
In questo ultimo periodo sentiamo spesso parlare di crisi idrica e diverse Regioni del nostro Paese si trovano ora in stato di emergenza per carenza di questo bene. L’acqua è un bene primario che viene utilizzato per uso civile, industriale ma soprattutto agricolo. Secondo studi recenti infatti, nel nostro Paese i prelievi pro capite di acqua dolce per l’agricoltura rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale. In questa puntata abbiamo invitato Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui di ENEA, che ci ha dato una mano a capire che ruolo può avere la tecnologia per una gestione più sostenibile ed efficiente delle risorse d’acqua.
Nella sezione delle notizie parliamo di Samsung che ha avviato la produzione dei chip a 3nm e della nuova funzione per creare podcast direttamente da Spotify.



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C'è tutto un quadro di tecnologia abilitanti il riutilizzo idrico che vanno messe in campo e quindi aiuteranno sicuramente il ricorso sempre più massiccio in termini quantitativi a queste fonti idriche appunto non convenzionali rappresentate dai reflui depurati.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo con ENEA di acqua, o meglio proveremo a capire se e come la tecnologia può aiutarci a gestire meglio le preziose risorse idriche che abbiamo.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Samsung ha recentemente annunciato di aver iniziato la produzione di massa per i chip con processo produttivo a 3 nanometri, battendo sul tempo l'azienda arrivale taiwanese TSMC.
Per il momento la produzione è iniziata negli stabilimenti di Hwaseong e di Pyeongtaek, ma entro il 2024 parte della produzione si sposterà negli Stati Uniti.
Per capire quali sono i vantaggi di questi 3 nanometri però bisogna innanzitutto spiegare che cosa sono.
In breve i chip sono composti da milioni di minuscoli transistor, che accendendosi e spegnendosi riescono ad eseguire programmi o salvare dati.
In questi transistor la corrente passa in un canale, la cui dimensione è proprio definita dal processo produttivo, in questo caso di 3 nanometri.
In questo modo si possono realizzare transistor più piccoli, meno energivori e che lavorano a frequenze più alte.
E infatti Samsung ha dichiarato che questi nuovi processori sono il 45% più efficienti dal punto di vista energetico, più piccoli del 16% e con prestazioni superiori del 23% rispetto ai processori di precedente generazione.
A giorno d'oggi di strumenti per la registrazione e il caricamento di podcast se ne trovano a volontà, ciò nonostante nessuno di questi è incluso in una piattaforma dedicata alla visualizzazione e all'ascolto di prodotti appartenenti agli altri utenti.
Perciò con l'obiettivo di semplificare ulteriormente la registrazione e il successivo caricamento dei podcast, Spotify ha deciso di introdurre un nuovo strumento, pensato proprio per ridurre al minimo le difficoltà relative a questi due passaggi, incentivando la diffusione di tali prodotti anche tra i meno avvezzi all'utilizzo di strumenti esterni.
Il breve video condiviso su Twitter dell'account neozelandese di Spotify viene infatti mostrata all'anteprima della nuova funzione “registra podcast” con la quale sarà possibile ottenere direttamente la traccia audio in una o più sessioni e modificare a proprio piacimento il prodotto, tagliando aggiungendo musica di sottofondo prima di passare al caricamento finale.
In quest'ultimo periodo sentiamo spesso parlare di crisi idrica e diverse regioni del nostro Paese si trovano ora in stato di emergenza per carenza di acqua.
L'acqua è un bene primario che viene utilizzato per uso civile, industriale ma soprattutto agricolo.
Secondo studi recenti, infatti, nel nostro Paese i prelievi procapite di acqua dolce per l'agricoltura rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale.
Per capire che ruolo può avere la tecnologia per una gestione più sostenibile ed efficiente delle risorse idriche, è con noi Luigi Petta, responsabile proprio del laboratorio tecnologie per l'uso e la gestione efficiente di acqua e reflui di ENEA.
Benvenuto Luigi.
Buongiorno Davide, ti ringrazio per l'invito che ci dà l'occasione di discutere finalmente di tematiche relative al settore idrico che sono balzate purtroppo agli onori della cronaca vista l'emergenza idrica che quest'anno ha particolarmente interessato il nostro Paese.
