
Nelle ultime settimane siamo tutti corsi ad acquistare regali per le festività. Probabilmente imbattendoci nei prodotti tecnologici ci siamo accorti del fatto che a differenza degli scorsi anni i prezzi sono rimasti costanti se non aumentati e fra le varie cause ha avuto un forte impatto la carenza di microprocessori. Per capire meglio le motivazioni di questa crisi e per cercare delle alternative più green ai nostri acquisti futuri, abbiamo nuovamente fatto una chiacchierata con Alessandro Cocilova, docente di informatica e autore del podcast RAEE - Storie digitali. Alessandro ci ha infine parlato di due progetti strettamente legati a queste tematiche: Quattrocchi e Leila.
Nella sezione delle notizie parliamo del bug più grave degli ultimi anni e della Cloud Kitchen di TikTok.



Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• Electric by Vaance & Deerock (feat. Robbie Rosen)
In uno studio pubblicato da Makov e Fitzpatrick, che si chiama "Is repairability enough?", c'è quest'analisi che va a cercare le motivazioni dietro al perché noi andiamo a cambiare telefono e la conclusione a cui arrivano è che non è veramente la riparabilità il problema nella stragrande maggioranza dei casi, ma è il desiderio di cambiare, è il bello i
nuovi modelli che ci forzano poi a pensare, a svalutare quanto già possediamo e quindi ci portano ad acquistare un dispositivo nuovo.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi, in questa puntata natalizia e l'ultima del 2021, parleremo di come possiamo dare maggiore valore ai dispositivi tecnologici che abbiamo attraverso il riutilizzo, la riparazione e la condivisione.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Lo scorso 24 novembre è stata scoperta una vulnerabilità che è stata definita la più grave di sempre e soprattutto negli ultimi giorni è sempre più sfruttata per attività malevole di qualsiasi tipo.
Il bug, chiamato Log4Shell, è legato alla libreria log4j, che ormai è diventata uno standard nella realizzazione di siti web e viene usata per salvare alcune informazioni sulle pagine visitate, le azioni effettuate dagli utenti, il browser utilizzato e molto altro.
E' stato ovvero scoperto che, utilizzando una specifica serie di caratteri, è possibile eseguire codice e potenzialmente prendere il controllo del server su cui viene eseguito il sito.
Il tutto è reso ancora più grave dal fatto che log4j è utilizzato su quasi 3 miliardi di dispositivi e attualmente si registrano circa 100 attacchi al minuto sul 40% delle reti aziendali mondiali.
Se infatti molte aziende sono riuscite a mettersi al riparo quasi subito, con un semplice aggiornamento, ancora tantissimi server utilizzano programmi e librerie troppo datati per essere aggiornati in pochi minuti.
E questo ovviamente le rende delle prede facili per moltissimi criminali e rendendo seriamente Log4Shell un problema, come è stato definito, di proporzioni catastrofiche.
Nella scorsa puntata abbiamo introdotto per la prima volta il tema delle Ghost e Cloud Kitchen, ovvero particolari cucine nelle quali viene preparato solamente cibo da sporto e in certi casi anche takeaway.
E per rimanere sull'argomento, secondo quanto riportato da Bloomberg, la celebre piattaforma TikTok ha annunciato che nel 2022 lancerà il proprio servizio di ristorazione grazie a una partnership con Virtual Dining Concepts, un'azienda già navigata nel settore che aiuterà la società cinese a consegnare a domicilio i piatti preparati.
In sostanza, TikTok sfrutterà il servizio delle Cloud Kitchen di ristoranti esistenti, comprese alcune delle catene del partner commerciale, fornendo loro la formazione e il packaging per gli alimenti e soprattutto le ricette, le quali saranno ispirate ai piatti più famosi su TikTok, resi celebri dagli stessi influencer.
Secondo le fonti già citate, inizialmente la pietanza che darà il via a questo progetto sarà la celebre Baked Feta Pasta, una sorta di pasta al forno con feta e pomodorini, che con il nome di TikTok Pasta è stata la ricetta più cercata quest'anno su Google negli Stati Uniti.
