
La tendenza a rendere “as a service” i più importanti settori dell’industria contemporanea non riguarda solamente le piattaforme per la fruizione di film in streaming come Netflix o Disney+, o il settore della musica come Spotify o Apple Music, ma sta facendo ingresso anche al mondo dei videogiochi. Oggi infatti cercheremo di capire come sia possibile rendere anche questo settore, non più popolato da prodotti fisici, ma qualcosa di meno tangibile e che possa rappresentare sotto molti punti di vista, un vantaggio per l’esperienza utente di noi clienti finali.
Nella sezione delle notizie invece affronteremo l’inizio dello switch-off del rame di TIM per passare a connessioni FTTH, del ban definito di Trump da Facebook e infine faremo il punto della situazioni delle missioni di SpaceX e Blue Origin.




Brani
• Ecstasy by Rabbit Theft
• No Pressure by Tim Beeren & xChenda
Salve a tutti, siete all'ascolto di INSiDER - Dentro la Tecnologia, un podcast di Digital People e io sono il vostro host, Davide Fasoli.
Oggi parleremo di che cos'è il cloud gaming e di come potrebbe rivoluzionare il nostro modo di videogiocare.
Prima di passare alle notizie che più ci hanno colpito questa settimana, vi ricordo che potete seguirci su Instagram a @dentrolatecnologia, iscrivervi alla newsletter e ascoltare un nuovo episodio ogni sabato mattina su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast oppure direttamente sul nostro sito.
Abbiamo più di una volta parlato di quanto sia importante una buona connessione ad internet e di come l'Italia stia via via diventando sempre più un paese veramente connesso, grazie alla fibra ottica.
E l'ultima buona notizia viene proprio da Tim, che ha finalmente intrapreso un graduale abbandono della rete in rame.
Il primo paese totalmente coperto dall'FTTH è Mattarello, una frazione del comune di Trento.
Tutte le 2000 utenze sono infatti state migrate alla connettività gigabit, anche se dovranno poi essere i cittadini ad aderire, cambiando il proprio piano alla nuova tecnologia.
E proprio su questo Tim sta cercando di informare gli utenti e promuovere il salto di qualità.
Ovviamente la modifica riguarda anche gli altri operatori che si appoggiano alla rete Tim, per fornire i propri servizi.
E dentro il 2022 anche in altre città Trentine verrà via via abbandonata la rete in rame, partendo da Rovereto, Pinzolo, Riva del Garda e molte altre.
La speranza è quella che questo cambiamento sia sempre più veloce, per garantire al paese una totale copertura della fibra ottica.
L'oversight board di Facebook, l'organo indipendente dall'azienda a cui è stata delegata la competenza su alcune decisioni delicate, ha confermato la sospensione del profilo di Donald Trump sui propri social network, tra cui anche Instagram.
Il profilo era stato sospeso quattro mesi fa per il coinvolgimento dell'ex presidente nell'attacco al congresso del 6 gennaio, di cui avevamo parlato con il giornalista Francesco Costa.
Nella sua decisione l'oversight board ha però specificato che nel sospendere il profilo di Trump indefinitivamente Facebook non ha seguito una procedura adeguata, in quanto le regole del social non prevedono che Facebook possa tenere un utente fuori dalla piattaforma per un periodo indefinito.
Per questo motivo l'oversight board ha chiesto a Facebook di rivedere le sue regole entro sei mesi e di conseguenza anche la sanzione nei confronti di Trump.
Come annunciato nella puntata dello scorso 7 novembre, il 2021 sarà un anno determinante per l'avvio del turismo spaziale e attualmente tra i principali candidati intenzionati a portare il primo civile nell'orbita terrestre si fronteggiano SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic.
In pole position è subito collocata Blue Origin, dell'ex CEO di Amazon, Jeff Bezos, dopo aver annunciato che il suo volo turistico, nonché primo in assoluto, partirà ufficialmente il prossimo 20 luglio 2021, a bordo della navicella spaziale New Shepard, chiamata così in onore di Alan Shepard, primo astronauta americano lanciato nello spazio.
Dopo settembre sarà invece il turno di SpaceX, che con la missione Inspiration4 voleranno per due giorni interi nello spazio quattro civili a bordo della navicella Crew Dragon Resilience, già protagonista, fra l'altro, della prima missione orbitale con equipaggio operativo.
