
Quotidianamente usiamo moltissimi dispositivi tecnologici, ma ci siamo mai chiesti quale sia il loro impatto in termini energetici? Dal lavoro, all’educazione, dal tenersi in contatto con amici e parenti lontani, alle cure mediche e molto altro. Tutte queste attività, frequentissime nelle nostre vite, hanno un grande impatto sul pianeta ed è forse arrivato il momento di iniziare a porci una semplice ma fondamentale domanda che sino ad ora è rimasta per lo più in secondo piano: quanto consuma la tecnologia?
Nella sezione delle notizia parliamo dell’attacco hacker a SIAE, dei nuovi System on a Chip M1 Pro e M1 Max e dei MacBook Pro di Apple e infine dei nuovi Google Pixel 6 e 6 Pro.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Superhero In My Sleep by Rival x Asketa & Natan Chaim
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi cercheremo di capire quanto consuma la tecnologia in termini energetici e quale impatto ha l'utilizzo dello smartphone sul nostro pianeta.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Questi giorni, SIAE, la società italiana che si occupa dei diritti d'autore, ha subito un attacco informatico, e in particolare di un furto di ben 60 GB di dati.
Questi dati includono informazioni riservate, dati personali degli artisti, contratti con autori, ma anche i dati e le informazioni relative ai pagamenti.
L'attacco, per precisare, è di tipo ransomware.
Ciò significa che, per evitare che tali dati vengano resi pubblici, alla società è stato chiesto un riscatto in bitcoin, che corrisponde a circa 3 milioni di euro.
SIAE, tuttavia, non ha intenzione di pagare, e al momento è in corso un'indagine per fare chiarezza sull'accaduto e per capire in che modo è avvenuto l'attacco.
Attacchi che, tra l'altro, negli ultimi mesi e anni, sono sempre più frequenti, e la colpa molto spesso è una scarsa sensibilità generale sul tema della cybersicurezza.
In ogni caso, SIAE dovrà trovare presto una soluzione al problema, ed evitare le ripercussioni e i danni che la pubblicazione di una tale quantità di informazioni strettamente personali causerà sia alla società sia agli artisti coinvolti.
Questa settimana, Apple ha compiuto un altro importante passo verso l'indipendenza in tema di sviluppo di chip proprietari per i propri dispositivi.
Infatti, come avevamo detto nella prima puntata del 2021, l'intento di Apple è quello di compiere una transizione a questa nuova architettura ARM entro il 2022.
Dopo il rilascio del primo MacBook Air e MacBook Pro con questa architettura a novembre dello scorso anno, questa settimana la società di Cupertino si è concentrata su dispositivi professionali, due MacBook Pro da 14 e 16 pollici, con un design completamente nuovo e un passo indietro o forse in avanti in termini di connettività, recuperando lo slot SD e la porta HDMI.
Il vantaggio di questa transizione biennale è ancora più evidente sui dispositivi appena presentati, che montano M1 Pro e M1 Max.
Questi System-on-a-chip, infatti raggruppano insieme processore, RAM e scheda grafica, rendendo il dispositivo estremamente efficiente e molto più potente di qualsiasi altro sistema precedentemente sviluppato da aziende concorrenti.
Tutto questo occupando pochissimo spazio, spazio che viene invece sfruttato da batterie molto più capienti, arrivando a garantire anche venti ore di autonomia sui computer per i task più semplici come la navigazione web.
Infine sono state presentate le nuove AirPods di terza generazione, molto più simili alle attuali AirPods Pro ad eccezione della riduzione del rumore, ed è stato annunciato l'arrivo degli speaker smart di Apple gli HomePod Mini anche in Italia.
Google sta investendo molto nell'intelligenza artificiale e lo ha dimostrato lo scorso 19 ottobre, giorno in cui sono stati finalmente svelati i Pixel 6, ovvero i nuovi smartphone prodotti dalla casa di Mountain View, in cui l'integrazione con l'intelligenza artificiale e il machine learning raggiunge i massimi livelli in ogni esperienza di utilizzo.
Grazie infatti al chip Tensor sviluppato su misura da Google, i nuovi Pixel 6 e Pixel 6 Pro riescono a integrare perfettamente le nuove fotocamere con l'informatica computazionale per ottenere risultati laddove i migliori smartphone non sono riusciti, ed infatti le innovazioni più interessanti sono state
introdotte nella fotografia, con funzioni come il Magic Erase, che grazie all'intelligenza artificiale elimina oggetti o persone indesiderate sullo sfondo delle foto, oppure il Motion mode, capace di dare l'effetto movimento a scatti che sono in realtà fermi.
Un altro campo in cui il machine learning viene sfruttato alla perfezione è il riconoscimento vocale, che su questi nuovi smartphone consente di riconoscere automaticamente il contesto o la punteggiatura di una frase e i contatti con cui vogliamo iniziare una chat.