Nelle ultime settimane siamo tutti corsi ad acquistare regali per le festività e probabilmente imbattendoci nei prodotti tecnologici ci siamo accorti del fatto che a differenza degli scorsi anni i prezzi sono rimasti costanti se non aumentati e fra le varie cause ha avuto un forte impatto la carenza di microprocessori.
Per capire meglio le motivazioni di questa crisi e per cercare delle alternative più green ai nostri acquisti futuri abbiamo nuovamente invitato Alessandro Cocilova, docente di informatica e autore del podcast RAEE - Storie Digitali.
Bentornato Alessandro.
Grazie per avermi richiamato, è sempre un piacere.
Nell'introduzione ho fatto appunto riferimento all'acquisto di prodotti nuovi, perché invece è importante puntare sul riutilizzo dei prodotti, soprattutto, come anticipavo, in questo momento, in questo periodo.
Beh, allora, se parliamo di dispositivi tecnologici che montano al loro interno dei microchip, quindi di fatto adesso quasi tutti i dispositivi, da un forno a microonde a un'automobile, passando per uno smartphone che magari è l'oggetto principe, l'oggetto del desiderio massimo in questo periodo natalizio, innanzitutto è una questione di disponibilità.
Cioè questa crisi dei microchip globale non è risolvibile né in settimane né in mesi.
Se vuoi in breve provo a tratteggiare quali sono i punti.
Allora, di fatto il 50% dei microchip al mondo sono prodotti da un'azienda a Taiwan che è la TSMC, è stata definita in maniera simpatica l'azienda più influente di cui non abbiamo mai sentito parlare, perché è in pochi effettivamente.
Sondaggio tu la conoscevi la TSMC? No, non la conoscevo.
Ok, quindi più del 50% da un'azienda sola e se mettiamo insieme il crollo economico indotto dalla pandemia che ha spinto poi a sua volta le case automobilistiche a dire beh non venderemo macchine, quindi hanno tagliato gli ordini di chip, ma poi il prezzo di microchip è rimbalzato, queste case automobilistiche l'hanno riordinati perché temevano poi di non essere più in grado di fornire gli automobili come è successo
e a questo uniamo anche la guerra commerciale e tecnologica tra Stati Uniti e Cina, beh capisci che il risultato è veramente complesso questo nodo da sciogliere.
In più aggiungo che è una questione di filiera dei microchip, cioè la supply chain non è qualcosa di banale, stiamo parlando di oggetti costruiti con tecnologia a 3 nanometri, cioè un ventimillesimo dello spessore di un capello.
sì sono tecnologie estremamente complesse e poi come dicevi c'è sempre più la necessità oggi di chip perché pensiamo appunto al settore delle delle automobili che hai citato non c'era questa grande necessità in passato quindi appunto manca la materia prima e cosa possiamo fare noi per sopperire
nel breve a questo problema come come dici non c'è la possibilità in breve di di produrre quantità superiori di chip anche appunto data l'estrema complessità della cosa quindi ci rimane tra le opzioni quello di rendere più longevi i dispositivi che abbiamo giusto
Sì, in realtà un'altra opzione sarebbe quella di acquistare prodotti che hanno già avuto una prima vita.
cioè adesso va molto il commercio di prodotti high-tech come smartphone, tablet, computer ricondizionati, quindi pare al nuovo dal punto di vista estetico ma che già hanno uno, due, anche tre anni. Ci sono molte aziende nel settore, per esempio ho cito Rehappy, Refurbed o Swappie, e tutte però sottolinano un aspetto che magari in primo luogo non assoceremo alle motivazioni
per acquistare un dispositivo ricondizionato, magari pensiamo al prezzo oppure appunto al fatto che c'è carenza di microchip e quindi ci vogliono molti giorni, settimane, anche mesi per avere un dispositivo, loro citano spesso l'ecosostenibilità di questa scelta di acquistare usato. Infatti non pensiamo al fatto che ci sono molti materiali che sono richiesti in uno
smartphone dal cobalto, l'oro, il litio, il rame e certo noi pensiamo di riciclarli i nostri materiali ma solo il 17,4% di questi viene effettivamente poi riciclati e quindi capisci che quei pochi riciclati in maniera corretta non bastano per alimentare un settore così vorace.