E a proposito di questo, quali sono le cause della crisi idrica di cui stiamo sentendo sempre più spesso parlare in quest'ultimo periodo?
Sì, purtroppo quello a cui assistiamo in questi giorni rappresenta l'effetto di alcune cause di tipo strutturale connesse essenzialmente agli effetti dei cambiamenti climatici, infatti i cambiamenti climatici si traducono soprattutto in una minore disponibilità di risorse idriche utili a disposizione per tutti gli usi necessari che vanno dal settore agricolo a quello industriale fino all'ambito residenziale, a questo poi si aggiungono modalità di uso poco efficienti e razionali che riguardano il nostro Paese in particolare che appunto è ricco di risorse
ma si contraddistingue per essere tra i primi per prelievi idrici alla fonte come conseguenza della notevole incidenza delle perdite in fase di distribuzione. L'autorità per la regolazione del settore idrico nella ricognizione del 2021 ha quantificato nel 41,2% le perdite in fase di immissione di acqua in in rete, quindi lungo la rete di distribuzione.
Quindi questi effetti si traducono in elevati stress idrici e considerando appunto alcuni indici che vengono definiti dall'Agenzia Europea per l'ambiente come il Water Exploitation Index che rappresenta appunto un rapporto tra le risorse idriche prelevate rispetto a quelle rinnovabili a disposizione, l'Italia appunto su questo indice si colloca tra i paesi a stress idrico medio elevato subito in ambito europeo alle spalle solo di Cipro e Grecia.
In generale purtroppo quindi abbiamo questa situazione e occorre appunto constatare che l'elevata quota di spreco che ancora noi osserviamo è da associare soprattutto poi al ridotto valore economico che viene attribuito alla risorsa e che non risulta appunto commisurato a tutte le esigenze gestionali e di trattamento che comunque vi sono e questo ha un impatto notevole sui comportamenti.
E in questo qual è il contributo della tecnologia? Come può aiutarci a gestire meglio le risorse d'acqua che abbiamo?
Il contributo della tecnologia è fondamentale ma va chiarito che per contrastare la crisi occorre intervenire su diversi fronti, il fronte infrastrutturale tecnologico appunto ma anche quello gestionale, normativo e di informazione e consapevolezza degli operatori e dei cittadini.
In generale va detto che si rende necessaria una rinnovata gestione in ottica di economia circolare che vada appunto a maggior tutela della risorsa, fare economia circolare significa in primis razionalizzare gli usi e migliorare l'efficienza dei processi e quindi favorire il recupero poi di materia oltre che di energia e provvedere alla messa appunto e consolidamento di nuovi modelli di governance e nuove filiere e modelli di business che sostengono appunto le nuove pratiche gestionali e proprio in questo contesto che la tecnologia assume una assoluta rilevanza
sia ad esempio in chiave di digitalizzazione dei processi sia in chiave di applicazioni su ampia scala di cosiddette key enabling technologies, vale a dire tecnologie abilitanti che devono essere applicate appunto per il monitoraggio automatico delle reti come ad esempio la prospettiva è quella di giungere ad un controllo automatico delle emissioni nelle reti di drenaggio urbano.
L'efficienza dei processi di gestione dell'acqua sia in fase acquedottistica e quindi efficienza di tutta la rete distributiva, ma anche di efficienza depurativa, efficienza energetica, favorire il recupero di materia.
Molte di queste tecnologie sono già state sviluppate e sono disponibili come ad esempio il controllo automatico dei processi, le tecnologie per il recupero di materia come il recupero del fosforo o di azoto dalle acque reflue, ma anche ad esempio il recupero di elementi come la cellulosa o dei poli idrossi alcanoati che sono un parolone ma sono appunto i precursori per la produzione di bioplastiche e inoltre poi vi sono tutte le tecnologie e i processi che favoriscono la restituzione in ambito agricolo dei fanghi di depurazione
o laddove questa pratica non sia praticabile che favoriscono la valorizzazione energetica o quantomeno la riduzione volumetrica appunto dei fanghi prodotti dai processi depurativi.
Ok, dopo questa introduzione concentriamoci ora su due aspetti, il primo riguarda i consumi d'acqua quindi l'acqua che deve ancora arrivare a noi e poi della fase di cui tu ti occupi più nello specifico, riguardo al riciclo delle acque reflue, quindi per quanto riguarda il primo aspetto quali sono le tecnologie che ci permettono di rilevare i consumi d'acqua?
