
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, a fine 2021 ha promesso la creazione di un mondo virtuale in grado di cambiare per sempre il nostro concetto di internet. Questo a suo avviso ci consentirebbe di entrare in un luogo digitale in tre dimensioni che ricorderà in tutto e per tutto la realtà. Ce la farà davvero? Trovare una risposta univoca ad un qualcosa che di fatto ancora non esiste è assai arduo, soprattutto se iniziamo a considerare anche tutte le limitazioni tecniche e fisiche che concernono questa nuova concezione di realtà digitale che parte dalla realtà virtuale e aumentata. Oggi cercheremo di capire qual è la relazione tra queste innovazioni ma anche quali sono i loro limiti.
Nella sezione delle notizie parliamo di Toyota e Aurora che testeranno la guida autonoma in Texas, della possibilità di aggiungere la patente su Apple Wallet in Arizona e infine di un nuovo progetto di lander lunare per la NASA.




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Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi torneremo a parlare di realtà aumentata e virtuale anche in relazione con il metaverso, ma cercando di capire come mai queste tecnologie non sono ancora decollate.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Gli investimenti e le ricerche sulla guida autonoma procedono spedite, per consolidare il prima possibile questa tecnologia sulle strade di tutti i giorni.
In particolare Toyota e Aurora, azienda che si occupa proprio di tecnologia a guida autonoma, stanno collaborando per sviluppare una flotta di veicoli per i servizi di ride hailing.
In pratica si tratterebbe di realizzare una sorta di taxi e integrare il servizio all'interno di Uber.
Le due aziende sono già un ottimo punto nello sviluppo della tecnologia, tanto che una flotta di una decina di minivanto Toyota Sienna sarà testata sul campo per le strade del Texas.
A bordo ci saranno due operatori, uno alla guida autonoma e uno al posto passeggeri, per supervisionare l'auto e il sistema e raccogliere informazioni per migliorare la tecnologia.
L'obiettivo di Aurora infatti è quello di lanciare sul mercato il suo servizio di ride hailing entro il 2024 e di estendere il servizio di guida autonoma anche ai camion grazie a una collaborazione con Volvo.
Sembra quindi che la guida autonoma sia sempre più vicina e che arriverà presto per le nostre strade.
I residenti dell'Arizona ora possono aggiungere la loro patente di guida o la loro carta di identità ad Apple Wallet, e ciò consente loro di utilizzare un iPhone o un Apple Watch come un vero e proprio documento di identità.
L'Arizona è diventata la prima a rendere operativo il servizio per i suoi residenti.
E sebbene al momento Apple accetti solo documenti dello stato dell'Arizona, la funzione sembra essere visibile in Wallet per tutti gli utenti statunitensi.
E se un utente è residente in Arizona può aprire il portafoglio, toccare il segno più e quindi scegliere la patente di guida o la carta di identità.
Ai cittadini viene chiesto loro di scansionare il documento sia davanti che dietro.
Apple ha infine annunciato che gli Stati del Colorado, Hawaii, Mississippi, Ohio e il territorio di Porto Rico intendono portare la tecnologia ai loro residenti.
Questo in aggiunta a Georgia, Connecticut, Iowa, Kentucky, Maryland, Oklahoma e Utah.
Dopo la scelta del primo Human Landing System, ovvero il veicolo che consentirà lo sbarco sulla Luna degli astronauti ricaduta nella versione modificata della Starship di SpaceX, NASA qualche giorno fa ha annunciato che altre aziende statunitensi avranno la possibilità di sviluppare un secondo lander lunare per le prossime missioni Artemis.
Il programma spaziale infatti prevedeva sin da subito che lo sviluppo dei lander fosse assegnato a due aziende americane diverse, ma la riduzione del budget iniziale stanziato per la NASA ha fatto sì che la scelta ricadesse sulla sola SpaceX di Elon Musk.
Tuttavia il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di riassegnare all'agenzia spaziale il budget necessario per lo sviluppo di un secondo lander lunare, il cui utilizzo verrà a partire dalla terza missione Artemis, ovvero la prima del nuovo programma spaziale che sancirà il ritorno dell'uomo sulla superficie della luna.
Da quando Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, e ora Meta, a fine 2021 ha promesso la creazione di un mondo virtuale, in grado di cambiare per sempre il nostro concetto di Internet, e consentendoci di passare da una fruizione piatta ad un luogo digitale in tre dimensioni, che ricorderà in tutto e per tutto la realtà, ci siamo posti tutti la stessa domanda.
Ce la faremo davvero? A questo enorme quesito, per quanto ci riguarda, abbiamo provato a rispondere nella puntata "L'ambiziosa realtà virtuale del metaverso", ma trovare una soluzione univoca ad un qualcosa che di fatto ancora non esiste è assai arduo, soprattutto se iniziamo a considerare anche tutte le limitazioni tecniche e fisiche che concernano questa nuova concezione di realtà digitale, immerse tra l'altro già nella famosa presentazione con cui Zuckerberg lo scorso ottobre ha presentato al mondo la sua visione di metaverso.
