
Il settore dell’esplorazione spaziale è un universo molto complesso in cui la tecnologia non solo è di vitale importanza, ma viene studiata e migliorata per spingersi sempre più avanti. Lo spazio è poi diventato un veicolo di crescita economica, sviluppo sostenibile e strumento di formazione scientifica e culturale per le future generazioni. In tutto questo che ruolo ricopre l’Agenzia Spaziale Italiana? Lo abbiamo chiesto a Marino Crisconio, membro dell’unità “Volo Umano e sperimentazione scientifica” proprio dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Nella sezione delle notizie invece parleremo di SpaceX che costruirà il prossimo lander lunare e dell’utilizzo dei deepfake come strumento di spionaggio.



Brani
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Questa stazione in piccolo sarà come la stazione spaziale nazionale nel senso che verrà assemblata in orbita.
Servirà sia per fare ricerca in orbita attorno alla luna e sia come punto di partenza come fosse una stazione per andare poi sulla luna.
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host Davide Fasoli.
Oggi parleremo con l'Agenzia Spaziale Italiana per cercare di capire come lo spazio può essere per il nostro Paese, un vettore per la ricerca, la crescita economica e l'innovazione tecnologica.
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I prossimi astronauti che metteranno piede sulla Luna lo faranno grazie a un lander di SpaceX.
NASA ha infatti assegnato all'agenzia spaziale di Elon Musk l'autorevole incarico di riportare l'uomo e, per la prima volta, una donna sulla superficie della Luna, nelle prime missioni relative al programma Lunare Artemis.
Con tale decisione da parte dell'agenzia governativa, SpaceX si è così aggiudicata a un fondo pari a 2,9 miliardi di dollari, il quale verrà utilizzato per lo sviluppo di una versione Moon Lander della navicella Starship.
Tuttavia, essendo ancora in fase di sperimentazione, NASA ha chiarito che, prima di far salire i propri astronauti a bordo dello Human Landing System, si assicurerà che SpaceX abbia dimostrato di poter fare atterrare la navicella in totale sicurezza, obiettivo che speriamo venga raggiunto già con la prossima Starship SN15.
Due funzionari del governo britannico eletto ne hanno partecipato ad un incontro con il leader del partito d'opposizione russo, Leonid Volkov, per trattare temi delicati come l'organizzazione di manifestazioni e le strategie politiche del partito.
O almeno così doveva essere.
Si è infatti scoperto che l'interlocutore non era Leonid, bensì un attore che, grazie alla tecnologia Deep Fake, è riuscito a ottenere le sembianze e condividere le informazioni sensibili raccolte.
Questo avvenimento dimostra come la tecnologia Deep Fake sia sempre più realistica, tanto da non far insospettire i due funzionari.
Ma soprattutto di quanto possa essere pericolosa se posta nelle mani sbagliate.
Il settore dell'esplorazione spaziale, sia umana che non, è proprio il caso di dirlo, è un universo molto complesso, in cui la tecnologia non è solo di vitale importanza, ma viene studiata e migliorata per spingersi sempre un po più avanti.
Lo spazio è poi diventato un veicolo di crescita economica, sviluppo sostenibile e strumento di formazione scientifica e culturale per le future generazioni.
E per capire che ruolo ricopre la nostra agenzia spaziale nel supportare tutto questo, siamo oggi in compagnia di Marino Crisconio, membro dell'unità Volo umano e Sperimentazione scientifica dell'Agenzia Spaziale Italiana.
Benvenuto Marino.
Grazie Davide, buon pomeriggio a te e a chi poi ci vedrà o ascolterà.
L'Agenzia Spaziale Italiana è una delle poche agenzie spaziali ad operare in tutti i settori applicativi delle attività spaziali.
Ma quindi quali sono in concreto questi settori, cioè i settori di cui deve effettivamente occuparsi in generale un'Agenzia Spaziale?