A chiudere il cerchio troviamo infine la compagnia Virgin Galactic del magnate Richard Branson, che entro il 2021 spera di essere egli stesso il primo civile a volare con il veicolo Spaceship, ne augurando così a partire dal 2022 l'era del turismo spaziale.
Con il costante miglioramento delle attuali reti internet e con la conversione al digitale di vari business, come quello delle produzioni cinematografiche e musicali, si è creato recentemente un nuovo tipo di mercato, che ormai viene definito era dello streaming.
Solamente negli ultimi anni, infatti, questa nuova tendenza è riuscita a registrare una crescita superlativa nei vari settori dell'industria contemporanea, i quali, partendo da una strategia basata sulle vendite al dettaglio, sono arrivati oggi ad abbracciare l'etichetta As a Service, utilizzata sempre più frequentemente per indicare tutti quei principi che arrivano a sostituire al possesso fisico delle risorse hardware e software delle modalità di acquisto circolari sul modello del noleggio.
E in particolare, grazie all'espansione della digitalizzazione, le grandi aziende tech stanno attualmente investendo sempre più sul modello software As a Service, che comprende tutte quelle soluzioni di mercato che si basano sulla possibilità di fornire agli utenti l'accesso a servizi cloud in abbonamento.
Servizi che, come si può comprendere dalla definizione stessa di cloud, senza una buona ed efficiente connessione ad internet non potrebbero esistere, ma ne riparleremo tra poco.
Fatte le dovute premesse, entriamo ora in quello che sarà il vero focus di questa puntata, che si rifà appunto al concetto di servizio introdotto poco fa.
Noi tutti oggi siamo consapevoli che guardare un film, ascoltare una canzone o acquistare prodotti online non è poi così complesso da attuare.
E ciò viene perché esistono note piattaforme come Netflix, Disney+, Prime Video nell'ambito cinematografico o Spotify ed Apple Music per la musica, che ci consentono di fruire dei prodotti offerti dalle rispettive aziende senza intaccare lo spazio di archiviazione o addirittura quello fisico, come avveniva poco tempo fa con l'acquisto dei vecchi CD e DVD.
Ma forse non tutti sanno che questa nuova tendenza a rendere as a service, i più importanti settori dell'industria contemporanea, si sta approcciando anche al mondo dei videogiochi.
Ed è l'importanza che sta infatti riscontrando questo fondamentale campo dell'intrattenimento, soprattutto in un periodo come quello in cui viviamo, ne avevamo parlato nella puntata sugli eSports dello scorso 21 novembre.
Ma se a questo punto provassimo ad unire il successo dell'industria videoludica a quello del modello economico as a service, cosa nascerebbe? Ebbene sì, il cloud gaming.
Prima però di entrare nel succo del discorso e capire dunque come funziona effettivamente questa nuova realtà e quali sono le prospettive future, vi invito a recuperare, qualora non l'aveste fatto, la puntata uscita due settimane fa, "Edge Computing: il cloud scende dalla nuvola", che analizza nello specifico la tecnologia del cloud con tutte le sue implicazioni, tra le quali una buona o meglio ottima connessione ad internet, come presupposto di corretto funzionamento.
Perché quando si parla di cloud gaming o comunque di riproduzione streaming in generale, il processo di elaborazione, in questo caso del videogioco, in realtà non viene effettuato direttamente sul nostro PC o sulla nostra console, bensì su un server più potente che potrebbe trovarsi facilmente dall'altra parte del mondo.
E infatti il nemico principale relativo a questa tecnologia è proprio la latenza della nostra connessione, la quale risulta essere determinante nella user experience, l'esperienza utente finale, soprattutto quando si parla di game streaming.
Per chi non lo sapesse, questo valore, che spesso viene monitorato attraverso speed test insieme a download e upload, rappresenta in parole povere l'intervallo di tempo che intercorre tra il momento in cui viene inviato l'input, che nel nostro caso corrisponde al segnale partito dal controller, e il segnale di output, ossia ciò che effettivamente vediamo sul nostro schermo e che è stato precedentemente elaborato da un server remoto.
