
Nel corso delle puntate abbiamo cercato spesso di sottolineare quanto sia importante la raccolta dei dati nelle nostre vite. I dati che raccogliamo infatti, dopo essere stati elaborati, diventano delle informazioni che ci permettono di fare delle scelte più consapevoli, sia come singoli, sia come aziende e senza ombra di dubbio anche a livello nazionale e internazionale, permettendoci di raggiungere un livello di benessere superiore come intera collettività. Per farci capire quanto sia importante saper raccogliere, analizzare ed esporre questi dati abbiamo invitato Stefano Menghinello, direttore per la valorizzazione delle statistiche economiche dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica.
Nella sezione delle notizie parliamo di SPID che potrebbe chiudere e del vertice globale per regolamentare l’uso dell’IA in guerra.



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C'è un po di confusione, in questo momento.
Il fatto che un dato sia immediatamente disponibile tramite Google, tramite algoritmi, però questo non significa che quel dato sia un dato di qualità.
Essenzialmente ci sono aspetti tecnici che vengono ignorati, quindi uno può andare su Google, trovare un dato e dire ok, questo è il dato giusto.
Il dato giusto richiede sempre un lavoro dietro, quindi i dati devono essere lavorati.
Un dato grezzo non dà la stessa informazione di qualità di un dato lavorato.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Oggi proviamo a capire, insieme a Istat, quanto è importante raccogliere dati di qualità, come questi possono essere usati dalle istituzioni, dalle imprese e dai cittadini, per fare delle scelte più consapevoli.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Qualche mese fa è stata per la prima volta annunciata la volontà del governo di chiudere lo Spid, per adottare unicamente l'accesso tramite carta di identità elettronica.
E questa chiusura potrebbe avvenire già dal 22 aprile.
La gestione dell'identità digitale, infatti, è attualmente affidata ad enti terzi come Aruba, Tim o Poste Italiane, attraverso dei contratti che, però, sono scaduti lo scorso 31 dicembre, e successivamente sono stati prorogati al 22 aprile.
Se entro questa data dunque il governo non troverà degli accordi con questi enti, il login con Spid diventerà tutti gli effetti inaccessibili.
Una delle motivazioni per cui il governo attuale non è propenso al rinnovo, ad esempio, è la richiesta degli enti certificatori di più soldi per coprire le spese, passando da 1 a 50 milioni di euro.
Considerando però che l'accesso con Spid ha fatto risparmiare al solo INPS 100 milioni di euro, la cifra richiesta non è poi così irraggiungibile.
Questo servizio, infatti, ha più volte dimostrato il suo successo, ed è uno dei più usati in Europa da milioni di italiani.
E sarebbe inoltre impossibile rendere l'accesso con la carta di identità semplice quanto Spid entro i prossimi due mesi, con il rischio quindi che milioni di cittadini rimangano esclusi dall'accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione.
La speranza, dunque, è quella che le parti trovi in un accordo e Spid continui ad esistere.
Con l'arrivo di strumenti come ChatGPT o DALL-e, il 2022 è stato sicuramente l'anno in cui l'intelligenza artificiale generativa sia fermata tra il grande pubblico.
D'altro canto, però, se abbiamo capito che l'uso massivo dell'intelligenza artificiale nel settore civile può arrivare a minacciare il lavoro e la creatività umana, l'uso di macchine intelligenti in ambito bellico potrebbe portare a conseguenze ancora più problematiche.
Perciò con l'obiettivo di analizzare e contenere questo nuovo rischio, la scorsa settimana si è tenuto il primo vertice globale sull'intelligenza artificiale responsabile nel dominio militare, il quale ha visto la partecipazione dei rappresentanti di oltre 60 paesi, escluso la Russia.
Tra le questioni affrontate, che verranno valutate nel corso dei prossimi mesi, vi sono l'affidabilità dell'intelligenza artificiale militare, le conseguenze indesiderate del suo utilizzo, i rischi di escalation e le modalità di coinvolgimento degli esseri umani.
Tra le diverse dichiarazioni dei principali rappresentanti è emersa la volontà di stabilire una serie di norme internazionali relative allo sviluppo militare e all'uso dell'intelligenza artificiale, oltre a limitare la ricerca di vantaggi militari da sfruttare in campo.
Anche perché è piuttosto logico presumere che un sistema d'arma sviluppato interamente con queste tecnologie potrebbe da una parte velocizzare e rendere più efficiente un processo decisionale, ma dall'altra aumentare i rischi e i pericoli per i civili presi di mira dagli stessi sistemi.