Le principali diciamo si discipline o se vogliamo settori cui si suddividono le attività spaziali sono i programmi diciamo così scientifici di esplorazione dell'universo, poi c'è l'osservazione della terra, le telecomunicazioni, la navigazione, l'esplorazione umana dello spazio e i lanciatori o anche il trasporto spaziale.
Poi in genere le agenzie spaziali hanno anche un'unità di tecnologia, di sviluppo delle tecnologie che è trasversale.
Sì però, di tutti questi aspetti che ci hai citato, perché è importante il ruolo dello spazio? Perché è importante fare ricerca in questi ambiti nello spazio?
Per ognuna lo spazio porta una caratteristica peculiare che sulla terra non c'è, per esempio per le missioni di astrofisica il vantaggio è essere fuori dall'atmosfera, che scherma le radiazioni X e gamma, quindi si riesce a fare astronomia X, astronomia gamma, cosa che da terra era impossibile.
Anche l'astronomia ottica comunque da i satelliti riesce meglio perché non c'è l'atmosfera che fa da filtro, il motivo per cui Hubble ci dà immagini tanto belle comparate magari con quelle dei telescopi da terra.
Per quanto riguarda l'osservazione della terra ma anche le telecomunicazioni e la navigazione, lì il vantaggio è che nello spazio i satelliti sono in orbita, per cui coprono tutta la terra in un certo numero di giorni e quindi si possono fare osservazioni di carattere globale ma anche poi locali se gli strumenti sono ben definiti.
Questa è una di quelle cose che per esempio, questo lo sanno tutti, è utile per la meteorologia perché le osservazioni in loco fatte con i palloncini sonda vengono sempre unite alle visioni di insieme che danno i satelliti gestazionali Meteosat.
L'esplorazione umana, inutile dirlo, che è una sfida che è cominciata più o meno con l'inizio dell'attività spaziale, cioè lo Sputnik che venne lanciato nel 1957, già quattro anni dopo nel 1961 hanno lanciato il primo astronauta, Yuri Gagarin, e altri 8 anni dopo un uomo misse i piedi sulla luna, per cui l'idea di esplorare personalmente un nuovo ambiente ci sta tutta.
E poi per fare questo, sia per lanciare gli astronauti, sia per lanciare i satelliti, servono i lanciatori.
Un grosso sviluppo, e triste dirlo, l'ha dato la seconda guerra mondiale perché poi i lanciatori è uno di quegli ambiti in cui c'è comodalità tecnologica col militare e a valle della seconda guerra mondiale americani e russi si sono presi un po di scienziati tedeschi e hanno spinto in avanti questa ricerca e alla fine è cominciata l'era spaziale.
Sì, quindi diciamo che lo spazio ci permette di studiare meglio dei fenomeni perché ci permette di escludere del rumore, in questo caso penso ad esempio per l'osservazione delle stelle, rumore creato dall'inquinamento luminoso sulla Terra e quindi ci permette di studiare dei fenomeni in modo più isolato e più preciso.
E anche per esempio passando all'esplorazione umana, alla stazione spaziale di cui magari parleremo poi, lì per la condizione di microgravità che è presente in orbita si annulla l'effetto del peso e quindi si possono osservare dei fenomeni fisici in maniera differente.
Sì, la stazione spaziale internazionale ci permetterà in futuro, ma poi lo vedremo anche di allontanarci ancora di più e di portare l'uomo ancora più distante rispetto a dove siamo arrivati finora.
Per cercare però di capire meglio di che cosa vi occupate, di che cosa si occupa l'agenzia spaziale italiana, proviamo a fare un viaggio immaginario partendo dalla Terra verso lo spazio profondo.
La prima cosa che incontreremmo sarebbe la stazione spaziale internazionale.
Che ruolo ha la nostra agenzia spaziale sulla ISS?
Prima di dire questo, voglio fare una piccola premessa di carattere generale.