Per chi ha infatti assistito o recuperato successivamente la live tenuta da Meta, forse si ricorderà una particolare scena, a un primo impatto innovativa e fuori dall'ordinario, in cui però viene illustrato proprio per questo eccessivo futurismo cosa non torna nel mondo virtuale immersivo che meta ha realizzato.
A quasi metà della presentazione di un'ora e venti, compare infatti una persona che si aggira per i corridoi di casa sua, la quale dopo aver raggiunto la propria scrivania, prende di indossa un paio di occhiali per entrare nella realtà digitale del metaverso.
In questo momento l'appartamento inizia a cambiare, davanti a lui compare un computer virtuale, le pareti assumono l'aspetto di quelle di un ufficio e gli avatar dei colleghi gli passano davanti salutandolo.
Nulla di strano, potremmo pensare, invece la rappresentazione che è stata proposta da meta non può essere ritenuta realistica e se vogliamo nemmeno possibile.
E questo perché indossare un paio di occhiali per quanto tecnologici possano essere, non sono sufficienti per entrare nel mondo virtuale di Meta o qualsiasi altro, ma è necessario indossare un casco per la realtà virtuale che ci estrane da tutto ciò che ci circonda.
In aggiunta a ciò i colleghi non potrebbero mai passare davanti a qualcuno salutandolo, essendo anche loro seduti nella realtà alla loro postazione, con un visore che impedisce di guardarsi e muoversi attorno.
È evidente dunque che la tipologia di funzionamento dei caschi per la realtà virtuale, a meno che non si possieda un tapis roulant, alla Ready Player One o un joypad, non consentirà mai lo sviluppo di un metaverso dinamico in cui ci si potrà spostare liberamente tra le varie stanze virtuali.
Piuttosto, un ufficio nel metaverso avrebbe più probabilmente le sembianze di un ambiente in cui gli avatar dei nostri colleghi rimangono seduti immobili alle loro postazioni e gli stessi colleghi scompaiono nel momento in cui si scollegano dalla realtà virtuale.
A questo proposito, prima di proseguire, è meglio dare giusto un paio di definizioni per evitare di fare confusione tra terminologie nei prossimi minuti.
Come dicevamo, infatti, nella puntata "Tecnologie indossabili, tra smartwatch, visori ed esoscheletri", la realtà virtuale accennata poco fa corrisponde ad una simulazione realistica di una realtà che però non esiste, mentre diversamente la realtà aumentata non è altro che una sovrapposizione di informazioni multimediali a quanto si sta guardando su un qualsiasi schermo, come appunto quello di un paio di occhiali.
Dunque, quando parliamo di metaverso, per come lo intendiamo oggi, dobbiamo fare riferimento a una realtà virtuale, o meglio, più realtà virtuali, all'interno delle quali si potranno fare diverse attività, in molti casi simili a quelle che già svolgiamo nella vita reale.
Tuttavia, per quanto l'esperienza paia immersiva e realistica, uno dei problemi maggiori che affligge da sempre il settore delle tecnologie per la realtà virtuale, oltre alla pesantezza materiale dei caschi commercializzati al giorno d'oggi, resta il distacco sensoriale e percepito ogni qualvolta si entra nel mondo digitale.
Proviamo a immaginare.
È davvero così affascinante l'idea di spostare con un joypad il nostro avatar, mentre siamo inchiodati alla scrivania senza avere alcun tipo di controllo visivo sulla realtà che ci circonda? Ad un'intervista di VentureBeat, il CEO di Unanimous AI, ha infatti spiegato che l'incongruenza tra restare seduti o fermi in piedi, nonostante la maggior parte delle esperienze virtuali richiedano un certo tipo di movimento, costringe il nostro cervello a mantenere due modelli separati del mondo, uno per la nostra realtà e l'altro per il mondo virtuale che ci viene mostrato tramite il visore.
Dunque, per quanto l'esperienza risulti immersiva e realistica, come scappare nella giungla all'interno di un videogioco ad esempio, il nostro cervello alla fine verrà ingannato solo parzialmente dall'immersione virtuale, perché la vincolata presenza fisica nel mondo reale lo costringe a creare i due modelli separati accennati poco fa, generando come conseguenza una particolare sensazione di disagio.
Ed è soprattutto per questa ragione che una tecnologia nata più di trent'anni fa, come la realtà virtuale, non è mai riuscita ad affermarsi nel mercato videoludico più consumer.
E nemmeno le ultime incarnazioni, nonostante gli sforzi, sono riuscite a raggiungere un significativo successo in termini commerciali, se non per una ristretta nicchia di appassionati.
Ma allo stesso tempo è anche vero che il modo con cui oggi interagiamo con Internet tramite i nostri dispositivi è destinato a cambiare per necessità, dal momento che mondo digitale e mondo reale iniziano ad essere talmente intrecciati che ormai ha poco senso interfacciarsi tramite un singolo schermo.
