
In questa quarta e ultima puntata estiva Luca Martinelli, autore del podcast, parlerà dell’Orto di Nemo, o Nemo’s Garden, un prototipo di orto subacqueo sostenibile e che riduce al minimo gli sprechi.
La programmazione regolare riprenderà a Settembre.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Nella quarta e ultima puntata dell'edizione estiva, Luca Martinelli, autore del podcast, parlerà dell'orto di Nemo o Nemo’s Garden, un prototipo di orto subacqueo sostenibile e che riduce al minimo gli sprechi.
Lo scorso mercoledì 2 agosto è stato l'overshoot day di quest'anno.
Cosa significa? Vuol dire che abbiamo già consumato tutte le risorse rinnovabili che il nostro pianeta mette a disposizione ogni anno, e ciò che consumeremo fino a fine anno sarà un debito nei confronti della Terra.
Attualmente, infatti, si stima che gli esseri umani consumano le risorse di 1,6 pianeti.
Di pianeti a disposizione, però, ne abbiamo uno solo, e in questo podcast, nelle puntate “Agricoltura digitale per produrre di più e sprecare meno” e “L'orto in una stanza” abbiamo posto l'attenzione su diverse soluzioni per risolvere, o per lo meno ridurre, uno dei più seri e grandi problemi degli ultimi decenni, ossia lo spreco di risorse come terra e acqua.
Si calcola, infatti, che circa il 70% dell'acqua dolce presente sulla Terra sia destinata totalmente ad agricoltura e allevamento, che richiedono a loro volta spazi sempre più ampi per riuscire a soddisfare il fabbisogno giornaliero di 8 miliardi di persone, un numero che, nei prossimi decenni, è destinato a crescere sempre di più.
Gli approcci che abbiamo visto sono tra i più disparati, dall'agricoltura di precisione, all'analisi dei big data, all'utilizzo dei droni, fino alle serre idroponiche.
Oggi, però, ci concentreremo su un'altra interessante soluzione, messa a punto dall'azienda Ocean Reef Group, e si tratta del Nemo’s Garden, detto anche Giardino di Nemo o Orto di Nemo.
L'idea nasce nel 2012 e si tratta di serre subacquee per poter coltivare erbe come il basilico.
Il progetto, infatti, si trova nel Mar Ligure, regione famosa proprio per questa pianta e per il pesto da cui viene ricavata.
Inoltre, il basilico è una pianta che può crescere anche senza terriccio, preferisce luoghi protetti e soleggiati e a una temperatura costante e stabile.
Negli anni successivi, comunque, sono state coltivate anche altre piante, come pomodori, zucchine, fagioli, diverse erbe aromatiche e molto altro.
Ma come funziona? Le serre subacquee sono delle biosfere realizzate in materiale plastico e trasparente, per poter far passare la luce solare.
Delle cupole in pratica di circa due metri di diametro e in grado di contenere 800 litri d'acqua, grazie ad un effetto bolla che si crea.
Sono ancorate sul fondale marino a circa 40 metri dalla riva e ad una profondità di 6 metri, in quanto è fondamentale che arrivi comunque abbastanza luce alle piante.
Ogni sfera può aspettare fino a 100 piante, coltivate con un sistema idroponico.
All'interno delle biosfere, dunque, si crea un microclima costante e stabile, che viene continuamente monitorato grazie ad una serie di sensori e telecamere.
Inoltre, non vengono utilizzati pesticidi, in quanto protette dalle biosfere e dall'acqua esterna, le piante coltivate non possono essere raggiunte da insetti e pesticidi.
Ma la più importante caratteristica di questo progetto, oltre a produrre prodotti migliori rispetto all'agricoltura tradizionale - si è visto, ad esempio, che erbe aromatiche come il basilico hanno una maggiore concentrazione di oli essenziali - è che è completamente autosufficiente e sostenibile.
Tutto il sistema, infatti, è alimentato dall'energia solare e l'acqua dolce è ricavata dalla desalinizzazione dell'acqua di mare, che avviene in modo naturale grazie alla condensa che si crea sulla superficie interna delle biosfere, dovuta alla differenza di temperatura tra l'aria interna, più calda, e l'acqua esterna, invece, più fredda.
Inoltre, il progetto non ha alcun impatto sull'ambiente circostante e sull'ecosistema marino, ma, anzi, le biosfere spesso fanno da rifugio per alcune specie, favorendo il ripopolamento dell'area.
Di fatto, quindi, l'orto di Nemo ha le stesse caratteristiche di una serra idroponica, ma non richiede fonti di energie aggiuntive e ha un effetto positivo attivo nell'ambiente in cui si trova.
Per questo motivo, questo progetto è diventato presto di grande interesse per diverse aziende e diverse ricerche, soprattutto in ambito farmaceutico per la coltivazione di erbe medicinali o per studiare le caratteristiche di diverse piante coltivate in un ambiente così particolare.
Secondo il fondatore, ogni anno vengono poi scoperte nuove applicazioni per le biosfere marine, come l'ecoturismo, la creazione di stazioni subacquee per il monitoraggio della fauna selvatica o per la ricerca scientifica.
Un sistema del genere, però, nonostante possa essere applicato su larga scala, difficilmente si imporrà come soluzione alternativa unica all'agricoltura di scala, e sicuramente non per tutti i prodotti.
Tuttavia, il giardino di Nemo potrà essere di incredibile impatto per quelle aree dove le condizioni ambientali o le ragioni economiche rendono estremamente difficile la crescita delle piante, portando così un po di speranza per il futuro del nostro pianeta.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.