Gli SMS, ormai da decenni, risentono particolarmente di 30 anni in cui non si sono mai evoluti, e dove piattaforme come WhatsApp, Telegram o WeChat hanno decisamente alzato l'asticella nel campo della messaggistica istantanea, offrendo funzionalità sempre più aggiornate e al passo con un mondo in continuo mutamento. Per questo motivo, nel 2007 un gruppo di aziende di telecomunicazioni si è posto l'obiettivo di creare il successore dello standard SMS, un nuovo sistema in grado di superare i limiti di allora e introdurre tutte quelle funzionalità che, ormai, stavano diventando essenziali per gli utenti. Ci riferiamo allo standard RCS, acronimo che sta per Rich Communication Services e che, in questa puntata andremo ad approfondire, come al solito, raccontandone la storia, le funzionalità e il ruolo che avrà in futuro.
Nella sezione delle notizie parliamo degli ulteriori ritardi per l’entrata in funzione di ITER, del superamento di un blocco illegittimo dei comuni sulle frequenze 5G e infine di una nuova protesi guidata dal cervello.
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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di RCS, uno standard che si prefissa l'obiettivo di rendere la messaggistica più interoperabile e interconnessa a vantaggio degli utenti.
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Lo scorso lunedì sono giunti nuovi aggiornamenti relativi al progetto sperimentale ITER, che si propone di realizzare un reattore a fusione nucleare per valutare la possibilità di produrre energia a scopo commerciale.
Tra le buone notizie emerge sicuramente l'arrivo delle 19 bobine a superconduttore, che andranno a costituire il magnete tiroidale più potente al mondo in grado di produrre un campo magnetico da 12 tesla, un valore tre volte superiore all'attuale record detenuto dall'acceleratore di particelle del CERN.
Tuttavia, il direttore del progetto ITER ha confermato che la produzione delle prime reazioni di fusione subirà un ritardo di 4 anni rispetto al 2035 previsto inizialmente.
Ricordiamo che l'obiettivo di ITER mirà a produrre una quantità di energia pari ad almeno 10 volte la quantità immessa per l'innesco della reazione di fusione.
Questo esperimento punta perciò a confermare la validità della fusione nucleare come strumento per la produzione di energia a basso impatto ambientale.
Tuttavia, anche per i nuovi ritardi accumulati, questa tecnologia non potrà rientrare tra le diverse soluzioni da adottare per contrastare i cambiamenti climatici nel breve e nel medio periodo.
Il piano Italia 5G, che ha l'obiettivo di incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione del 5G, sta superando le restrizioni dei comuni grazie al decreto coesione, che esclude le amministrazioni locali dalla pianificazione delle installazioni delle aree bianche, cioè le aree rurali e meno sviluppate.
L'obiettivo è realizzare nuove infrastrutture di rete per fornire servizi radiomobili con velocità di almeno 150 Mbps in download e 30 Mbps in upload.
Le nuove norme mirano a superare i veti dei sindaci, che si sono opposti all'installazione delle antenne 5G per paventati motivi di salute.
Nonostante i nuovi limiti elettromagnetici siano stati innalzati da 6 V-metro a soli 15 V-metro, alcuni comuni hanno bloccato l'installazione delle torri in attesa di conferme medico-scientifiche sui rischi per la salute.
Tuttavia, tali ordinanze sono illegali, poiché la legge riserva allo Stato la competenza sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici.
Nonostante ciò, i comuni potrebbero cercare nuovi strumenti normativi per contrastare le installazioni previste dal decreto coesione.
Il bando di gara densificazione riguarda la copertura di circa 1400 aree bianche, dove nessun operatore avrebbe investito, a discapito dei cittadini che vivono in queste aree.
Qualche mese fa avevamo parlato di interfacce neurali e di come queste tecnologie stiano venendo studiate per poter ad esempio controllare dei dispositivi con la mente.
Gli stessi dispositivi permetterebbero inoltre di creare protesi più avanzate, in grado di restituire maggior controllo e autonomia a pazienti con arti amputati.
