
La crisi del cinema è una questione annosa che si protrae da prima che iniziasse la pandemia da Covid-19. Se pensavamo quindi che una volta terminato il periodo di emergenza sanitaria le persone, con un'irrefrenabile voglia di uscire e socializzare, abbandonassero i servizi streaming e andassero a ripopolare le sale ci sbagliavamo di grosso. Anche perché, nonostante la situazione italiana sia di gran lunga peggiore rispetto ad altre realtà, lo scarso interesse verso la sala è una tendenza che rimane pressoché immutata su scala globale. Dunque, da cosa dipende la crisi del cinema? In questa puntata proviamo a rispondere a questa domanda.
Nella sezione delle notizie parliamo di Google che lancia Privacy Sandbox per annunci personalizzati ma che tutelano maggiormente la privacy, del nuovo smartphone pieghevole Find N2 Flip di Oppo e infine di Blue Origin che ha sviluppato un reattore in grado di estrarre importanti risorse dalla superficie lunare.




Brani
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi proveremo a capire perché le sale cinematografiche sono in crisi e che ruolo hanno in tutto questo i vari servizi di streaming.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Dopo svariati anni dalla sua presentazione e altrettanti ostacoli da superare dovuti da svariate esigenze, spesso tra loro contrapposte, Google ha finalmente lanciato la prima beta di Privacy Sandbox, al momento limitata solo ad alcuni browser Chrome e pochi smartphone Android.
L'obiettivo di questa funzionalità è quello di riuscire a conciliare la sempre più crescente esigenza di privacy, voluta non solo dagli utenti ma anche dai governi, con un'altra importante esigenza degli inserzionisti di poter proporre annunci mirate agli utenti, con pubblicità più mirate e in linea con i loro interessi.
Tutto ora, infatti, usando i famosi cookie di terze parti, avviene una profonda e per molti invasiva profilazione degli utenti, che ne traccia agli interessi in base ai siti visitati e alle interazioni sul browser o sull'app.
Cookie che, per questo motivo, sono ormai sempre più verso l'abbandono completo.
Con Privacy Sandbox, invece, sarà il browser o lo stesso smartphone a proporre al sito o all'app gli interessi stimati degli utenti, e su cui l'utente avrà il pieno controllo.
L'app poi potrà scegliere tre di questi interessi da usare per mostrare gli annunci più pertinenti e allo stesso tempo mantenere intatta la privacy dei cittadini.
Oppo ha annunciato l'arrivo del suo nuovo smartphone pieghevole Find N2 Flip, il cui form factor a conchiglia e il display flessibile lo pongono come concorrente diretto del Samsung Flip.
Il progetto del Find N2 Flip è stato sviluppato per anni, e solo dopo aver raggiunto il livello di maturità desiderato è stato portato sul mercato.
Il vetro Gorilla Glass, che copre l'esterno, è definito Edge to Edge e si curva nelle estremità, avvolgendo gli spigoli del telefono e creando un effetto di continuità del vetro frontale.
Il meccanismo della cerniera, che serve a piegare lo smartphone, permette di mantenere lo schermo in posizione su infinite angolazioni tra i 45 e i 110 gradi.
Questa cerniera è garantita per oltre 400.000 cicli di apertura e chiusura, ed è dotata di un meccanismo che sostiene il display in corrispondenza della piega per ridurne la visibilità, punto dolente sugli smartphone pieghevoli della concorrenza.
Inoltre la piega del display del Find N2 Flip è meno evidente grazie al particolare trattamento antiriflesso del pannello.
Il prezzo del nuovo Oppo è di 1200 euro, in linea con i prezzi degli smartphone pieghevoli di fascia alta degli altri produttori.
Dopo parecchi decenni di inattività, con il lancio di Artemis I, avvenuto lo scorso anno, è ufficialmente riniziata la corsa verso la luna.
Questa volta però l'uomo non intende solo mettere di nuovo piede sulla superficie del satellite, bensì rimanere e mantenere una presenza stabile attraverso la realizzazione di avamposti e basi lunari.
Per facilitare dunque lo sviluppo di una colonia umana, Blue Origin ha sviluppato un reattore in grado di estrarre importanti risorse dalla regolite lunare, ovvero un minerale presente in grandissima abbondanza sulla superficie della luna.
Il processo del reattore Blue Alchemist consentirà di fondere dunque questo abbondante minerale alla temperatura di 1600°C, in modo da poter estrarre tramite elettrolisi materiali preziosi come silicio, alluminio, ferro e persino ossigeno, sottoprodotto indispensabile per garantire tutte le attività umane sulla luna.
La rivoluzione di questa tecnologia risiede nel fatto che consentirà all'uomo di costruire opere complesse come impianti fotovoltaici e laboratori, utilizzando principalmente le risorse ricavate dal processo di estrazione, senza che queste vengano spedite direttamente dalla terra.