Da queste considerazioni si è arrivati dunque ad un primo risultato, ovvero la firma di un accordo tra 58 stati che prevede di mettere l'uso responsabile dell'intelligenza artificiale in cima all'agenda politica dei Paesi partecipanti.
Nel corso delle puntate abbiamo cercato spesso di sottolineare quanto sia importante la raccolta dei dati nelle nostre vite.
I dati che raccogliamo, infatti, dopo essere stati elaborati, diventano delle informazioni che ci permettono di fare delle scelte più consapevoli, sia come singoli, sia come aziende e senza ombra di dubbio a livello nazionale e internazionale, permettendoci di raggiungere un livello di benessere superiore come intera collettività.
Per farci capire quanto sia importante saper raccogliere, analizzare ed esporre questi dati è con noi Stefano Menghinello, direttore per la valorizzazione delle statistiche economiche dell'Istat, l'Istituto Nazionale di Statistica.
Benvenuto Stefano.
Buongiorno a tutti, grazie dell'invito.
Conosciamo più o meno tutti l'Istat, ma ci spieghi più nel dettaglio di che cosa si occupa?
Sì, possiamo dire che tutti conoscono l'istituto perché guardando i telegiornali, ascoltando la radio, andando su Google trovate molti dati.
Alcuni di questi dati sono prodotti dall'Istituto Nazionale di Statistica, che è un ente che proprio a fini istituzionale deve produrre statistiche ufficiali.
Noi non siamo gli unici produttori di dati, ma siamo quelli che certificano i dati a livello internazionale e quindi siamo chiamati a essere i referenti per quanto riguarda il dato ufficiale.
Quindi cos'è il dato ufficiale? È un dato che viene certificato da un ente che ha come obiettivo la produzione di un bene pubblico, perché diciamo il dato esistente è comunque un bene pubblico e lo fa seguendo metodologie condivise a livello internazionale e in modo indipendente rispetto alla politica.
Quindi noi siamo un ente di ricerca indipendente.
E nello specifico, in cosa consiste il tuo ruolo?
Io ho un lavoro da lista da 25 anni, quindi il mio percorso professionale mi ha consentito di ricoprire diverse posizioni e quindi mi sono occupato sia della raccolta dati, mi sono occupato della statistica economica e adesso mi occupo della valorizzazione delle statistiche economiche, che significa portare il dato più vicino all'utente finale, quindi rendono fruibile, rendono comprensibile.
Quindi è un po un coronamento di un percorso.
I dati sono conoscenza ed è una conoscenza che deve essere condivisa e deve essere facilmente fruibile, cosa che spesso il dato statistico non è, perché ha tutta un aurea di mistero e quindi il nostro compito è di rendere questi dati facilmente comprensibili all'utente.
E l'utente può essere l'impresa, può essere il cittadino, può essere la pubblica amministrazione, gli utenti hanno un livello di esperienza molto diverso.
Si va dal cittadino che va sul sito dell'Istat perché vuole verificare come aggiornare l'affitto, quindi per un motivo specifico, l'impresa che invece vuole sapere quanto esporta e dove esporta, quindi non tanto quanto l'impresa esporta, ma dove il sistema base sta esportando per vedere se ci sono nuovi mercati, poi si va dal decisore pubblico che disegna le sue politiche sulle base dei nostri dati, il PIL e altri indicatori.
Quindi diciamo noi produciamo dati per tutti e tutti li usano.
E fra l'altro di questi aspetti parleremo nel corso della puntata, però io direi prima di tutto di spiegare qual è il ciclo di vita di un dato e cioè quali sono i dati che Istat raccoglie, in che modo lo fa, come gli elabora e gli analizza e come e dove questi dati vengono pubblicati.
Ok, allora, diciamo che i dati sono il nostro oro, cioè noi cerchiamo l'oro, le nostre miniere di dati si possono trovare in vari posti, come voi sapete i dati sono presso che ovunque, esiste un approccio tradizionale che è quello delle rilevazioni dirette, molti di voi nella propria vita, i propri familiari avranno ricevuto un questionario dell'Istat e non saranno stati troppo contenti di riceverlo,
ecco quello però è un modo, diciamo, un approccio tradizionale in modo classico con cui noi andiamo a raccogliere dati di qualità, sono dati di qualità perché noi disegniamo i quesiti, quindi sappiamo esattamente che cosa chiedere, poi possiamo utilizzare le fonti amministrative, cioè dati prodotti per altre finalità, a fine amministrativi, i bilanci delle imprese o di altri enti che noi riutilizziamo per finalità statistiche, recentemente si è aperto tutto il mondo di diciamo big data e delle nuove fonti, quindi l'utilizzo di tecniche di appunto by scraping per andare, insomma a scaricare i dati e a elaborare.