In questi giorni è stata presentata proprio una nuova ricerca su questo tema, condotta dai ricercatori dell'MIT e del Brigham and Women's Hospital.
Nella ricerca si parla, oltre ad un'interfaccia neuroprotesica, di una nuova metodologia di intervento chirurgico, in cui i muscoli presenti nell’arto residuo vengono ricollegati tra loro.
In questo modo i pazienti sentono meno dolore, sviluppano una minor atrofia muscolare e i muscoli riescono a fornire al cervello un feedback sul movimento.
In aggiunta a una nuova protesi che sfrutta solamente i segnali provenienti dal sistema nervoso, dunque, i risultati ottenuti sono stati veramente promettenti.
Sui pazienti che si sono offerti per i test, infatti, si è vista un'andatura più naturale, una velocità maggiore e un maggior controllo spesso paragonabili a quelli di persone che non hanno subito amputazioni.
Era il 3 dicembre del 1992, quando venne inviato il primo SMS della storia, e con un semplice Merry Christmas - questo il contenuto del messaggio - si segnò l'inizio di un'enorme rivoluzione nel mondo della comunicazione.
Da quel momento, infatti, sempre più utenti, iniziarono ad adottare gli SMS per rimanere in contatto tra loro, scambiarsi informazioni, ricevere comunicazioni e, ancora oggi, molto spesso gli SMS vengono utilizzati per avvisi o ricevere i codici per l'autenticazione due fattori.
E dopo più di trent'anni dalla loro nascita, gli SMS sono ancora il servizio di messaggistica con più utenti in assoluto, ben 3,5 miliardi in tutto il mondo.
È chiaro, però, che oggi gli SMS, ma ormai da decenni, risentono particolarmente di quei trent'anni in cui non si sono mai evoluti, e dove piattaforme come WhatsApp, Telegram o WeChat hanno decisamente alzato l'asticella nel campo della messaggistica istantanea, offrendo funzionalità sempre più aggiornate e al passo con un mondo in continuo mutamento.
Per questo motivo, nel 2007, un gruppo di aziende di telecomunicazioni si è posto l'obiettivo di creare il successore dello standard SMS, un sistema in grado di superare i limiti di allora e introdurre tutte quelle funzionalità che, ormai, stavano diventando essenziali per gli utenti.
Stiamo parlando dello standard RCS, acronimo che sta per Rich Communication Services, e che in questa puntata andremo ad approfondire, come al solito, raccontandone la storia, la funzionalità, il come funziona e il ruolo che avrà in futuro.
Come abbiamo appena detto, la storia dello standard RCS nasce nel 2007 per rispondere alle nuove esigenze nel mondo della messaggistica istantanea che gli SMS non potevano più soddisfare.
Nel 2008, il progetto è poi stato preso in mano dall'associazione GSMA, la principale associazione no-profit, che rappresenta gli interessi degli operatori di rete mobile in tutto il mondo.
Il progetto diventa quindi sempre più ambizioso.
L'RCS deve infatti diventare uno standard universale, in grado di funzionare su qualsiasi rete e su qualsiasi dispositivo.
Tuttavia, il progetto non dà i risultati sperati, almeno nei primi anni.
C'erano infatti diversi problemi di interoperabilità dovuti al fatto che ogni compagnia sviluppava una versione differente dell'RCS e gli utenti erano costretti a scaricare app separate per poter utilizzare il nuovo sistema, che di fatto era quindi scomodo, poco utilizzabile e di gran lunga inferiore alle alternative che già si stavano presentando.
Dopo qualche anno che il progetto sembrava ormai defunto, si arrivò ad un punto di svolta grazie a Google, che nel 2015 decise di investire e rilanciare il progetto, probabilmente con l'obiettivo di creare un sistema concorrente all'iMessage di Apple.
In quell'anno, dunque, Google acquisisce Jibe Mobile, startup specializzate in tecnologia RCS, grazie alla quale il colosso web ha spinto sempre più verso una vera standardizzazione della tecnologia.