Naturalmente, come avrete potuto intuire, il problema legato al tempo di esecuzione da parte del server non sussiste se viene effettuato sul computer o sulla console locale vicina, in cui la latenza è così bassa da non poter essere rilevata ad occhio nudo.
Il discorso cambia, invece, quando il segnale deve viaggiare attraverso una connessione ad internet per essere poi reindirizzato o compresso e infine tornare indietro al punto di partenza.
Decisamente un altro paio di maniche, ed è anche proprio per queste ragioni che attualmente il gaming as a service stenta a decollare, soprattutto in un paese come l'Italia, nel quale la fibra ottica che arriva fino a casa è purtroppo prerogativa delle cosiddette aree grigie o nere a discapito delle numerose zone a fallimento di mercato identificate con il colore bianco, dove gli operatori non investono autonomamente senza l'intervento economico da parte dello Stato, avvenuto in questi anni attraverso l'intervento di Open Fiber.
Ad ogni modo, il problema legato alla qualità della connessione non sussiste solamente nel nostro paese, infatti nel cloud gaming, così come avviene quando si guardano video su YouTube o su Netflix, il segnale output elaborato dal server che arriva a noi risulta volutamente compresso, affinché non venga occupata una larghezza di banda eccessiva compromettendo tuttavia la qualità grafica del contenuto che stiamo riproducendo, che non sarà nitido e dettagliato come quello che potrebbe essere reso con un PC da gaming o una console.
Ma a questo punto vi starete chiedendo, come potrei preferire un servizio di cloud gaming ad avere una console fisica, con i vari giochi già installati e il cui funzionamento non è strettamente legato ad una connessione a internet? Ebbene, se diamo per scontato il fatto di possedere una buona connessione a internet, che nel 2021 non deve essere prerogativa solamente del gaming as a service, i vantaggi vengono a galla praticamente da soli.
Ma andiamo con ordine.
Il primo fra tutti è il cosiddetto costo totale.
Il problema principale, infatti, per chi è solito giocare con videogame comprati direttamente su PC o console, è che prima o poi dovrà fare i conti con l'obsolescenza dei propri dispositivi hardware, che per il deterioramento dovuto al trascorrere del tempo, o per i nuovi titoli che richiedono potenze di calcolo maggiori, ci costringerà a spendere altri soldi per aggiornare le componenti nel caso dei PC o addirittura a vendere la console per poi comprare il modello successivo ad un prezzo magari fuori dalla nostra portata.
Con i giochi in cloud, invece, non è necessario fare alcun aggiornamento, dato che l'onere di tale operazione è a carico esclusivamente del gestore del servizio di cloud gaming, che per rimanere al passo con la concorrenza dovrà mantenere costantemente aggiornate e alle ultime versioni i propri mezzi per fornire la migliore user experience all'utente.
Un altro vantaggio che poi comporta il game streaming è sicuramente la possibilità di svincolarsi dai soliti computer e console che utilizziamo per giocare.
Dal momento in fatto che il titolo non viene elaborato direttamente sul nostro dispositivo, bensì su un computer, chissà quante volte più potente e da un'altra parte del mondo, il cloud gaming ci offre la possibilità di scegliere altri dispositivi per visualizzare il contenuto, come notebook, tablet o persino smartphone.
Ricordiamoci inoltre che con il game streaming è come se stessimo riproducendo un video sul nostro dispositivo, perciò quest'ultimo non per forza deve trattarsi dell'ultimo modello sul mercato, anzi, spesso è sufficiente che riesca a riprodurre video anche solamente in una buona qualità come l'HD.
Come conseguenza di ciò, la compatibilità del singolo titolo non sarà più strettamente incatenata al sistema operativo, che nella maggior parte dei casi corrisponde a Windows, ma potrà essere utilizzato anche su altri OS, come macOS, Linux, Android, iOS, ChromeOS e così via.
Un discorso a parte lo si può fare anche per le televisioni.
Noleggiando un servizio di gaming non sarà più necessario collegare alla TV una o addirittura due console, le quali spesso oltre all'eccessivo spazio occupato non consentono nemmeno di navigare liberamente in internet o in altre applicazioni non proprietarie, come avviene contrariamente nel caso delle smart TV o con le più economiche chiavette wireless come Amazon Firestick o Google TV.
Per tali ragioni, secondo alcuni esperti, le console sarebbero destinate a sparire un giorno o l'altro.