Quindi noi siamo tecnicamente attrezzati per acquisire ogni fonte di dato.
Ovviamente poi il ciclo di vita implica altre fasi, il dato viene raccolto, viene organizzato, viene standardizzato e soprattutto viene anche trattato per quanto riguarda l'utilizzo dei dati personali.
Noi abbiamo un obbligo di tutelare i dati personali in acquisizione.
Ovviamente poi vengono anche tutelati durante l'interno processo.
Il processo è un processo che lo chiamiamo validazione, cioè esperti dell'Istat col supporto di opportuni metodologie vanno a vedere se il dato è o meno di qualità e ne certificano la qualità, dopodiché vengono prodotte le stime e vengono pubblicati tutti sul sito dell'Istat.
Ecco, questo è un altro punto importante.
Noi pubblichiamo tutto sul sito dell'Istat, siamo obbligati a farlo e quindi nessuno ha un accesso privilegiato ai dati dell'Istat, di nessun tipo.
Quando vengono diffusi che i comunicati stampa, il comunicato esce e in quel momento tutti leggono quel comunicato o lo possono leggere dal Primo Ministro al Comune Cittadino.
Nessuna differenza.
Quindi dalle tue parole mi è parso di capire che un aspetto molto importante da considerare è la validazione del dato che si raccoglie per valutarne appunto la sua qualità.
Sì, diciamo, ecco, questo è un altro aspetto misterioso.
Ognuno di lui quando va al supermercato a comprare una frutta, se c'è un cesto di mele, ovviamente se c'è una mela marcia, tendenzialmente non la comprano.
E quindi è visibile la qualità di un prodotto frutticolo prevalentemente.
Ecco, la qualità del dato è più invisibile, cioè se io mi mettessi in un cesto alcuni numeri e ti dovessi chiedere, Davide, qual è il dato giusto? Tu non sai qual è il dato giusto.
Quindi ecco, questo è un aspetto in cui gioca molto due aspetti.
Uno è la reputazione dell'ette produttore, cioè i dati sono certificati dall'Istat e quindi diciamo per definizione sono dati di qualità.
Ecco, noi non ci dobbiamo adagiare sul fatto che siccome siamo liste ai nostri dati di qualità, ma siamo costantemente alla ricerca della qualità.
Quindi la qualità è qualcosa che viene perseguita come missione dell'Istituto.
Ecco, una cosa interessante è che come consiglio a tutti i cittadini, imprese, che noi siamo sommersi dai dati.
Quindi possiamo parlare di una pioggia di dati, cioè noi viviamo in un cloud di dati per cominciare con il telefonino, però nessuno ha la percezione dove questi dati vengono, se sono di qualità.
Ecco, il nostro lavoro è appunto certificare non tutti i dati, ma un sottoinsieme di dati affinché diano delle coordinate.
Lui siamo tipo una stella polare che deve orientare il cittadino.
Prima eravamo l'unica stella in un cielo buio, adesso siamo un cielo stellato con una stella che però vi dice attenzione, i dati utilizzate di tutti, ma quelli del lista vi consentono un paragone, quindi una sorta di diciamo benchmark.
Ok, entriamo ora nel particolare e quindi vediamo tre categorie in cui questi dati potrebbero essere d'aiuto.
Le pubbliche amministrazioni e soprattutto gli enti locali, ma poi anche le imprese e i cittadini.
Partiamo dalla PA, dalla pubblica amministrazione, come ad esempio un comune, una regione, può utilizzare i dati forniti da Istat per programmare le proprie attività e per decidere magari la priorità dei lavori?
Questo diciamo è un punto importante.
Innanzitutto noi produciamo dati non solo a livello nazionale, ma anche a livello territoriale, quindi sono dati esternamente granulari per cui molti indicatori si ritrovano sia per l'Italia, sia per la regione Lazio, sia per il piccolo comune, quindi noi cerchiamo di mantenere una certa omogeneità nella disponibilità di dati, ovviamente più si va sul livello dettagliato, i dati si riducono anche per problemi di qualità.