Al contempo, grazie all'enorme diffusione del sistema operativo Android, Google ha potuto integrare l'RCS nella sua app Messaggi.
In questo modo, milioni di utenti si sono trovati un dispositivo già abilitato all'invio alla ricezione dei messaggi RCS, senza dover installare app aggiuntive, esattamente come la controparte Apple.
Nel 2016, dunque, la GSMA finalmente pubblicò le specifiche per l'RCS, fornendone un quadro standard per l'implementazione globale.
Ad oggi, quindi, sempre più operatori supportano questo nuovo standard, che in molti casi è attivo come impostazione predefinita sugli smartphone Android, e per questo sta guadagnando sempre più terreno tra gli utilizzatori abituali.
Ma, quindi, in cosa consiste questa tecnologia, e quali vantaggi offre rispetto ai tradizionali SMS, o alle app di messaggistica proprietarie come Telegram o WhatsApp? Innanzitutto, rispetto agli SMS, che sono un servizio indipendente dalla rete Internet, l'invio dei messaggi RCS può venire tramite rete mobile o anche tramite Wi-Fi o LAN.
Non è dunque necessario avere una connessione Internet mobile per inviare o ricevere i messaggi.
Ovviamente, gli RCS non hanno nemmeno il fastidioso limite dei 160 caratteri degli SMS.
Oltre a queste funzionalità quasi scontate, lo standard RCS implementa inoltre diversi altri servizi, a cui ormai siamo abituati da tempo.
Tra questi troviamo l'invio di file, immagini o video, anche in alta qualità o in grandi dimensioni, chat di gruppo, chiamate e videochiamate, le conferme di lettura e lo stato online, e la possibilità di inviare e ricevere messaggi audio o di condividere la posizione.
A ciò si aggiungono anche maggiori attenzioni alla sicurezza e alla privacy, come la crittografia end-to-end, la possibilità di bloccare certi contatti, o anche la possibilità di verificare l'identità delle aziende.
Quante volte, infatti, tramite SMS abbiamo ricevuto un messaggio da parte di aziende come Amazon o Poste Italiane, quando di fatto non erano altro che tentativi di phishing a cui molti, purtroppo, hanno abboccato? Il sistema RCS, esattamente come è accaduto per le e-mail, ha quindi introdotto diversi livelli di sicurezza in più che permettono agli utenti di capire - grazie ad esempio ad una spunta blu - se il mittente del messaggio è autentico o meno, e sempre più funzionalità vengono implementate per rimanere al passo quei tempi.
Tra i vantaggi, dunque, troviamo sicuramente un'esperienza d'uso paragonabile alle altre app di messaggistica.
Tuttavia, non sono necessari iscrizioni o app di terze parti per poter iniziare a sfruttare questa tecnologia.
Inoltre, per le aziende, gli RCS possono rappresentare una grande potenzialità per coinvolgere in maniera molto più interattiva agli utenti.
Pensiamo ad esempio all'utilizzo di chatbot, messaggi per l'autenticazione a due fattori, ma anche per l'invio in modo facile di pubblicità mirate, aggiornamenti di stato o delle spedizioni, immagini, ricette mediche o bollette e molto altro ancora.
Insomma, se prima ricevevamo via SMS messaggi in un formato noioso e piatto, questo nuovo standard potrebbe realmente portare una ventata di aria fresca e di reale rinnovamento per il mondo della comunicazione diretta tra azienda o enti pubblici e utente.
Da una parte, dunque, sono sempre di più gli utenti, gli operatori e le aziende, che spingono per rendere l'RCS uno standard sempre più utilizzato a livello globale, e di fatto soppiantare una volta per tutte gli SMS.
Dall'altra, però, sembra che ci siano delle aziende che al contrario cercano di ostacolare questo standard.
Stiamo parlando di Apple, che ad oggi ancora non ha implementato nel suo sistema operativo questo standard ormai globale.
Ma perché? Così facendo, infatti, verrebbero esclusi miliardi di dispositivi, e quindi di utenti, che sarebbero costretti a comunicare con gli utenti Android usando ancora gli SMS.