L'ASI ovviamente è un ente governativo, un ente pubblico, quindi ha il compito in qualche modo di gestire il finanziamento pubblico delle attività spaziali, sia di ricerca scientifica sia di innovazione tecnologica e nel farlo sostiene l'industria aerospaziale italiana come la comunità scientifica, in quei diversi ambiti che abbiamo detto prima.
Questa cosa la fa sia tramite programmi nazionali, quindi programmi in cui chi gestisce è una persona dell'ASI e chi fa il contratto è l'ASI, sia tramite la partecipazione dell'Italia all'agenzia spaziale europea.
Per cui l'Italia come molte nazioni europee ha questo doppio binario di attività spaziali, nazionale e tramite l'ESA.
Ecco questa cosa in particolare la vediamo proprio nella partecipazione alla stazione spaziale internazionale dove l'Italia partecipa in due modi.
Il primo perché è uno degli stati membri dell'ESA che anni 90 sottoscrissero l'intergovernmental agreement con gli Stati Uniti, Giappone, Canada e Russia per lo sviluppo dell'Astoria spaziale internazionale e di suo utilizzo scientifico.
Ma poi perché l'ASI nel 1997 fece un accordo bilaterale con la NASA, in particolare un accordo governativo quindi tra Italia e Stati Uniti, per fornire dei moduli logistici che volavano nello Space Shuttle e li fornivano di cargo, quindi di strumentazione e di equipaggiamento per gli astronauti la stazione e in cambio l'ASI ha avuto in cambio una percentuale di utilizzo delle risorse NASA.
Grazie a questo l'Italia fa parecchia ricerca scientifica sulla stazione, per cui abbiamo da un lato gli esperimenti targati ASI che riusciamo a lanciare grazie a questa percentuale di risorse nazionali di uso della stazione e che selezioniamo tramite bandi aperte alla comunità scientifica in discipline diverse, quindi non sono bandi tematici.
Accanto a questi poi ci sono i bandi tematici dell'Agenzia Spaziale Europea, nei quali la comunità scientifica italiana è comunque abbastanza attiva e che poi sono anche se necessario supportati finanziariamente dall'ASI perché l'ESA mette a disposizione le proprie risorse sulla ISS però non paga per esempio le spese vive e allora noi facciamo una certa periodicità dei bandi di finanziamento destinati ai ricercatori italiani selezionati in un certo numero di bandi ESA che vengono identificati nel bando di finanziamento.
Certo e ci fai qualche esempio di esperimenti che avete condotto sulla stazione spaziale internazionale, appunto magari in concomitanza con la presenza a bordo di un astronauta dell'ESA ma poi ovviamente nello specifico, ancora meglio, di un astronauta italiano.
Certo, noi intanto aggiungo che tendiamo nei limiti del possibile a lanciare esperimenti italiani sulla stazione quando c'è un astronauta italiano perché questa cosa dà visibilità reciproca, cioè l'astronauta può nelle sue conferenze stampa anche raccontare della scienza italiana che sta facendo in orbita e di contro gli scienziati italiani hanno una visibilità maggiore perché in genere il picco di interesse del pubblico nei confronti dello spazio è quando c'è un astronauta in orbita.
Ecco nell'ultima missione con un astronauta italiano dell'ESA è stata la missione Beyond di Luca Parmitano del secondo semestre 2019, lui partì a luglio e è entrato a febbraio del 2020 a inizio pandemia e tra l'altro è stato il primo italiano a avere il ruolo di comandante della stazione spaziale internazionale, una cosa abbastanza prestigiosa.
In quel caso noi avevamo sei esperimenti, uno per esempio era di, possiamo definirlo di fisiologia umana perché si trattava di lanciare un bioimpedenziometro sulla stazione, una cosa che non c'è, per misurare massa grassa e massa magra, perché sulla stazione l'unica cosa che c'è è una bilancia, quindi gli astronauti tengono sotto controllo il peso ma non massa grassa e massa magra e l'idea dello scienziato era di vedere come la micro gravità aveva effetti su questa cosa e se delle correzioni alla dieta dell'astronauta potevano migliorare la situazione.