Da diversi anni il cinema non sembra più lo stesso, le sale sono sempre più vuote, i flop cinematografici aumentano di anno in anno e i servizi streaming ormai sembrano aver conquistato un numero spropositato di persone, specialmente nel periodo pandemico.
Eppure, la crisi del cinema è una questione annosa, che si protrae da ben prima che iniziasse ad essere introdotte le stesse restrizioni, le quali di fatto hanno obbligato molti di noi a ripiegare sui numerosi contenuti delle piattaforme streaming.
Infatti, se pensavamo che una volta terminato il periodo di emergenza sanitaria le persone, con un'irrefrenabile voglia di uscire e socializzare abbandonassero la TV e andassero a ripopolare le sale, ci sbagliavamo di grosso.
Anche perché, nonostante la situazione italiana sia di gran lunga peggiore rispetto ad altre realtà, lo scarso interesse per la sala è una tendenza che rimane pressoché immutata, su scala globale.
Dunque, da cosa dipende la crisi del cinema? La realtà è che, come in molti altri settori, la pandemia ha assunto un doppio ruolo cruciale, esattamente come quando una variabile esogena arriva a mutare l'equilibrio in un ecosistema, favorendo lo sviluppo di alcuni organismi a discapito di altri.
Analogamente, infatti, la comparsa del covid nella società, con le relative restrizioni, da una parte ha accelerato e consolidato i processi innovativi e fortemente digitalizzati, come appunto lo streaming, e dall'altra, per quanto riguarda tutti quei settori meno avvezzi al progresso tecnologico, o comunque con meno margine di miglioramento, questi ultimi tre anni non hanno fatto altro che incoraggiare il declino.
La pandemia ha pertanto costretto gli esercenti a tenere le sale chiuse per parecchi mesi, e nemmeno una volta riaperte la ripresa è stata possibile, forse anche grazie all'introduzione di mascherine obbligatorie che rendevano la fruizione di un film tutt'altro che appagante.
Le sale, nel frattempo, soprattutto quelle italiane, a fronte di una poca liquidità, non hanno potuto rinnovarsi e dare al cinema nuove connotazioni, tant'è che molti attribuiscono il problema della poca affluenza anche alla arretratezza delle sale, spesso considerate vecchie o con impianti audiovisivi obsoleti.
Nel frattempo lo streaming ci ha dato l'idea che la maggior comodità del nostro divano e un ampio catalogo cinematografico al prezzo equivalente di un singolo biglietto per la sala fosse nettamente più vantaggioso che andare direttamente al cinema anche solo una volta.
In virtù di queste enormi potenzialità, le grandi case di produzione hanno dunque capito che puntare sullo sviluppo della propria piattaforma sarebbe stata la scelta vincente per rinvigorire le proprie casse, e che pur di arrivare a tale obiettivo sarebbero state disposte a rilasciare i film, destinati inizialmente solo alle sale, in simultanea sui propri servizi.
E così è stato, ma per fortuna solamente per un breve periodo.
Con la pandemia ancora da scongiurare e con la graduale e incerta riapertura delle sale, le grandi case di produzione hanno messo in piedi una strategia non poco controversa, con l'obiettivo di minimizzare le perdite dei film prodotti prima dello scoppio del covid, facendoli uscire contemporaneamente sia in sala che in streaming.
Ad applicare questa discussa manovra sono state principalmente Warner Bros e Disney, sulle piattaforme HBO Max e Disney+, dove su quest'ultima, per poter vedere il film appena rilasciato in sala, non solo sarebbe servito l'abbonamento al servizio stesso, ma anche un ulteriore pagamento di una ventina di euro per sbloccare l'accesso vip alla pellicola per qualche giorno.
Il risultato finale è stato che i nuovi servizi delle due case di produzione hanno si giovato di un incremento notevole di abbonati, ma dall'altra hanno anche favorito una maggior diffusione delle pellicole suicidi pirata.
L'unico ostacolo, infatti, che tutelava gli incassi dei film da una distribuzione illegale nel mondo della pirateria era la cosiddetta finestra di esclusiva, che guarda caso, negli ultimi anni è andata via via riducendosi, fino quasi ad annullarsi nel 2021, quando Warner e Disney hanno deciso di applicare il nuovo modello di business.
Prima della pandemia, l'esclusività dei cinema si concretizzava in una finestra compresa tra i 75 e i 90 giorni, tuttavia con le sperimentazioni avvenute nel 2021, le major cinematografiche hanno fatto una parziale marcia indietro.
Warner ha infatti abbandonato completamente il rilascio contemporaneo nelle due modalità di fruizione e Disney ha eliminato il pass VIP pur mantenendo un approccio ibrido che prevede l'uscita di alcuni film solamente in streaming e altri con una finestra di 45 giorni dopo la proiezione in sala.
Ciò ha sicuramente frenato, seppur parzialmente, la diffusione incontrollata e illegale di contenuti cinematografici, ma è innegabile che allo stato attuale la pirateria rimane un fenomeno serio e fortemente diffuso.