In generale per quanto riguarda i consumi d'acqua c'è il tema appunto dello smart metering che vale a dire il controllo anche in tempo reale e anche in termini che sia visualizzabile appunto in tempo reale da parte degli utenti dei consumi idrici e questo può essere applicato in ambito domestico ma anche in ambito produttivo ed è questo sicuramente la principale sfida e l'opportunità principale che riguarda il settore sia residenziale che quello industriale.
In particolare il tema dello smart metering, ma in generale proprio della contabilizzazione risulta essere un tema particolarmente sensibile per l'ambito domestico.
Nell'ambito domestico continua ad essere elevata la percentuale di mancate letture dei contatori idrici.
Bisogna ricordare infatti che in ambito domestico permane una situazione in cui parecchie contabilizzazioni e parecchie letture si firmano ancora a livello condominiale lasciando poi la ripartizione dei consumi alle singole utenze come una questione interna.
Questo determina quindi delle situazioni in cui o si determinano perdite occulte che quindi non non sono osservabili o comunque nella migliore delle ipotesi si traduce in una mancata consapevolezza da parte dei singoli utenti di quelli che sono i consumi imputabili alle singole unità residenziali e soprattutto a quali sono le utenze idriche in ambito domestico a cui vanno imputate le maggior quote di consumo.
Quindi è su questo che occorre lavorare per quanto riguarda l'ambito residenziale con lo scopo soprattutto di migliorare la consapevolezza da parte di tutti i cittadini verso i consumi idrici in maniera tale favorendo quindi comportamenti più appunto razionali e mettendo in condizioni cittadini di porre rimedio ad eventuali abitudini diciamo poco corrette.
Quindi è soprattutto su questo ambito che occorre insistere se parliamo dell'ambito domestico mentre sul residenziale sebbene non pienamente diffuso diciamo che questi strumenti vengono già posti in atto con lo scopo principale poi di individuare le utenze maggiormente energivore e favorire poi ricircoli interni in modo da limitare al massimo poi la quota di acqua che va allo scarico finale, quindi evitare la logica di gestione e trattamento delle acque reflue di tipo end of pipe quindi tutto alla fine del tubo mentre bisogna favorire il più possibile tutti tutti i possibili ritorni lungo la filiera di uso dell'acqua.
Ok e da un punto di vista pratico cosa possiamo fare per risparmiare acqua a d’uso pubblico e abitativo?
Allora in ambito urbano e residenziale diciamo sono diverse le vie le possibili vie di azione si va sicuramente dalla necessità di separare all'origine le acque di pioggia favorendone appunto una raccolta e un accumulo separato senza appunto andare verso… cioè abbandonando quella che è l'attuale commistione di acque di pioggia con acqua nere di scarico che poi finiscono tutte al depuratore quindi “sequestrare” tra virgolette le acque meteoriche dal flusso fognario è sicuramente un modo primario per recuperare delle fonti idriche aggiuntive non convenzionali.
Sempre nell'ambito urbano e residenziale vi è l'opportunità di provvedere ad un recupero diciamo di alcuni particolari flussi di scarico che vengono generati in ambito residenziale come possono essere le cosiddette acque grigie che vengono appunto che sono le acque che vengono dagli scarichi di lavabi docce vale a dire tutti i punti in cui si
provvede soprattutto alle operazioni di lavaggio anche se però la separazione di queste acque grigie appare fattibile soprattutto nel caso delle nuove realizzazioni, delle nuove costruzioni mentre risulta più di più complessa applicazione per quanto riguarda il patrimonio edilizio esistente.
In generale comunque occorre favorire l'impiego di acque di recupero per tutti gli utilizzi che non necessitano acqua di primaria qualità ovvero acqua potabile. Nell'ambito residenziale poi vi sono tutto un ventaglio di misure applicabili che riguardano soprattutto le abitudini dei cittadini ma anche soprattutto l'installazione di dispositivi specifici in ambito domestico e a tal riguardo basti pensare appunto a dispositivi a… tipo gli sciacquoni a doppio tasto una misura del genere consente di risparmiare anche 100 litri al giorno, oppure l'installazione di rubinetti con sensori di presenza o comunque
con rompigetto aerato, oppure in termini di abitudini scegliere la doccia piuttosto che la vasca da bagno consente di risparmiare fino a 1200 litri all'anno, considerando che per fare un bagno in vasca vanno via 300 e 160 litri d'acqua, mentre una doccia nella peggiore dell’ipotesi determina un consumo di 40 litri.