Un'altra era un esperimento di medicina a che fare con disturbi delle malattie diciamo si neurodegenerative, in particolare del morbo di Alzheimer e lì sono coinvolte delle proteine che si chiamano fibrille amiloidi, sono lanciate 36 fialette per vedere come l'aggregazione delle fibrille amiloide è influenzata dalla micro gravità, sia per vedere se l'astronauta può avere un rischio maggiore rispetto a una persona a terra di insorgenza della malattia e sia per meglio caratterizzare l'andamento fisico.
Poi c'erano due esperimenti di radiazioni, una volta a caratterizzare l'ambiente radioattivo all'interno della stazione a quella quota dove gli astronauti sono un po schermati alle radiazioni grazie alla magnetosfera, però non essendoci all'atmosfera c'è comunque un livello radioattivo maggiore rispetto a terra e questo approfondire questi aspetti è utile per l'esplorazione della luna e di Marte dove si è fuori dalla magnetosfera e la radiazione diventa un fattore di rischio, l'altro invece era rivolto verso terra.
Poi abbiamo anche un esperimento didattico perché da qualche anno abbiamo preso l'abitudine per ogni appunto missione di astronauti italiano di fare un bando rivolto alle scuole superiori dove scuole interessate possono proporre un esperimento sotto la supervisione di un professor universitario, di modo che il professor universitario ci mette comunque la sua esperienza e dà un contenuto davvero scientifico
all'esperimento, però l'esperimento va ideato e portato avanti da studenti delle scuole e questo è uno dei tanti modi con cui cerchiamo di interessare allo spazio i ragazzi delle scuole perché questo è proprio a livello europeo che c'è questo obiettivo di incrementare il numero di scritti nelle discipline cosiddette STEM, Science, Technology, Engineering, Mathematics.
Sì, sicuramente è un'iniziativa molto interessante per incentivare le future generazioni per investire appunto la loro carriera scolastica in questi ambiti.
La seconda cosa che invece incontreremmo in questo nostro ipotetico viaggio verso lo spazio profondo sarebbero dei satelliti.
Qual è il contributo che state dando in questo settore? E un esempio che è molto celebre penso sia quello di Galileo, quindi questo sistema di localizzazione, di posizionamento che di fatto si contrappone all'americano GPS.
Allora per Galileo l'Italia dà un contributo, in quel caso non è tanto un contributo nazionale quanto è tramite l'ESA.
Galileo è un programma dell'Unione Europea perché adesso da qualche anno c'è questa dicotomia in Europa per cui c'è le attività spaziali portate avanti dall'ESA, che però è un'agenzia spaziale di cui fanno parte un certo numero di stati membri che non corrispondono agli stati che fanno parte dell'Unione Europea.
L'Unione Europea in proprio ha cominciato da un po di anni appunto ad avere attività spaziali.
Ecco Galileo è un programma della commissione europea che la commissione finanzia tramite ovviamente i governi e che ha affidato all'agenzia spaziale europea che quindi è come se facesse da gestore del programma ma quale a sua volta per ogni singolo satellite fa una gara e poi le industrie diciamo così capaci di costruire un satellite di quel tipo in Europa sono poche per cui alla fine più o meno è come se se lo alternassero.
Ora la particolarità di Galileo è che diversamente dai tre sistemi attualmente presenti sono il GPS statunitense, GLONASS russo, quello cinese che non ricordo come si chiama, Galileo gestito come dire da autorità civili non militari mentre gli altri tre sono gestiti dai militari.
Quindi la prima cosa è che non c'è mai il rischio di una sospensione del servizio per motivi bellici perché il GPS è vero che ne lo siamo tutti però in linea di principio scoppiasse una guerra gli Stati Uniti potrebbero decidere di spegnerlo e a quel punto noi non ce lo daremo più, resteremo privi.