Eppure alcuni anni fa, quando Netflix cresceva costantemente e si espandeva in tutto il mondo, sembrava che il fenomeno illegale e incontrollato che conosciamo oggi fosse destinato, se non a scomparire, quantomeno a coinvolgere una piccolissima parte di persone.
Diversi anni fa, infatti, oltre ad essere un valido aggregatore di film e serie TV, Netflix era anche una solida e non troppo costosa alternativa ad ogni sito illegale, che in cambio di pochi euro al mese offriva un vasto catalogo di contenuti comodamente fruibili tramite sito o app.
Si era arrivato al punto in cui acquistare un abbonamento mensile dal valore di una decina di euro era più conveniente, sicuro e accessibile alle alternative illegali, non sempre sinonimo di qualità.
Ma ricollegandoci al discorso precedente, durante la pandemia è successo che i grandi colossi del cinema hanno intuito l'enorme potenzialità del “business as a service” e di conseguenza oltre a Netflix si è aggiunta tutta una serie di piattaforme streaming che di fatto hanno aumentato sensibilmente la concorrenza nel settore, ma allo stesso tempo rendendo a Netflix una vita particolarmente difficile, tant'è che oggi, al netto delle difficoltà sorte anche per la forte competizione, si è vista costretta a impedire la condivisione degli abbonamenti per aumentare i potenziali ricavi.
In ogni caso, la moltiplicazione di questi servizi ha evidentemente generato un'elevata dispersione e frammentazione dei contenuti, che si sono tradotte in un aumento dei costi per gli abbonati e una complicata comprensione di cosa è disponibile e dove, dato che la maggior parte dei contenuti non originali spesso migrano da una piattaforma all'altra.
Però se il costo di abbonamento per ogni servizio è innegabilmente legato alle disponibilità economiche di ogni singola persona o nucleo familiare, la frammentazione dei contenuti, invece, può essere risolta con altri servizi di terze parti.
Lo scopo, però, di queste piattaforme è quello di aggregare in una singola schermata tutti i contenuti presenti nei vari servizi, in modo tale che l'utente possa identificare e visionare tutti i film e serie TV nella maniera più comoda e naturale possibile.
Ad oggi, soluzioni di questo tipo ne esistono diverse, ma tra le più note emerge sicuramente Plex, ovvero un servizio che ricopre il ruolo sia di server multimediale personale, sia di client, consentendoci di accedere e guardare i contenuti presenti sul nostro server su tutti i nostri dispositivi.
L'anno scorso la piattaforma è stata integrata con due funzioni molto interessanti, attualmente ancora in beta, che risolvono in buona parte il problema della frammentazione dei contenuti, ovvero Discover e Universal Watch List.
La prima ha come obiettivo proprio quello di risolvere il problema appena sollevato, mentre il Universal Watch List entra in gioco quando uno dei contenuti che desideriamo vedere non è al momento presente su alcuna piattaforma.
Attraverso questa funzione, gli utenti possono infatti aggiungere un titolo non disponibile in questa sezione, e nel momento in cui viene caricato su uno dei tanti servizi, Plex non farà altro che mandare un avviso all'utente interessato.
Infine, un'altra soluzione nata sia per facilitare la ricerca dei contenuti che promuovere la visione di essi su TV è il nuovo Skyglass.
Skyglass non è altro infatti che una nuova forma di business as a service, che oltre a fornire il software, nonché la piattaforma e il servizio, invia in comodato d'uso anche un televisore proprietario sul quale vedere i diversi contenuti video.
La buona qualità dello schermo basato su un'architettura LCD QLED che consente di riprodurre contenuti in 4K HDR e con un sistema audio certificato Dolby Atmos, di cui abbiamo parlato nella puntata “Lossless e Dolby Atmos, le nuove frontiere della musica streaming” sono tutti elementi distintivi che potrebbero aprire le porte al tema dell'Home Theater, che grazie allo sviluppo di nuove tecnologie audio e video sta destando sempre più interesse agli appassionati di cinema che possono finalmente replicare, se non persino migliorare, l'esperienza immersiva in una sala cinematografica.
Ma questo potrebbe essere oggetto di approfondimento in un'altra puntata.
Arrivati a questo punto ci siamo resi conto che le difficoltà delle sale cinematografiche emerse negli ultimi anni sono certamente negative, ma più che comprensibili.
Lo streaming è certamente nato più di tre anni fa, ma senza ombra di dubbio la pandemia si è posta come una seducente rampa di lancio per consacrare questa modalità di fruizione anche tra le persone che un tempo vedevano il cinema come l'unica e valida proposta per vedere un film come si deve.
Ora invece le sale devono fare i conti anche con la concorrenza delle nuove modalità di fruizione audiovisiva, e per non soccombere o diventare un servizio per una nicchia esclusiva è arrivato il momento di ragionare e valutare le nuove possibilità offerte dall'innovazione tecnologica per continuare a garantire alle persone esperienze uniche e indimenticabili.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.