Perciò, se l'isolamento dal mondo causato dalla realtà virtuale non sarà il punto chiave di questa transizione, allo stesso modo non lo sarà nemmeno camminare per strada con la nostra attenzione rivolta sempre allo smartphone, con tutti i pericoli che ne conseguono.
Ed è proprio qui che entra in gioco un'altra tecnologia, spesso contrapposta e confusa alla realtà virtuale, ma che in futuro avrà sicuramente un significativo sviluppo in diversi ambiti tecnologici.
Stiamo parlando della realtà aumentata.
Come dicevamo precedentemente, questa tecnologia non fa altro che sovrapporre elementi digitali al mondo fisico.
Perciò, tornando all'esempio della passeggiata, in questo caso per seguire le indicazioni stradali su Google Maps non ci basterà altro che guardare davanti a noi e seguire i suggerimenti che il casco o l'occhiale proietta sullo schermo.
Perciò, a differenza della realtà virtuale, la realtà aumentata è stata studiata proprio per essere utilizzata più facilmente in mobilità rispetto al divano di casa.
E questo lo si evince anche dalla forma e dal ridotto ingombro dei dispositivi per realtà aumentata, come ad esempio i vecchi Google Glass, gli HoloLens di Microsoft o i Magic Lip One.
Ma anche in questo caso una domanda sorge spontanea.
Se la realtà aumentata è effettivamente destinata a rivoluzionare l'interazione tra uomo e mondo digitale, perché questi dispositivi molti di noi non li hanno mai sentiti nominare? Il fatto è che, appunto, tutti i più noti visori per la realtà aumentata sono stati dei veri e propri flop commerciali, sia per i prezzi, spesso fuori dalla portata dell'utente medio, a cui poi non interessano i vantaggi che offrono, ma anche per il design, motivo per cui già diverse aziende stanno iniziando ad approcciarsi a questo mercato progettando dispositivi con forme e linee che ricordano quelle di un paio di occhiali dotati però di qualche funzione smart.
Per fare un esempio, l'anno scorso Facebook, in collaborazione con Ray-Ban, ha presentato i già più noti Ray-Ban Stories, che per una modica cifra di 400 euro ci consentono di scattare qualche foto e girare brevi video.
Proseguendo, troviamo poi gli EcoFrames di Amazon, pensati soprattutto per dialogare con Alexa, e i più recenti Spectacles di Snapchat, i primi smart glasses ad integrare delle vere e proprie funzioni di realtà aumentata.
Tutti i dispositivi, che senza girarci troppo intorno, difficilmente troveranno ampio respiro nel mercato tech, almeno per ora.
Tuttavia, in futuro, grazie alla miniaturizzazione della tecnologia, potranno arricchirsi in poco spazio di funzioni sempre più evolute e integrate con il mondo reale.
Tolto però il discorso occhiale smart, le applicazioni più semplici della realtà aumentata restano quelle più diffuse nella vita di tutti i giorni, soprattutto se consideriamo il campo promozionale o informativo.
Sicuramente a qualcuno sarà già capitato di riuscire a vedere in anteprima, sul proprio tavolo, il nuovo iPhone appena annunciato grazie alla telecamera dello smartphone, oppure di visualizzare in tre dimensioni un oggetto, un animale o un luogo tramite la ricerca di Google.
Ciò nonostante, al di là di queste semplici applicazioni che possono apparire un po fine a se stesse, in fondo lo sono, uno dei primi campi in cui si è iniziato a fare uso concreto della realtà aumentata è nel sistema di navigazione delle auto.
In questo caso parliamo dei cosiddetti head-up display, ovvero dei sistemi per auto in grado di proiettare su uno schermo secondario, ancora meglio sul parabrezza quindi all'interno del campo visivo del conducente le informazioni relative alla guida, come velocità, indicazioni del navigatore, limiti vigenti e in alcuni casi anche le chiamate in entrata e la musica che si sta ascoltando.
Il discorso sulla realtà aumentata potrebbe poi proseguire con altri esempi, magari meno pratici rispetto agli head-up display, ma il motivo per cui siamo arrivati a dedicare una seconda puntata sul metaverso, e quindi torniamo al discorso di partenza, riguarda più che altro l'interazione tra quello che è la realtà digitale e il visore con cui è possibile entrarci.
Visore che, come abbiamo visto in precedenza, non potrà mai essere utilizzato singolarmente per spostare l'avatar all'interno di un mondo fittizio, se non appunto con l'ausilio di un controller, parlando realisticamente.
Quello che emerge da questa analisi in conclusione è che alla fine il vero metaverso potrebbe celarsi dietro lo sviluppo della realtà aumentata, ovvero l'unica tecnologia che, per quanto abbiamo capito, è in grado di fornirci la capacità di sovrapporre le informazioni del mondo digitale, e quindi quelle del metaverso, a quello effettivo, ovvero l'unica realtà che valga la pena arricchire con la nostra tecnologia.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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