Oltre questo poi vi sono via la possibilità di installare sistemi di raccolta per l'acqua piovana in ambito residenziale o comunque poi favorire tutti i possibili recuperi, e ad esempio nel caso di impiego di acqua per l'irrigazione oppure per lavaggio di auto eccetera, cercare il più possibile di o far ricorso ad acque recuperate durante le
operazioni domestiche, come ad esempio nell'ambito delle operazioni di lavaggio delle verdure eccetera, che possono essere tranquillamente poi utilizzate in irrigazione, o comunque editare poi particolari utilizzi che appaiono onerosi per quanto riguarda l'utilizzo della risorsa idrica.
Infine, in ambito urbano va ci dato sicuramente l'opportunità di applicare strategie di tipo nature based, ovvero derivate dalla natura, che consentono in particolare di aumentare la permeabilità delle superfici urbane, quindi occorre favorire sicuramente l'infiltrazione al suolo delle acque meteoriche che cadono appunto sulle superfici urbane, limitando il cosiddetto
ruscellamento lungo le superfici impermeabili che attualmente caratterizzano tutte e quante le nostre città, oltre a queste c'è sicuramente poi la possibilità di creare dei piccoli sistemi di accumulo o delle cosiddette “zone buffer” che servono sia come fonte idrica nei momenti in cui la risorsa scarseggia, sia come zone buffer appunto in cui garantire uno sfogo a flussi meteorici urbani che sono sempre più frequenti e determinano problemi e anche alluvioni in ambito cittadino e non solo.
Molto interessanti i temi di cui ci hai parlato e anche dei suggerimenti che ci hai dato e invece per quanto riguarda il tema delle acque reflue la tecnologia può aiutarci a migliorare il riciclo?
Assolutamente, le acque reflue di per sé laddove appunto adeguatamente trattate rappresentano una fonte idrica non convenzionale che presenta appunto il grande vantaggio di garantire una disponibilità continua, quindi soprattutto ai fini agricoli laddove tipicamente le colture necessitano di acqua soprattutto nei momenti dell'anno in cui sono minori le precipitazioni atmosferiche, il riciclo delle acque reflue, il riutilizzo delle acque reflue in ambito agricolo rappresenta sicuramente una opportunità.
Da questo punto di vista viene diciamo sicuramente in aiuto un recente Regolamento approvato in ambito europeo il 741 del 2020 che diventerà diciamo applicativo nell'estate del 2023 e si pone appunto l'obiettivo di agevolare il riutilizzo idrico, riutilizzo idrico che attualmente viene limitato da normative eccessivamente stringenti che richiedono diciamo per poter riutilizzare le acque il rispetto di un numero di parametri paragonabile a quelle che sono le acque ad uso potabile.
Ora per diciamo favorire quindi il riutilizzo idrico il nuovo regolamento stabilisce diverse classi di qualità accettabile in base agli usi e quindi declina il livello di qualità richiesto in base all'uso finale che si intende effettuare dell'acqua.
Ai fini dell'esecuzione della messa in atto di questo nuovo regolamento occorre sicuramente mettere in campo poi un adeguato parco tecnologico, parco tecnologico che deve essere finalizzato in primis a garantire il controllo di qualità della risorsa che si intende riutilizzare e quindi sistemi di controllo automatico che consentano in base alla qualità rilevata di stabilire praticamente in tempo reale qual è il destino ottimale a cui inviare gli effluenti depurati.
Inoltre poi nel momento in cui queste acque reflue vadano in agricoltura le tecnologie di controllo possono appunto garantire un'adeguata fertirrigazione delle culture quindi provvedere alla regolazione automatica della quantità di acqua da dedicare alle culture in base alle loro esigenze e soprattutto
effettuare anche una quantificazione del contributo fertirriguo garantito da queste acque perché le acque reflue presentano il vantaggio di contenere in sé degli elementi nutritivi, elementi nutritivi che nel momento in cui vengono fornite alle culture consentono poi di risparmiare in fertilizzanti di sintesi che poi sappiamo determinano dei grandi impatti in termini poi di processi produttivi di questi stessi fertilizzanti, se non altro poi perché questi che gli utilizzanti poi scarseggiano a seguito appunto degli eventi internazionali in corso.