quindi bisogna andare a minare in paesi del terzo mondo con i problemi che può immaginare a livello sociale ma anche insomma di violazioni di diritti umani, di conflitti armati, bisogna andare a minare nuovi materiali e c'è un forte problema anche di lavoro minorile quindi oltre che un problema di sostenibilità ambientale, acquistare senza fine prodotti nuovi ha anche
conseguenze di sostenibilità sociale e poi in un secondo, da un punto di vista insomma prettamente ambientale ecco questi processi, estrarre nuovo materiale inquina, produrre nuovo materiale, nuovi dispositivi ha un costo energetico molto alto e poi appunto abbiamo come scelta invece dall'altro lato oggetti molto simili al nuovo che invece sono già stati prodotti e una
vita davanti ancora ce l'hanno quindi la scelta etica spesso è appunto già partendo dall'acquisto
partire dall'usato.
Sì certo, c'è effettivamente anche il tema ambientale che è importantissimo e tornando alla domanda invece che ti facevo poco fa, oltre appunto a questo aspetto dell'acquisto, dell'usato di prodotti ricondizionati, possiamo fare comunque qualcosa per rendere più longevi quelli che abbiamo già?
Allora la risposta è assolutamente sì, come qualcuno dice non c'è niente di più ecosostenibile di quanto già abbiamo e quindi come facciamo a renderlo più longevo il nostro telefono.
Allora intanto più o meno la statistica dice che 2,5 anni è la durata di un dispositivo di uno smartphone.
Tipicamente si rompono schermo, porta USB e la batteria, come sai, finisce i suoi cicli di vita.
Più raramente poi si parla anche del problema delle performance ma questo è un problema reale specialmente per i dispositivi di fascia bassa.
quindi un'iniziativa, un passo avanti che potremmo fare a livello personale è o scegliere di far riparare il nostro dispositivo invece che farci tentare dal nuovo acquisto, magari sotto Natale, il modello nuovo o addirittura imparare noi stessi a riparare il nostro dispositivo.
Sai che io insegno informatica, mi diletto un po' nell'elettronica e ogni volta è una sfida quando devo aggiustare un prodotto nuovo, ma da grande soddisfazione oltre al risparmio.
Per esempio adesso all'interno della battaglia del diritto alla riparazione ha portato avanti una nuova iniziativa chiamata Self Service Repair in cui promettono di vendere prodotti di ricambio ma anche concedere sconti quando si recuperano componentistiche vecchie, rotte, e fornire materiali e strumenti per la riparazione. Non è banale, non è per tutti.
però questa è sicuramente una via.
In alternativa c'è Fairphone che è una startup olandese che ha fatto un telefono modulare riparabile proprio "by design", cioè di fatto questo telefono immaginatelo un po' come immagina insomma come fatto di LEGO o fatto non proprio a incastro però in maniera molto semplice quindi certo ha un design un po' più spesso di un telefono
a parità di hardware ma è davvero a portata di tutti ripararlo e sul loro sito vengono ancora le parti di ricambio per i loro modelli vecchi del 2015 quindi c'è da fidarsi sotto questo aspetto e questo certo allunga la vita del nostro dispositivo
Sì, fra l'altro di Fairphone ne avevamo parlato anche la scorsa volta che è rivenuto a trovarci e nel tempo è migliorato rispetto a un anno e mezzo fa, com'è cambiata questa realtà di Fairphone.
Allora, di fatto, quello che dicono gli esperti di tecnologia che hanno avuto modo di provarlo, dicono che questo è il primo vero dispositivo Fairphone che consigliano a tutti, ecco, perché è molto, come dire, è molto normale, cioè è simile in tutto e per tutto a un telefono di ultima generazione, solo che è più facile da riparare e è molto più probabile che
vi duri davvero tanti anni, tant'è che la garanzia è di 5 anni.