L'amministratore è una persona che deve decidere, deve amministrare un territorio, in quel territorio risiede una popolazione, in quelli territori risiedono impianti produttivi, per il territorio c'è un problema di rispetto ambientale, quindi noi forniamo tutti questi dati tramite il nostro sito, quindi a livello di singolo comune noi diamo dati appunto sulla popolazione, sulla popolazione residente, il numero di imprese, quindi c'è proprio una parte del sito che è dedicata proprio all'analisi territoriale
dove i comuni, non tutti, e quindi questo è un problema da di anche utilizzare questa trasmissione per renderlo noto, ecco molti comuni utilizzano continuamente i dati del lista per la loro attività di pianificazione, così possono prevedere in modo più robusto le loro politiche.
Poi ovviamente noi non entriamo mai nel merito delle scelte, quindi noi forniamo l'informazione per decidere, sono altri a decidere.
Passiamo invece alla seconda categoria, quella delle imprese, come può un imprenditore accedere ai dati di Istat, ma questo ce l'hai detto perché sono appunto pubblici, e però come può sfruttare queste informazioni per far crescere la propria azienda, fornire servizi migliori o migliorare la pianificazione aziendale?
Allora, diciamo che noi abbiamo sicuramente prima di tutto un obbligo di riservatezza statistica e di tutela del segreto aziendale, ex segreto industriale, quindi noi non pubblichiamo mai dati che consentano all'impresa A di sapere cosa fa l'impresa B, quindi diciamo, i nostri dati non possono essere utilizzati appunto per, diciamo, per capire cosa fanno le altre singole imprese, i nostri dati possono essere utilizzati per capire come va il settore, come vanno imprese della stessa dimensione, come vanno imprese residenti nella stessa regione.
Quindi tutto sommato noi diamo un benchmark, diciamo che un'impresa è pienamente consapevole di come va, di quante addetti assume, ha una struttura di conto economico dal quale può diciamo desumere vari indicatori.
Ecco, noi gli stessi indicatori, indicatori molto simili, li andiamo a riproporre a livello settoriale, a livello dimensionale e a livello territoriale.
Quindi si possono confrontare e chiamiamola con la media delle altre imprese.
Poi esistono alcuni domini molto più specifici che fondamentalmente invece sono anche utili, sono più vicini alla decisione aziendale.
Per esempio noi pubblichiamo mensilmente tutti i dati sugli scambi con l’estero per 9.800 prodotti e 150 paesi, è chiaro che in quel contesto l'impresa che esporta un prodotto specifico in un mercato specifico trova dati molto più puntuali e più vicini ai processi aziendali.
Mediamente noi diamo dati di contesto, in alcuni casi diamo anche dati che supportano proprio le strategie di vendita, ma sempre evitando di dare il dato dell'altra azienda, perché ovviamente questo non possiamo farlo, non è più statistica ufficiale.
Ok, e l'ultima categoria è quella dei cittadini.
Perché un cittadino dovrebbe utilizzare, dovrebbero servirgli i dati che raccogliete?
Allora diciamo, questa è una domanda molto interessante, perché noi siamo sommersi dai mass media e dalla comunicazione, quindi tendenzialmente questi intermediari della comunicazione consentono di creare quella che viene detta l'opinione pubblica.
L'opinione pubblica si forma sulla base di convinzioni individuali che però spesso derivano anche da condivisione collettiva e fondamentalmente gli strumenti di condivisione collettiva sono i vostri, i media.
Ecco, qualora il cittadino chiamiamolo responsabile, curioso, volesse dire ma come stanno veramente le cose, i media, mi stanno dicendo esattamente come vanno le cose, oppure c'è bisogno di avere un riscontro.
Allora questo è un servizio che noi diamo al Paese, di cui siamo orgogliosi, a me è capitato di fare lezioni universitarie, di parlare con i predatori e gli ho detto ma com'è l'economia italiana? Va bene o va male? E nessuno mi ha detto, sono andato sul sito del list a vedere come va veramente.
Quindi questo è un punto importante, cioè noi in questo Paese dobbiamo saper sviluppare una cultura del numero, la cultura del numero è libertà, la cultura del numero è anche responsabilità, certo ha un costo, che è il costo di informarsi, ecco quello che l'istituto cerca di fare è di avvicinarsi al cittadino, diciamo a metà strada no, cioè
ci incontriamo all'angolo della strada, io ti porto i dati, ti li rendo facilmente compresibili e tu li utilizzi in modo responsabile, perché quando si va a votare con una scelta democratica libera, ecco un salto sul sito dell’Istat a per essere interessate no, anche per avere consapevolezza no, come andiamo da un punto di vista economico, come andiamo da un punto di vista sociale, cosa facciamo per l'ambiente, poi il voto è libero, quindi diciamo il massimo rispetto per le persone, ma no è chiaro che in questo momento i cittadini sono molto disorientati da un bombardamento mediatico, quindi è importante avere alcuni riferimenti che siano neutrali e siano autorevoli.