Quindi da questo punto di vista c'è tutto un quadro di tecnologia abilitanti il riutilizzo idrico che vanno messe in campo e quindi aiuteranno sicuramente il ricorso sempre più in termini quantitativi a queste fonti idriche appunto non convenzionali rappresentate dai reflui depurati.
Ok, per chiudere volevamo farti una domanda un po più critica.
Perché alcune di queste soluzioni di cui ci hai parlato non sono ancora state implementate su larga scala nell'uso privato e agricolo nonostante si parli da anni di crisi idrica legata al cambiamento climatico?
Allora vi è sicuramente un tema di mancata programmazione di investimenti nel lungo termine quindi c'è sicuramente quindi un tema un po di ritardi di tipo infrastrutturale che hanno contraddistinto il settore idrico nell'ultimo decennio.
Detto ciò però va anche detto che al momento possiamo affermare che la gran parte delle tecnologie di cui abbiamo accennato in precedenza possano dirsi oramai mature per un'applicazione su larga scala industriale o preindustriale.
In alcuni ambiti gestionali questo avviene già tuttavia però va detto che unitamente con il discorso delle carenze di investimenti nel settore, a cui peraltro il recente PNRR oltre che altre misure stanno già determinando sicuramente un'inversione di tendenza, però va detto che il principale ostacolo che si frappone attualmente alla piena diffusione di tecnologie innovative nel settore idrico è rappresentato dalla mancanza ancora parziale o totale di un chiaro quadro di riferimento normativo e autorizzativo che vada in linea con le effettive evoluzioni tecnologiche e di gestione dell'intera filiera.
Analogamente quindi occorre poi provvedere all'adeguamento dei modelli di governance, nonché dei modelli tariffari che devono essere sostenibili e devono appunto agevolare il consolidamento di filiere economiche e sostenibili che rappresentano l'elemento essenziale alla base di una reale diffusione e applicazione di nuovi prodotti e nuovi modelli di business ad essi associati.
Volendo fare alcuni esempi pratici di quello che ho appena detto ad esempio in campo di utilizzo idrico via la esigenza di provvedere alla messa in campo di una serie di regolamenti attuativi del nuovo regolamento europeo, per favorire tutti i possibili recuperi di materia ad esempio materie prime e seconde quali elementi a base di fosforo ed azoto che poi possono essere riconosciuti come amendanti o fertilizzanti a cui si possa dare una dignità di prodotto commercializzabile occorrono appunto dei necessari adeguamenti normativi appunto
della normativa relativa ai fertilizzanti o alla messa in campo dei cosiddetti criteri “end of waste” che appunto consentano di abbandonare per queste matrici lo status di rifiuto e e ritornare allo status di prodotto, così come poi occorre tutto un quadro di riferimento normativo aggiornato sia in ambito europeo che nazionale per quanto riguarda tutta la gestione dei fanghi di depurazione.
Insieme a queste necessarie innovazioni di carattere normativo si auspica poi il potenziamento di una serie di meccanismi incentivanti e di premialità che possano sostenere azioni virtuose da parte dei gestori, con la possibilità di vedersi riconoscere in tariffa almeno una quota dei fondi necessari agli investimenti per l'innovazione del settore.
Ma in questo senso va detto che c'è un'autorità di settore che è appunto l’ARERA che è molto vigile su questi aspetti ed ha già intrapreso tale direzione.
Quindi in poche parole vi sono sicuramente dei colli di bottiglia ma diciamo volendo chiudere con una nota di ottimismo va rilevato che negli ultimi periodi e in particolare appunto negli ultimi mesi si osserva già una certa inversione di tendenza che si porta sicuramente ad attendersi un netto miglioramento dell'intero settore idrico, ed è quello che tutti auspichiamo.
Va bene Luigi, grazie per averci portato la vostra analisi su questo tema che purtroppo è il caso di dirlo è di grande attualità.
A presto.
Grazie a te Davide, ti ringrazio ancora e a presto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.