col mondo sprecando anche tante risorse e quindi tutto ciò che io intravedo come possibile miglioramento, compresa dell'intelligenza artificiale per me…
io lo sposo, sono un po fideistica in questa opinione, chiaramente capisco che chi è più critico e più autonomo possa dire beh insomma no, è insito anche il pericolo di una nostra dipendenza per esempio, ma noi siamo già dipendenti dalle nuove tecnologie, lo dobbiamo dire insomma, adesso noi non siamo nemmeno
più in grado di costruire oggetti semplici, ci pensa la tecnologia, ci pensa l'intelligenza artificiale che è in grado di costruire ex novo oggetti, testi, opinioni addirittura, cioè voglio dire è un mondo parallelo, ma è da sempre che si sviluppa questo mondo parallelo e non so perché l'umanità abbia imbroccato questa strada, però evidentemente qualcosa la spinge in quella direzione misteriosa.
E per chiudere proprio nella pratica, che direzione dovrebbe prendere la tecnologia per migliorare ulteriormente la vita di una persona portatrice di disabilità?
La tecnologia sta facendo già tanto, colma la cune immense, il problema qual è? Il problema è la possibilità di allargare l'utilizzo di queste tecnologie, non deve essere piramidale, ma lo sappiamo che la tecnologia nasce per pochi, poi scende, scende, scende finché arriva a una larghissima diffusione.
Penso che la tecnologia farà i passi che deve fare e sicuramente cercherà sempre di migliorare le sue prestazioni perché te l'ho detto prima, ce l'ha nel DNA.
Noi invece dobbiamo chiederci chi può godere di questa tecnologia, quando e quante persone possono averla a disposizione, in che modo sono io propenso, io che gestisco risorse economiche finanziarie e che decido le politiche, investo su questo, consento a tutti, al maggior numero di persone possibile di utilizzare gli strumenti che la tecnologia oggi ci mette a disposizione, questo sono i passi, le domande fondamentali da porsi.
Sì, certamente perché se si parla di implementare nuove tecnologie come nell'ambito della robotica, come dicevamo prima, si sa che i costi all'inizio sono veramente proibitivi e per pochissimi.
Va bene, grazie allora Clara per averci parlato anche di questo aspetto legato alla tecnologia.
Alla prossima.
Grazie a voi, grazie.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.