Per concludere, i nuovi Pixel 6 e Pixel 6 Pro saranno disponibili in Italia sul Google Store a partire dal 2022 ad un prezzo rispettivamente di 649 e 899 euro.
Nonostante la pandemia da Covid-19 abbia impattato per lo più negativamente sul tessuto economico del nostro Paese e in quelli di tutto il mondo, il digitale è risultato uno dei pochi settori ad andare in controtendenza, registrando bilanci positivi in merito alla domanda e ai relativi consumi.
Domanda che, da quando sono terminati i periodi di restrizione un po in tutto il mondo, si è tradotta in quella che oggi definiremmo come crisi dei microchip, in cui le componenti elettroniche che consentono il funzionamento di televisori, auto, smartphone, tablet e computer sono praticamente introvabili.
L'effetto di tale carenza, tra l'altro, sta scatenando una spasmodica corsa agli acquisti in tutto il mondo, motivo per cui di recente anche la stessa Apple si è vista costretta a tagliare la produzione di ben 10 milioni di iPhone rispetto al numero che aveva programmato di raggiungere entro la fine dell'anno.
d'altronde stiamo parlando di un business senza il quale sarebbe quasi impossibile sopravvivere al giorno d'oggi e l'importanza di questo settore è evidente in ogni campo, dal lavoro all'educazione, dal tenersi in contatto con amici e parenti molto lontani, alle cure mediche e molto altro.
Tuttavia, con così tanti dispositivi attivi al giorno d'oggi, è forse arrivato il momento di iniziare a porci una semplice ma fondamentale domanda, che sino ad ora è rimasta perlopiù in secondo piano.
Quanto consuma la tecnologia? Naturalmente si tratta di una domanda più provocatoria che altro, dal momento che misurare effettivamente quanto consuma l'intera tecnologia attiva sull'intero pianeta è praticamente impossibile.
Inoltre, quando parliamo di consumo, a quali aspetti facciamo riferimento? All'utilizzo di risorse materiali per produrre un dispositivo elettronico? Oppure intendiamo il costo energetico per alimentare o ricaricare strumenti come i nostri smartphone o elettrodomestici? Nella puntata di oggi in realtà affronteremo entrambi questi aspetti.
prenderemo come riferimento il dispositivo che ognuno di noi utilizza maggiormente lo smartphone e andremo ad analizzare nello specifico i diversi componenti presenti all'interno di esso, fino ad arrivare ai consumi energetici a seconda dell'utilizzo che ne facciamo.
Cominciamo subito.
Molto spesso, senza nemmeno rendercene conto, ci lamentiamo del prezzo troppo elevato degli smartphone presenti nel mercato e arriviamo a criticare le aziende che ogni anno tendono ad aumentare o comunque mantenere elevato il prezzo di listino dei propri prodotti.
In realtà, non è così semplice risalire con esattezza al costo effettivo di produzione di uno smartphone rispetto ad un altro, poiché il prezzo di questi dispositivi, a seconda dell'azienda e del modello che si considera, può essere condizionato da diversi fattori come il costo delle innovazioni introdotte, delle spese per la produzione dei componenti elettrici oppure del margine di guadagno che una determinata azienda intende mantenere.
Sta di fatto che la competitività del settore è sicuramente ai massimi livelli, dunque per entrare nel mercato con il set di fotocamere migliore o con il processore più veloce, il costo dei prodotti deve coprire per forza il costo di investimento fatto.
Si calcola infatti che circa il 9% del prezzo finale di uno smartphone serve a recuperare le spese fatte per ottenere tali prestazioni, mentre tra il 35 e il 42% del prezzo è dovuto circa al costo oggettivo dei componenti e delle materie prime.
Uno smartphone tra l'altro contiene un numero incredibile di materiali, alcuni dei quali particolarmente preziosi e altamente richiesti e quindi di difficile reperibilità, come ad esempio i famosi semiconduttori che al giorno d'oggi sono i principali responsabili della crisi dei microchip.
Uno fra questi è il silicio, il quale viene assemblato insieme al nickel nei microprocessori, via poi il taglio adoperato per realizzare i conduttori e microcondensatori e la cui estrazione avviene in paesi in via di sviluppo come la Nigeria e il Congo, via poi il rame, l'argento, il nickel e persino l'oro in piccolissime quantità.
Un volume enorme di materiali che vengono letteralmente strappati dalla terra con modalità di estrazione tra l'altro altamente inquinanti e dispendiose in termini di risorse naturali.
Arrivati a questo punto, dopo la fase di assemblaggio e distribuzione su larga scala, possiamo finalmente rispondere alla domanda che ci siamo posti all'inizio.
Quanta energia consuma il nostro telefono? In realtà siamo abituati a concepire lo smartphone come un prodotto che consuma poco e dà l'impronta ecologica minima, ma in realtà non è affatto così.