Aggiungo a questo però un piccolo elemento psicologico, cioè in uno studio, ho fatto i compiti a casa oggi, come puoi vedere, in uno studio pubblicato da Makov e Fitzpatrick, che si chiama "Is repairability enough?", c'è questa analisi, usando proprio Big Data, di che va a cercare le motivazioni dietro al perché noi andiamo a cambiare telefono
e la conclusione a cui arrivano è che non è veramente la riparabilità il problema nella stragrande maggioranza dei casi cioè per esempio io non ho mai rotto lo schermo di nessun mio telefono ma è il desiderio di, come dire, cambiare, è il bello, i nuovi modelli che ci portano poi a pensare a, come dire, a svalutare quanto già possediamo e quindi ci portano ad acquistare un disegno.
dispositivo norma.
E questo non può essere anche spinto magari dalle stesse aziende attraverso il marketing, mi viene da pensare.
Ma assolutamente sì, voglio dire quando, adesso non so se posso fare un esempio, però ecco, la marca di telefoni che possiedo aggiorna i modelli ogni sei mesi, no? quindi ogni sei mesi il telefono che ha acquistato diventa, non dico obsoleto, però non è più il meglio che c'è sul mercato e quindi questo certo ha un grande effetto, la stessa
Fairphone per carità, bravi e belli, però di fatto chi ha il Fairphone 4 ha un telefono migliore di chi ha il Fairphone 3, ecco non sono anche loro immuni da questo tipo di critica.
Certo, ma in quel caso dipende anche dal fatto che...
che inevitabilmente la tecnologia migliora, si miniaturizza e quindi possono anche loro produrre telefoni penso migliori, anche con una filosofia diversa da quelle delle grandi aziende.
Esatto, esatto, come dicevamo prima, poi la tecnologia avanza, i nanometri dei processori diminuiscono, le batterie migliorano, quindi è normale anche voler provare a fare un prodotto più all'avanguardia.
Sennò gireremo ancora col 3310.
Prima che realizzassimo questa chiacchierata, mi hai parlato di due realtà, due progetti strettamente legati ai temi che stiamo affrontando.
Ce li vuoi raccontare e spiegare qual è la loro idea di fondo?
Sì, allora, diciamo che uno dei progetti in cui sono incappato ultimamente a Bologna è il progetto Quattro Occhi che è, come definirlo, una sorta di esperimento sociale barra gioco di società barra opera d'arte molto in tema col Natale perché ha a che vedere con la cultura del dono ma anche del consumo
visto che di fatto il Natale è una festa laica del consumo che mette d'accordo tutti da Occidente e Oriente L'idea dietro a questo esperimento è qualcuno dona un oggetto che viene raccolto in un banchetto in una delle più grandi biblioteche di Bologna, la biblioteca Sala Borsa e ogni oggetto donato viene messo in una scatola in stile Amazon, fa conto
e infatti trovo l'aspetto più geniale di questo progetto il fatto che a livello grafico e visivo è tutto molto curato come se fosse un brand dietro a questo progetto e invece sono propri brand che va a dissacrare Perché appunto ogni oggetto viene donato, a chi dona viene dato un piccolo biglietto con un appuntamento in un luogo di Bologna, io devo ancora avere il mio perché ho donato un oggetto ma avrò l'appuntamento il 23 gennaio.
e un numero.
e quindi gli oggetti vengono tutti impacchettati in queste grandi scatole scatole in stile appunto Amazon e nella seconda fase, dopo che le scatole sono state esposte in questa biblioteca beh, chiunque può passare prendere un numerino e avere un regalo e anche qua si gioca molto sul prendere in giro queste grandi aziende,
si riceve una bustina in stile Apple Store, fa conto però tutta arancione e all'interno l'oggetto ed è casuale.
Ed è assolutamente casuale. Però, appunto, come un po' il mio progetto RAE, questo Quattro Occhi vuole dare una vita a oggetti che magari erano inutilizzati, inerti, in casa, da anni, e vuole creare una connessione tra le persone in un tempo in cui, voglio dire, tutto passa tramite gli schermi e il Covid ha pure dato un'accelerata sotto questo aspetto.
È interessante questo modo di esaminare sia il nostro rapporto con il consumo che con le dinamiche sociali, perché appunto a un certo punto ci sarà l'ultima fase di appuntamento al buio, in cui ti confronti e vedrai quello che hai.
incontrare la persona a cui hai donato un oggetto e vi confronterete sul perché, su cosa rappresenta quell'oggetto per te, sulla storia legata a quell'oggetto e magari, chissà, un nuovo proprietario potrà farne miglior uso.