E quindi la difficoltà come dicevi, oltre a raccogliere i dati, è anche trovare un modo per comunicare i dati in modo semplice, capibile e tramite il vostro sito fate questo lavoro, giusto?
Diciamo che su questo, diciamo work in progress, perché ovviamente la cultura degli uffici nazionali di statistica è molto di processo, cioè garantire la qualità a ogni costo, quindi noi siamo molto impegnati a fatto che quando il dato esca sia il dato più accurato possibile, ovviamente ci sono dati, chiamiamo dati veloci e dati lenti, no?
Noi siamo mensilmente con dei comunicati congiunturali che ogni mese danno la dinamica e su quello stiamo molto attenti, perché abbiamo poche informazioni e dobbiamo curarle al massimo, poi i dati strutturali sono invece, ma abbiamo più tempo, ecco, e il tema della comunicazione è molto importante, diciamo anche storicamente sono accaduti, non in Italia, ma in altri paesi, problemi di proprio misunderstanding, quindi di comunicazione errata, perché istituti nazionali, di statistiche anche autorevoli di altri paesi, non faccio il nome perché sono colleghi, hanno comunicato male una scelta giusta.
Quindi la comunicazione sta diventando veramente il tema.
Ovviamente c'è una comunicazione, il principio fondamentale è l'indipendenza.
Noi diciamo siamo liberi di esprimere quello che noi riteniamo opportuno da un punto di vista metodologico.
Non diamo mai indirizzo di carattere politico.
È chiaro che avvicinarsi all'imprenditore e al decisore pubblico sono tre soggetti diversi, che hanno modalità diverse, non è facile.
Ovviamente andrebbe forse strutturata una strategia differenziata per target, ecco.
Mentre noi siamo ancora su un approccio più istituzionale, no? C'è il sito, noi cerchiamo di mantenere il linguaggio semplice, ma deve essere anche rigoroso perché sennò diventa un po troppo no? Come va l'economia? più o meno va così.
L'economia, misurata in questo modo, ha registrato un incremento.
Quindi forse siamo ancora un po tecnici, dovremo migliorare molto anche appunto interagendo con voi che siete molto più giovani di noi e quindi passiamo anche a trovare un linguaggio più semplice, ma deve sempre essere rigoroso.
A questo punto mi viene da chiederti perché cittadini, imprese e istituzioni dovrebbero usare i dati di Istat quando ci hai detto che non siete i soli a raccoglierli.
Sì, no.
Il punto è esattamente questo.
C'è un po di confusione in questo momento.
Del senso che sembra che il fatto che i dati siano disponibili immediatamente, cioè il fatto che un dato sia immediatamente disponibile tramite Google, tramite algoritmi, ma molti studenti anche universitari, ingegneria, fanno...
è relativamente facile accedere e elaborare un dato.
Però questo non significa che quel dato sia un dato di qualità.
Esenzionalmente ci sono aspetti tecnici che vengono ignorati, quindi uno può andare su Google, trovare un dato e dire ok questo è il dato giusto.
Ecco il dato giusto richiede sempre un lavoro dietro.
Quindi il mio messaggio è i dati devono essere lavorati.
Cioè un dato grezzo non dà la stessa informazione di qualità di un dato lavorato.
Questo come nell'esempio del cesto di mele non è, diciamo, immediatamente comprensibile.
Quindi io sono personalmente, ovviamente poi l'istituto ha una posizione istituzionale, io sono favorevole al fatto che le persone...
che ci sia una alfabetizzazione dell'utilizzo di più fonti.
L'informazione va tutta utilizzata, però bisogna avere consapevolezza che bisogna anche conoscere il mestiere, no? Quindi noi sappiamo fare bene le scarpe, quindi se vuoi comprare un paio di scarpe vieni da noi, ecco.
Noi sappiamo produrre bene i dati, i nostri sono dati di qualità.
Poi tendenzialmente non li devi utilizzare esclusivamente, perché ovviamente in un mondo pieno di dati noi non vogliamo avere un monopolio.
Poi vorremmo essere considerati anche interni proprio amichevoli, come quell'ente che ti consente di fare le tue verifiche.
Quindi trovate pure i dati dove volete, ovviamente se sono presenti sul sito dell’Istat io gli darei priorità, perché sono dati pubblici molto curati.