Ovviamente non è così, visto che le app terze vengono già utilizzate dalla stragrande maggioranza degli utenti, però il concetto di base resta comunque valido.
Dietro questa riluttanza c'è ovviamente il sistema di messaggistica proprietario di Apple, iMessage, e molte delle funzionalità che l'RCS ha implementato sono già coperte anche dal sistema di Apple, con la differenza che è necessario che entrambi gli utenti posseggano un iPhone.
Apple inoltre sostiene che iMessage sia più sicuro e offra un'esperienza migliore rispetto agli standard RCS, e per questo non sente il bisogno di implementarlo su iOS.
In alcuni paesi, come negli Stati Uniti, poi, la famosa bolla blu rappresenta spesso uno status che indica se il proprio interlocutore è un utente iPhone o no, creando certe volte anche della discriminazione proprio per questo motivo, e rischiando di essere tagliati fuori dal cerchio delle proprie amicizie.
La situazione tuttavia sembra finalmente essersi risolta con l'annuncio del supporto all'RCS da iOS 18, che uscirà nell'autunno di quest'anno.
Questo grande traguardo per questo standard è stato raggiunto sia in seguito alle continue e numerose pressioni di Google e di Samsung, che hanno anche realizzato diverse campagne pubblicitarie rivolte proprio ad Apple, e probabilmente anche grazie alle nuove regole dell'Unione Europea del Digital Markets Act, che prevede l'interoperabilità delle app di messaggistica per i cosiddetti Gatekeeper.
Nonostante iMessage non rientri in questa categoria, Apple potrebbe quindi aver giocato da anticipo, rendendo la sua piattaforma interoperabile proprio grazie all'implementazione di questo standard.
L'interoperabilità è infatti il principale punto di forza che rende lo standard RCS veramente rivoluzionario e utile rispetto alle altre app che abbiamo citato, come appunto Telegram, WhatsApp o WeChat.
Tuttavia queste piattaforme usano protocolli proprietari, dovuti anche alle diverse funzionalità implementate, ma che appunto non riescono tra loro a comunicare nonostante la maggior parte delle funzioni, siano pressoché identiche.
Messaggi di gruppo, conferma di lettura, invio di contenuti multimediali, sono ormai degli standard che anche l'RCS implementa.
Cosa succederebbe quindi se anche queste app adottassero lo standard definito dalla GSMA? Si creerebbe probabilmente una situazione analoga a quella del Fediverso, di cui avevamo parlato non molto tempo fa in una puntata.
Ogni utente può scaricare l'app che più preferisce, quella che magari offre le funzionalità migliori, e potrebbe “chattare” con i propri contatti che non posseggono la stessa app attraverso lo standard RCS, chiaramente rinunciando da alcune funzionalità più specifiche.
In questo modo anche le app minori, che non riescono a guadagnare terreno nel mondo delle app di messaggistica, potrebbero avere più possibilità di crescere e di farsi notare, proprio come vorrebbe l'Unione Europea con il Digital Markets Act.
L'RCS infatti arriva in un periodo storico dove ormai gli utenti sono troppo abituati ad utilizzare app terze per comunicare, e non potrà mai rappresentare un sostituto in grado di essere adottato e utilizzato regolarmente su scala globale.
Le app di messaggistica inoltre si sviluppano con una velocità sempre maggiore, introducendo costantemente nuove funzionalità e strizzando l'occhio per certi aspetti ai social network.
Alcuni esempi sono i canali, presenti da anni su Telegram e recentemente introdotti su WhatsApp - le cosiddette community - gli streaming e molto altro.
Ed è molto difficile quindi che lo standard RCS potrà rimanere al passo con questi colossi della messaggistica.
Tuttavia, d'altro canto, come abbiamo detto, il periodo storico non è mai stato così proficuo nella necessità di implementare sistemi interoperabili e interconnessi.
Ed è proprio in questo contesto che lo standard RCS potrebbe veramente essere una risorsa fondamentale per l'evoluzione della messaggistica nel prossimo futuro.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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