Ed infatti uno dei dibattiti che spesso sorge tra i fautori oppositori del cloud gaming è che le console potrebbero non essere più prodotte, proprio perché, per l'eccessivo costo di acquisto e spazio fisico occupato, tra qualche anno le persone dotate di un'ottima connessione ad internet potrebbero arrivare a riprodurre titoli di punta direttamente sulla smart TV con l'utilizzo di un banale controller wireless.
Avviamoci ora verso la conclusione di questa puntata con l'ultimo, ma non meno importante, vantaggio che ha da offrire il gaming as a service rispetto alle modalità di gioco tradizionali, ovvero il multi-piattaforma.
Ma prima facciamo un piccolo e rapido passo indietro.
I primi accenni di cloud gaming per il grande pubblico arrivarono solamente intorno al 2009, quando all'edizione annuale del Game Developer Conference venne lanciato il primo e vero servizio di gaming as a service, meglio noto come OnLive.
A quel tempo, grazie allo store integrato, diversi titoli arrivarono sulla piattaforma e per di più diversi publisher decisero in seguito di credere nel progetto, fornendo all'infrastruttura di OnLive vari cataloghi basati su librerie possedute dagli utenti, come ad esempio quella di Steam.
Inutile dire che la tecnologia dell'epoca era decisamente diversa da quella a cui siamo abituati al giorno d'oggi.
Per renderci conto di quanto sia importante avere una buona connessione a internet ed una solida piattaforma per la fruizione del servizio stesso, ci basti pensare che la vecchia infrastruttura di OnLive non consentiva al giocatore di avere una latenza sufficientemente bassa per poter giocare in tutta tranquillità, soprattutto con i titoli più frenetici come ad esempio gli sparatutto.
Il resto della storia la conosciamo bene.
La maggior parte dei servizi che nacquero dopo la caduta di OnLive, salvo qualche raro caso, sono ancora attivi al giorno d'oggi, tra i quali ricordiamo i più famosi come GeForce Now di Nvidia, Sony PlayStation Now, Google Stadia, Microsoft Xcloud, Amazon Luna e molti altri.
Esatto, al giorno d'oggi esistono talmente tante piattaforme di cloud gaming che nella maggior parte dei casi arriviamo a trovarci con l'imbarazzo della scelta, durante la decisione nel preferire l'una rispetto all'altra.
Ed è proprio qui che concludiamo con l'ultimo valore aggiunto del cloud gaming, ossia la possibilità di sottoscrivere abbonamenti mensili o annuali verso le piattaforme che fanno più al nostro caso e che ci permettono di tenere in considerazione i costi, la varietà delle librerie e soprattutto la qualità del servizio finale.
Arrivati a questo punto viene naturale chiedersi che scenario ci porterà al futuro e se il cloud gaming arriverà a imporre dei nuovi standard o se il cloud gaming rimarrà solamente un servizio, da fiancare ai nostri hardware sempre presenti e al sicuro all'interno delle nostre case.
Con le premesse fatte in precedenza è assai difficile trovare una risposta che sia bianco o nero, perché si potrebbe tenere in considerazione una serie di fattori tra cui il primo fra tutti la portata degli investimenti nelle infrastrutture che le aziende sono disposte a fare.
Senza infatti un sollecitamento da parte dei colossi tech nel migliorare e investire nuovi capitali è inutile parlare di cloud gaming e lo stesso identico ragionamento lo si può fare in merito alla diffusione delle reti internet di nuova generazione, presupposto centrale per il corretto funzionamento di questi servizi che, senza connessioni stabili e capillari, vanificherebbero di fatto tutti i vantaggi elencati in precedenza.
Parlare di pro e di contro non risulterebbe dunque oggettivo per chiunque e proprio per queste ragioni pensare ad un futuro in cui il cloud surclassi definitivamente il gaming tradizionale sembra essere una visione decisamente utopistica, dal momento che entrambi gli strumenti sono infatti in grado di offrire esperienze di gioco diverse e che si adattano alle esigenze di ciascuno di noi.
E così si conclude questa puntata di INSiDER - Dentro la Tecnologia.
Io ringrazio come sempre la redazione e in special modo Matteo Gallo e Luca Martinelli che ogni sabato mattina ci permettono di pubblicare un nuovo episodio.
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