Se non li trovate andateli a trovare altrove, però ricordatevi che molto spesso appunto dati molto isolati dalla statistica ufficiale potrebbero avere problemi di distorsione, cioè non rappresentare correttamente le cose.
Purtroppo c'è un problema di consapevolezza, cioè diciamo molte persone sono entusiaste dell'utilizzare dati che trovano, ma non danno la giusta attenzione poi a se qui i dati sono effettivamente rappresentativi di quel fenomeno o lo catturano solo in parte.
O magari una cosa che si fa spesso oggi dato appunto la grande mole di dati di cui siamo circondati e quindi si cerca… si cercano solo quei dati che vanno a confermare un pregiudizio che si aveva prima di consultarli.
Questo noi non lo facevamo voi perché noi siamo vincolati da standard internazionali con certe definizioni, quindi diciamo non abbiamo opinioni pregressa insomma.
In conclusione per chiudere questa chiacchierata, che progetti ha Istat per migliorare la raccolta e l'analisi dei dati ma anche e soprattutto per usare questi dati per creare una società più consapevole e affiancare le istituzioni per formulare delle politiche che siano più mirate ed efficaci?
Guarda diciamo in questo momento il tema fondamentale che si sta sviluppando anche con la digitalizzazione della PA col PNRR è un po mettere a fattore comune i dati cioè uscire da una logica in cui o niente aveva i propri dati e non li integrava con gli altri a un sistema di appunto integrato di dati.
Ovviamente c'è anche un tema di quello che noi chiamiamo in inglese "buzzer", ma forse è meglio chiamarlo quel suo vero nome, cioè il fastidio statistico.
Quindi il cittadino, l'impresa si sente bersagliata perché l'Istituto nazionale di statistica, altri enti gli chiedono stessa informazione, pareri con concetti leggermente diversi.
Quindi c'è un tema di bombardamento statistico sui cittadini che va razionalizzato e quindi noi ci stiamo spostando dai sistemi di rilevazione diretta all'utilizzo delle fonti amministrative e alle nuove fonti.
Quindi stiamo cercando di ridurre la pressione sui cittadini riutilizzando fonti disponibili, però quando lanciamo un'indagine c'è un motivo.
Significa che quel dato non lo troviamo altrove, o spesso lo troviamo altrove, ma non è di qualità sufficiente.
Quindi siamo costretti a fare un'indagine.
Quindi da questo motivo c'è una grande attenzione al fastidio creato che però non deve mai arrivare ad una rinuncia della qualità del dato perché sennò viene meno la missione.
Quindi quando vi arriva un questionario mi raccomando rispondete perché c'è un motivo per cui vi arriva poi questo questionario.
Dopodiché invece appunto come dicevo si va sempre di più verso una logica di integrazione del dato.
Quindi la ricchezza informativa si trova spesso nell'integrazione e non nella richiesta di nuovi dati.
Quindi ci sono progetti per mettere al fattore comune tutti i dati e integrarli tra loro, però qui emerge il problema.
Il problema della privacy che riguarda i singoli cittadini i quali ovviamente devono essere tutelati sul trattamento di questi dati.
Noi ovviamente essendo una casa che produce i numeri ufficiali abbiamo tutte le metodologie per per assicurare che questo venga fatto al meglio.
Quindi le nostre strategie per il futuro secondo me riguardano anche riuscire con le risorse adeguate a evolvere verso diciamo i target di soggetti cioè non fare una comunicazione omogenea ma differenziarla sempre di più tra cittadini imprese quindi riuscire diciamo ad avvicinare il dato al processo decisionale con la distanza che si crea tra il dato e il processo decisionale distrugge il potere del dato.
Quindi in un momento in cui il dato non viene considerato come diciamo no, si direbbe in termini informatico, plug in, cioè io prendo il dato e lo devo inserire in un processo decisionale.
Se quel dato non entra c'è un problema perché significa che non l'abbiamo sufficientemente diciamo reso fruibile.
Quindi il vero tema è processi decisionali che sono la casalinga va a fare la spesa, l'imprenditore deve esportare, l'amministratore deve decidere, i dati Istat sono veramente plug in? Ecco su questo secondo me abbiamo ancora da lavorare.
Va bene grazie Stefano per averci raccontato cosa fate e per averci spiegato quali sono le difficoltà dietro alla raccolta di dati di qualità.
Alla prossima.
Grazie a voi.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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Noi ci sentiamo la settimana prossima.