È stato progettato il Galileo per essere compatibile col GPS per cui adesso gli smartphone possono collegarsi tanto a Galileo quanto al GPS e questo fatto serve a come dire ad aumentare le prestazioni del sistema perché siccome si tratta di fare posizionamento più satelliti sono in vista contemporaneamente e migliora l'accuratezza del posizionamento.
Ci sono due centri di controllo dell'intero sistema, Galileo ha una costellazione fatta da 30 satelliti in orbita media e uno dei due è in Italia, presso il Fucino in Abruzzo della società telespazio e quello è un centro di controllo perché avesse l'opportunità di visitarlo, ne vale la pena, è abbastanza impressionante, ci sono più di 100 antenne ed è il principale centro di terra italiano.
Galileo è come costellazione composto da 30 satelliti in orbita media, quindi circa a circa 20.000 chilometri di altezza di quota e questo ovviamente è un esempio di satelliti perché poi di satelliti se ne fanno tanti, spesso sono collaborazioni internazionali cioè spesso l'Italia contribuisce a satelliti assieme ad altre nazioni però ogni tanto c'erano anche missioni nazionali.
L'ultimo satellite nazionale lanciato è stato Prisma, un satellite di osservazione della terra nell'iperspettrale, un po di anni fa era stato lanciato Agile che era un satellite di astronomia gamma, poi c'è la costellazione Cosmos, un fiore all'occhiello, quindi osservazione della terra tramite SAR per cui nelle microonde.
Certo e però adesso allontaniamoci ancora di più dalla terra e a questo punto ci troviamo di fianco, passiamo a fianco alla luna, qui però dobbiamo immaginarcelo due volte sia perché appunto il nostro viaggio è ipotetico sia perché quello che vediamo è in realtà qualcosa che ancora non esiste, una stazione spaziale lunare che quindi è una stazione che orbita attorno alla luna e anche qui che ruolo avrà l'Italia nel programma Artemis cioè quel programma che di fatto riporterà l'essere umano sulla luna e poi ci spiegherai anche perché oltre la luna.
Allora Artemis è un programma internazionale a guida americana quindi è stato lanciato dagli Stati Uniti dalla NASA però con un'apertura verso partner internazionali in particolare verso i partner della stazione spaziale internazionale con cui appunto c'è questa collaborazione da più di vent'anni.
È stato chiamato così perché Artemis vuol dire Artemide quindi Diana che è la sorella gemella di Apollo che è il programma spaziale degli anni sessanta.
Apollo portò il primo uomo sulla luna, Artemis porterà la prima donna per cui hanno mostrato diciamo sia anche una conoscenza mitologica gli americani.
Infatti loro dicono sempre la prima donna sulla luna è il prossimo uomo.
Ora è un programma diciamo così incrementale per cui si comincerà col costruire una piccola stazione spaziale attorno alla luna in orbita cosiddetta Cislunare che non sarà permanentemente abitata.
Ogni tot mesi ci sarà un equipaggio che andrà lì e sarà alcune settimane e questa stazione in piccolo sarà come la stazione spaziale internazionale nel senso che verrà assemblata in orbita fatta di diversi moduli.
Servirà sia per fare ricerca da lì quindi in orbita attorno alla luna e sia come punto di partenza come se fosse una stazione per andare poi sulla luna dove piano piano si inizierà a costruire ma devono ancora definire i dettagli una base lunare.
Magari non tanto una base del senso di un unico grande edificio quanto una base sparpagliata quindi con moduli distinti per le diverse per le diverse funzioni.
Anche qui l'Italia partecipa due volte.
La prima attraverso l'ESA perché l'ESA è uno dei partner della nasa sia per il gateway quando ancora si chiamava semplicemente lunar gateway sia quando è diventato il programma Artemis.
In particolare l'industria italiana contribuirà alla realizzazione dei due contributi dell'ESA al gateway che sono che saranno IHAB, International Habitation Module, un modulo abitativo tipo i nodi della stazione spaziale e Esprit che sarà un modulo che servirà per il refueling più servizi di telecomunicazioni.