Per l'intensivo uso che ne facciamo, infatti, i telefoni sono responsabili del 20% del nostro impatto ambientale sulla terra e circa 7,7 miliardi di dispositivi presenti nel mondo pesano per circa l'1% delle emissioni globali di gas-serra.
A dire il vero, produzione e trasporto coprono il 77% dei valori elencati poco fa, mentre la restante parte è occupata dall'uso massivo che ne facciamo, nel quale il costo elettrico per la ricarica equivale solamente all'1%.
A sorprendere sono invece i consumi elettrici indotti dalle attività digitali nel web, le quali non dipendono solo dal tempo ma anche dal tipo di utilizzo.
Se ci pensiamo inoltre, l'unica circostanza in cui siamo realmente consci del traffico dati che impieghiamo è quando iniziamo a scaricare applicazioni più o meno pesanti in termini di spazio di archiviazione, ma in realtà anche le restanti attività che richiedono l'utilizzo di una connessione a internet hanno un peso più o meno importante a seconda della tipologia.
Per inviare ad esempio una mail con un breve testo e un allegato di 1 MB, che richiede in media 3 minuti di utilizzo dello smartphone, vi è un consumo di solo 0,001 kWh di energia e circa 4 grammi di CO2.
Mentre è necessario trascorrere 5 ore a scrivere e inviare mail per generare un consumo di elettricità analogo a quello prodotto dalla visione di un filmato di 10 minuti in streaming, pari a 0,1 kWh.
Continuando a parlare di numeri secondo quanto riportato da Eni, le oltre 8 milioni di strutture composte da migliaia di computer e i datacenter consumano fino a 200 kWh all'anno, ossia approssimativamente l'1% di tutta l'energia consumata a livello globale.
In verità, in questo campo si stanno compiendo passi da giganti in termini di inquinamento e di risparmio energetico.
E questo grazie al consolidamento di soluzioni rinnovabili come il fotovoltaico o tramite nuove strategie come quella appena ideata da Microsoft, che consiste nell'eliminare gli impianti di climatizzazione immergendo letteralmente i datacenter nei fondali degli oceani.
Ad ogni modo, anche i singoli utenti hanno la loro fetta di responsabilità.
Secondo infatti le statistiche d'uso, anche prima dello streaming video e della navigazione, si collocano in termini di consumi i social network, i quali pesano sui nostri smartphone per circa il 31% della batteria.
Più in generale, secondo un'analisi di pCloud, le app che incidono maggiormente nel "battery drain", cioè la diminuzione di batteria, sono Fitbit e Verizon, a causa dei numerosi processi che rimangono attivi in background, mentre nelle posizioni successive troviamo Uber, Skype, Facebook e Instagram.
Insomma, possedere uno smartphone nel 2021 è tutt'altro che sostenibile, soprattutto se consideriamo il fatto che su quasi 8 miliardi di persone, almeno una su due ne possiede uno.
E questo dato assume ancora più valore se consideriamo che la popolazione stimata include anche i bambini e fasce di utenti meno interessati agli smartphone come gli anziani.
Arrivati a questo punto della puntata abbiamo finalmente chiarito quanto può essere energivoro un piccolo dispositivo come uno smartphone.
E se stendiamo il discorso anche in altri ambiti legati alla tecnologia, la situazione inizia a diventare particolarmente preoccupante.
Già diverse volte in realtà ci siamo focalizzati su quanto le nostre attività quotidiane arrivino a consumare in termini energetici.
Ad esempio nella puntata Tecnologie per una casa più sostenibile è come minare bitcoin e perché non ha senso farlo, che vi consiglio di recuperare qualora vogliate approfondire ulteriormente l'argomento, ci siamo resi conto di quanto sia energeticamente dispendiosa la nostra stessa esistenza all'interno della casa e di quanto l'impronta ecologica del mining delle criptovalute non si è affatto nulla.
Ed dunque proprio per queste ragioni l'Agenzia Internazionale per l'energia sta evidenziando ormai da tempo che l'attuale trend di crescita delle emissioni non è più coerente con l'obiettivo di sostenibilità globale, identificato essenzialmente nel contenimento dell'aumento della temperatura terrestre entro i 2°C nel lungo termine.
Questo problema poi, sommato a questioni sempre più urgenti come gli scarsi approvvigionamenti di fonti fossili, soprattutto in questi ultimi tempi, ha spostato l'attenzione del dibattito internazionale sulla necessità imminente di rivedere l'attuale assetto del sistema energetico globale, che si dovrà
focalizzare nel prossimo futuro sull'utilizzo di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di CO2, sulla riduzione dei consumi rispetto al passato, ed in ultima, ma non per importanza, sulla ricerca per l'adozione di tecnologie in grado di catturare e ridurre il biossido di carbonio nella nostra atmosfera.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.