Quindi gli oggetti possono essere di qualsiasi tipologia o di qualsiasi tipo?
di qualsiasi tipologia.
Faccio uno spoiler, ma sì, faccio uno spoiler e dico che io ho donato un vecchio lettore mp3 di quelli fatti a chiavetta usb e con dentro le puntate del mio podcast caricate, così giusto per farmi un po' di marketing virale.
Però un'amica so aver ricevuto una pietra dipinta a mano, ho visto persone davanti a me donare libri, quindi assolutamente di ogni tipo, non solo tecnologico, è un progetto già fatto in passato a Trieste, devo dire che sotto Natale però ha un effetto ancora più attuale, colpisce ancora di più.
Ho capito, è assolutamente una bellissima realtà. L'altro progetto invece di cui mi parlavi è legato al tema della condivisione. Introduciamo un termine, quello della sharing economy. Però una sharing economy che parte dal basso, quindi dalle persone, non è fatta dalle aziende. In che cosa consiste quest'altra realtà quindi?
Allora, quest'altra realtà, che tra l'altro è legata a doppio filo alla prima che ti avevo menzionato, forse non ti avevo detto perché sono proprio due progetti paralleli, si chiama Leila ed è, si spiega nel suo nome, è la biblioteca degli oggetti, quindi l'idea è proprio di creare una sharing economy ma tra utenti, cioè i soci di questa biblioteca,
io sono uno dei due, 164 soci di Bologna, mettono in condivisione un oggetto, pagano un'iscrizione annuale, stiamo parlando di cifre decine di euro, 20 euro insomma, e in cambio di questo possono ricevere un qualunque oggetto a disposizione della biblioteca.
Perché tanto, voglio dire, faccio un esempio.
Quante volte dobbiamo montare un buco in un muro? C'è capitato, ma per questo vuol dire che dobbiamo possedere un trapano? No, cioè quando mi serve un trapano lo prendo da insomma da quelli forniti dalla biblioteca, che ne ha svariati in condivisione e così facciamo lavorare di più il trapano, che altrimenti resterebbe inutilizzato gran parte del tempo
acquistiamo solo quello che è davvero necessario, quindi ci ricolleghiamo al discorso ecologico di prima, e poi c'è anche una sorta di esercizio di fiducia, no? Perché tu dici, magari insomma, anche parlando con voi era venuto fuori, sì, ma la qualità degli oggetti, qual è il livello di oggetti in condivisione?
In realtà la qualità è molto alta.
perché ci sono da strumenti musicali, a strumenti per lo sport outdoor, addirittura...
elettrodomestici di molti tipi, anche per l'infanzia.
L'idea è, appunto, se tu hai fiducia negli altri, ti fiderai di come tratteranno i tuoi oggetti e quindi non avrai remore a mettere qualcosa di valore e questo trarrà sempre ancora più utenti e crea una sorta di comunità, no? È più fatto dalle persone invece che fatto con le aziende, è proprio un bel posto in cui andare
L'aspetto quindi anche sociale che può creare la condivisione di oggetti tra persone comuni, ecco.
Assolutamente sì, assolutamente l'aspetto sociale, loro stessi dicono che insomma ha un impatto, tra l'altro volevo anche dire che la cosa notevole è che non è che questa Leila si tratta di una eccellenza solo bolognese, ma ne esistono 25 a livello globale da Berlino a Toronto passando per Praga e Londra, quindi non siamo solo noi bolognesi a aver avuto una bella idea, anzi l'abbiamo
probabilmente importata dall'estero ecco.
Grazie Alessandro per averci fatto questa panoramica su dei temi che sono di estrema attualità anche al di là del mondo della tecnologia e poi per averci raccontato questi due interessanti progetti.
A presto.
Grazie, grazie a voi. Un saluto ai ragazzi di Leila e al collettivo dietro "quattro occhi", "Orecchie D'Asino" e insomma alla prossima. Buone feste.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia. Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio. Per qualsiasi tipo di domanda o suggerimento scriveteci a redazione@dentrolatecnologia.it, seguiteci su Instagram a @dentrolatecnologia
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