E in aggiunta l'ESA sta già contribuendo all'European Service Module che è una parte della capsula Orion quella che porterà gli astronauti lì sul gateway oppure sulla luna e che è dopo 50 anni l'evoluzione del vecchio Saturno 5.
Quindi una cosa diversa dallo space shuttle, si è tornati al passato.
Grazie al decollo verticale con la capsula che poi quando torna sulla Terra fa l'ammaraggio nell'oceano.
A livello nazionale invece l'Italia è una di quelle nazioni che hanno siglato gli Artemis Accords con gli Stati Uniti e il contributo deve essere ancora identificato però probabilmente potrebbe trattarsi di un modulo abitativo su una superficie lunare perché alla fine in Italia grazie al lavoro fatto per la stazione spaziale internazionale c'è competenza nella realizzazione di moduli presturizzati abitabili per gli astronauti.
La competenza che sta a Torino nella tutta l'esterna in una spazio a serie di Torino che all'epoca aveva realizzato su contratti o di ASI o di ESA il Columbus, il nodo 2, il nodo 3, i moduli MPLM di cui parlavo prima e uno dei quali è diventato modulo PMM adesso attaccato permanentemente alla stazione, la TV e quindi tutto questo heritage fa sì che loro potranno dare un contributo nel programma Artemis.
E visto che abbiamo parlato di questo programma ne approfitto per lo sfrutto come pretesto.
Perché è importante investire quindi esserci partecipare a un progetto così ambizioso, un programma così ambizioso come può essere Artemis ma per un'agenzia spaziale qual è il valore aggiunto, cioè qual è il ritorno che si vuole avere da una partecipazione attiva di questo tipo?
Allora, qua la risposta è sfaccettata.
Intanto i programmi spaziali di un certo livello importanti che nel tempo sono stati appunto il programma Apollo, lo space shuttle, la Mir, dei russi, l'agenzia spaziale internazionale poi Artemis, le nazioni che partecipano sono quelle che vogliono restare in serie A, cioè nel club delle agenzie spaziali capaci di fare certe cose e di avere una tecnologia di punta.
Per cui partecipare in parte serve a questo.
Serve per esempio per dare la possibilità ad astronauti italiani di andare sulla Luna, così come serve per avere la possibilità a scienziati italiani di partecipare alla ricerca scientifica che si farà lì.
Perché poi gioco forza i bandi si saranno magari aperti e ascensati di tutto il mondo però è chiaro che le nazioni che contribuiscono hanno comunque un europeo.
Quindi in pratica una volta che si fa questa cosa, cioè che si definisce assenso, ritornare sulla Luna, fare nuova ricerca scientifica che non era stata fatta 50 anni fa, perché 50 anni fa gli astronauti delle missioni Apollo andavano, stavano qualche giorno e tornavano.
Oltretutto farlo anche in previsione del primo viaggio umano su Marte, perché alla fine servirà anche come un gigantesco banco di prova per quello.
Chiaro, una volta che questa cosa c'è, per chi investe nello spazio, l'Italia comunque ha un agenzia spaziale, ha un budget tutto sommato dignitoso rispetto all'Italia, non puoi non esserci.
Ecco, mettiamola così.
Assolutamente.
E visto che hai parlato di Marte, mi collego a questa cosa per introdurre la domanda conclusiva.
Quindi stiamo ancora facendo questo nostro ipotetico viaggio verso lo spazio profondo e ci dirigiamo ora verso Marte.
Un pianeta che sicuramente non è stato mai visitato, perlomeno da essere umani, e però sarà anche una degli obiettivi futuri del programma Artemis, ma è un pianeta che è abitato da molti rover o comunque tecnologia che abbiamo inviato noi personalmente su quel pianeta.
E proprio in riferimento a queste missioni, l'abbiamo visto anche recentemente con Perseverance che è arrivato finalmente su Marte.
Che ruolo ha l'Italia e l'Agenzia Spaziale Italiana?
Allora, sì.
L'Italia ricopre un ruolo nella missione ExoMars dell'ESA.
È un ruolo diciamo di primo piano, anche perché l'Italia è stata il principale contributore alla missione.
Ora ExoMars è fatta di due missioni.
La prima, che è stata lanciata nel 2016, che ha lanciato un orbiter attorno a Marte, chiamato TGO, e che prende dati come se fosse invece che osservazione della Terra, osservazione di Marte.
Ecco, mettiamola così.
Quindi osserva Marte dall'alto e raccoglie informazioni.
Poi ci sarà nel 2022 il lancio di un rover che dovrebbe fare, come fanno i rover, carotaggio e analisi in sito dei campioni, in parte col solito obiettivo di cercare tracce di vita passata.
Vita nel senso di molecole prebiotiche, cose del genere, quelle che poi lasciano tracce, diciamo così, di tipo fossile e che però analizzandolo non riesce a ricostruire ex post che un tempo c'era stato il batterio oppure l'organismo unicellulare.
Il rover tra l'altro verrà controllato da un rover Operation Control Center che sarà di nuovo situato a Torino.
Quindi anche lì l'Italia avrà un suo ruolo, sempre tramite l'ESA.
Quindi c'è una replica del rover che starà in questo centro, una replica del terreno marziano per cui la sequenza di istruzioni che vengono inviate vengono prima testate e poi vengono inviate perché stante la distanza uno non può fare un controllo in tempo reale per cui il rover deve avere una sequenza di istruzioni ed eseguirle.
E questo per quanto riguarda la missione, una missione attuale europea.
Ma però c'è un programma molto ambizioso, misto europeo-americano che si chiama Mars Temple Return, anche quello fatto di varie parti, di cui la prima è questo lancio di Perseverance da parte della NASA sulla superficie marziana.
E questo è un contributo americano.
Perseverance è un rover che andrà in un certo numero di siti, cioè si muoverà e farà carotaggio in vari siti.
E ogni volta che prende del materiale lo lascerà lì, tipo pollicino, incapsulato.
Poi l'ESA svilupperà un rover che si chiama la Fetch Rover che avrà il compito, in cui l'industria avrà ha un ruolo, diciamo così, ci sono anche l'industrie italiane che parteciperanno a questo sviluppo, andrà lì fra qualche anno a recuperare i vari campioni che tanto li stanno e diciamo nessuno li tocca.
Poi verrà lanciato dagli americani un, non so come definirlo, diciamo satellite, è il termine più corretto, capace di atterrare sulla superficie marziana e ripartire da Marte, un po come facevano dalla luna con le missioni Apollo, e agganciarsi a un orbite che sempre dovrà essere lanciato, che si chiama Aero, e quello di nuovo il contributo europeo in cui l'Italia avrà una parte, quindi si aggancerà all'orbite e a quel punto l'orbite tornerà sulla Terra.
Perciò si chiama sempre il dono, perché questi campioni marziani, come le rocce della luna, torneranno a Terra per essere analizzate, ovviamente molto meglio di come lo si possa fare in situ, perché a Terra si dispone di tutti i lavoratori per fare tutto quello che serve.
Questo è un programma di respiro diciamo decennale, per cui questi campioni dovrebbero tornare, non mi ricordo se nel 2030 o 2031, insomma una cosa del genere.
Sì, speriamo che questa missione possa avere esito positivo e riportare qui sulla Terra dei campioni provenienti da Marte, che sarebbe assolutamente un qualcosa di mai provato prima.
Va bene, grazie Marino per questo tuo intervento, per averci fatto capire l'importante ruolo che gioca l'Agenzia Spaziale Italiana, la propria rilevanza e anche la rilevanza di tante aziende private italiane che si sono specializzate poi in questo settore e che il loro contributo abbiamo capito essere fondamentale per il futuro dell'esplorazione umana del vastissimo universo in cui viviamo.
Grazie ancora, a presto e buon lavoro.
Grazie a voi, a presto.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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